Realizzare l'utopia

di Roberta Pedrotti

Ho avuto il piacere di conoscere la cittadina di Montisi, nel senese, un paio d'anni fa, grazie alla segnalazione di un'amica che mi parlò di un masterclass tenuto da Rockwell Blake nel piccolo Teatro della Grancia. Mi precipitai, godendo, oltre che delle lezioni sempre illuminanti del Maestro, di un borgo delizioso, quasi irreale per la quiete perfetta e ben sposata alla gustosissima ospitalità locale (a cena, la splendida cucina casalinga del Barrino non aveva nulla da invidiare alla piacevolezza della conversazione con il grande tenore). Già allora si parlava del sogno di Silvia Mannucci Benincasa, promotrice già del master, di istituire un festival più strutturato e quando ha preso finalmente forma quest'estate la scelta dei programmi e i nomi coinvolti non potevano non attirare l'attenzione. Dopo aver intervistato alcuni degli artisti in locandina (Marina Comparato, Teresa Iervolino, Silvia Beltrami e Marco Filippo Romano) abbiamo chiesto anche al direttore artistico, Giovanni Vitali, di poter raccogliere le sue considerazioni e il suo punto di vista sulle pagine dell'Ape musicale. Abbiamo colto l'occasione anche per farci raccontare dei nuovi progetti per i quali sta collaborando con l'Opera di Firenze.

Si è appena conclusa la prima edizione del Festival Solo Belcanto. Come è nata questa iniziativa e con quali propositi?

Il Festival nasce da una pluriennale amicizia con Silvia Mannucci Benincasa, che è di Montisi e che da anni mi parlava di questo paese e del suo teatro lillipuziano. Entrambi amiamo la lirica e il belcanto in particolare, quindi ci è sembrato logico dedicare le nostre energie a questo repertorio. Abbiamo chiamato a raccolta amici cantanti e pianisti: tutti hanno aderito con entusiasmo e generosità al progetto: per questo non finiremo mai di ringraziarli. Insieme a loro sono nati i programmi dei concerti “a tema”, incentrati su alcune grandi primedonne dell’Ottocento: la Viardot, la Malibran, la Pasta, la Colbran… A conclusione del Festival abbiamo collocato il concerto-spettacolo Buffo ma non troppo, sintesi perfetta dell’estetica belcantista, che ha riguardato sia il repertorio comico che quello serio. Sia io che Silvia siamo nostalgici dei Festival degli anni Settanta, come Batignano o Barga, dove al piacere del fare musica e di riscoprire capolavori dimenticati si univano la bellezza dei luoghi e, perché no?, anche la ricchezza dei prodotti enogastronomici. A Montisi stiamo cercando di riproporre quel modello. Ovviamente, da buoni incoscienti, siamo partiti senza un euro; abbiamo lanciato un crowdfunding sul web che in due mesi, grazie alla generosità di tanti sostenitori, ha fruttato 6.600 euro, consentendoci, insieme agli incassi, di sostenere i costi vivi dell’organizzazione.

La comunità di Montisi, microscopico e delizioso paesino del senese in cui è molto forte anche la presenza straniera, soprattutto anglosassone, come ha reagito alla proposta? Qual è il suo rapporto con la musica? Organizzare un festival in un luogo così particolare, bellissimo e suggestivo, ma anche difficile da raggiungere senza auto e con teatri e spazi per gli spettacoli di dimensioni piuttosto ridotte, quali vantaggi e quali difficoltà vi ha posto?

Il pubblico ha reagito benissimo con una percentuale di presenze straniere del 50%. D’altra parte a Montisi la musica classica non è una novità. Da molti anni è attiva la Piccola Accademia del Clavicembalo creata e diretta da Bruce Kennedy, che ogni estate organizza delle master classes con grandi musicisti come Christophe Rousset, frequentate da allievi provenienti da ogni parte del mondo. Seminiamo, quindi, su un terreno già molto fertile. I vantaggi di organizzare un Festival qui sono molto superiori alle difficoltà a cui lei accennava. La bellezza di questo piccolo angolo di paradiso tra la Val d’Orcia e le Crete Senesi fa presto dimenticare l’ora e mezzo che separa Montisi da Firenze o da Grosseto. Quanto alle ridotte dimensioni del Teatro della Grancia, 57 posti tra platea e palchi, le vediamo come un valore, non come un limite. Lo spettatore condivide delle emozioni musicali suscitate da artisti che si trovano a pochi metri da lui, può guardarli negli occhi, li sente respirare: condizioni che non si verificano mai nei grandi teatri. In futuro poi non escludiamo di poter utilizzare anche spazi più grandi, magari all’aperto, sia a Montisi che a San Giovanni d’Asso, o negli altri paesi vicini.

Qual è il bilancio (artistico e non solo) di questa prima edizione?

Dal punto di vista artistico, molto positivo. Cantanti, pianisti e pubblico sono stati molto soddisfatti di questa esperienza. Gli artisti lo hanno detto lasciando Montisi con molto rimpianto, il pubblico lo ha testimoniato con la sua partecipazione e i suoi applausi. Sul versante economico, credo che chiuderemo addirittura con un piccolo attivo: siamo stati virtuosi. Lo investiremo in Solo Belcanto d’Autunno che prevede un concerto l’11 ottobre, in occasione della Settimana della Cultura in Toscana, dal titolo Sento nel core, dedicato alla vocalità sacra e profana tra Cinquecento e Settecento con il soprano Silvia Martinelli e il clavicembalista Andrea Trovato.

Il risultato e il ricordo più bello di questa prima edizione, la prossima idea da realizzare e sviluppare.

Quello di aver creato un nuovo Festival così ben accolto fin dalla sua prima edizione, anzi dal “numero zero” come l’ho definito, credo sia un bel risultato. Ricordi belli, tanti: difficile indicarne uno soltanto. Mi ha commosso sentire al mattino il paese riempirsi dei vocalizzi delle ragazze che partecipavano alla master class di Marina Comparato. Erano dappertutto: nelle strade, nei giardini degli agriturismo, nelle camere della locanda. E gli abitanti ascoltavano incuriositi questi suoni melodiosi che stavano per trasformarsi in canto una volta in teatro. Un momento davvero magico. Il prossimo appuntamento l’ho già indicato, Solo Belcanto d’Autunno, e poi ovviamente la seconda edizione nel 2015: il programma lo annunceremo a novembre.

Quali le prospettive per il futuro?

Difficile indicarle, dipendono da molti fattori, non tutti dipendenti dalla nostra volontà. Il critico Alessandro Mormile, che ha seguito parte dei concerti, si è augurato che Montisi possa trasformarsi in un’altra piccola capitale della musica estiva italiana. Forse è un traguardo ambizioso per un Festival appena nato, però noi lavoreremo in questa direzione. Se ci riusciremo, ne saremo ovviamente felici; se falliremo, ci saremo comunque divertiti moltissimo nel provare a farlo.

Si può definire il Festival di Montisi un'utopia realizzata, soprattutto in questo particolare momento storico, economico e culturale? Come potrebbe, eventualmente, sintetizzare il messaggio di questa avventura?

Gran parte del mondo della musica oggi è dominato dalla politica e dal business. Solo Belcanto prova a riportare al centro dell’attenzione il piacere di fare musica insieme, di parlarne fra amici in una cornice paesaggistica bellissima, magari gustandosi un buon piatto di pici accompagnato dagli strepitosi vini rossi prodotti in questa zona. È una filosofia molto rossiniana, quindi perfettamente in linea con i presupposti artistici del Festival!

Giovanni Vitali è stato per molti anni la colonna dell'area stampa del Maggio Fiorentino e una voce familiare agli ascoltatori di Radio3. Oggi lo ritroviamo come direttore artistico a Montisi e responsabile promozione culturale e valorizzazione archivio audio-video per l'Opera di Firenze. Come è approdato e si trova in queste nuove vesti fra un Festival giovane in un piccolo centro e una delle istituzioni più prestigiose del nostro paese, in fase di rilancio dopo una fase di seria difficoltà? Ci può anticipare qualcosa anche sulle nuove iniziative fiorentine?

Il 2014 è stato per me un anno di grandi novità nel campo professionale, forse perché sto per compiere cinquant’anni! Sono molto contento dell’incarico all’Opera di Firenze nel momento in cui ci accingiamo a questo entusiasmante lancio del nuovo teatro. L’ufficio che mi è stato affidato dal Sovrintendente Francesco Bianchi è una novità, non esisteva prima di adesso. Si occupa di promuovere i contenuti culturali della Stagione e del Festival del Maggio Musicale attraverso una serie di eventi collaterali, di formare il nuovo pubblico, ma anche di rendere più consapevole chi già frequenta l’Opera di Firenze, e di valorizzare l’immenso patrimonio audio-video conservato nel nostro archivio a partire dal lontano 1952. Per la Stagione 2014-2015, con le mie collaboratrici Cinzia Scali e Roberta Scheggi, abbiamo approntato un programma, che è stato chiamato “Oltre il sipario”, articolato in 130 momenti di approfondimento delle opere, dei concerti e dei balletti in cartellone con percorsi tematici, incontri con il pubblico, conversazioni musicali, guide all’ascolto, pomeriggi musicali a Casa Martelli, una festa per i 90 anni di Rolando Panerai, due mostre di cui una dei costumi donati al Maggio da Renata Tebaldi a 10 anni dalla scomparsa e un convegno internazionale dedicato a Claudio Abbado [leggi qui il programma dettagliato]. Contemporamente abbiamo oltre 60 appuntamenti destinati alle scuole, agli studenti ma anche agli insegnanti: recite d’opera e di balletto, prove generali di concerti, il progetto Musica&Museo che abbina alla prova generale di un concerto sinfonico la visita a uno dei tanti bellissimi musei della città, spettacoli appositamente concepiti per i ragazzi, lezioni-concerto nelle scuole, workshop per gli insegnanti e visite guidate all’Opera di Firenze [leggi qui il programma dettagliato]. Nella collana di CD Maggio Live, che è iniziata con un concerto del 1993 diretto da Carlo Maria Giulini e la riproposta della Donna del lago di Rossini del 1958, pubblicheremo a breve due CD dedicati a Vittorio Gui, il fondatore della Stabile Orchestrale Fiorentina e del Festival, quindi La traviata del 1984 diretta da Carlos Kleiber, La Cenerentola del 1971 diretta da Claudio Abbado e la Lucrezia Borgia del 1979 con Katia Ricciarelli e Alfredo Kraus. Insomma, il lavoro non manca! Solo Belcanto è il buen retiro estivo con il quale mi riposo.