di Roberta Pedrotti
A. Vivaldi
Concerti per archi III e concerti per viola da gamba
Alessandro Tampieri, viola d'amore e violino
Accademia Bizantina
Ottavio Dantone, direttore e cembalo
2 CD Naïve, OP 30570, 2018
Ci sono casi in cui il confine fra musica d'arte e di consumo si fa sottile, sottilissimo e le due definizioni di comodo giungono quasi a sovrapporsi, tanto più che la distanza nel tempo rende la percezione del mercato e della percezione sociale dell'arte per forza di cose meno nitido, condizionato da considerevoli variabili sociali.
I concerti di Vivaldi si basano su uno schema ben definito e raramente derogato, su codici chiari e riconoscibili, un canovaccio sicuro per l'autore, un punto di riferimento chiaro e gradito per il suo pubblico. Ecco, allora che Stravinskij, con una delle sue celeberrime boutade, può esclamare che Vivaldi non abbia scritto centinaia di concerti, ma centinaia di volte lo stesso concerto. Al di là dell'ironia e dell'eccesso eclatante, un'affermazione che non merita di essere liquidata con una scrollata di spalle: centinaia di concerti utilizzano elementi comuni, strutture immediatamente riconoscibili, ma questa sorta di “marchio di fabbrica” del Prete Rosso non va a detrimento della sua arte, che, anzi, si rinnova in ogni concerto, animando la forma ricorrente con pennellate sempre diverse. Piccole sfumature di colore, contorni melodici più definiti, allusioni a temi esotici, modi francesi o timbri tedeschi, tratti ora lirici e crepuscolari, ora languidi, sensuali, gioiosi. Come una serie di vedute e dipinti che potrebbero essere di genere, se un sapiente tratto di pennello non sapesse conferir loro quella luce, quel dettaglio che segna la differenza fra il prodotto di consumo e l'opera d'arte. Concerti prodotti e producibili in serie come un quadro di Andy Warhol, concerti tutti caratterizzati singolarmente da una scintilla d'arte autentica e originale, da un estro che pare inesauribile.
L'accostamento di tredici concerti per archi ai cinque per viola d'amore, in questo CD, ne è piena conferma, in virtù delle suggestioni timbriche valorizzate nello strumento solista, qui affidato ad Alessandro Tampieri. Primo violino e viola d'amore, lo si apprezza per il calibro espressivo e l'eleganza del fraseggio e dell'articolazione, sì da valorizzare tutte le peculiarità dei concerti vivaldiani, nei moduli standard e nelle raffinate variabili, nella riconoscibilità della struttura e nell'unicità della tinta individuale. Con lui la chiarezza e la consolidata competenza degli archi dell'Accademia Bizantina si sposano al cembalo di Ottavio Dantone, concertatore al continuo e garante di un fluido equilibrio agogico, dinamico, timbrico, di una cura trasparente nell'intreccio delle parti e nella linea complessiva.
La qualità della registrazione valorizza a dovere questo nitore stilistico e questa limpidezza espressiva. Pregevoli anche le note di copertina dello stesso Dantone.