I colori di Vivaldi

di Irina Sorokina

Meritatissimo successo per l'Orlando furioso di Vivaldi a Modena, con un ottimo cast,  in un allestimento sobrio e di buon gusto di Marco Belluss, Fabio Massimo Iaquone, Matteo Paoletti Franzato, Elisa Cobello e Marco Cazzola e con la concertazione sapiente e incisiva di Federico Maria Sardelli.

MODENA 14 aprile 2024 - Una bella sorpresa per molti melomani modenesi; nella stagione in corso dopo gli amati e popolarissimi Don Carlo e Il trovatore, dopo una meno frequentata Fedora con il suo celebre assolo tenorile, arriva Orlando furioso di Antonio Vivaldi. L’impegno viene assunto non soltanto dalla dolce Modena, ma da un'altra città emiliana, Ferrara; sono loro che portano in scena l’opera più famosa della cospicua produzione vivaldiana. Un impegno notevole, che richiede una squadra artistica eccezionale, a partire da voci specializzate in questo tipo di repertorio. E questi si trovano come si trova un bravo concertatore, Francesco Maria Sardelli, non certo novizio quando si tratta di Orlando, anzi, un vero specialista che ha diretto quest'opera in varie parti del mondo.

L’allestimento coprodotto dalla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Comunale di Modena, Bayreuth Baroque Opera Festival e Daegu Opera House è segnato dalla sobrietà e dal buon gusto – e sono queste qualità che riteniamo necessarie per le opere barocche – ed è firmato da Marco Bellussi per la regia teatrale, da Fabio Massimo Iaquone per l’ideazione e la regia dei video che giocano un ruolo importantissimo, da Matteo Paoletti Franzato per le scene, da Elisa Cobello per i costumi, da Marco Cazzola per le luci. Da questo lavoro collettivo in cui si fa fatica ad indicare un leader, viene fuori uno spettacolo intelligente e segnato da un gran senso della misura, per niente noioso o stancante. L’azione viene ambientata nel palazzo della maga Alcina tratteggiato dallo scenografo Franzato con una disarmante, geometrica semplicità. I muri sono degli specchi opachi che creano la sensazione di qualcosa di incerto, perennemente mutevole, “È sogno o realtà?” verrebbe a dire usando le parole del Ford verdiano. Le scenografie sono in armonia perfetta con la regia di Bellussi, cauta e discreta, che lascia lo spazio all’immaginazione dello spettatore e, in linea della moda odierna, ricorre a un largo uso dei video, per la mano delicata di Iaquone. Molto belli e adatti agli interpreti i costumi di Cobello, e simpatica l’idea di attribuire ai personaggi i colori che suggeriscono i loro tratti psicologici, Alcina argentata, Angelica bianca, Bradamante rossa, mentre Ruggiero e Orlando “osano” indossare abiti a righe.

Nel ruolo del titolo un eccezionale Yuriy Mynenko, noto ai melomani di Kiev e Mosca e dei teatri europei, in possesso di una voce di controtenore di rara qualità, riesce a scuotere gli animi grazie a un’interpretazione magistrale, intelligente, musicalissima e drammatica. Non è da meno il suo collega di registro, Filippo Mineccia, già ascoltato a Modena in Tamerlano, qui è nei panni di Ruggiero, in netto contrasto con l'Orlando di Mynenko. Perfetto dall’inizio alla fine, è il protagonista del momento più alto e commovente della recita, l’aria “Sol date, mio dolce amore”, cantato con abbandono puro e mezze voci incantevoli, senza parlare dell’intesa perfetta instaurata con flauto traversiere concertante. Arianna Vendittelli, anche lei ascoltata in Tamerlano, bellissima e spigliata in scena, disegna un’Angelica irresistibile in ogni cosa, dal fisico adatto al ruolo all’acconciatura, dalla voce ammaliante alla dizione chiara. Ma si difende bene anche Loriana Castellano nella parte di Bradamante, che sfoggia la voce dal bel colore scuro e dalle sfumature mielosa e sfrutta con intelligenza il suo fisico ben adatto al ruolo, senza temere il costume rosso fino alle scarpe. Inaspettatamente delude un po’ Sonia Prina nel ruolo della maga Alcina, uno dei personaggi più amati delle opere barocche. Attrice consumata, disegna una figura potente e irresistibile e risulta la vera regina del palcoscenico; la sua maga venuta da secoli lontani strizza l’occhio a qualche personaggio “cattivo” dei cartoni animati più amati, ma la cantante non evita qualche sbavatura vocale, tuttavia, perdonata grazie all’intensità dell’interpretazione. Chiara Brunello si rivela un Medoro di gran fascino che rimane nella memoria di chi la vede e l'ascolta, con la sua interpretazione vocale, segnata dalla sicurezza e dalla flessibilità. Anche Mauro Borgioni nei panni di Astolfo esercita il fascino non indifferente, come cantante e come attore.

Alla guida dell’Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo Federico Sardelli, considerato uno dei direttori specializzati più acclamati nel repertorio vivaldiano, conferma la sua reputazione e guida i suoi musicisti in modo dinamico e deciso. Le forti, anzi folli, emozioni dei personaggi di Ariosto descritte attraverso la musica dal Prete Rosso vengono trasmesse attraverso colori netti e accenti forti. L’interpretazione si tinge d’eroismo, ma il lirismo profondo della partitura non viene messo in ombra; tantissimi sono i momenti dell’abbandono puro tra cui l’aria di Ruggero “Sol date, mio dolce amore”, già citata. Il Coro Accademia dello Spirito Santo è diretto da Francesco Pinamonti. Prezioso il contributo dei maestri al cembalo Lorenzo Feder e Alberto Maron.

È un vero piacere vedere il teatro modenese gremito di gente, cosa che non accade sempre, e il fatto assume un’importanza particolare visto che si tratta di un’opera barocca. Piace decisamente questo Orlando furioso, gli applausi calorosi quasi non hanno fine. Una bella prova che un grande successo può essere riscosso non soltanto dalle amatissime, canticchiate Traviata e Tosca.