L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Maria Grazia Schiavo oltre il barocco

di Ramón Jacques

Maria Grazia, tu sei nata a Napoli, che non a caso è una delle capitali musicali del mondo intero da sempre. Quanto ha influito la tua napoletanità sulle scelte artistiche e di vita che hai fatto?

Di sicuro ho respirato musica da quando ero bambina, in famiglia si ascoltava sempre tanta musica, classica o jazz o leggera, e di certo la musica ha fatto parte di me da quando sono nata grazie anche all'ambiente musicale napoletano colto e sempre alla ricerca di nuovi tesori musicali.

La gatta cenerentola, pastiche di Roberto De Simone che coniuga farsa e tragedia popolari, sceneggiata e opera buffa, fiaba e realtà quotidiana, e, forse, tanto altro è stata una delle prime cose che hai affrontato. Ti va di parlarci di questa tua esperienza, com'è cominciata, come ci sei arrivata e che cosa ha determinato successivamente?

Il Maestro De Simone mi sentì cantare in Conservatorio a Napoli, dove ero allieva, e mi volle subito nella sua Compagnia per allestire la Gatta. All'inizio, per il primo anno, rivestivo il ruolo di "cameriera di Palazzo Reale" e poi, come succede nelle compagnie di giro, mi "promossero" a Gatta Cenerentola, rivestendo così, il ruolo titolo per quasi due anni e portando in giro lo spettacolo in tutta Italia, a Parigi, a Londra, a Barcellona. L'esperienza di palcoscenico e gavetta che ho avuto con la Gatta è stata fondamentale nella mia formazione di artista e cantante, ho imparato le regole del teatro, la disciplina, la serietà, e soprattutto ho imparato a stare sul palco tutte le sere, in qualsiasi condizione psico-fisica!!!!! La Gatta l'ho interpretata per 350 serate!!!!!!!

Il canto e il palcoscenico.Come si coniuga la fonazione ideale con le esigenze del palcoscenico? Ti sei mai trovata in difficoltà con l'azione che ti era stata assegnata? Come ti rapporti con una regia se questa sembra andare in senso contrario alla musica, se ti è mai capitato, e come hai risolto i problemi?

Senza scendere nello specifico, posso dire che a volte mi è capitato di dovermi confrontare con regie poco "musicali" o che non prendevano in considerazione le esigenze del cantante.. Alla fine, però, prevale sempre il buon senso da entrambe le parti e si lavora in armonia.

La musica barocca e le sue mode. Quanto c'è di vero e di falso, secondo te, in molte scuole di canto soprattutto di area nordeuropea, che preferiscono certe fissità sonore e una rigidità che agli italiani è completamente estranea? La musica barocca ha davvero necessità di essere immersa in una sedicente "filologia" che però spesso, o almeno in certe esecuzioni, sembra togliere la vitalità del suono?

Eseguo la musica barocca lasciando che la mia voce abbia le sue inflessioni naturali e quindi la lascio vibrare, la assecondo. Non sono d'accordo con la fissità della voce perchè questa toglie, alla voce stessa, bellezza e armonici del suono. Nel barocco è importante lo stile, le messe di voce, l'esecuzione dei trilli, mordenti e agilità che devono rispettare il periodo storico in cui il pezzo è stato scritto. Per fortuna noto che non c'è più tanta tendenza ad estremizzare le esecuzioni, almeno in Italia, Francia, Spagna.

Raccontaci, se ne hai voglia, dei tuoi rapporti coi maestri di canto che hai avuto e cosa ognuno di loro ti ha lasciato. Quando hai compreso che eri diventata autonoma e come ti sei sentita in quel momento?

Credo che avrò sempre bisogno di un maestro di canto, è importante che un orecchio esterno ascolti la voce. Oggi ho un insegnante a Milano, e due coach con cui preparo le opere e che sono figure fondamentali nella vita di un cantante. In passato ho studiato con Madame Mady Mesplè, che mi insegnò i "segreti" dei sovracuti, dei filati, dei picchiettati. Fu un'esperienza magica che conservo nella mia memoria con tanta gelosia e felicità.

Oltre il barocco. Mozart viene visto un po' come il confine tra due mondi, il barocco e i suoi epigoni e il romanticismo. Come ti sei sentita affrontando ciò che veniva dopo Mozart? Approfondirai anche il repertorio belcantista dell'Ottocento e oltre?

Ho cantato tanto barocco tenendo sempre d'occhio lo studio del bel canto. Non ho mai abbandonato lo studio di Donizetti, Bellini, Rossini che mi hanno permesso di ampliare la voce e di creare dei punto saldi nella tecnica. Contemporaneamente affrontavo il barocco con un'idea più ampia del suono sempre tenendo presente lo stile.

Se tra non molto ti offrissero di cantare Violetta… accetteresti?

Ho iniziato ad affrontare il ruolo di Violetta da circa un anno, lo sto facendo mio e mi auguro di debuttarlo prestissimo!!!!

Avendo una carriera internazionale, le tue esperienze ti avranno portato a conoscere varie maniere di lavorare nel campo musicale. Cosa noti oggi in Italia e all'estero, ci sono differenze sostanziali, sia nell'approccio che nello sviluppo del lavoro? È sufficiente il tempo di preparazione nei teatri per dei ruoli che, alla fine, sono sempre nuovi?

In questo momento l'Italia non sta vivendo un periodo felice. Ad ogni modo le produzioni hanno una durata giusta, in un mese si prepara lo spettacolo e si debutta. All'estero le produzioni durano, a volte, troppo, e credo che questo sia controproducente per i cantanti sia in termini di stanchezza che in termini economici: non dimentichiamo che bisogna provvedere all'affitto di un appartamento confortevole, che bisogna stare "sulle spese" per tutto il periodo.

Il canto e il teatro musicale oggi, in Italia. Secondo te c'è un futuro oppure il guaio che è stato fatto è senza rimedio? Davanti a un ministro italiano del tesoro che dice che con la cultura non si mangia qual è stata la tua reazione?

Come dicevo prima, l'Italia, che è la culla della Cultura, sta vivendo un momento di profonda crisi economica e culturale. Di fronte a certe affermazioni mi vien voglia di scappare via, di urlare che se si ripartisse dalla cultura le menti ne gioverebberoe si creerebbe indotto per nuove assunzioni, nuovo lavoro. Ma sono parole al vento.

Perché, secondo te, la musica barocca, soprattutto in Francia, ha un pubblico mediamente giovane e in Italia invece di giovani ce ne sono pochi? Dov'è il nodo, secondo te? C'è un rimedio che ti senti di suggerire?

Credo che tutto derivi dall'approccio che il sistema culturale crea intorno ai giovani per avvicinarli alla musica classica e barocca. Se in Italia, invece di relegare i programmi culturali in tv alle due del mattino, li trasmettessero in prima o seconda serata, ci sarebbe più attenzione, i biglietti di teatro non dovrebbero costare minimo 80 euro, si dovrebbero organizzare serate apposta per i giovani, lezioni con ascolto dei brani, trasmettere più musica classica alla radio e non usarla solo per la pubblicità della carta igienica. Non è difficile e inoltre i giovani dovrebbero essere educati all'ascolto della musica classica da piccoli.

   


 

 

 
 
 

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