La materia assente

di Roberta Pedrotti

Il Teatro Coccia di Novara risponde al blocco dell'attività imposto dall'emergenza sanitaria con un'opera nata appositamente per le piattaforme online. Abbiamo chiesto agli interpreti e agli artefici di raccontarcela. Abbiamo intervistato Giuseppe Palella, alle prese con le difficoltà di curare scene e costumi a distanza con la complicità dei cantanti e i materiali a disposizione nelle loro case! 

leggi anche -> Novara, Alienati: un'opera sperimentale per il Teatro Coccia

Alienati, intervista a Marco Taralli

Alienati, interviste a Federico Biscione, Alberto Cara, Cristian Carrara, Federico Gon

Alienati, intervista a Stefano Valanzuolo e Vincenzo De Vivo

Alienati, intervista ad Alfonso Antoniozzi

Alienati, intervista a Daniela Barcellona

Alienati, intervista a Roberto De Candia

Alienati, intervista a Luciano Ganci e Giorgia Serracchiani

Alienati, intervista a Jessica Pratt

Alienati, interviste a Davinia Rodriguez e Sofia Frizza

Alienati, intervista a Nicola Ulivieri

Nel teatro, così legato ad attimi fuggenti, l'aspetto più fisico, materiale è forse quello dei costumi e delle scene. Quanto manca, oggi, questo elemento umano, tattile fra quarantena e distanziamento sociale?

In questa domanda ci sono parole davvero importanti su quello che è il nostro lavoro: il teatro è una realtà che basa la sua natura e la sua ragion d’essere sulla fisicità; tutto è fisico, la musica dal vivo , l’azione scenica, il movimento scenografico, il costume realizzato a misura del personaggio.

Ma in questo particolare momento,la fisicità,  è un elemento completamente assente, è la parte più struggente che affiora nel ricordo del mio lavoro,  che mi sovrasta in maniera così presente in questa quarantena.

Per questo  non ho comunque mai smesso di progettare costumi, di disegnare e,lavorare, e anche di sperimentare possibilità parallele.

Non a caso proprio con questo progetto, Alienati,  ho provato a costruire uno spettacolo per il web,sempre conscio di lavorare su un linguaggio differente , parallelo a quello del palcoscenico, ma che mi ha subito sorpreso per una particolare situazione, l’incontro umano via camera,  con grandissimi artisti, musicisti e addetti al lavoro straordinari,quotidiano,  che mi ha accompagnato per quasi due mesi ,in questo percorso così particolare, una vero arricchimento  per me .

Una progettazione fatta di creatività, studio, tecnica, il disegno e poi l'aspetto artigianale della realizzazione effettiva. Come lavora un costumista? Come si evolve un'idea dalla prima “lampadina” all'andata in scena?

Il mio modus operandi parte dallo “spoglio” del libretto, ovvero l’analisi attraverso il testo scritto delle necessità di costume e regia,infatti è proprio il regista che identifica un’atmosfera in cui sviluppare azioni e caratteri dei personaggi. Personalmente amo disegnare a mano i bozzetti , non so usare il computer.

Ascolto la musica per tutti i giorni della preparazione , e dopo una serie di confronti con il team creativo , definisco il mio progetto che oltre ai costumi coccola anche le acconciature i gioielli gli accessori le calzature, i trucchi, le patine e le elaborazioni e tutti quei dettagli che rendono quello spettacolo unico.

Successivamente i disegni arrivano in sartoria, e nei laboratori artigianali, in Italia abbiamo delle eccelse officine, sartorie e workshop famose in tutto il mondo per la loro qualità artistica . In essi vengono selezionati materiali, fogge e forme , pensate sopratutto per le distanze con il pubblico; noi dobbiamo raccontare e parlare anche a chi è seduto lontano,  in alto nel loggione, questo è un pensiero costante di amore e rispetto per il pubblico... anche se negli ultimi anni l'opera è trasmessa anche in televisione o al cinema,  una visione parallela del teatro dal vivo, io penso prima al pubblico in sala.

La fase più difficile arriva sul  palcoscenico, lo scontro con le diverse fisicità e personalità degli artisti, i movimenti i cambi veloci, un momento comunquebello perche' è in questa parte che esplode la musica la voce, la forza e le  emozioni così inspiegabili ,che cui tutto si risolve in magia .

Ora, per Alienati, sarà scenografo e costumista a distanza, lavorando con i materiali a disposizione degli interpreti, con gli ambienti dove vivono, senza poter intervenire direttamente. Come si pone di fronte a quella che immagino sia una bella sfida? Cosa manca di più e cosa pensa, invece, potrà aguzzare l'ingegno e riservare sorprese?

In partenza il mio istinto mi ha portato a lavorare come se stessi progettando uno spettacolo teatrale, preparando le diverse schede dei personaggi, costumi e accessori. A casa  ho preparato da solo e cucito diversi elementi per ogni cantante, ho un piccolo studiolo stracolmo di tessuti e accessori pronti per le mille emergenze che dobbiamo affrontare in produzione, mai  come questa. Ho successivamente preparato tante scatole da inviare ai cantanti...un gesto per continuare a fare quello che tutti noi facevamo prima di questa calamità.

Questo libretto è davvero brillante e molto variegato, dopo una lettura video con tutti i musicisti e dato l’obbligo di distanza il regista ha effettuato un web-tour per scegliere le differenti location, per ambientare le scene.

In base ai colori, delle location ho preparato una palette cromatica abbastanza complementare, dove Il quadro di ripresa è quasi sempre un mezzo busto, concentrandomi su uno spazio ridotto.

Credo che un creativo debba essere sempre curioso, e questa sfida è piena di inventiva, e nuove visioni affascinanti.

Quello che mi manca è la possibilità di seguire l’artista fisicamente nel dettaglio, ho lavorato nel cinema e prima che la telecamera inquadrasse un attore, il nostro compito eraquello di curare i particolari che rientrano nel monitor in quella determinata scena. Qui non è stato possibile farlo, ma di contro le lunghe video chiamate e continui messaggi con tutto il team è stato magico: siamo entrati nella vita privata reciprocamente ,e, quello che è di solito  ambito personale è stato per necessità di produzione svelata...un esempio, ora conosco perfettamente il contenuto degli armadi dei cantanti!!!una intimità inaspettata.

State già parlando di possibili soluzioni per la riproposta di Alienati sulle tavole del Coccia? In generale, pensa che vi rifarete a quanto vedremo sul web o che creerete un'immagine nuova,lavorando con i mezzi tradizionali del teatro?

Il palcoscenico ha un altro linguaggio e un codice completamente differente da quello del web. Sicuramente la traccia lanciata sullo schermo non sarà abbandonata , ma sviluppata. Il teatro può comunicare con tante differenti realtà, è questo che lo fa vibrare sempre di una luce particolare, che accende lunghissimi dibattiti e riscalda animi e emozioni. Una volta tornati sul palcoscenico del Teatro Coccia, oltre a stringerci finalmente in un grande abbraccio , ritorneremo a lavorare con tutte le maestranze che fanno il teatro dietro la scena, un numero infinito di straordinari artisti e artigiani, dove una semplice idea per ora solo accennata,  può attraverso tante persone unite in un unico fine, diventare pura magia e emozione, perchè non scordiamolo mai, il teatro è uno spettacolo in 3D!