L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

café zimmermann

Il Bach italiano

 di Pietro Gandetto

Il festival internazionale di musica antica, Milano Arte Musica, ospita il blasonato ensemble di musica barocca Café Zimmermann, con due concerti e due cantate di Bach interpretate dal soprano olandese Lenneke Ruiten. Nonostante l’impervia cornice acustica della Chiesa di Santa Maria Annunciata e l’indisponibilità dell’organo Mascioni (sostituito da un cembalo) condizionino la resa complessiva dello spettacolo, la serata riscuote consensi.

Milano, 25 luglio 2016 – Prosegue la decima edizione del festival internazionale dedicato alla musica antica e barocca Milano Arte Musica 2016, in programma dal 7 luglio al 25 agosto. Un cartellone ricco di appuntamenti, con ventiquattro date, ventotto programmi musicali e trentacinque spettacoli distribuiti fra le chiese e le sale del centro storico e della periferia milanese. La manifestazione è organizzata dall’efficente associazione culturale La Cappella Musicale e dal Comune di Milano, con il contributo di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Il concerto del 25 luglio si svolge nella Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa (terminata nel 1932 per mano dell’architetto Giovanni Muzio) ed è dedicato alle musica di Bach che più di altre subirono l’influenza dello stile italiano. Il programma prevede due concerti e due cantate, affidate all’ensemble di musica barocca Caffé Zimmermann e al soprano olandese Lenneke Ruiten, apprezzata Giunia nel Lucio Silla scaligero della stagione 2014/2015 (leggi la recensione).

Il concerto per clavicembralo in re minore BWV 1052 viene proposto nella trascrizione organistica. Purtroppo però, l’organo a canne Mascioni opus 1178, costruito nel 2007 e fiore all'occhjello della Chiesa (la cui meccanica si fonda sui principi dell’organaria nordeuropea del XVII secolo) è stato sostituito da un clavicembalo – pare in ragione dell’eccessivo caldo che ne avrebbe compromesso la funzionalità.  Fatto sta che lo spiccato virtuosismo di Céline Frisch, direttore artistico di Café Zimmermann e interprete solista, non è bastato a sollevare le sorti dell’esecuzione. L’infelice contesto acustico smorza e rende quasi impercettibile ogni fioritura e ogni dialogo tra lo strumento protagonista e gli archi.

Segue poi la Cantata Jauchzet Gott in allen Landen BWV 51, unica opera di Bach con una parte affidata alla tromba concertante.  Si avverte lo stile italiano, non solo nella struttura e nello spirito del concertato, ma anche per l'affiorare dei modelli di Alessandro Scarlatti e Nicola Porpora.  L’impervia cornice acustica della Chiesa anche qui compromette la resa della parte vocale, dove le agilità, il fraseggio, le dinamiche e i colori sono pressoché impercettibili (anche da più punti della Chiesa) e coperti dalla massa sonora degli strumenti.  Sia chiaro, non si discutono le consolidate doti tecniche, espressive e musicali di Lenneke Ruiten. Quel che però è mancato è la capacità del soprano di modulare e adattare il proprio strumento, piuttosto piccolo, algido e composto, alle esigenze imposte da un contesto acusticamente esigente.

La serata prosegue con il Concerto per oboe d’amore in la maggiore BWV 1055, pervenuto nella versione per clavicembalo, ma probabilmente concepito per oboe solista, e in questa forma eseguito dal Café Zimmermann. Emmanuel Laporte offre una performance convincente, ricavando sonorità angeliche dall’oboe d’amore.  Considerato il mezzosoprano della famiglia degli oboi, per la sua accordatura a una terza minore sotto quella dell'oboe moderno, lo strumento trova ampia diffusione nella musica barocca, per essere poi quasi dimenticato e ripreso nel tardo ottocento (celebre il suo dialogo con il clarinetto nel BolerO di Ravel).

Nella seconda Cantata, Ich habe genug BWV 82, originariamente per basso e poi trasposta per soprano, il contributo di Ruiten migliora. La voce è più a fuoco e riesce a superare le barriere acustiche create dalla struttura architettonica del luogo. Particolarmente apprezzata la prima aria "Ich habe genug", intrisa di un’intimistica spiritualità, spesso paragonata all’"Erbarme dich, mein Gott" della Passione secondo Matteo.

L’ensemble Caffè Zimmermann si fa apprezzare per una consapevolezza stilistica ragguardevole, un buon contrasto ritmico, schemi dinamici coerenti con il repertorio e un virtuosismo ricco di accenti che non intacca la spontaneità dell’esecuzione.


 

 

 
 
 

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