L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Anna corvino nella Traviata a Chiusi

La folle Traviata di Chiusi

 di Federica Fanizza

Grande successo per La traviata, uno degli appuntamenti più attesi del poliedrico Orizzonti Festival di Chiusi (SI). Ottima iniziativa, che coinvolge giovani interpreti e accosta diverse forme d'arte con il filo conduttore, quest'anno, della follia. Se, però, il soprano Anna Corvino e il direttore Sergio Alapont garantiscono l'esito felice dell'opera, dalla regista Angelica Dettori si sarebbe auspicato un pizzico di audacia in più.

Chiusi (SI) 29/07/2016 - Scommettere di far diventare la città di Chiusi, in provincia di Siena, sede di un importante festival di arti performative: è questa l’ambizione di Andrea Cigni, direttore artistico di Orizzonti Festival, giunto quest’anno alla terza edizione. Ultimo nato tra le manifestazioni estive che animano le serate della Toscana e riconosciuto tra le ventuno manifestazioni finanziate dal Ministero per i beni culturali, il Festival di Chiusi, dal 29 luglio al 7 agosto, si caratterizza per la scelta ogni anno di un tema conduttore che sottende alle scelte artistiche.

Far nascere un festival in una città di antica storia ma ai margini dei percorsi culturali regionali toscani e schiacciata dalla vicinanza di Montepulciano e dai molteplici eventi intorno alla Val d'Orcia è un'idea un po' folle e temeraria, ma perseguita con la certezza che la commistione dei generi artistici e la qualità delle proposte siano la carta vincente per animare spazi urbani e monumenti. La città condivide e sostiene l'iniziativa, confidando nell'indubbio indotto economico che ne deriva.

Non stupisce che il tema conduttore di quest'iniziativa per il 2016 sia proprio la follia: è la follia che guida le azioni, le speranze, le relazioni di chi sa osare in questo mondo. Si celebra dunque la follia come scintilla creativa, come genialità che sottende il lavoro dell’artista, sia esso autore o interprete, si esprima attraverso fotografia, musica, teatro o altro, in un continuo scambio di stimoli, esperienze, riferimenti.

Nel segno di questa pluralità artistica condita da un pizzico di follia, il Festival si apre il 29 luglio inaugurando una mostra fotografica dedicata ad Alda Merini, curata dal fotografo e amico Enzo Eric Toccaceli, allestita negli spazi del Museo Nazionale archeologico di Chiusi: un percorso in cui la poetessa appare in una versione inedita, domestica, estrosa eppure dolcissima, melanconica e ironica assieme, coniugandone la fisicità con reperti emblematici della cultura antica.

Nella stessa prima giornata di avvicendavano, poi, due eventi diversissimi come Macadamia nut brittle della Compagnia Ricci/Forte, produzione del 2009 della Fondazione Teatrale Garofano Verde di Roma, e La traviata di Giuseppe Verdi affidata a una compagnia di canto per lo più giovane, con il soprano Anna Corvino protagonista e il maestro spagnolo Sergio Alapont sul podio.

Se il legame fra il filo conduttore del festival e l'opera verdiana si può riconoscere nelle parole di Violetta “Follie! Delirio vano è questo”, più complesso risulta raccogliere la sfida lanciata dalla performance teatrale che giocoforza si trovava accostato a uno dei più celebri melodrammi al mondo.

Per scelta artistica le messe in scena operistiche del festival vengono affidate a giovani selezionati con apposito bando. Quest’anno la vincitrice è stata Angelica Dettori che, coadiuvata per i costumi da Alessandro Lanzillotti, vede Violetta Valery come una star da discoteca: parrucca viola e in vesti laminate aderenti, anima corteggiata in un mondo di luci e polvere di stelle, di rapporti finti e ingannevoli. Come finti e ingannevoli sono i rapporti omosessuali dei protagonisti di Macadamia Nut Brittle: sulla scena una lunga ed estenuante veglia notturna nella quotidianità fatta di perdite, fallimenti e rinunce in un gioco di identità perennemente in divenire, che fa aggrappare tre adolescenti senza età al paracadute di un’infanzia che precipita verso la necessità della crescita, verso gli schemi imposti dall’ordine sociale alla ricerca di un amore impossibile. Relazioni fatte di solitudine e di finzione con continui richiami al mondo illusorio della televisione.

In questo modo due universi lontani nel tempo, quello dell’opera e quello della performance teatrale, si ritrovano accomunati nella rete della solitudine, della finzione affettiva, alla disperata ricerca di amore in un mondo impossibile; in Macadamia Nut Brittle questa realtà era affidata alle capacità attoriali e acrobatiche di Anna Gualdo (in divisa da Wonderwoman), Giuseppe Sartori, Piersten Leirom e Fabio Gomiero. Poteva essere una buona idea quella di Angelica Dettori di immergere la sua Traviata verdiana in un mondo di luci e set televisivi pronti per il ciak d’inizio; la regista poteva contare su un cast essenzialmente giovane con disponibilità a mettersi in gioco, ma l’idea di ricollocare la vicenda di Violetta non è stata portata fino in fondo, con il risultato di assistere nel secondo e terzo atto alla più tradizionale delle Traviate possibili, se non fosse per una scenografia composta da impalcature teatrali: la regia poteva osare di più.

Una Traviata giovane, comunque, sostenuta da un cast in cui spiccava un soprano già collaudato nel ruolo nonostante la verde età. Anna Corvino è stata capace di superare gli ostacoli vocali del primo atto, gestendo bene i tempi e forze per offrire un'interpretazione lirica e intima della protagonista. Al suo fianco l’Alfredo di Giuseppe Distefano, giovane di belle speranze vocali, preciso nei suo interventi senza strafare o a ricercare facili effetti. Giuseppe Altomare interpreta con stile Giorgio Germont, forse il personaggio più riuscito dalla regia della Dettori, conferendogli un tratto libertino e perbenista quanto basta.

Gli altri ruoli erano ben onorati da Romina Tomasoni (Flora), Marta Di Stefano (Annina), Didier Pieri (Gastone), Lorenzo Malagola Barbieri (Barone), Raffaele Cirillo (Marchese), Davide Procaccini (il Dottore), Massimo Dolfi (Giuseppe) e Stefano Bigazzi (domestico di Flora e un commissionario).

Buona parte del successo finale è da ascriversi al concertatore Sergio Alapont alla guida dell’Orchestra Orizzonti Festival. Questa, val la pena ricordarlo, è nata da un progetto di collaborazione tra l’Orchestra dell’Opera Italiana (in parte ex Teatro Regio di Parma) coadiuvata da giovani strumentisti dei conservatori di Reggio Emilia, Siena e Cremona, diretto, quest'ultimo, proprio da Andrea Cigni, anima del festival e di quest'iniziativa.

Ottima e calorosa la risposta del pubblico nell’affollata Piazza del Duomo di Chiusi (tutto esaurito in anticipo anche per la replica di domenica 31 luglio) a dimostrare che l’Opera è più viva che mai. Basta crederci.


 

 

 
 
 

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