Il privilegio del viaggio

 di Federica Fanizza

Reduce dai felici debutti nei Puritani a Zurigo [leggi la recensione] e nel Ciro in Babilonia al ROF di Pesaro [leggi la recensione] ed in occasione dell’uscita del suo primo CD da solista (A journey, un viaggio), il soprano Pretty Yende si racconta.

In un articolo del 2010, il grande e compianto critico musicale italiano Giorgio Gualerzi ti definiva, allora giovanissima esordiente appena uscita dai corsi di Formazione dell'Accademia di Canto Lirico del Teatro alla Scala, "una voce nuova da un nuovo mondo lontano" che fino a quel momento era rimasto ai margini del mondo della musica classica occidentale: l'Africa e in questo caso il Sud Africa. Quanto è stato lungo e faticoso questo cammino?

È stata una straordinaria avventura: mai avrei pensato che un sogno così si potesse realizzare. È stato incredibile salire su un palcoscenico, un’opportunità che fino a quel momento consideravo impossibile. Adesso che il mio “viaggio” mi ha totalmente coinvolta, ringrazio e conserverò eterna gratitudine per essere riuscita a vivere questi momenti straordinari e per me fondamentali.

Quando sei entrata in un teatro d'opera la prima volta e dove?

Sono stata studentessa al College of Music della South Africa University di Cape Town e ho fatto parte del coro in una produzione operitica. Questa fu la mia prima volta alle prese con questo mondo: una produzione della scuola musicale.

Come condividi l'emozione con il pubblico dopo aver visto nascere la passione come esecutrice?

Per me è è sempre un'esperienza straordinaria quando si riuniscono insieme a teatro appassionati, abituali frequentatori e neofiti che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’opera. Dietro le note pure e semplici, ai segni bianchi e neri su uno spartito, sta la magia dell'istante irripetibile della performance dal vivo. Non esiste tecnologia così moderna e perfetta da catturare l’emozione di quando la musica comincia a dar vita con il suo linguaggio a una vicenda e io, con la mia voce e il mio talento, sono il suo tramite, dando corpo all’emozione che suscita. Mi considero “baciata dalla fortuna” per il fatto di essere stata dotata dalla natura di uno strumento complesso come la voce, il solo strumento che può raccontare il tempo; la voce ha questa capacità: trasmettere quel che si cela nell’intimo della persona, i desideri dell’anima. Il cantante deve dare emozione ed espressione a ciò che vede e sente oltre quei pallini bianchi e neri. Ho il grande privilegio di poter dare valore a questo tesoro ogni volta che una nota viene fuori dalla mia gola.

Ti capita di essere solo spettatrice?

Si, amo vedere spettacoli, anche se non ho moltissima esperienza: studio musica lirica solo dal 2001, e sento un grande desiderio di vivere profondamente queste emozioni straordinarie, le stesse che ho provato quando avevo sedici anni e stavo guardando la pubblicità della British Airways in TV con la mia famiglia. Una dolce musica cominciò a diffondersi e a far emergere un intreccio di voci avvincendomi con l’effetto ipnotico della bellissima melodia del Duetto dei fiori dalla Lakmé di Delibes. Cerco di rivivere e trasmettere questa sensazione. Non mi sono mai voltata indietro, e così, quando ho avuto modo di intraprendere il mio viaggio, ho voluto essere quel tipo di interprete che tocca i cuori e l’anima in modo speciale... Il motivo per cui la musica è chiamata "cibo dell'anima" è che dà nutrimento all’anima dell’umanità. E così mi piace andare al maggior numero possibile di spettacoli - opere, concerti, musica, teatro - per osservare la reazione del pubblico e per capire ciò che suscita lacrime o gioia. Nel mio percorso cerco di formarmi e di familiarizzare con questo straordinario mondo che è l’opera lirica.

Chi ti ha sostenuta in questo viaggio?

Nella mia cultura abbiamo un detto "ci vuole un intero villaggio per crescere un bambino": bene, nel caso mio ho attorno tutto il mondo. Troppi per nominarli, un intero esercito a mia disposizione, una “Armata Pretty” (Pretty Army), a cominciare dalla mia casa, i miei genitori amorevoli, i miei fratelli e sorelle, amici, colleghi, i miei insegnanti presso l'Università di Cape Town e i miei sostenitori presso l'Accademia del Teatro alla Scala. L'elenco sarebbe davvero lungo.

Come sei arrivata in Italia? E perché si sceglie l'Italia per la formazione?

Ho preso parte al concorso internazionale Belvedere di Vienna nel 2009 e uno dei tanti premi che ho vinto quella sera era un invito a partecipare ai corsi di canto dell'Accademia della Scala; naturalmente per me è stata l'occasione della vita, visto anche che fino a quel momento avevo soltanto letto tante cose sulla storia del Teatro alla Scala.

Scorrendo la tua biografia ho notato che hai debuttato a Mantova nell'Orfeo di Monteverdi. Cosa ti è rimasto dell'esperienza di quegli anni?

È stata una delle prime occasioni di apprezzare le incredibili bellezze dell'Italia e resta uno dei miei ricordi più preziosi. Lavorare, poi, con la grande Raina Kabaivanska è stato impagabile. E fu anche la prima volta in cui assaggiai sapori della deliziosa cucina italiana!

Su Youtube è ancora visibile una tua breve videointervista risalente proprio agli anni dell'Accademia.

Si, penso che sia stata la mia prima intervista e avevo giusto cominciato a imparare l’italiano.

In questi mesi estivi hai concluso le recite dei Puritani a Zurigo, in cui hai debuttato nel ruolo di Elvira; al Rossini Opera Festival di Pesaro in cartellone con due concerti e con un altro debutto interessante, quello come Amira nel Ciro in Babilonia; è in uscita il tuo primo CD di arie d'opera per la Sony in collaborazione con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Marco Armiliato e si annuncia una stagione 2016/2017 ricca di impegni. Come organizzi il tuo studio in modo da conciliarlo con la carriera? Chi ti aiuta nella preparazione?

Essere ben organizzata è la priorità in questo meraviglioso viaggio, e come detto ho un esercito, una “armata” che mi assiste in tutte le necessità, in modo che possa essere il più preparata possibile per tutti i miei impegni. Quando mi trovo in quel particolare teatro, ho anche a che fare con amici, pianisti e preparatori, a mia disposizione durante le prove di produzione, in modo che possa continuare a studiare. E di studiare non si finisce mai! Anche nel corso d’allestimento continuo a perfezionarmi perché credo che la voce ogni volta abbia bisogno di rinnovarsi e di sperimentare nuovi suoni ed emissioni; oltre alla “voce”, c’è bisogno di essere in forma anche fisicamente.

Nel CD rendi omaggio, con la Lakmé di Delibes, all'opera che ti ha fatto scoprire la musica lirica e. con il Rossini dell’Occasione fa il ladro, ricordi il tuo debutto scaligero. Nel caso dell’aria dalla Beatrice di Tenda intendi lanciare un segnale di disponibilità a interpretare l’opera belliniana? Indica la strada che intendi seguire per il futuro?

Non ho fatto altro che scegliere quelle parti in cui mi sentivo sicura; credo fermamente che la registrazione in studio e l’esibizione dal vivo siano due mondi completamente diversi. Ecco perché ho aspettato così a lungo per intraprendere questo nuovo viaggio nella mia carriera. E l’ho deciso quando ero sicura di poter essere pronta per la registrazione in studio. Naturalmente il CD inizia con l’aria dalla Lakmé; era anche inevitabile l’inserimento dell’aria della Beatrice di Tenda, con la quale mi sono presentata all’Operalia di Placido Domingo: sento che in futuro questo tipo di repertorio mi potrà riservare delle soddisfazioni.

Il tuo repertorio spazia tra Rossini, Bellini e Donizetti, la cui Lucia di Lammermoor è un titolo ormai consolidato nel tuo repertorio. Come giudichi la tua vocalità?

Ho avuto il privilegio di avere insegnanti vocali e preparatori che sono sempre stati disponibili per me quando ho avuto bisogno di consigli; ma per fortuna ho saputo prendermi la responsabilità delle mie scelte. Una volta Montsarrat Caballé mi ha dato un suggerimento: “cantare sempre le opere con la voce che hai ora, non il repertorio per una voce che pensi di avere in futuro, perché in questo modo corri il rischio di cantare qualcosa troppo presto o troppo tardi”. In seguito il mio istinto mi ha portato a cantare Bellini, Donizetti e Rossini. Ho anche avuto il piacere di cimentarmi con Mozart e con il repertorio francese.

Nei programmi dei tuoi concerti ti confronti anche con il repertorio liederistico e il '900 (Gershwin, Weil, Bernstein) e la musica sacra: lo ritieni utile per la tua voce?

Una delle principali missioni che mi sono imposta è stato quello di condividere il mio talento con il maggior numero di persone possibile; la versatilità e l'entusiasmo, assieme alle occasioni, mi hanno offerto il privilegio di sperimentare tutto questo vario repertorio.

Il tuo rapporto con i Social. Su Facebook hai un profilo privato e una pagina pubblico. Come interagiscono?

È abbastanza semplice e si può dire che il mio profilo ha un tocco più personale rispetto alla fanpage professionale.

Come vedi immagini il tuo pubblico?

Il privilegio del nostro essere interpreti è poter dare valore all'esperienza in teatro o in una sala da concerto. Il pensiero di poter offrire qualcosa che resti come un prezioso ricordo è, per me, qualcosa di inestimabile e vorrei immaginare, dunque, le persone del pubblico come amici per l'eternità... o, almeno, si spera.

Il tuo futuro! Oltre agli impegni già resi pubblici, ormai ospite regolare dei maggiori teatri del mondo, che cosa ti manca ancora?

Ho già percorso i miei più straordinari sedici anni in questo viaggio, e non vedo l'ora almeno per i prossimi anni di arrivare a perfezionare la mia voce con tutti gli strumenti che possiedo.I desideri? Spero che un giorno potrò avere l'onore di interpretare le tre regine di Donizetti, Anna Bolena, Maria Stuarda ed Elisabetta d’Inghilterra nel Roberto Devereux: speriamo, magari con mia sorella che attualmente studia alla Pershing School a Cape Town.

E quali opere hai ancora nel cassetto in attesa del debutto?

Debutterò prossimamente nel Roméo et Juliette di Gounod al Metropolitan di New York, inoltre non vedo l'ora della mia prima volta al Teatro dell’Opera di Roma!

Dove batte il cuore?

Il mio cuore è sempre diviso tra due mondi. Questo viaggio fenomenale in musica è condiviso con la mia famiglia.

Una riflessione che non vorrei fosse banale e discriminante: fai già parte della bellissima schiera delle cantanti di origine afro: Leontyne Price, Jessie Norman, Sherley Verrett, Grace Bumbry, Martina Arroyo, Barbara Hendricks, Kathleen Battle e tante altre del passato, a partire da Marian Anderson, una pietra miliare della storia non solo del canto. Cosa vuoi condividere con loro e cosa hai in comune con loro?

Noi tutte condividiamo il comune amore per questa incredibile arte.