La generosità di Daniela

 di Roberta Pedrotti

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Marta Mari ha cantato nel corso della cerimonia funebre per Daniela Dessì l'Ave Maria composta da Fabio Armiliato, al quale si è poi unita in un toccante Panis Angelicus, nel quale il giovanissimo soprano sembrava quasi sostenere il tenore, trasfigurato dall'emozione.

Lontano dalla commozione palpabile di quei momenti, abbiamo chiesto all'allieva di Daniela Dessì di ricordarne insieme la figura d'insegnante a partire dal primo incontro.

Io e Daniela ci siamo conosciute a Gussago, in occasione di un suo concerto di musica sacra, quattro anni fa. Ci aveva presentate Giovanna Treccani, mia insegnante di musica alle scuole medie e carissima amica di Daniela, che rimase incuriosita da ciò che la mia insegnante e altre persone che conoscevo dicevano sulla mia voce: volle sentirmi in una lezione e feci subito una buona impressione! Poi mi sono trovata a cantare con lei [nei panni proprio della madre di Cio Cio San, ndr] in Madama Butterfly al Carlo Felice di Genova, dove seguivo l'Opera Studio. Dopo quella produzione cominciai a perfezionarmi con lei: studiavo già da quattro anni e mi incoraggiò subito dicendo "dobbiamo sistemare solo due cose e poi sei a posto".

Quando ho inizato a studiare con lei il mio repertorio era più belcantista, donizettiano, e man mano abbiamo cominciato a preparare soprattutto ruoli pucciniani. Da poco avevamo deciso di studiare arie di Verdi e di cominciare a lavorare su ruoli di questo autore.

Proprio questo repertorio pucciniano e verdiano è molto vicino a quello della piena maturità della Dessì: come procedeva lo studio?

Abbiamo lavorato su molti personaggi che facevano parte anche del suo repertorio e la prima indicazione che mi dava era sempre di non fare mai il passo più lungo della gamba: cantare i ruoli adatti alla mia voce e salire di livello gradualmente, per non rovinarla. Era prodiga di indicazioni espressive, su come pensare il personaggio e trasmetterlo facendone trasparire le emozioni momento per momento. 

Dal punto di vista tecnico puntava moltissimo sul canto sul fiato. Diceva: "Respiri.. Bam.. E ti piazzi", mi suggeriva di "sganciare" la mandibola per facilitare l'ampiezza del suono e di pensare, invece, un sorriso interno. Faceva sempre degli esempi per aiutarmi a comprendere meglio, anche per quanto riguarda l'interpretazione, in modo da indicarmi il modo più efficace per infondere alla frase una particolare intenzione espressiva.

Daniela, con la sua straordinaria carriera avrebbe anche potuto permettersi di essere altezzosa, invece era di una bontà e umiltà incredibili. I suoi allievi erano d'oro, intoccabili per lei; ci avvertiva del mondo del teatro pieno di invide che ci consigliava di ignorare.

Un episodio legato a lei che ricordi in modo particolare?

Se dovessi citare il mio ricordo più bello di Daniela... Be', ne ho tantissimi! Tra i tanti, la gioia che provavo quando mi dimostrava di essere fiera di me, come a Sarzana, quando dopo la finale del concorso Spiros Argiris mi abbracciò forte dicendo: "Mi hai fatto veramente commuovere, da pelle d'oca" o quando durante il successivo master, mentre cantavo "Pace mio Dio", mi sorrise e voltandosi verso Fabio Armiliato gli disse: "Neh che mi assomiglia?". Lei non conosceva invidia, era di una semplicità e di una generosità straordinarie: era felice dei nostri successi, ci incoraggiava, ci dava tutta se stessa. Aver ricevuto l'elogio e i consigli di tale calibro mi riempie di gioia, ma sono ancor più contenta e fiera di essere stata sua allieva e lo saró sempre: è stata una grande insegnante e una grande amica e non posso sentirmi che fortunata ad averla incontrata.

Daniela Dessì canta l'Ave Maria di Fabio Armiliato