Fabio Biondi e l'europa Galante al Bologna Festival

Barocco e vecchi merletti

 di Roberta Pedrotti

Chiude la rassegna Grandi Interpreti del Bologna Festival una serata con Fabio Biondi e l'Europa Galante. L'appuntamento è per i giovani del ciclo Talenti, e, soprattutto, per Il Nuovo l'Antico il prossimo autunno.

BOLOGNA 31 maggio 2016 - Claudio Monteverdi nasce nel 1567 a Cremona e muore nel 1643 a Venezia. A Venezia nasce nel 1678 Antonio Vivaldi, morto poi a Vienna nel 1741. Un secolo esatto li separa, poco o nulla hanno in comune se non l'aver passato gli ultimi anni il primo nella città natale dell'altro, ma soprattutto essere due autori simbolo del repertorio italiano preclassico, riscoperti nei primi decenni del XX secolo. E già la distanza fra i due basterebbe a dire che quel paio di secoli costituisce un mondo articolato e vastissimo, stilisticamente mobile e composito, che nelle raccolte antologiche per blandi musicofili finisce per condensarsi a mo' di Bignami fra una manciata di madrigali (o di brani dall'Orfeo e dall'Incoronazione di Poppea), Le quattro stagioni e poco altro, esigua e nemmen troppo rappresentativa punta dell'Iceberg.

Nello scorrere il programma che inanella quattro sinfonie o concerti vivaldiani, tutti nella medesima struttura tripartita di ouverture italiana, seguiti nella seconda parte dal monteverdiano Combattimento di Tancredi e Clorinda, difficilmente si dissipa la sensazione di trovarsi di fronte a una bella, edificante composizione di musica antica incorniciata con cura per ben figurare in un gozzaniano salotto buono. La locandina, peraltro, assicura la qualità di una composizione comunque di lusso, garantita dalla presenza illustre di Fabio Biondi, fra gli alfieri italiani di tante riscoperte e proposte storicamente informate. Lo stesso direttore e violinista spiega, nel primo dei suoi diversi interventi, che in effetti il programma si regge su legami piuttosto tenui sotto il profilo squisitamente storico musicale, mentre è proprio il sotterraneo omaggio all'opera di riscoperta di Malipiero  e al valore simbolico dei due autori nella sopravvivenza e nel successivo riscatto del repertorio italiano sei e settecentesco a motivare la scelta del programma.

Archiviata qualche espressione un tantino retorica, si può ben stare al gioco di un'Europa Galante, ensemble arditamente pionieristico nel riproporre Leo, Scarlatti o Caldara, ora elegantemente protagonista di un programma, senza nulla togliere al valore dei singoli brani, oggi come oggi del tutto innocuo. Un ritorno al passato della musica del passato da parte di chi questo passato ha contribuito a traghettare verso il futuro, un triplo salto mortale in tutta souplesse.
Naturalmente, a seconda delle esperienze e delle aspettative, vi sarà che se la gode senza porsi interrogativi di sorta, ché bella musica è e tale resta, chi ascolta con maggior consapevolezza apprezzerà in misura minore o maggiore questa scelta.

Si succedono, tutte con colori tersi, elegante fraseggio (che forse potrebbe essere un po' più mordente) e resa esecutiva all'altezza della situazione, le sinfonie da Il coro delle muse RV 149 e La Griselda RV 718, il Concerto in sol minore RV 152 (in luogo della prevista sinfonia da Ercole sul Termodonte) e soprattutto la sonata La follia RV 63, il pezzo forse più incisivo di questa prima parte.

Una sorpresa gradita, un fuori programma più desueto rispetto ai due nomi maggiori in cartellone, una Sonata in eco di Nicolò Corradini per violino (lo stesso Biondi, ovviamente) e cembalo: davvero un peccato che le proporzioni della sala e la collocazione forzata degli strumenti sul palco abbiano sfumato l'effetto d'eco del titolo, ché senza dubbio il meno noto contemporaneo (1585-1646) di Monteverdi, posto quasi come aperitivo al sommo madrigale, ha costituito un piacevole quanto inaspettato motivo di curiosità, e pizzico di originalità, nella serata.

Ecco poi, finalmente, il pezzo forte del concerto:  Il combattimento di Tancredi e Clorinda in cui si devono a una mise en espace di Wlater Le Moli i sobri movimenti dei tre interpreti. Questi, tutti molto partecipi, sono il soprano Monica Piccinini, dolce Clorinda, i tenori Moisés Marín García quale altero Tancredi e Anicio Zorzi Giustiniani, martellante Testo.

Applausi calorosi, interrotti dall'ultimo ringraziamento di Biondi, con una sentita, orgogliosa dichiarazione d'amore per Il combattimento quale momento fra i più alti della storia dell'arte italiana. D'altra parte, fra Tasso e Monteverdi, come non amarlo?