Riscoprire il corpo

di Roberta Pedrotti

È fra i più apprezzati soprani della sua generazione, ha studiato e praticato il teatro di prosa, si è specializzata in restauro e ha approfittato del blocco del 2020 per avviarsi a una seconda laurea in archeologia. Ci si potrebbe chiedere quando Mariangela Sicilia trovi il tempo per dormire, mangiare, portare a spasso il cane. E, invece, trova il tempo anche per insegnare. Ha tenuto master a Bologna e Wexford e da poco è responsabile del Corso per cantanti lirici della Scuola internazionale di musica Avos Project, che annovera fra i suoi docenti anche Beatrice Rana, Alessandro Carbonare, Luca Ranieri.

Come è nata questa collaborazione?

È un progetto che è nato quasi per caso, da una conoscenza di vecchia data con i componenti del Quartetto Avos, che si dedicano alla musica da camera da una vita. Dispongono di una sede stupenda in centro a Roma, in Piazza del Popolo, per una scuola che ha come idea fondante la presenza di docenti giovani e in carriera. Nasce come una scuola per strumentisti, con un responsabile per ogni settore, e nel momento in cui si è pensato di inserire anche il canto – e in particolare il canto da camera – sono stata coinvolta dal pianista Mario Montore. Sono entusiasta di questo progetto, perché in Italia la musica vocale da camera è molto sottovalutata, al di là delle piccole cose che si fanno in conservatorio, e invece merita ben altra attenzione. Io mi occupo del repertorio italiano, ma per quello straniero è coinvolto un artista del calibro di Ian Bostridge.

Come funziona il corso?

Io ho dato la disponibilità di un incontro al mese con i ragazzi che vorranno studiare con me. Si potrà lavorare sulla tecnica e sul repertorio: non ho voluto mettere barriere dal punto di vista del livello di preparazione. Poi ci saranno altre masterclass, per lavorare sugli aspetti fondamentali della preparazione professionale di un cantante. Partiamo dal repertorio cameristico, ma ci rivolgiamo anche all'opera e penso sia importante un lavoro completo che comprenda la recitazione e la preparazione fisica, perché siamo degli atleti e non siamo impegnati solo con le corde vocali, ma con tutto il corpo. E poi c'è il rapporto con i maestri collaboratori, la loro importanza, il lavoro con il direttore e con il regista.

Quindi hai coinvolto altre figure?

Sì, e anche qui c'è la piena libertà. Ci si può iscrivere a un corso o a una singola master, senza limitazioni e obblighi. Si può lavorare con me, con Stefano Montanari o Rosetta Cucchi sezna che una cosa escluda o implichi per forza l'altra. L'importante è offrire la possibilità di approfondire i vari aspetti di questo mestiere che è una sintesi di diverse arti e che richiede delle competenze professionali specifiche. Come si lavora con il pianista per studiare la partitura e arrivare dal direttore? Com'è il rapporto con quest'ultimo? E con il regista? A volte manca la connessione fra i vari elementi, fra lo studio e la pratica. Lo si vede anche nell'aspetto registico: noi cantanti cerchiamo sempre di arrivare alle prove ben preparati sul versante musicale, mentre spesso si trascura lo studio del personaggio e si arriva dal regista senza la stessa preparazione che si mostra al direttore. Per questo abbiamo chiesto agli allievi di scegliere una parte su cui lavorare. Anche qui, in totale libertà, senza vincoli di titoli, di repertorio o di “piano di studi”. C'è la massima elasticità, che si preferisca lavorare con uno o più docenti, combinando moduli e orari, dedicando una o due ore (non consecutive) al mese a ciascuno, per poi preparare un concerto finale.

Il concerto sarà dedicato all'opera o alla musica da camera?

Musica da camera, principalmente, anche se speriamo che il progetto si sviluppi: vogliamo partire con calma ma pronti a far crescere nuove idee. Purtroppo, come dicevamo, la musica da camera italiana è spesso trascurata, ma non solo ha un forte legame con l'opera, è anche di per sé una forma d'arte che bellissima da scoprire. Spero sia l'occasione giusta per farlo: io al conservatorio conoscevo veramente pochissimo, Tarantella di Rossini e dintorni, invece c'è un mondo meraviglioso che mette alla prova la tecnica, l'espressione, forma anche il cantante d'opera e spesso si utilizza testi poetici di valore. E poi c'è il lavoro sulla parola, lo stesso su cui si basa l'opera ma che qui esige la capacità di creare un personaggio e un'atmosfera in pochi minuti.

Anche dal punto di vista dell'arte scenica, la musica da camera è impegnativa: bisogna trovare il giusto modo di porsi, né impalati né esagitati.

Sì, nel concerto si è completamente soli senza regia, senza personaggio o con un personaggio che, appunto, si sviluppa in un tempo brevissimo. Ricordo che quando da ragazza facevo teatro di prosa e studiavo recitazione la cosa più difficile era declamare una poesia: lì non sei un personaggio, ma un attore che sta declamando i versi di un'altra persona e quindi devi devi far capire il senso ma senza immedesimarti al 100%. Una cosa difficilissima e nel canto è ancora più difficile. Spesso si pensa di risolvere usando il leggio, come dire “sto recitando o cantando una poesia”, ma non è lì il punto, bisogna trovare il giusto equilibrio. La tecnica di recitazione è molto importante e spesso è il vero nodo con cui si scontrano alcune regie con ambientazioni moderne se i cantanti magari vestono in jeans e maglietta ma non si muovono di conseguenza e stanno sul palco come se avessero mantello e spadone. Questo, allora, può essere quello che disturba certo pubblico e dare una sensazione di incongruenza: non l'idea del regista in sé, ma la sua realizzazione recitando come i cantanti degli anni 60! Nel corso con Rosetta Cucchi si affronterà questo tema, ma ci sarà anche un altro aspetto importante: come presentarsi a un'audizione. Molto spesso, banalmente, non si sa come vestirsi, non ci si rende conto che una gonna sul palco può sembrare più corta che per strada... ci sono anche piccole accortezze che però possono aiutare a presentarsi al meglio e con più serenità. Vorrei proprio far vedere, in questi corsi, il cantante sotto tutti i punti di vista, non solo a livello tecnico musicale, ma soprattutto mettendo al centro dell'attenzione il corpo e la corporeità.

Prima di questa esperienza hai già tenuto masterclass alla Scuola dell'Opera di Bologna e al Festival di Wexford, giusto?

Sì, ed è stata una bellissima scoperta. Alla fine, l'insegnamento o ce l'hai o non ce l'hai, non c'è una via di mezzo. Soprattutto, trovo che sia un modo per continuare una mia ricerca vocale personale anche insieme con gli allievi, perché ogni persona è diversa, ognuno ha la sua bocca, il suo naso, il proprio percorso personale. Si entra in dialogo con una generazione che ovviamente parla in maniera in maniera diversa da come ero io e da come era il mio insegnante; mi fa piacere mettermi a disposizione.

Anche se siete di generazioni diverse, il fatto di essere vicini, di essere ancora in carriera e quindi di conoscere il modo di lavorare, i teatri, i direttori, i registi di oggi può essere d'aiuto nella formazione professionale.

Sicuramente abbiamo una visione molto concreta. Poi, penso che talvolta un cantante non più in carriera possa vedere nell'insegnamento una seconda scelta, un ripiego, mentre chi è in carriera se si dedica all'insegnamento deve farlo per passione. Almeno, per me è così. Mi piace, si crea una continuità nel contemporaneo e penso che questa sia una peculiarità di questa scuola, quel che mi ha convinta a impegnarmi in questo progetto.

Le mie lezioni sono iniziate il 22 e il 23 gennaio, i prossimi saranno a cadenza mensile con date stabilite in base ai miei impegni. Ma se il corso è già iniziato, è comunque sempre possibile iscriversi: finché potremo garantire il tempo da dedicare alle lezioni, non imponiamo limiti o scadenze, lo ripeto. Siamo a disposizione per lavorare su ciò che scelgono gli allievi. Non cerchiamo questo o quel ruolo, ma se una ragazza, per esempio, pensa di poter essere un'ottima Cio Cio San (o altro) e vuole confrontarsi con un direttore, una regista, altri professionisti su questo personaggio, siamo qui.

Anche perché, dato per assodato lo studio tecnico, musicale, teatrale a monte, poi è importante avere una formazione professionale, saper lavorare con gli altri.

Sì, e nella completezza della preparazione professionale sta anche il rapporto con il proprio corpo, che deve essere ripensato nella sua centralità, come strumento e non come una “scatola della voce”. Attraverso il corpo trasmettiamo messaggi, ecco perché è importante averne consapevolezza e saper portare quel che abbiamo studiato in salotto all'audizione, alle prove, allo spettacolo. È importante saper gestire un'audizione, sapersi rapportare al direttore, al regista, a tutte le componenti di uno spettacolo. L'abbiamo già accennato: anche sapere come vestirsi è importante, trovare la giusta misura nelle audizioni, essere pratici per le prove. Graham Vick guardava subito che scarpe indossavamo: io mi presentavo con le scarpe da tennis, ma c'è chi arriva con i tacchi a spillo! Avendo fatto studi teatrali, poi, mi piacerebbe vedere tutti i cantanti studiare con la maschera di Lecocq, cosa che non si fa mai e di cui non si parla mai. Eppure noi non comunichiamo col viso, ma col corpo e sarebbe bello che nei Conservatori si valorizzassero il corpo e le tecniche teatrali. Io cerco di farlo quando insegno e nell'impostazione di questa scuola: soprattutto ora, dopo due anni (non ancora conclusi) di distanziamenti e streaming bisogna recuperare il rapporto, l'espressione fisica, senza il filtro della telecamera, ma anche imparando a rapportarsi ad essa. Non possiamo ignorare l'impatto del nostro corpo nelle riprese video. Ma è sempre questione di equilibrio: l'equilibrio fra musicalità, recitar cantando, esigenze e proposte del cantante, del direttore, del regista... A volte si trova questo equilibrio, a volte no, ma noi dobbiamo sempre cercarlo nel rapporto con gli altri, perché il teatro e la musica non si fanno da soli, ma sempre confrontandosi con l'insegnante, con il pianista, i colleghi, i concertatori, i registi. Si è sempre in squadra, non si è mai da soli: io dico che la più alta forma di democrazia è il teatro perché ognuno deve fare la sua parte. Un direttore non può mozzare la nota al cantante né il cantante andare contro l'indicazione del direttore, in questi casi tutti sono sconfitti. Bisogna trovare il giusto equilibrio e non esiste il “capo”, esistono persone che collaborano per fare il meglio, e se un cantante può dare di più è giusto che lo faccia: non perché sia più importante, ma perché possa portare un frutto tutto lo spettacolo.

A maggior ragione nella musica vocale da camera.

La sintonia è ancora più stretta in questo caso: voce e strumento sono come gemelli siamesi. Nell'opera questo è amplificato perché non si è più in due, ma molti di più! Un altro motivo per cui penso sia prezioso lavorare su questo splendido repertorio.

Buon lavoro, allora. E in bocca al lupo.

INFO

Avos Project lancia il proprio 2022 con un nuovo programma didattico: un Corso Speciale di Canto Lirico che ha l’ambizione di creare la migliore offerta formativa possibile per cantanti in carriera e non.

Il soprano Mariangela Sicilia sarà l’insegnante del Corso di Canto, attorno a cui ruoteranno workshop e seminari tenuti da importanti figure del panorama operistico internazionale (Stefano Montanari, Rosetta Cucchi, Stefano Giannini) con l’obiettivo di prendere familiarità anche con le figure improrogabili nella formazione e nello sviluppo della carriera di un cantante: il direttore d’orchestra, il regista ed il maestro accompagnatore. Masterclass di artisti di fama mondiale come Ian Bostridge completano l’ambizioso progetto che si estenderà tra gennaio e giugno 2022. Organizzatrice del corso è Avos Project - Scuola Internazionale di Musica, realtà che nasce dalla volontà di far confluire in un grande polo culturale alcune tra le figure più importanti del panorama musicale internazionale. Anche attraverso la propria splendida sede nel centro di Roma, Avos Project punta a diventare un riferimento per la musica classica in Italia e non solo, nonché specchio di una rinascita che dovrà essere incentrata sulla qualità assoluta dei docenti, sul riconoscimento del talento degli allievi e sulla bellezza come unica vera forza capace di muovere il desiderio che tutti abbiamo, o dovremmo avere, di migliorarci.

Avos Project - Scuola Internazionale di Musica Via del Corso, 4 - Roma segreteria@avosproject.it +393519181912 https://avosproject.it/