L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Mozart, Bruckner e la Corea

 di Stefano Ceccarelli

Come da tradizione, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia appresta un gustoso aperitivo musicale prima della partenza della regolare stagione, aperitivo demandato all’evento Giro del mondo in tre orchestre. L’Accademia invita ad esibirsi orchestre da ogni parte del mondo, fiore all’occhiello dei rispettivi paesi d’origine. Tocca oggi alla Repubblica di Corea (la Corea del Sud) con la KBS Symphony Orchestra diretta da Yoel Levi in un programma certo non facile: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 21 in do maggiore K 467 di Wolfgang Amadeus Mozart, con la solista Yeol Eum Son, e la Sinfonia n. 3 in re minore “Wagner-Symphonie” di Anton Bruckner. Benché precisi e buoni musicisti, gli orchestrali KBS non entusiasmano realmente mai (se non in sparute parti della sinfonia bruckneriana), complice anche una direzione astenica, soprattutto nella partitura mozartiana, che risente pure di una solista troppo fredda sebbene tecnicamente apprezzabile.

ROMA, 13 settembre 2016 – Nell’ambito dell’evento Giro del mondo in tre orchestre, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia invita l’orchestra KBS di concerto con l’Ambasciata della Repubblica di Corea per omaggiare la recente apertura dell’Istituto Culturale Coreano in Italia. La più importante orchestra di Corea, da qualche anno sotto la guida di Yoel Levi (israeliano, in America da molti anni e ex assistente di Maazel), in attività fin dal 1956, omaggia la cultura occidentale interpretando musica austriaca classica e tardoromantica. Il concerto si apre con Mozart e il celeberrimo Concerto per pianoforte n. 21: il suono orchestrale non è dei migliori, trovandosi non sempre equilibrato fra le compagini e sfibrandosi in alcuni momenti. Levi impone un’agogica adatta al solo Andante, sul cui altare sono sacrificati i contornanti movimenti. L’Allegro maestoso invece di librarsi nella sua classica brillantezza, rimane impaniato in scelte agogiche mortificanti ascrivibili a una visione plumbea della scrittura mozartiana: se Levi conduce così l’orchestra, l’elegante Yeol Eum Son (in abito viola antico, che crea effetti vermeeriani), tecnicamente apprezzabile, agile sulla tastiera, benché non esente da pesantezze e priva di un’autentica musicalità mozartiana, può poco per vivacizzare i due temi cardine del movimento. Tutto cambia nell’Andante, dove le ombreggiature, importune nel I movimento, ben si sposano con l’ethos lunare, lattiginoso del movimento: si riesce a creare così un felice matrimonio fra solista e orchestra. Se si esclude il buon percussionismo, il divorzio è presto firmato anche nell’Allegro vivace assai, dovesi torna al trend del I movimento. Cordiali, ma non ovanti, gli applausi del poco pubblico accorso.

    Tutti i limiti della KBS emergono nella mastodontica partitura di Bruckner, la “Wagner-Symphonie” (di cui ascoltiamo l’edizione del 1889). Levi si dimostra più sensibile al tardoromanticismo, facendo ben eseguire le salite, le aperture volumetriche risolventesi in piogge sonore tipicamente wagneriane, la cangiante tavolozza di sfumature della partitura. Ma il I movimento dà un senso di incompiutezza, come se Levi non portasse a termine tutte le fila del discorso: fa ben emergere, al contrario, le patenti citazioni wagneriane e beethoveniane (la Nona). Levi si scioglie nell’Adagio quasi Andante, prendendo un buon abbrivio all’inizio dello Scherzo, dai colori berlioziani, e rendendo giustizia a questo movimento che ha la miglior ispirazione melodica del lavoro. Cavalca bene le potenze del finale, anche se rischia di impastarsi in tutta quella massa sonora. Gli applausi giungono più sinceri, ma il concerto non si eleva in qualità.


 

 

 
 
 

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