L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

edgardo rocha e rosa feola

Un unicum rossiniano

 di Pietro Gandetto

Difficile da credere: La gazza ladra di Rossini non “volava” sul palco del Piermarini da 176 anni. Da mercoledì 12 aprile ritorna alla Scala in una nuova produzione con la regia di Gabriele Salvatores, la direzione di Riccardo Chailly. Prima della prima, incontriamo uno dei protagonisti, il tenore uruguaiano Edgardo Rocha, che vestirà i panni di Giannetto e ci racconta qualche anticipazione sull’opera e sul suo ruolo.

Cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova produzione della Gazza ladra?

Abbiamo lavorato molto e credo che il risultato sia molto bello. Siamo stati fedelissimi allo spartito come richiesto dal maestro Chailly, e quello che immagino si avvertirà sin dalle prime note è proprio questa assoluta fedeltà. Siamo un cast molto giovane con esperienza nel repertorio rossiniano.

Cos’è il genere semiserio?

In quest’opera ci sono momenti estremamente drammatici, che non si trovano in altre opere serie o buffe di Rossini. Per la Gazza, semiserio significa lo stile di un’opera all’inizio molto frizzante e gioiosa, ma che nel finale primo si sviluppa in modo drammatico, quando si inizia a sospettare che Ninetta abbia rubato il  cucchiaio. E quindi cambia la musica, la drammaturgia, cambiano le risorse, il peso musicale che arriva allo spettatore. La scena del Tribunale è di una complessità enorme. Si sente tanto dello Stabat Mater che verrà dopo.

Chi è Giannetto?

Giannetto non è tipico tenore rossiniano che vuole vincere nell'opera buffa, il cosiddetto amoroso. È molto più marziale e virile. Giannetto è una sorta di Don Ottavio, prende parte alla situazione, ma non vi partecipa fino in fondo. È un personaggio ambiguo perché arriva a dubitare di Ninetta.

Ecco, mi dai il la per un’altra domanda. Ho letto che Blake diceva di non amare Giannetto perché dubita dell’onestà di Ninetta e in effetti...

In effetti, dal punto di vista umano, quello che Giannetto fa, e cioè dubitare della propria donna, è la cosa più brutta che possa fare. Questo gesto per lei è molto forte e per Giannetto è una lotta tra la moralità e l’amore. Questo elemento è inusuale nelle opere di Rossini.

Pippo sembra molto più vicino alla protagonista rispetto a quanto non lo sia l’innamorato ufficiale…

Secondo Salvatores, Pippo vive infatti una sorta di amore platonico per Ninetta, ed è geloso di lei perché durante l’assenza di Giannetto, le sta molto vicino. È molto interessante questo contrasto. Tra l’altro, per rendere questo aspetto, Chailly ci ha messo alla prova vocalmente: Giannetto non è il solito tenore rossiniano "tutto acuti", ma un personaggio che si serve serve della tecnica belcantistica per far venire fuori colori ben precisi. Per esempio, in questa produzione c’è un ampio uso del falsetto, che ultimamente è una risorsa poco usata nelle opere di Rossini, ma che ritengo essere un’arma molto utile, come altre, per rendere appieno i sentimenti di questo personaggio.

Com’è lavorare con un regista “cinematografico” come Salvatores? Ci saranno delle differenze rispetto a un regista che fa solo opere..

L’incontro con Salvatores è stato geniale. È una persona molto tranquilla, che lascia ai cantanti portare le proprie idee sul palcoscenico.. Rispetto ai registi puramente teatrali, più che differenze, sento un altro obiettivo, un’altra percezione dello spettacolo. Gabriele è molto più favorevole a vivere le situazioni che i movimenti. Ci tiene molto a quello che senti sulla scena rispetto a quello che fai. Credo che sia molto profonda come idea. Ci ha lasciato molta libertà di muoverci, non ha mai verbalizzato un errore, e questo è molto importante per un cantante. Lui concepisce il palco come un grande schermo, che ruota attorno a questo deus ex machina che è la gazza.

Qualche aneddoto dei tuoi studi con Rokwell Blake e con Alessandro Corbelli.. 

Con Blake ho fatto masterclass e alcune lezioni e con Corbelli ho preparato Il barbiere, imparando il recitar cantando dei recitativi di Rossini. Con Blake ho avuto un arricchimento fortissimo in termini psicologici più che di tecnica vocale, perché è un artista che sa esattamente ciò che vuol dire essere un cantante. Ricordo quando mi disse: “Non hai ancora fatto il passo più grande”. “Quale, Maestro?” gli chiesi io. E lui mi rispose: “Separare la persona dal cantante”. Questo mi è stato molto utile perché, a parte gli alti e bassi della carriera o nell’esecuzione di una frase o di un’aria, è bene tener presente che non dobbiamo prendercela con noi stessi come persone, ma con quello che facciamo in quel momento come artisti.

Quali sono le difficoltà maggiori di ques’opera?

Come ti dicevo, qui non ha senso parlare di specialisti rossiniani. A parte che non credo alle etichette, ma con La gazza ladra se rimani nello stile del Barbiere o dell’Italiana in Algeri sei fuori strada. Hai bisogno di altre cose: per esempio Ninetta è un soprano con delle incursioni nel registro grave davvero drammatiche, che Desdemona dell’Otello non ha affatto. Quindi secondo me con La gazza viene davvero meno questa etichetta del canto “rossiniano”, perché La gazza è un unicum.

Infatti, io penso che Rossini sia un autore ancora troppo catalogato secondo certi schemi, ma in realtà ancora molto da scoprire.

Assolutamente d’accordo, non c’è “un modo” di cantare Rossini: ci sono tanti approcci, alcuni dei quali sono ancora tutti da svelare. Fare bene La gazza ladra è una sfida in questo senso.

Tra i prossimi impegni I puritani, La donna del lago, Il barbiere di Siviglia... ruoli che almeno in parte sono tra i tuoi cavalli di battaglia

Sì ecco, Puritani cavallo di battaglia non direi, ma gli altri sì. Nella Donna del lago debutterò a Salisburgo quest’estate, poi torno alla Scala per fare Don Pasquale l’anno prossimo.

Quale autore ti identificheresti? Non dirmi Rossini..

Se dovessi scegliere quale autore portare in un’isola deserta ti direi Mozart. La trilogia dapontiana è di una tale perfezione e ha un tale livello di armonia vocale e strumentale da renderla davvero insostituibile.

L’idea di fare in futuro incursioni in un repertorio che a oggi ti sembra distante dalla tua vocalità?

Come ti dicevo non penso di dover limitarmi a fare solo Rossini o Mozart. Ho 33 anni e non so come si svilupperà la mia voce. So che già ora inizio a fare cose diverse e credo che con una tecnica solida e la giusta maturità artistica si può spaziare. Quindi ben vengano ruoli totalmente diversi quando la mia voce e la mia maturità artistica lo consentiranno.

Si, ma qual è il tuo ruolo dei sogni?

Be', certo che se mi offrissero Don Carlo…(sorride)  ma per il momento sono molto orgoglioso di fare questa Gazza ladra alla Scala, dove manca da 176 anni, quindi mi sento di avere una grande responsabilità


 

 

 
 
 

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