L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

arias for domenico annibali

L’arte di Ferri-Benedetti

 di Stefano Ceccarelli

Ristori, Hasse, Porpora, Händel, Feo, Zelenka, Latilla

Arias for Domenico Annibali

Controtenore Flavio Ferri Benedetti

Soprano Carla Nahadi Babelegoto

Ensemble Il Basilico, diretto da Eva Saladin

CD Panclassics / PC 10341 (recording: August 2015) © 2016 Heidelberg

La Barocco Renaissance è certamente il fenomeno di maggior interesse, di maggior organica ampiezza, in campo di musica colta, dei nostri tempi. Chi si occupa di musica barocca è, sempre più spesso, specialista esclusivamente di quel periodo; e oltre ad esserne interprete, è talvolta anche studioso e editore delle stesse partiture che esegue. Cronache e testimonianze di vario tipo ci fanno soltanto intravedere un mondo di ideali musicali, tendenze, gusti assai lontani dal nostro. In pieno barocco musicale della prima metà del XVIII secolo, prima che fossero dichiarati illegali, si potevano ascoltare ancora numerosi talenti castrati: Rossini, che tanto amava il canto degli «evirati cantori» (come li definiva, con spregio, Parini), se ne poté servire solo nelle prime sue opere, prima che scomparissero praticamente del tutto dalla circolazione nei primissimi anni del XIX secolo. La storia di uno di loro, Domenico Annibali, è al centro del CD di esordio di Flavio Ferri-Benedetti, controtenore che sta assurgendo a giusta fama nei ruoli contraltili per castrato. Ferri-Benedetti è, inoltre, una di quelle figure a tutto tondo che costellano il panorama della Barocco Renaissance: è cantante/interprete, musicologo e talvolta editore delle partiture che esegue, possedendo ed esprimendo al massimo grado la poliedrica anima che caratterizza la musica barocca come sommo artificio riproducente il naturale attraverso un’intensa gamma di affetti e mediante caleidoscopici effetti (un po’ quello che ritroviamo nelle architetture berniniane e borrominiane). Incentrare un disco, Arias for Domenico Annibali. The Dresden Star Castrato, sulla figura di un unico evirato cantore, di cui si presenta una silloge di arie per lui scritte dai massimi compositori suoi contemporanei, è operazione interessante e già solidamente rodata: l’ormai famoso CD di David Hansen Rivals,incentrato sulla figura del celeberrimo Farinelli, è solo la punta di un non piccolo iceberg.

Ferri-Benedetti sceglie Annibali per più ragioni. Domenico Annibali ebbe una sfolgorante carriera negli anni centrali del XVIII secolo, soprattutto a Dresda alla corte sassone del re di Polonia Augusto III, ma anche a Londra, Roma e Venezia: per lui scrissero celebri compositori dell’epoca, soprattutto Hasse durante la sua permanenza a Dresda, come pure Porpora (anche a Dresda) e Händel a Londra. Ferri-Benedetti trova certamente consone caratteristiche nella scrittura per Annibali: l’estensione ampia, solida nei bassi e caldamente vibrante negli acuti, un ambio dispiegare degli “affetti” barocchi più disparati, la tecnica di coloratura alternata al canto sostenuto dal fiato, sono tutte caratteristiche che si adattano magnificamente al suo stile di canto, alle sue caratteristiche precipue di interprete. Per parafrasare Aristofane, si potrebbe anche per Ferri-Benedetti usare l’epiteto “bocca di miele”, come il commediografo l’usò per Sofocle: questa voce naturalmente melliflua, calda, eppur robusta nei bassi, vibrante, è argilla madida per l’interprete, che la plasma di volta in volta a seconda dell’effetto che vuole rendere.

La disposizione dei pezzi (come si può vedere dall’elenco) è calibrata per far emergere contrasti e caratteristiche peculiari del canto di Ferri-Benedetti, come il suo virtuosismo alternato a momenti di placida contemplazione vocale. Nel commento – certo ricco di lodi – al suo CD si procederà per autore. Nel 1736, per l’occasione dell’incoronazione di Augusto III di Polonia, Giovanni Alberto Ristori mise in scena il dramma ariostesco Le fate (ennesima testimonianza dell’immensa fama dell’Orlando furioso): il CD è aperto con l’interpretazione di Ferri-Benedetti dell’aria di Ruggiero «Bellezze adorate», dove il controtenore dà soprattutto prova sublime del suo raffinato fraseggio, della florida pienezza delle sue note centrali, mostrandoci magistrale resa della tradizionale figura barocca dell’amante languente. A Ringkomposition il CD si chiude con una sorta di cantata di Ristori, in cui è la prosopopea della Pace a cantare: dopo un ampio recitativo-arioso in cui Pace si augura la cessazione di ogni guerra, segue un’aria in cui intima alle furie di allontanarsi e appresta il regno degli eroti («Sì rifiorite… A vostro dispetto»), dove Ferri-Benedetti sciorina tutto il suo virtuosismo, fatto di impeccabili fioriture. Assai adatto a un ruolo da castrato era il personaggio di Alessandro Magno, morto assai giovane e amatissimo dal teatro del XVIII secolo; da un’opera metastasiana fu tratta la Cleofide di Johann Adolph Hasse (di cui Ferri-Benedetti è anche editore). Nell’aria di bravura di Alessandro «Cervo al bosco» (che gioca sull’immagine di un cervo ferito) Ferri-Benedetti staglia egregiamente tutti i suoi talenti: trilli, fioriture, salti, quanto di più raffinato mandasse in visibilio il pubblico dell’epoca (e quello d’oggi). Di Hasse Ferri-Benedetti canta anche l’aria di Niceforo dall’Irene,«Perfidi, sul mio core», in cui ci mostra una fibra nerboruta in grado di sorreggere un canto che spesso tocca le vette più alte come pure lambisce la compagine dei bassi. Immancabile il celeberrimo Nicola Porpora. Del romano Germanico in Germania (1732) Ferri-Benedetti interpreta un’aria dalle ardite difficoltà, «Qual turbine che scende», propria dell’ethos barocco del guerriero irato; del Filandro canta il recitativo e l’aria dell’eponimo personaggio, «Terra è questa… D’esser già parmi», ancora un’aria d’amore, dove le calde ornamentazioni (eseguite con tecnica facile e spigliata) descrivono lo struggimento amoroso con una metafora arborea – la voce di Ferri-Benedetti, inoltre, si sposa particolarmente bene con l’orchestrazione argentina e contrastata scelta da Porpora. Georg Frideric Händel era il compositore del momento, celeberrimo in tutta Europa: Annibali non poteva non collaborarvi. Dalla venerata storia romana Händel musicò Arminio (basata sulle vicende della nota battaglia di Teutoburgo, nel 9 d. C.) di cui Ferri-Benedetti interpreta «Vado a morir», tutta basata sul fiato, sull’intensità dell’interpretazione. Dalla Berenice Ferri-Benedetti interpreta un duetto («Se il mio amor fu delitto») con la brava Carla Nahadi Babelegoto: le loro voci si sposano deliziosamente nelle proiezioni delle varie e articolate ornamentazioni. Dall’Andromaca di Francesco Feo il controtenore italiano interpreta l’aria dello sfortunato Astianatte, «Quel nocchier che vana ogn’opra», di un cristallino virtuosismo verticale che descrive la disperazione di Astianatte: da notare l’impressionante discesa a note praticamente tenorili nel massimo della tensione drammatica, fatto che dimostra la tecnica smagliante di Ferri-Benedetti. Dal Serpente di bronzo del meno noto Jan Dismas Zalenka, Ferri-Benedetti canta l’aria di Azaria «Già ripiglia vermiglia la rosa», una tipica barocca contemplazione dell’amata, una lunga elaborazione virtuosistica di una strofe di cinque versi. Gaetano Latilla omaggiò Roma con un Romolo interpretato dall’Annibali, di cui Ferri-Benedetti canta l’aria «Così geloso un angue», ancora brillantemente virtuosistica (brevi messe di voce, fulminei portamenti, fioriture ad libitum). Eva Saladin dirige un’eccellente ensemble, il Basilico (peraltro co-fondato dal Ferri-Benedetti), che dà prova di un impareggiabile gusto per l’esecuzione della scrittura d’accompagnamento vocale d’epoca barocca.

Un CD certamente di grande valore, non solo per la presenza di rarissime gemme del sempre ricco Barocco altrimenti difficilmente ascoltabili, ma anche per l’interpretazione elegante, colta, raffinata, di Flavio Ferri-Benedetti.


 

 

 
 
 

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