L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Marek Janowski a Dresda

Incompiuto poema

 di Andrea R. G. Pedrotti

Marek Janowski dirige la la WDR Sinfonieorchester Köln nella Frauenkirche di Dresda. Solista al violino Arabella Steinbacher. L'incompiutezza della Nona Sinfonia di Bruckner ben si sposa con le ferite lasciate a Dresda dalla Seconda Guerra Mondiale.

DRESDA 20 maggio 2016 - Presso la Frauenkirche di Dresda abbbiamo avuto il piacere di assistere al concerto del m° Marek Janowski, alla guida della WDR Sinfonieorchester Köln, e della violinista tedesca Arabella Steinbacher.

La Frauenkirche doveva essere una chiesa bellissima prima dei bombardamenti, lo si nota dall'architettura, imponente, ma non aggressiva. È un edificio simbolo di Dresda, città che evidenzia palesi i segni della recente ricostruzione, dopo che le macerie della seconda guerra mondiale erano rimaste a terra fino alla riunificazione della Germania. Si avverte una strana sensazione già all'esterno. Molto spesso nei paesi nordici possiamo osservare degli edifici dai colori meno ingrigiti (per un inquinamento meno denso, causato da dei trasporti pubblici più efficienti e una conseguente diminuzione del traffico automobilistico), ma Dresda ha un sapore diverso, alcuni cantieri sono ancora aperti, gli antichi blocchi sono incastonati in nuove costruzioni, edificate in stile antico. La Frauenkirche è una chiesa evangelica in stile barocco, riconsacrata nel 2005 e, forse per la sua recente rinascita, l'acustica della grande sala soffre molto meno delle problematiche di altri templi della cristianità. Il lieve rimbombo che avvertivamo dal fondo della sala era, in realtà, molto utile e per l’effetto complessivo.

Il primo dei due brani che coinvolgevano la violinista Arabella Steinbacher era The Lark Ascending di Ralph Vaughan Williams. La scrittura non è particolarmente virtuosistica e ben si adatta al luogo, sia per le sonorità, sia per la suggestione di un testo musicale molto suggestivo e sentimentale, quasi fosse un tema della lontananza. Di ottimo livello il fraseggio della Steinbacher, così come la prova dell’orchestra di Colonia, che accompagna benissimo la solista con recisi interventi, specialmente di archi e ottoni. Molto attento, preciso ed espressivo anche Marek Janowski nel mantenere gli equilibri e nell’assecondare la linea musicale della Steinbacher.

Di seguito abbiamo avuto il piacere di ascoltare il Poème per violino e orchestra op. 25 di Ernst Chausson. Ciò che è sempre apprezzabile quando si ascolta un concerto sinfonico in area austro-tedesca è l’originalità dei programmi e l’assennatezza nello scegliere i brani da eseguire. Il sentire di questo brano, come indicato dal titolo, è quello di un poema, in perfetta sequenzialità con quello precedente, ispirato a un testo omonimo del poeta inglese George Meredith. La partitura di Chausson è meno eterea e più terrena. Le sonorità, ancora una volta adatte allo spazio, sono molto più grevi e i temi ci portano con celerità verso la seconda arte del concerto. Riguardo gli interpreti non possiamo che ripeterci: le frasi  richieste alla violinista sono più brevi e richiedono, sovente una tecnica maggiormente volta a un virtuosismo, senza tralasciare il grande trasporto tardoromantico che è proprio della composizione.

L’orchestra di Colonia può qui iniziare a trarre delle sonorità ancor più interessanti e coinvolgenti, ancora una volta grazie alla precisissima bacchetta di Marek Janowski, che pare in crescendo emotivo durante questa esecuzione. Si iniziano a sentire con insistenza i bassi, e in bell’unisono.

Molto bene la Steinbacher anche nel bis, durante il quale si concede ad agilità e virtuosismi molto apprezzati dal pubblico.

Dopo un breve intervallo che ci ha consentito di apprezzare nuovamente il coreografico ingresso in sala dei professori d’orchestra e, in questo caso per la prima volta, dei campanelli che da soli parevano registrati da un’orchestra sinfonica, ci siamo apprestati all’ascolto della Sinfonia n° 9 in Re minore WAB 109 di Anton Bruckner.

La sinfonia, come è noto, rimase incompiuta, per esser completata in seguito da N. Samale e G. Mazzucca, che ricostruirono un finale sulla base di alcuni appunti del musicista austriaco. L'incompiutezza non è solo contingente alla composizione, ma la stessa struttura della sinfonia è molto poco lineare con strani mutamenti nella linea di significato, che possono esser ben legati solo in presenza di capaci esecutori: orchestrali e concertatore.

Fortunatamente abbiamo avuto buona sorte e il piacere di ascoltare un’ottima esecuzione. Il primo movimento Feierlich (Solenne), Misterioso si lega molto bene ai temi di poco prima. Prosegue, con un organico e delle sonorità decisamente più intense, il senso di mistero prosegue, sino a condurci al secondo movimento, Scherzo: Bewegt, Lebhaft, Trio, Schnell (Mosso, vivace, Trio, presto), forse il punto più alto dell’intera serata, con il pubblico (molto esperto e competente) che si guardava negli occhi, prodigandosi in visibili cenni di approvazione del capo. Ottima qui, ancor più, l’orchestra di Colonia, per l’imponente sonorità degli ottoni e il vibrante impeto degli archi, che si frappone, in questa sinfonia, a suoni meno roboanti, ma sempre passionali, evitando che l’attenzione venga meno. Molto bravo il m° Janowski, che, con grande esperienza, nonostante l’ostica ubicazione mantiene grande unità fra le diverse sezioni dell’orchestra, senza mai perdere il controllo. Il volume non difetta di certo, ma la grande attenzione del direttore impedisce che il suono si disperda in fastidiose eco.

Di grande pregio anche il terzo e ultimo movimento, ossia l’Adagio, Sehr langsam, feierlich (Molto lento, solenne), che ha fatto da cesura al concerto, poiché si è evitato di eseguire il quarto movimento e la sinfonia è rimasta incompiuta come la lasciò Bruckner, scelta ampiamente condivisibile, in ossequio al luogo e allo spirito generale del concerto a cui stavamo assistendo.

Il concerto è stato trasmesso in diretta da WDR e dalla Detschlandradio Kultur.


 

 

 
 
 

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