L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Pretty Yende, Elvira nei Puritani di Bellini a Zurigo

I Puritani in bianco e nero

 di Federica Fanizza

Senza lieto fine I Puritani belliniani diretti da Fabio Luisi con l’Elvira di Pretty Yende che si perde nella follia, contemplando disperata la testa mozza del suo Arturo.

Zurigo, 19 giugno 2016 - Dobbiamo ormai abituarci alla tendenza di chiudere in tragedia le opere che dovrebbero avere un lieto fine. Non fa eccezione l'allestimento dei Puritani di Vincenzo Bellini in scena in questi giorni allla Opernhaus Zürich per la regia di Andreas Homoki e la direzione di Fabio Luisi. La violenza è la sottile linea oscura che lega l'azione, che separa nettamente luci e ombre sulla scena, che segna il finale dell'opera in parallelismo con l'esecuzione iniziale di Carlo I Stuart, e lo stupro nei confronti della regina Enrichetta, da parte dei partigiani di Cromwell: Arturo è decapitato  mentre il coro intona le ultime battute dell'opera “Amor pietoso e tenero coronerà di giubilo l'ansia, i sospir, i palpiti di tanta fedeltà” ed Elvira, nel delirio della sua follia, contempla il sacco in cui si cela la testa dell’amato. Rasenta il macabro l’apparizione della stessa fanciulla su un cumulo di cadaveri nella sua aria di pazzia.

Ne risulta, quindi, una regia che si regge su forti contrasti: il bianco e nero dominano sul palco con i cupi costumi puritani d'epoca e il candore delle compagne di Elvira; come con la luce e il buio generati da una struttura rotante (assai rumorosa) che divide lo spazio in cui il coro è illuminato e i solisti agiscono nell'ombra. Anche i contrasti delle passioni sono enfatizzati: l'eccesso di bontà di Giorgio Valton (interpretato con autorità del basso Michele Pertusi) che asseconda l'amore di Elvira per il “nemico” Arturo; l'irascibilità di Riccardo, violento contro se stesso e i compagni d'arme, espressa nella voce e nei gesti dal baritono George Petean, nel debutto della parte; l’amore incondizionato di Arturo e quello melanconico e folle di Elvira.

Di conseguenza, anche la direzione musicale di Fabio Luisi non si è sottratta alla ricerca di sonorità più drammatiche, riaprendo, prassi che ormai dovrebbe prevalere, i tagli (alcuni dei quali apportati dallo stesso Bellini) alla versione di Parigi del 1835, per la felicità degli amanti del belcanto. Parliamo, in questo caso, della sezione centrale del terzetto Arturo-Enrichetta-Riccardo nel I atto “Se il destino a me t’invola”, di quella del duetto Arturo-Elvira nel III atto “Da quel dì che ti mirai” e infine della cabaletta a due” Arturo-Elvira nel Finale ultimo “Ah! sento, o mio bell’angelo”.

Ma il motivo di interesse della serata era principalmente nel debutto del soprano sudafricano Pretty Yende nei panni di Elvira e nella presenza del tenore Lawrence Brownlee quale Arturo.

Il soprano sudafricano, prossima anche all'esordio a Pesaro nel Ciro in Babilonia e a Roma nel Fra Diavolo di Auber,  possiede il lirismo e l'agilità che le permettono di superare le arditezze vocali della parte, affrontandole con la dovuta attenzione. Deve, tuttavia, ancora maturare pienamente il ruolo, puntando alla perfezione per imporsi con sempre maggior autorità come sta facendo quale Lucia di Lammermoor. Al suo fianco, l'americano Lawrence Brownlee, riconosciuto come tenore di coloratura rossiniana e già avvezzo al ruolo di Arturo, si è imposto all’attenzione del pubblico per l'eleganza, la precisione e la facilità con cui risolve l'acutissima tessitura, confermandosi uno dei nomi di riferimento nel panorama attuale per questo repertorio.

Altro debuttante, il citato baritono George Petean, da qualche tempo versato più a Verdi e al tardo Ottocento, incarnava per la prima volta Riccardo Forth, l'amante respinto, e delineava un personaggio diviso tra desiderio di vendetta e amore per Elvira, risolto però con sonorità rudi e brusche. Ribadita l'autorevolezza belcantistica di Michele Pertusi, il resto del cast si è dimostrato all’altezza della situazione: Wenwei Zhang (Lord Gualtiero Valton), Dmitry Ivanchey (Sir Bruno Robertson) e Liliana Nikiteanu (Enrichetta di Francia).

Successo clamoroso e applausi per tutti alla ribalta, salvo qualche dissenso al regista; in platea presenze illustri del mondo della lirica: Cecilia Bartoli, Marina Rebeka, Elena Mosuc, Edita Gruberova.


 

 

 
 
 

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