Tutte le strade portano all'Opera

 di Andrea R. G. Pedrotti

Nel 2021 Timișoara sarà Capitale europea della cultura. Il nuovo sovrintendente del Teatro dell'Opera, il baritono Christian Ridic, ci racconta come si prepara a questo importante appuntamento, quali sono i suoi progetti per la formazione dei giovani e per il coinvolgimento di artisti rumeni già affermati a livello internazionale.

Che cosa puoi dirci della tua nomina come sovrintendente dell'Opera di Timișoara, dopo ben diciannove anni di gestione da parte di Corneliu Murgu?

Sono stato designato dal Maestro Murgu, che ha gestito per diciannove anni il teatro. Per me questo è un onore, ma anche una grande responsabilità. Il maestro Murgu ha fatto una grande carriera, quando le carriere venivano ancora costruite con criterio; viene dal mondo della Callas, di Del Monaco, di Nello Santi. I suoi colleghi abituali erano Pavarotti, Domingo, Fisichella, etc... . Era il tempo di Zeffirelli e Ponnelle, il tempo del mio concittadino Ioan Holender come sovrintendente della Wiener Staatsoper. Devo rispettare la tradizione secondo la quale in questo teatro sia un bene venire a cantare, prima di diventare famosi. Le voci rumene sono molte e gli anni per averli in casa sono quando gli artisti imparano il repertorio, prima che comincino la carriera internazionale. È bello che tornino: ora è venuto Petean che, quando il suo calendario lo permette, è qui per fare qualche titolo. Voglio che questo sia un teatro dove sia piacevole tornare e cantare, anche se non siamo una realtà ricca come quelle del resto d'Europa.

Quale sarà la tua impostazione artistica?

Bisogna rinnovare il pensiero della teatralità dell'opera, in modo che non si limiti a essere un concerto con i costumi; è necessario ritrovare il concetto di drammaturgia. Al centro dell'opera sta sempre la voce, ma voglio portare quel senso del teatro autentico e totalizzante.

Come funziona la preparazione dei musicisti a Timișoara?

Da noi, prima si scopre che si hanno delle qualità, poi, dopo lo studio in conservatorio, si viene in teatro per fare le audizioni. Purtroppo non esiste un Operastudio a Timișoara, ma mi piacerebbe crearlo: uno studio da cui prendere il materiale per il palco. Io ho avuto una grande fortuna da cantante, perché nel mio terzo anno sono stato nominato solista, considerando che nell'89 ci sono stati molti pensionamenti e tutti quelli che potevano cantare erano già nei grandi teatri esteri. Ho imparato il mestiere sul palco, perché si impara sul palco. I migliori insegnanti per me sono stati i direttori d'orchestra e i registi, ovviamente dopo aver appreso i prerequisiti tecnici.

Le basi in Romania vengono impartite con grande rigore.

Io ero violoncellista e mi è stata impartita una “grammatica della musica” molto buona e solida. I cantanti rumeni imparano facilmente le parti nuove. Non ho fatto la grande carriera alla Wiener Staatsoper, ma ho lavorato molto alla Neue Oper Wien, dove ho cantato diverse cose, anche di repertorio contemporaneo. Anche questo contatto con la musica contemporanea mi ha aiutato a imparare meglio la classica.

Quindi vorresti ampliare il repertorio.

Passo passo vorrei inserire nuovi autori e nuovi titoli. Dal maestro Murgu ho ereditato un repertorio fantastico del grande Ottocento. Gli autori italiani sono molto presenti qui: Verdi, Puccini, etc... Mozart è stato un po' dimenticato e vorremmo portare una Zauberflöte, con una messa in scena che rappresenti una vicenda attuale, perché la vicenda della Zauberflöte è una storia attuale, come La bohème, o Carmen, le tragedie del mondo di ogni epoca.

A Timișoara esiste anche una grande tradizione d'operetta.

Qui facciamo molta operetta, Die Fledermaus dal 1946. Le nostre tradizioni provengono da Cluj e da Vienna. Durante la seconda guerra mondiale, metà della Transilvania venne ceduta all'Ungheria fascista e l'Opera di Cluj con i suoi dipendenti fuggì a Timișoara. Metà dei solisti dell'Opera di Cluj, poi, rimasero qui, perché era come un nuovo inizio e consentì l'atto di nascita di questo teatro.

Che cosa pensi del genere dell'operetta e della sua importanza per la formazione degli artisti?

L'operetta è un bambino nato a Parigi da Offenbach, nella città del piacere e il suo latte era lo Champagne. Per noi il demi-monde è una realtà morta e non ritroviamo i suoi protagonisti nella contemporanietà, ma le loro storie, sì. Il problema dell'operetta è stata la nascita delle incisioni discografiche, perché l'artista era attore, danzatore e cantante. Poi le cose si sono fuse, e non so se sia stato un bene a Vienna, perché il cantante d'opera non è sempre un attore abbastanza bravo per cantare un'operetta. L'operetta non è la cenerentola dell'opera, ma uno stile serio, molto più diffcile rispetto all'opera e per questo aiuta. Anche a Timișoara i cantanti si scambiano fra opera e operetta: io cantavo Jago in Otello e Eisenstein nella Fledermaus. Aiutava tanto nella teatralità. Penso a Thomas Allen, a Beczala, a Prey, grandi artisti che sono stati, o sono ancora, grandi interpreti d'operetta.

Quindi pensi a un rinnovamento della mentalità del teatro?

Sì, ma senza stravolgerlo: dobbiamo fare Aida, perché fu la prima opera fatta a Timișoara. Aida è un'opera particolare, sia corale, sia intima. Noi possiamo tenere un allestimento molti anni come accade a Vienna, ma non possiamo affidarci solo agli stabili, abbiamo bisogno, almeno una volta al mese, di invitare un artista esterno, come è accaduto recentemente con George Petean. La gente viene per il cantante, non per il regista, o il direttore.

Comunque un cambio di immagine per il mondo esterno.

Vorrei istituire l'abitudine che si venga a Timișoara per il teatro di Timișoara e che, al pari di molte altre realtà dell'ex impero austro-ungarico, non venga più considerata una piccola Vienna: io voglio una grande Timișoara e spero che questo sogno diventi realtà grazie al turno di capitale europea della cultura.

Il teatro dell'Opera sarà proprio al centro dell'anno che vedrà Timișoara capitale europea della cultura?

A Timișoara, tutte le vie vengono all'opera. Il titolo che porteremo qui avrà un soggetto molto importante per la storia della Romania, un'opera italiana di scuola napoletana.

Come pensi di rinnovare gli allestimenti?

Dobbiamo stare attenti al fenomeno dei Regietheater, che furono necessari nel momento in cui l'opera era diventata un concerto in costume: invece la regia ha una sua importanza e questo cambio estremo era necessario. L'iportante non è che l'opera sia rispettata e che la vicenda non muti, ma che ci siano idee. Non devono esserci rivoluzioni, ma c'è del buono e del meno buono in tutti gli stili. Bisogna cambiare la mentalità di chi sta sul palco. L'anno di cultura europea dovrà essere il punto di partenza della grande Timișoara. Devo dimostrare la grandezza di Timișoara, anche di fronte a tutta la Romania, che rappresenteremo agli occhi d'Europa.

Come pensi di coinvolgere la cittadinanza?

Dobbiamo fare di più per coinvolgere i giovani, per portarli all'opera, dobbiamo trovare un modo per portare qui i ragazzi, magari con l'operetta. L'opera per bambini dev'essere opera normale, ma fatta bene, contemporanea col suo gusto in modo che lo spetattore possa sentirsi coinvolto nel soggetto. Abbiamo pensato di riscrivere lo Schiaccianoci, con parti da cantare: insomma, di fare un'opera con questi temi e scrivere un libretto su queste melodie. Potrebbe essere anche questo un progetto.

Sarà importante avere a che fare con il conservatorio, con audizioni per gli studenti e questo sarà il futuro, con piccole parti. L'apporto dei cantanti rumeni in carriera è importantissimo per noi, cantanti come George Petean o Mihaela Marcu, o Stefan Pop sono la nostra ricchezza.

Grazie e in bocca al lupo Christian Rudic.