L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Rivincita sulle nevi

di Irina Sorokina

Grande e meritato successo per il pastiche d'operetta andato in scena al teatro Stanislavskij e Nemirovič-Dančenko di Mosca con drammaturgia e allestimento effervescenti, eccellente cast vocale, ottima e spiritosa prova di direttore e orchestra.

Mosca, 9 gennaio 2022 Poche settimane fa si è avuto il grande piacere di assistere alla nuova produzione del Teatro Regio di Parma, Gran Teatro Reinach, originale e spiritosa, che ha fatto resuscitare due cose: un ricordo di uno storico teatro della città emiliana, bombardato dai nazisti e mai ricostruito, e una serie dei brani d’operetta, genere ormai in declino, i cui titoli appaiono sempre più raramente nei cartelloni [Parma, Gran Teatro Reinach, 12/12/2021].

Ora l’operetta sta perdendo terreno anche nel paese che pochi decenni fa appariva ancora devoto a quel genere frizzante e vantava decine di teatri di commedia musicale dove andavano in scena titoli francesi e viennesi, senza trascurare quelli sovietici. Ovviamente si tratta della Federazione Russa, erede della compianta ancora da molti Unione Sovietica. Nella parte europea dell’immenso paese, lungo la Transiberiana e nelle regioni più remote, sopravvivono ancora i teatri di commedia musicale che mettono in scena le operette di Offenbach, von Suppè, Zeller, Lehàr, Kalman, e da alcuni decenni anche dei musical hanno fatto il loro ingresso in questo “mercato”.

Il secondo teatro dell’opera e del balletto della capitale della Federazione Russa intitolato ai grandi riformatori K. S. Stanislavskij e V. I. Nemirovič-Dančenko è da sempre votato all’essere poliedrico e non si dimentica della povera Cenerentola, l'operetta, appunto. Una produzione piuttosto recente, Serata d’inverno a Chamonix, non è altro che un “pasticcio”, una lunga parata di brani da operette e musical, costruita così bene che il suo successo è inevitabile.

Il rinomato regista della compagnia dell’opera Aleksandr Titel’ ha già avuto un’esperienza fruttuosa nel mettere in scena uno spettacolo simile in occasione dell’anniversario di uno dei fondatori del teatro, Vladimir Ivanovič Nemirovič-Dančenko. Ma la produzione di undici anni fa non fu altro che un gala d’operetta che possiamo ancora “beccare” in giro per l’Europa e non solo, mentre Una serata d’inverno a Chamonix pretende di avere un filo conduttore spiritoso e funzionale: per volontà dei creatori dello spettacolo, il pubblico viene trasferito nella rinomata e molto costosa località delle Alpi francesi per assistere alle avventure degli sciatori, che comprendono gare e storie d’amore, e, nell’avvicinarsi al giorno di Natale, la decorazione dell’albero e la sontuosa festa con la partecipazione degli ospiti e del corpo di ballo. Una fantastica trovata del regista, l’impiegare accanto alle solite graziose “girls” una squadra degli scatenati Babbi Natale che si esibiscono in stile tip tap, senza parlare delle loro capacità ginniche (coreografie di Lariss Alexandrova).

Poco ingombranti e dai colori sgargianti sono le scenografie di Vladimir Aref’ev, storica presenza al Teatro K. S. Stanislavskij e V. I. Nemirovič-Dančenko che rappresentano una salita agli impianti sciistici col logo dello storico teatro musicale moscovita. La cabina dal color rosso acceso che trasporta i personaggi in cima alla montagna è uno degli elementi vincenti della produzione. I servizi della funivia vengono usati addirittura da Cupido, uno dei protagonisti dell’operetta di Offenbach Orphée aux Enfers che intona i celebri couplets “Pour attirer du fond de sa retraite”. Tutto è chiaro: il lancio di un petardo che sostituisce la classica freccia annuncia l’apertura di una grande parata di brani celebri, e non troppo, provenienti dalle operette, ma anche da alcuni musical. Pure la zarzuela fa il capolino nella bella sala bianca e blu del secondo teatro dell’opera e del balletto moscovita.

Nonostante gli elementi drammaturgici, nella Serata d’inverno a Chamonix la natura del concerto di gala prevale: i dialoghi sono spesso sostituiti dai titoli piuttosto spiritosi allo scopo di chiarire le relazioni tra i personaggi visto che i brani musicali vengono eseguiti in lingua originale.

La cosa più sorprendente di questa produzione “condannata” al successo – e non si tratta del solo pubblico di una certa età - sono le voci. I membri della compagnia del Teatro K. S. Stanislavskij e V. I. Nemirovič-Dančenko destano stupore e molti di essi non hanno nulla a invidiare alle star delle scene mondiali. Per questo riteniamo doveroso di nominare tutti i cantanti, uno per uno: Lilia Gaisina, Evgenia Afanasieva, Maria Pahar, Maria Makaeva, Anna Zagorodnaya, Daria Terekhova, Ekaterina Lukash, Maria Lupareva,Valery Mikitsky, Dmitry Nikanorov, Anton Zaraev, Mikhail Basenko, che hanno regalato al pubblico i momenti di puro godimento nei brani da Viktoria und hir husar di Paul Abraham, Wo die lerche singt, Zigeunerliebe, Paganini, Frasquita di Franz Lehàr, Boccaccio di Franz von Suppé, Rose-Marie di Rudolf Friml, Les cent verges e Le coeur et la main di Charles Lecocq, Die Fledermaus e Zigeunerbaron di Johann Strauss, La vie parisienne e La Périchole di Jacque Offenbach, Der Teufelsreiter, Der Zigeunerprimas, Die Zirkusprinzessin, Die Csardasfürstin di Imre Kalman, La Tabernera del puerto di Pablo Sorozàbal.

Ma non basta: il gala d’operetta allo storico teatro moscovita vanta la partecipazione di alcuni artisti in possesso di voci davvero eccezionali e di personalità artistiche indimenticabili: il mezzosoprano Natal’ja Zimina, i soprani Natal’ja Petrožickaja, Larisa Andreeva, Irina Vaščenko, Natal’ja Muradymova, i tenori Vladimir Dmitruk e Nikolaj Erokhin e i baritoni Stanislav Li e Andrej Baturkin.

Le prime rappresentazioni dello spettacolo erano dirette dal raffinato musicista britannico William Lacey, in grado di unire perfettamente lo spirito esilarante dei brani di Offenbach e Lecocq con il lirismo profondo e la passionalità focosa dei pezzi di Kalman e Lehàr. Oggi alla bacchetta di Lacey è subentrata quella di Arif Dadašev e il risultato è di pieno rispetto. Non è stato certo facile condurre una serata contenente ben ventisette brani con una verve giusta e una spiccata musicalità, ma sono proprio queste le qualità dimostrate dal direttore. E cosa dire di un successo grandioso che ha accompagnato l’esecuzione del Can-can da La vie parisienne quando i professori d’orchestra con i cappellini di lana da sciatori hanno fatto la loro apparizione dalla buca d’orchestra continuando a tenere il ritmo vertiginoso mentre un meccanismo sofisticato li portava a livello del palcoscenico? Un momento di trionfo meritato simile a quello dei battiti delle mani che si ripete ogni concerto di Capodanno dei Wiener Philarmoniker.

Una serata d’inverno a Chamonix ora è una perla nel repertorio del secondo teatro dell’opera e del balletto della capitale russa che assume un compito difficile, tenere in vita il genere che rischia di scomparire nonostante sia in grado di dare tanto piacere al pubblico. Grazie sincere a tutti i cantanti, al direttore d’orchestra e a tutta la squadra, compresi la video designer Anastasia Sambon e il light designer Damir Ismagilov che hanno contribuito alla creazione di questo scintillante “pasticcio”, due ore e mezzo di puro divertimento. In tempi bui e incerti, cosa c‘è di meglio di una serata d’inverno a Mosca che per magia ci porta a Chamonix?

 

 

 
 
 

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