L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

In festa con l'opera

 di Roberta Pedrotti

In occasione dei sei anni dall'inaugurazione della Metropolitana di Brescia, un galà lirico offre l'opportunità (a ingresso gratuito) di ascoltare tre voci eccellenti, affermate o emergenti, familiari o inedite per le scene del Grande: Anna Pirozzi, Luciano Ganci e Agostina Smimmero. 

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Brescia è la città della Festa dell'Opera, e quando la musica invade la città dal centro alla periferia la metropolitana svolge un ruolo fondamentale sia per gli spostamenti del pubblico, sia come spazio per eventi, concerti, flash mob. Sembra quasi naturale, allora, che se la Metro ospita l'Opera in festa in trasferta nelle sue stazioni, sua volta possa recarsi nella casa per eccellenza dell'Opera, il Teatro Grande, per festeggiare il proprio compleanno.

La linea sotterranea cittadina compie sei anni, e hanno ben ragione i vertici aziendali e l'amministrazione comunale ad andarne orgogliosi: la struttura gode di ottima salute, pulita e funzionale, ben integrata in un tessuto urbano che – già ferito da scempi ecologici come quello già assurto a scandali nazionali dell'area dell'ex Caffaro – sempre più si mostra all'avanguardia nelle politiche ambientali: dal termovalorizzatore al teleriscaldamento al trasporto urbano, che su gomma è ormai totalmente alimentato a metano. Flavio Pasotti, presidente di Metro Brescia, apre la serata con palpabile emozione e gli fa eco con un discorso asciutto e ben circostanziato l'assessore alla mobilità Federico Manzoni. Poi, senza ulteriori indugi, lo spazio è tutto per la musica, perché il cuore della festa della Metropolitana è anche una festa d'opera, organizzata in collaborazione con il direttore artistico del Grande, Andrea Cigni, con una locandina di tutto rispetto.

La serata, offerta gratuitamente alla cittadinanza, infatti vede protagonisti Anna Pirozzi, Luciano Ganci e Agostina Smimmero. E se la memoria non inganna, mentre il tenore è stato più volte graditissimo ospite della stagione lirica, per il grande soprano e per il giovane mezzosoprano emergente si tratta di una prima volta nella splendida sala del Grande.

È Agostina Smimmero ad aprire le danze: reduce dai successi di Un ballo in maschera al San Carlo di Napoli e al Regio di Parma, proprio con l'invocazione di Ulrica presenta al pubblico bresciano il suo imponente timbro contraltile, dall'impressionante registro grave. Interpreta quindi con accenti appassionati Azucena (nel racconto “Condotta ell'era in ceppi” e nel duetto con Manrico) e la Principessa di Bouillon (“Acerba voluttà”), meritando il vivo apprezzamento del pubblico

Tutto verdiano è l'impegno operistico di Anna Pirozzi, che incanta al suo primo apparire con una lettura superlativa di “Pace mio Dio”. La sua Leonora di Vargas ha il peso vocale, l'espansione, l'ampiezza che la parte richiede, ma mantiene la freschezza lirica del timbro, la purezza di un'emissione duttile e pura, sempre ben appoggiata sul fiato per rendere tutte le sfumature espressive dell'aria, che scatena un'inevitabile ovazione. Le qualità che fanno di Anna Pirozzi uno dei migliori soprani del panorama odierno nel suo repertorio, e una voce che non ha nulla da invidiare a storiche colleghe, si riconfermano nel duetto d'amore da Un ballo in maschera e, soprattutto, nella sortita di Lady Macbeth, in cui non solo ribadisce come lo splendore vocale possa sposarsi alla perfezione con la definizione del personaggio, ma si produce anche di un'ottima lettura della lettera (chissà perché ultimamente così spesso sostituita da una voce maschile fuori campo...).

Fra due signore di tal calibro, una emergente l'altra splendida realtà ai massimi livelli internazionali, Luciano Ganci mette in luce, oltre alle ben note qualità vocali, spirito e generosità. Sia come Cavaradossi (“E lucevan le stelle”), sia come Manrico (“Mal reggendo”) e Riccardo (“Teco io sto”) fa apprezzare il suo canto franco e lucente, gli acuti ben centrati, la tecnica salda, il fraseggio chiaro ed espressivo. Come se non bastasse, si fa anche animatore della festa, coronando un programma non proprio di tutto riposo con una divertita carrellata di canzoni classiche, quasi un omaggio alla tradizione di Caruso, Schipa, Gigli, nonché, naturalmente, di un altro altro, mitico, Luciano. D'altra parte, è una festa e si spazia volentieri in libertà nel repertorio di grandi voci.

Accompagnato dal pianoforte di Alessandro Trebeschi, il tenore intona prima una pregevole versione di Caruso, tributo palese a Lucio Dalla di cui in questi giorni si ricordano gli anniversari ravvicinati di nascita e morte, alleggerendo adeguatamente la voce fra il garbo delle strofe quasi parlate e il lirismonon esibito della melodia. Dopo aver ceduto la scena ad Anna Pirozzi per un'appassionata Non ti scordar di me, Ganci torna per chiudere il programma ufficiale senza soluzione di continuità: La mia canzone al vento di Bixio/ Cherubini, Mattinata di Leoncavallo, Mamma ancora di Bixio/ Cherubini, Granada di Lara. È in questi brani che anche l'orchestra Filarmonica dell'Opera Italiana Bruno Bartoletti riesce a dare il meglio di sé, con la bacchetta di Jacopo Sipari di Pescasseroli visibilmente più a proprio agio rispetto a un repertorio operistico reso senza il giusto mordente, anche nelle sinfonie di Nabucco e del Barbiere di Siviglia.

Chiude in bellezza fra gli applausi uno spiritosissimo brindisi dalla Traviata cantato, recitato e ballato da Anna Pirozzi e Luciano Ganci. Prima che "chiuda la metro" (come rammenta il tenore con una battuta), c'è ancora tempo per chiamare alla ribalta e festeggiare i tre protagonisti di una serata all'insegna del canto.


 

 

 
 
 

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