L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Dall'articolazione del linguaggio all'emissione cantata

Nella Lettera sul canto, Maffei dà una precisa definizione della voce : è un suono ricco di potenziale che, grazie a lingua, denti, palato e labbra, può anche dare vita all’articolazione linguistica. Fra voce pura e linguaggio, cioè, per dirla con Bologna o Zumthor, fra vocalità e oralità, intercorre una sostanziale differenza: la prima raduna le caratteristiche che rendono unica una voce, mentre l’oralità è legata alla sfera del linguaggio. Immaginare non significa necessariamente organizzare e produrre un discorso e la voce non è sinonimo di articolazione; il linguaggio coincide piuttosto con un particolare modo di porgere la voce stessa che ci differenzia dagli animali. Nel proemio delle Istituzioni harmoniche , Zarlino afferma che la voce articolata è un dono divino che rende l’uomo superiore alle altre creature e anche Maffei si interessa al mondo animale, che egli identifica come un’alterità rispetto a quello degli uomini, caratterizzato anche da una voce articolata. L’oralità dipende dal buon funzionamento degli organi ad essa deputati ed è sinonimo di pura razionalità, prerogativa umana, mentre la vocalità presenta più sfumature: il timbro, qualità precipuadelle voci, riassume in sé la grandezza (come ogni altro suono, la voce ha una particolare intensità o volume, che è ciò che distingue un’emissione debole e fievole da una più robusta e udibile) e lo squillo della voce e, in ambito musicale, anche la formante degli armonici, cioè le sfaccettature che arricchiscono i suoni. Sempre musicalmente parlando, può designare il calibro o peso della voce, ossia leggero, lirico, ecc., o meglio contenere anche codesto carattere. È ciò che ci consente di distinguere, ad esempio, il suono di uno strumento musicale dalla voce umana. Il timbro vocale identifica un individuo come un’impronta digitale perché è il carat#tere uditivo dell’emissione e il colore ne è una sfumatura: è originato dalla fisiologia dell’apparato fonatorio e può essere chiaro oppure scuro. L’anatomia gioca, infine, un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda la qualità della pasta vocale; nelle pagine seguenti vedremo come anche Maffei evidenzia la disuguaglianza tra un timbro limpido ed uno rauco, cioè un suono terso e morbido ed uno uditivamente sgradevole.

La sonorità pura è intrinsecamente significante non solo in quanto specchio dell’interiorità e della salute psicofisica, ma anche perché le stesse suddette peculiarità delle voci concorrono a suscitare emozioni: una voce chiara e squillante è generalmente accostata alla solarità, al contrario un timbro scuro trasmette cupezza; i colori, proprio come i pigmenti di una tavolozza, sono ciò che maggiormente trasmette nelle menti dell’ascoltatore immagini e analogie cui l’ascoltatore dà una valenza estetica personale, più o meno influenzata dal gusto comune. L’emissione di un suono, grazie all’aria e attraverso la mediazione di labbra, lingua, denti e palato, origina una voce, della quale il linguaggio è un’eventuale fase successiva; senza vocalità non si ha oralità, ma non vale il viceversa. Una voce intonata, impostata, che riproduce una melodia, e che può anche non essere articolata, potenzia le proprietà emotive insite in essa. Pur ribadendo l’indipendenza dell’universo della vocalità da quello dell’oralità, Maffei auspica il raggiungimento del cantato attraverso il parlato, meccanismo che consentirebbe a chiunque di apprendere l’arte canora e senza l’ausilio di un maestro.

Nel proemio delle Istituzioni harmoniche, Zarlino discute degli stadi attraversati dal dono di Dio agli uomini: la fonazione che si fa voce articolata e ci eleva al di sopra degli altri animali è, innanzi tutto, comunicazione; il linguaggio forbito è il passo successivo e il punto di arrivo è il discorso musicale, coincidente col lodare la divinità cantando. Secondo Maffei il canto è, per così dire, il risultato di una presa di coscienza. La musicalità è innata nell’uomo , abbiamo visto che è istintiva anche nel parlato, ed è opinione di Maffei che possiamo renderci conto di ciò essendo anche medici e filosofi, possedendo cioè particolari conoscenze che ci aiutino a comprendere a fondo la nostra natura: Maffei si autocolloca in questo quadro gnoseologico rivendicando un ruolo pioneristico nell’ambito degli studi concernenti la voce cantante. L’illustre solofrano ritiene di aver formalizzato la prima tecnica canora che consente a chiunque di apprendere autonomamente quest’arte:

«[...] né dagli antichi né da'moderni musici è stato mai scritto il modo di fare idonea ed atta la gola a passaggiar cantando. Né sono per questo degni di riprendimento, percioché quelli come primi inventori fero pur cosa grandissima a dare alla musica principio e questi, per esser stata la cosa non poco difficile, non l'hanno voluto (o per dir meglio) potuto isprimere. Che (nel vero) chi vuole, con la ragione in mano, render conto di ciò, fa di mistiero che non solo musico sia, ma ancora dottissimo medico e filosofo.»

Il canto è un modo di plasmare la voce esattamente come il linguaggio, ma, a differenza di quest’ultimo, il cantato disciplina l’emissione in maniera più rigorosa, facendo emergere ogni sfumatura delle varie vocalità.


 

 

 
 
 

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