L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La nona di Beethoven all'Expo

Inno di una notte di mezz’estate

 di Pietro Gandetto

EXPO riapre i battenti per un grande concerto gratuito dell’orchestra e coro della Scala diretti da Myung-Whun Chung nella Sinfonia n. 9 in re minore di Beethoven. 

MILANO, Corale come la sinfonia n. 9 di Beethoven è la presenza del pubblico milanese al concerto gratuito dell’orchestra e del coro della Scala diretti dal maestro Myung-Whun Chung.  Più di cinquemila persone si sono riunite all’EXPerience Open air Theatre, il parco della musica creato per l’esposizione universale del 2015 che ha riaperto i battenti per questa festa inaugurale dell’estate milanese.

Grazie al contributo di Regione Lombardia, di Arexpo e del Teatro alla Scala, l’evento rappresenta il culmine della serie di appuntamenti con cui il Piermarini e la sua Accademia hanno calcato il palcoscenico di EXPerience a partire dal 1° maggio scorso per la riapertura dell’Albero della Vita, simbolo di EXPO 2015.

Il clima di ordinato e composto abbandono che si avverte tornando a EXPO dopo quasi un anno dalla chiusura non lascia indifferenti e ci fa pensare che sarebbe bello rivedere il Decumano gremito di gente o i vari padiglioni ospitare ristoranti, sale da ballo ed esposizioni culturali.  Girando l’angolo e arrivando all’Open Theatre straripante di persone, il desiderio diventa realtà e si rivive quell’atmosfera di gioiosa condivisione, di internazionalità e di innovazione che si respirava nel 2015 passeggiando per EXPO.

Una grande festa che dimostra l’indefesso impegno della direzione Pereira Chailly (e della Filarmonica), teso ad avvicinare la musica d’arte ai cittadini come dimostrano anche il concerto in Duomo di Riccardo Chailly e Martha Argerich [leggi la recensione], L'elisir d’amore all’aeroporto di Malpensa [leggi la recensione] e le ulteriori e analoghe iniziative.

La splendida cornice visiva dello spazio EXPerience accompagna una scelta di repertorio maestosa e per nulla casuale, la Nona sinfonia di Beethoven con il suo quarto movimento che comprende uno dei motivi più celebri della storia della musica, il cosiddetto Inno alla Gioia, simbolo musicale dell’Unione Europea. La sinfonia esplicita il messaggio ideologico sotteso a tutta la produzione beethoveniana: la Gioia di matrice illuministica, intesa quale slancio e impegno collettivo a superare il proprio individualismo in nome di una fratellanza fra tutti gli uomini. 

La concertazione di Myung-Whun Chung, recentemente apprezzato nel Simon Boccanegra scaligero (leggi la recensione), conferma le aspettative. Risulta vincente la capacità di Chung di porre in rilievo i vari contenuti con cui Beethoven, rompendo gli stilemi della tradizione sinfonica, portò a sintesi tutto quello che fino a quel momento (1822-1824) aveva caratterizzato il genere. Dominando con fermezza la monumentale struttura orchestrale della Nona, Chung ricava dalle singole sezioni le invenzioni timbriche e le finezze ritmiche e metriche della forma sonata, del lied, delle variazioni, delle suggestioni operistiche e delle monumentali pennellate affidate al coro.

Particolarmente d’effetto il Finale, in cui l’ode di Schiller musicata da Beethoven viene eseguita dal coro con omogeneità timbrica e modulazioni dinamiche di pregio. Il quartetto di solisti, formato dal soprano Ricarda Merbeth, dal mezzosoprano Michelle Breedt, dal tenore Michael Schade e dal baritono Matthias Goerne, non brilla per puntualità di fraseggio, ma questo dipende anche dal maggior impegno richiesto dall’esecuzione all’aperto e dalla minor incisività della scrittura vocale di Beethoven rispetto a quella orchestrale.

Stremato dal caldo, il pubblico dedica sette minuti di scrocianti applausi e ottiene uno smagliante bis dall’ensemble. Si torna a casa soddisfatti e pervasi dall’idea che questa Milano ricca di cultura sia davvero bella.


 

 

 
 
 

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