Ritorno in scena

di Luigi Raso

Un incoraggiante segnale di ripartenza per il mondo dell’opera lirica proviene anche dal Teatro dell’Opera di Sofia: dal 19 al 25 giugno verranno rappresentati Il trovatore, Rigoletto e La traviata.

La musica di Verdi si riappropria della scena e riapre il teatro della capitale bulgara.

Ad interpretare i tre complessi ruoli baritonali della trilogia popolare è Vladimir Stoyanov, che abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare - a due anni dalla sua intervista alla nostra rivista (leggi l'intervista) - le inquietudini causate dal lungo periodo di stop imposto alle attività musicali e le emozioni legate al ritorno sulle scene.

Maestro Stoyanov, come sta e come ha trascorso questi mesi di temporanea sospensione delle attività musicali dovute all’emergenza sanitaria?

Sto bene, per fortuna! Abbiamo attraversato un periodo carico di paure e incertezze per il futuro: per noi persone dello spettacolo è stata una prova molto dura, che ci ha privato delle prospettive per il futuro. In un attimo abbiamo visto fermarsi tutto.

Produrre arte richiede serenità, e, purtroppo, è mancata per vari mesi: questa trilogia popolare che andrà in scena al Teatro dell’Opera di Sofia mi ha ridato speranza!

Qui a Sofia è percepita come un grande evento musicale, come l’inizio di una nuova fase, dopo mesi di stop forzato e tanta paura.

In quali condizioni riparte la lirica al Teatro dell’opera di Sofia? Come si è preparato il teatro al ritorno del pubblico in sala?

Nel rispetto delle misure di profilassi sanitaria la capacità della sala del teatro sarà di circa il 30% dei posti, quindi circa 300 persone; l’importante è però ricominciare, anche se il teatro non potrà essere gremito.

Sarà ovviamente rispettata la distanza di sicurezza tra gli spettatori; i professori d’orchestra sono distanziati tra loro, l’orchestra è stata leggermente sfoltita, ma la resa sonora è buona, anche se gli strumenti sono più distanti del solito. Come inizio non è affatto male!

Sono molto felice di partecipare a questa riapertura. E’ un modo per dare speranza e coraggio ad altri colleghi e teatri! In questi tre mesi di lockdown abbiamo assistito alla crisi della socialità: siamo stati da soli, ed ora è arrivato il momento di ripartire, di tornare insieme.

Quanto alla messa in scena, per noi cantanti non è cambiato nulla: le opere andranno in scena in forma scenica.

Durante le prove è stato possibile usare mascherine e occhiali protettivi, ma gli spettacoli andranno in scena come è sempre stato. Noi cantanti canteremo duetti, terzetti, ci abbracceremo,ecc.

Nessuno dei miei colleghi ha paura, anzi, siamo tutti entusiasti e felici per questo nuovo inizio: questa è la nostra vita, il nostro lavoro e la nostra passione.

Il pubblico, quindi, non avvertirà nessuna differenza rispetto a quanto accadeva fino a pochi mesi fa.

Vogliamo incoraggiare le persone a non aver paura. Il virus, per fortuna, non è più come tre mesi fa..ora dobbiamo tornare alla vita normale, con prudenza ma senza paura.

Sono davvero felice di questo inizio!

Come si è preparato a questo triplo appuntamento verdiano e cosa si prova a tornare finalmente in scena dopo il periodo di lockdown?

Ad inizio marzo, appena iniziato il lockdown, ero molto giù d’umore..i primi giorni non mi rendevo neppure conto di cosa stesse accadendo. Quindi, per tenermi su, ho deciso di dedicare almeno un’ora al giorno al canto: facevo vocalizzi, ripassavo le parti, i duetti, mia moglie Katerina mi accompagnava al pianoforte. Ho studiato brani nuovi, ho ascoltato musica. Mi sono tenuto in allenamento così. Noi cantanti siamo come gli sportivi: la gola va allenata ogni giorno, ho curato la mia salute vocale con esercizi quotidiani.

Dal punto di vista psicologico ripetevo a me stesso che dopo la notte sarebbe arrivata la luce. E’ stato sempre così e lo sarà anche questa volta, dopo questa difficile prova. La ripresa arriverà, sono fiducioso. Non bisogna mai deprimersi, per nessuna ragione!

Ho quindi notato che, tornato in teatro, all’inizio delle prove della trilogia popolare qui a Sofia non ho avvertito nessuna fatica nel cantare: durante la prova all’italiana di due giorni fa ho cantato tutto Il Trovatore senza avvertire alcun affaticamento vocale; anzi, la voce era fresca, fluida.

Conte di Luna, Rigoletto e Giorgio Germont sono parti impegnative ma che amo tantissimo: li affronto sempre con responsabilità e partecipazione. Probabilmente in questo momento, essendo opere molto popolari, sono le più adatte per questa ripresa!

Pensa che dopo questa terribile pandemia l’approccio del pubblico all’opera lirica potrebbe essere cambiato?

Durante il lockdwon c’è stato un notevole “consumo” di musica attraverso lo streaming, videoregistrazioni, ecc.: è stato un fenomeno positivo, encomiabile, ma non credo che sia la modalità più appropriata per far musica.

Viviamo immersi in un mondo tecnologico, con PC, smartphone, tablet, ma i tentativi di creare opere liriche con questi mezzi sono stati alquanto infelici per qualità del suono, visibilità.

Anche io non mi sono sottratto alla tecnologica, tanto che durante il periodo di quarantena ho inciso Dio di Giuda!: io ero a Sofia e il pianista, Ethan Schmeisser, a Tel Aviv. E’ stato un esperimento interessante, ma la musica lirica è un'altra cosa: serve socialità, il contatto diretto tra artisti e pubblico per far musica. Ora è il momento di stare di nuovo insieme, di recuperare la socialità della vita dopo aver praticato il distanziamento sociale. A me vivere isolato, distanziato dagli altri, non piace.

La crisi dovuta alla pandemia ha avuto, a mio modo di vedere, un forte impatto, proprio sul tessuto sociale, tendendo a disgregarlo: la crisi economica si supererà, ma forse recuperare la dimensione sociale delle nostre vite sarà la sfida più difficile.

Il luogo consacrato alla grande musica non può che essere il teatro: lì ci sono i colleghi, i professori d’orchestra, l’acustica giusta.

Ho studiato venti anni per diventare un artista, per esibirmi in teatro, davanti al pubblico, certamente non per farlo davanti a un telefono o un personal computer! Questi utilissimi strumenti tecnologici servono ad altro, ma di sicuro non a produrre arte. Lo ripeto: la musica si fa a teatro.

Avverto che il pubblico ha una gran voglia di tornare a teatro, artisti e pubblico devono incontrarsi di nuovo in teatro. Vorrei tanto vedere di nuovo i teatri pieni, sold out.. e sono sicuro che questo momento arriverà molto presto.

Dopo la imminente trilogia verdina a Sofia quali altri impegni ha in programma?

Il 2020 non è iniziato nel migliore dei modi..quasi tutti i miei impegni sono stati cancellati a causa della pandemia, alcune anche in Italia..è saltato quasi tutto, purtroppo.

Attendo indicazioni dalla Lyric Opera of Los Angeles dove dovrei debuttare come Conte di Luca il prossimo ottobre: al momento, però, non ci sono ancora notizie precise su questa produzione, né so se verrà confermata o meno. Vedremo cosa accadrà..sarei molto contento di poter debuttare a Los Angeles.

Ci sono molti progetti per il futuro, anche in Italia, ma sembra che i teatri stiano riprogrammando ex novo le stagioni liriche. Per fortuna qualche teatro - penso al festival di Bregenz - ha riprogrammato nel 2021 la stagione 2020 cancellata per l’emergenza sanitaria.

La pandemia ha letteralmente sconvolto le nostre agende, causando danni anche economici a noi artisti: non lavorare un anno è dura. Ci sono persone in condizioni sicuramente peggiori delle nostre, ma per molti artisti questo stop prolungato costituisce un grosso problema.

Confido molto nel 2021: la riapertura di Sofia mi ha ridato speranza per il futuro! Dobbiamo essere tutti fiduciosi, riprendendo ad andare a teatro, così come nei musei, nei cinema, ecc!

Forse i mass-media in questo periodo, già così difficile, hanno contribuito ad amplificare le nostre angosce; è mancato, secondo me, quel pizzico di ottimismo che non dovrebbe mai mancare nella vita.

Sperando che l’opera lirica riparta presto anche in Italia all’interno dei teatri, avremo la possibilità di ascoltarla nel nostro Paese?

Spero di tornare a cantare in Italia al più presto! La mia carriera si è svolta principalmente in Italia, Paese che amo particolarmente! Vi auguro di superare velocemente questa crisi e di tornare presto alla vita normale! Forse servirà solo un po’ di tempo perché molte persone sono state traumatizzate dalla paura della pandemia..

I teatri italiani sono i più belli, quelli con l’acustica migliore, il pubblico italiano è competente e caloroso.

Approfitto di questa intervista per augurare a tutti i miei amici italiani, ai miei colleghi, di riprendere a lavorare al più presto, in sicurezza e serenamente! Vi auguro soprattutto tanta salute, di essere sempre prudenti, coltivando fiducia e speranza nel futuro!

Io sono ottimista per l’arte e per l’umanità in generale: in ogni essere umano c’è una particella di Dio che non deve mai morire, ma che deve essere coltivata e crescere: solo così andremo avanti.

E noi artisti dobbiamo dare segnali di fiducia, proprio ripartendo dai teatri e dai luoghi della cultura: la funzione della musica è unire le persone.

In bocca al lupo, Maestro, per questa impegnativa trilogia verdiana al Teatro dell’Opera di Sofia che partirà - lo ricordiamo - il 19 giugno con Il trovatore, per poi proseguire il 21 con Rigoletto e per concludersi il 25 giugno con La traviata.

Grazie a voi per l’intervista e speriamo di rivederci presto tutti a teatro!