Il pianoforte volante di Rabbi

di Daniele Valersi

In questa estate segnata dalle restrizioni, dagli imprevisti e dalle incertezze conseguenti all’emergenza sanitaria, tra fine luglio e domenica 23 agosto si è svolta regolarmente la nona edizione della rassegna “Omaggio all’arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli”, che quest’anno è anche edizione dell’anniversario. Dopo l’apertura in grande spolvero con il recital di Grigory Sokolov il 30 luglio, si sono susseguiti in varie località del Trentino numerosi concerti che hanno visto alternarsi interpreti ai massimi livelli mondiali a giovani virtuosi in carriera e a promettenti allievi ancora frequentanti il conservatorio. Un risultato notevole, soprattutto se si considerano le difficoltà incontrate dagli organizzatori nel gestire i paletti che il viaggiare tra stati diversi comporta nella contingenza attuale, oltre alle restrizioni vigenti che hanno condizionato pesantemente la partecipazione del pubblico. Causa l’impossibilità di trasferirsi in tempo utile dalla Russia, in andata e in ritorno, il Festival ha dovuto rinunciare a mettere in cartellone la giovanissima Alexandra Dovgan, autentica rivelazione dell’interpretazione pianistica, che ha conquistato pubblico e critica in molte nazioni e che il pubblico del festival ha già potuto ammirare nell’edizione 2019. Oltre a Sokolov, presenza fissa in Val di Rabbi ormai da diversi anni, contribuivano al prestigio del programma artisti quali Boris Petrushansky, Sasha Grynyuk, Luiza Borac, François-Joël Thiollier, Alexander Ullman, Bruno Canino, Gala Chistiakova, Sofya Gulyak. Vitaly Pisarenko concludeva egregiamente la parte concertistica del festival con un recital in cui brillavano la sua abituale accuratezza nei dettagli e la sua timbrica raffinata, oltre a una padronanza tecnica che ha dell’incredibile. Non solo concerti di “star” del pianoforte: i giovani Marco Gatti, Enrico Rizzo e Federico Baldi, allievi del conservatorio “F. A. Bonporti”, hanno avuto modo di farsi conoscere in un contesto tra i più ambiti; si sono avute inoltre una mostra fotografica dedicata ad ABM e Giulini, alcune conferenze (un incontro-conferenza con Petrushansky, Arturo Benedetti Michelangeli e Carlo Maria Giulini: i Maestri silenziosi, Guido Cantelli il ragazzo degli dei) e, con l’occasione dell’anniversario beethoveniano, la proiezione del film “Amata immortale” (1994).

Il programma del festival è stato dunque attuato integralmente, fatto davvero eccezionale in quest'anno così problematico, nonostante un inconveniente non da poco sia andato a complicarne ulteriormente lo svolgimento: il parroco di San Bernardo di Rabbi ha negato l’utilizzo della chiesa per i concerti, costringendo gli organizzatori a trovare una soluzione all’ultimo momento. La chiesa di San Bernardo è salita quest’anno alla notorietà internazionale grazie alla pubblicazione (per DGG) del doppio CD di Sokolov, registrato in parte proprio in quel luogo che il grande artista russo ha definito “la chiesa con la migliore acustica che io conosca”. In un’intervista sul quotidiano trentino l’Adige don Renato Pellegrini motivava il diniego col rispetto del protocollo sottoscritto da CEI e governo in data 7 maggio 2020; grazie alla disponibilità del Comune di Rabbi i concerti previsti in chiesa si sono tenuti nella palestra delle scuole elementari, purtroppo con discapito per la qualità dell’ascolto. Rocambolesco il trasferimento del pianoforte, che non passava dalle porte al pianterreno ed è arrivato al primo piano dell’edificio issato con una gru.

Per un bilancio di questa importante edizione abbiamo intervistato Stefano Biosa, direttore artistico della rassegna e presidente del Centro di Documentazione Arturo Benedetti Michelangeli di Brescia, da lui fondato con Marco Bizzarini nel 1999.

Dott. Biosa, quali difficoltà avete incontrato nella programmazione? Nell'ingaggio degli artisti, per esempio.

Il festival internazionale Omaggio all’Arte pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli è uno dei pochissimi festival estivi al mondo che è riuscito a presentare il suo previsto calendario: sedici eventi di alto e altissimo livello, di cui undici concerti pianistici, tre conferenze, una mostra dedicata alle figure di ABM e Carlo Maria Giulini, una proiezione di film per l’anniversario della nascita di Beethoven. I viaggi di alcuni artisti sono stati assai problematici, molti voli sono stati cancellati all’ultimo istante dalle compagnie aeree. Sofya Gulyak è riuscita a partire dalla Russia solo il 6 agosto, ne sono seguiti 14 giorni di quarantena, terminati fortunatamente il giorno prima del suo recital.

Quali problemi sono sorti invece nell'attuazione del programma?

Grazie alla collaborazione delle amministrazioni comunali, di alcuni enti e di alcuni fidati collaboratori non abbiamo riscontrato problemi particolari. Ogni evento è stato realizzato nel più rigido rispetto del protocollo indicato dalla Provincia di Trento.

L'edizione di quest'anno era anche l'edizione dell'anniversario: che cosa l'ha resa speciale?

Per Sokolov e Pisarenko era il secondo recital dopo il lockdown, per tutti gli altri addirittura il primo. Alcuni pianisti, nonostante la grandissima esperienza, avevano manifestato preoccupazione nei giorni precedenti o durante le prove: “come suonerò davanti al pubblico?”. Ma, per tutti, il disagio è finito dopo le prime note suonate, grazie anche al gran calore e all’entusiasmo da parte dei numerosi spettatori accorsi: erano ritornati a suonare per la gente, ad emozionarsi ed emozionare. Tutti i concerti son stati eccellenti, alcuni addirittura memorabili.

Avete dovuto rinunciare alla chiesa di San Bernardo di Rabbi: come commenta il diniego da parte del parroco?

Comportamento sconcertante, dai risvolti per me oscuri. Nel corso delle edizioni precedenti abbiamo tenuto quasi quaranta concerti nella chiesa di San Bernardo, dall’inimitabile acustica, celebrata quest'anno dalla pubblicazione per la Deutsche Grammophon di parte del recital del 2019 del grande Grigory Sokolov. Com’è sotto gli occhi di tutti, in tante chiese del Trentino e del resto d’Italia si sono tenuti concerti, anche in quest’anno particolare. Spiace inoltre che don Renato Pellegrini non ci abbia fornito alcuna spiegazione. Considero questo atteggiamento una mancanza di rispetto nei confronti di musicisti di alto livello (che hanno affrontato in alcuni casi viaggi di migliaia di chilometri), degli organizzatori e dei loro collaboratori, del pubblico accorso da varie città d’Italia, dell’immagine del paese di Rabbi (che non ha altre location adatte a concerti di musica classica), infine della figura di Arturo Benedetti Michelangeli, soprattutto considerando che ricorre il centenario della sua nascita. Il grande pianista bresciano, che abitò a Rabbi per circa trent’anni, era uomo profondamente religioso, oltre che amico personale di papa Giovanni XXIII e papa Paolo VI; inoltre, come molti rabbiesi sanno, fu lui a inaugurare l’organo della chiesa di San Bernardo, che veniva a suonare di tanto in tanto. Quest'estate, regolarmente e quotidianamente, don Pellegrini ha però officiato nella chiesa le funzioni religiose alle quali erano ammessi un massimo di 130 fedeli (stessa capienza della sala-palestra della scuola).

Giudica soddisfacente la sala messa a disposizione per i concerti?

La palestra della scuola elementare, gentilmente messa a disposizione all’ultimo momento dal Comune di Rabbi per salvare i quattro concerti previsti, è stata bene allestita ma ha un’acustica purtroppo inadeguata a un recital pianistico. Ringrazio Bruno Canino, Gala Chistiakova, Sofya Gulyak e Vitaly Pisarenko, tutti abituati a ben altri palcoscenici, per aver accettato senza adeguato preavviso di suonare in questa location d'emergenza.

Qualche episodio notevole nello svolgimento del festival.

La realizzazione in pochi giorni, o meglio, in poche ore, del trasferimento del recital di Grigory Sokolov dalla chiesa di Rabbi all’Auditorium di Cles: ringrazio ancora il grande Maestro per la comprensione e disponibilità, oltre all’amministrazione comunale del capoluogo d’Anaunia.

Poi c’è stata la rottura di una corda (Si bemolle della terza ottava) durante lo splendido recital a Cles dell’impetuoso Boris Petrushansky nei Quadri di un’esposizione di Musorgsky, contrattempo che però non ha danneggiato l’esecuzione. Infine la grande difficoltà nel posizionamento dello Steinway grancoda al primo piano della scuola di Rabbi : se non ci fosse stata la gru del cantiere adiacente, i concerti sarebbero saltati.

Facciamo ora un bilancio complessivo della IX edizione e concludiamo con qualche idea per la prossima.

Bilancio assolutamente positivo. I risultati artistici sono stati eccezionali. Dispiace per quegli spettatori che non hanno potuto assistere ad alcuni dei concerti per la capienza limitata delle sale. Inizialmente ero titubante se confermare o meno la programmazione, in quest’anno così difficile; quasi tutte le altre manifestazioni sono state annullate o pesantemente ridimensionate. Ma nelle settimane tra maggio e luglio abbiamo ricevuto moltissimi messaggi d’incoraggiamento da spettatori affezionati, alcuni dei quali ci seguono fin dalla prima edizione del 2012. Abbiamo organizzato la rassegna, lavorando giorno e notte, in poche settimane. Per il decennale del festival, l’anno prossimo, dico solo che ho già in mente alcune grandi sorprese.