Piovani e la Musica Attiva

 di Carla Monni

 

Dopo quattro anni dall'uscita del disco In Quintetto prodotto dalla Compagnia della Luna, il Premio Oscar Nicola Piovani riporta in scena alcune tra le più belle musiche che ha composto, come le canzoni d'autore e le colonne sonore scritte per il cinema e per il teatro, arrangiate e rivisitate personalmente per un organico ristretto.

Bologna, 17 marzo 2015 – Lo scorso martedì è stata una giornata intensa per la cittadinanza bolognese: nel pomeriggio gli studenti del Conservatorio Giovan Battista Martini – e non solo –hanno potuto conversare con il Maestro Nicola Piovani e la sera al Teatro Duse godere della sua musica con il Concerto in quintetto, uno spettacolo pensato dal compositore, difatti, per un piccolo gruppo di cinque solisti. Racconti, esperienze di vita e curiosità, questo è ciò che si è assaporato al Conservatorio bolognese, in cui Piovani ha condiviso con il pubblico ricordi e aneddoti legati alla sua lunga carriera come compositore di musiche per il cinema, il teatro e i concerti, dal suo primo approccio con la scrittura musicale per i cinegiornali della Facoltà di Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma, durante il movimento studentesco degli anni '60 – insieme con il regista Silvano Agosti, che lo ingaggiò l'anno successivo per comporre la musica per il suo lungometraggio N.P. Il segretosino all'incontro con il grande cinema, da Bellocchio a Nanni Moretti a Federico Fellini, tra gli altri. Durante l'incontro, coordinato dal musicologo Stefano Zenni, non sono mancati inoltre gli interrogativi da parte degli studenti e i numerosi consigli che Piovani ha dato a chiunque voglia intraprendere la sua stessa strada. Secondo il Maestro la professione del compositore di musica per film si impara in primis studiando la storia del cinema e di conseguenza addentrandosi a scrivere ogni genere di musica; ma in ogni caso i trucchi del mestiere si imparano sul campo e soprattutto suonando i pezzi arrangiati o composti con gli altri. È importante inoltre stare sul set cinematografico e conoscere approfonditamente la sceneggiatura, poiché in questo modo si ha una segmentazione più lunga e una maggiore consapevolezza degli spazi musicali concessi solitamente dal regista. L'attacco musicale nel cinema è realistico e inaspettato, è fatto di elementi concreti; lo spettatore viene letteralmente preso alle spalle inconsciamente, al contrario nello spazio teatrale in cui la musica risulta piuttosto prevedibile. Due sono gli "elementi" difficili da rappresentare nel cinema: la morte e la musica. Quest'ultima, si sa, è un elemento praticamente intangibile, e per sopperire al suo astrattismo, il compositore è costretto ad adoperare degli espedienti. Si pensi alla scena dell'epilogo del film La vita è bella di Roberto Benigni, quando il ritmo incalzante e ben scandito del rullante e di seguito il solismo del clarinetto preparano il gonfiarsi di una vera e propria esplosione strumentale. L'utilizzo della strumentazione, infine, conta tantissimo e bisognerebbe sceglierla con cautela.

Non è forse un caso che nel 2011, il compositore, per l'incisione dell'album In Quintetto, prodotto dalla Compagnia della Luna, scelga un organico inusuale, formato da strumenti appartenenti alla tradizione classica, a quella popolare e strumenti legati invece alla modernità – violoncello, contrabbasso, clarinetto, sassofono, chitarra, pianoforte, fisarmonica e batteria – che insieme creano un suono ibrido ed estremamente affascinante. Piovani dunque, riadatta quelle che originariamente erano partiture orchestrali per un ensemble cameristico, dove primeggiano le sonorità di ogni singolo strumento, ma non precludendo comunque svariate possibilità di dialogo. Le musiche del disco hanno calcato – e calcano tuttora – i palcoscenici di tutta Italia. Piovani ripropone al Teatro Duse alcune delle colonne sonore, registrate nell'album, che il compositore ha scritto per il cinema, il teatro o brani per cantanti e cantautori. Ad accompagnare il prezioso pianoforte del Maestro, gli strumentisti Andrea Avena al contrabbasso, Marina Cesari al sax soprano e al clarinetto, Pasquale Filastò al violoncello e alla chitarra, e Cristian Marini alla batteria e alla fisarmonica. Con il Concerto in quintetto il compositore concede a quelle musiche – soprattutto alle colonne sonore imprigionate all'interno di una pellicola, imballate dunque nel cinema – l'esibizione dal vivo, realizzandone una rilettura in chiave teatrale. Ricorda che sino agli anni '30 dello scorso secolo, la musica era esclusivamente suonata dal vivo, e in questo senso insiste sul primato dello spettacolo live, che permette a colui che si esibisce un contatto diretto e irripetibile con lo spettatore, rispetto invece ai mezzi di riproduzione, come la televisione, ormai causa di un netto "fracasso mediatico", che impedisce al pubblico una vera e propria comprensione e riflessione sulla società che lo circonda. A tal proposito Piovani sottolinea come la frase della scena conclusiva dell'ultimo film di Fellini, La voce della luna, di cui scrisse la meravigliosa colonna sonora, determini quanto il cinema del regista sia profetico: “Eppure io penso che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti facessimo un po' più di silenzio, qualcosa potremmo capire”. Quel “silenzio” di cui parla Benigni nel film, a cui aspira in particolar modo la società attuale, si vuole discostare da quel “chiasso mediatico” determinato dalle informazioni così rapide, che pervengono agli uomini ogni giorno.

Il concerto apre con la colonna sonora La notte di San Lorenzo, scritta per il film omonimo del 1982, diretto dai fratelli Taviani; una musica malinconica, che rappresenta appieno la pellicola sulla Resistenza, in cui la melodia, affidata al pianoforte, è arricchita da arpeggi gravi che poi si riducono in bicordi, trilli e note ribattute, che emigrano gradualmente e si fanno sempre più fitti, creando in questo modo un'atmosfera oscillante. Ma dopo il tetro clima de La notte di San Lorenzo, il quintetto propone Il pianino delle meraviglie, scritto per il film Good Morning Babilonia del 1987, diretto anche una volta dai fratelli Taviani. È un brano imperniato di forte ironia, sottolineata già in partenza dal ritmo sincopato di un ragtime, e marcata in seguito dal ritmo delle percussioni di Marini. La melodia trasloca poi sul sassofono di Marina Cesari suscitando un effetto contrappuntistico molto suggestivo. Idilliaco è invece Caro Diario, scritto per l'omonimo film, diretto e interpretato da Nanni Moretti, che Piovani scrisse in soli 15 giorni e tra l'altro a film terminato; un adagio dal clima soave, in cui pianoforte e contrabbasso dialogano tra loro, accompagnati dalle spazzole della batteria e dalle ampie note del sassofono e del violoncello. Ancora un'altra colonna sonora dedicata a un film di Moretti, La messa è finita, in cui gli staccati sul pianoforte e lo sfregamento dell'archetto sulle corde del violoncello di Filastò generano una situazione irrequieta, lontana dallo stadio disteso de Il valzer della cioccolata, ravvivato dalla fisarmonica di Marini.

Poi un omaggio a Fabrizio De Andrè con le suite, scritte da Piovani per il cantautore genovese, Non al denaro, non all'amore né al cielo, il cui tema viene dislocato dal pianoforte al sassofono e infine alla fisarmonica, e Storia di un impiegato dominata dal flauto dolce della Cesari, accompagnato da una frenetica sezione ritmica.

Non poteva ovviamente mancare all'appello la colonna sonora che ha vinto l'Oscar, La vita è bella, la cui melodia si presenta sempre in continua variazione, grazie all'ultizzo soprattutto di differenti strumenti e a una ritmica instancabilmente in evoluzione, che permettono dunque un cambiamento costante di forma, timbro e intensità. Si pensi infatti agli accordi del pianoforte e le plettrate della chitarra in controtempo, quando il tema – affidato al sax soprano – passa in tonalità minore. Nella terza ripetizione del motivo è chiara la netta variazione timbrica e di intensità del sassofono che suona sul registro acuto all'unisono con la fisarmonica. Di seguito un'altra suite, questa volta di carattere narrativo, ispirata ai tre miti dell'antica Grecia – Il volo di Icaro, Narciso e Eco – il cui significato è tutt'oggi di un'attualità allucinante. La melodia pindarica del sassofono si appoggia sul ritmo commissionato al contrabbasso e alla batteria ne Il Volo di Icaro, brano ricco di aperture inaspettate, mentre in Narciso prevalgono i ritmi galoppanti del pianoforte, della tastiera e della batteria, a cui si aggiunge sul finale anche il sassofono; Eco è intriso invece di un lirismo penetrante, pronunciato lentamente dalle note dei fiati.

Il concerto conclude con due brani: Ciliegine per la regia di Laura Morante, in cui non passa inosservato il dialogo tra il pizzicato del violoncello e le intime note di Piovani; e La melodia sospesa, un motivo che sul finale rimane in bilico su un accordo di mi settima, inconcludente sulla tonica, lasciando lo spettatore esistante, con una visione aperta e appunto sospesa.

Il pubblico del Teatro Duse ha potuto godere di due ore di musica attiva, musica che smentisce colui che ha detto che “tutto quello che non passa in televisione non esiste”, perché a detta di Piovani il “teatro – quello vero – è la lingua artistica più moderna che esiste, comunicazione viva e potente”.