L'opera come impegno

di Daniele Valersi

TRENTO. Quale secondo titolo di Larger than life, la stagione operistica della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, va in scena Falcone, il tempo sospeso del volo (Trento, Teatro Sociale, sabato 12 e domenica 13, ore 20), opera di Nicola Sani su libretto di Franco Ripa di Meana, per la nuova regia di Stefano Simone Pintor. Allestita per la prima volta nel 2007 a Reggio Emilia, l’opera viene proposta in una veste rinnovata in occasione del trentesimo anniversario dell’attentato di Capaci, nel quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Coprodotto da Fondazione Haydn e Fondazione Teatro Comunale di Bologna, il lavoro di Sani e Ripa di Meana vuole rappresentare la vicenda umana di uno dei magistrati che più si sono distinti nella lotta contro la mafia, spingendo il proprio impegno fino al sacrificio della vita. Ne sono interpreti Roberto Scandiuzzi (Giovanni Falcone), Gabriele Ribis (il Giudice, il Pentito, un Altro Mafioso, il Primo Togato, il Consigliere Istruttore, il Secondo Giornalista); Salvatore Grigoli (il Padrino, il Sopravvissuto, un Mafioso, il Secondo Togato, il Corvo, il Politico, il Terzo Giornalista), Claudio Lobbia (un Anziano Collega, l'Onesto Cittadino, il Terzo Togato, il Grande Scrittore, l'Agente Segreto, il Procuratore Capo, l'Intervistatore, lo Stimato Giornalista); Angelo Romagnoli (lo Spettatore, un Collega, un Amico). Il coro di voci femminili dell’Ensemble Continuum, fuori scena e proiettato nello spazio sonoro tramite live electronics, rappresenta il personaggio di Francesca Morvillo, qui reso in una dimensione plurale. A fianco degli strumentisti dell’Orchestra Haydn vi è una rilevante parte elettronica, diffusa in multifonia a 10 canali con un sofisticato sistema di regia del suono digitale, che il pubblico percepirà a 360 gradi; le parti elettroniche sono state prodotte presso il CIRM di Nizza. L’Orchestra Haydn di Bolzano Trento è diretta da Marco Angius, l'ensemble vocale Continuum è diretto da Luigi Azzolini. Live electronics e regia del suono sono di Alvise Vidolin, la scenografia è di Gregorio Zurla, i costumi di Alberto Allegretti, le luci di Fiammetta Baldiserri e Virginio Levrio, le scene video di Francesco Mori. Lo spettacolo, patrocinato dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone che ne ha riconosciuto e apprezzato il valore educativo e morale, sarà trasmesso in diretta radiofonica domenica 13 su Rai Radio Tre; per i prossimi mesi è prevista la messa in onda della ripresa televisiva su Rai 5.

La prima rappresentazione di Falcone, il tempo sospeso del volo data al 10 ottobre 2007, per la regia di Franco Ripa di Meana; nel 2017 la versione tedesca è andata in scena alla Staatsoper di Berlino, diretta da David Coleman con la regia di Benjamin Kom.

Nicola Sani è compositore, direttore artistico e manager culturale. Allievo di Domenico Guaccero, si è specializzato con Karlheinz Stockhausen; da sempre interessato alle nuove tecnologie per il suono, ha lavorato nei principali studi di produzione europei (WDR-Colonia, TU e ADK Berlino, Experimentalstudio SWR-Freiburg, GRM Parigi, IMEB Bourges, CIRM Nizza). È autore di opere di teatro musicale, musiche per la danza, composizioni sinfoniche e da camera, creazioni intermediali, composizioni per live electronics e fixed media. I suoi lavori sono stati eseguiti da direttori d’orchestra, solisti e formazioni strumentali di fama internazionale. Attualmente è direttore artistico dell'Accademia Chigiana di Siena. Lo abbiamo intervistato in teatro, nel corso delle prove.

Vogliamo dire qualche parola sulla genesi dell’opera? È nata dall’incontro con Franco Ripa di Meana e dall’idea di fare un’opera in cui la musica fosse legata all’impegno civile e sociale, che rispecchiasse il nostro modo di concepire l’impegno come artisti, un lavoro che fosse importante per gli altri, piuttosto che per noi. Volevamo far ricordare una figura che si è battuta per gli altri, per costruire una società più giusta, volevamo anche dar vita a un protagonista antieroe, come lo sono molti protagonisti verdiani, vicini agli ultimi: ci si è delineata la figura di Giovanni Falcone, non un politico ma un magistrato che ha reso la società più giusta in senso etico. Ha dato la sua vita per estirpare la radice della mafia, della criminalità organizzata. Il “tempo sospeso del volo” si riferisce a quel volo Roma – Palermo del 23 maggio 1992, agli ultimi momenti di vita prima dell’attentato. Il libretto di Franco Ripa di Meana è integralmente costruito da materiale d'archivio, montato secondo una drammaturgia serrata, antiretorica e non sentimentale.

La prima messa in scena risale al 2007: la partitura è identica all’originale oppure sono stati fatti dei cambiamenti? Vi è una grande differenza dalla prima versione, la partitura è stata completamente revisionata. Per Trento ho rivisto la partitura, che ora è cambiata nei caratteri dell’orchestrazione, nelle parti elettroniche e negli equilibri tra queste componenti. È una versione molto più matura, indicata come “Revisione 2021”; a Trento si avrà così una nuova “prima”. Il preludio elettronico è cambiato, è acusmatico, in multicanale (sono dieci i canali di diffusione) e realizza un suono tridimensionale. La revisione è stata determinata anche dal fatto che, se nelle versioni precedenti l’opera occupava degli spazi multifunzionali, più caratteristici del genere contemporaneo, ora viene data in un teatro all’italiana e si ricollega pertanto alla tradizione del teatro musicale.

L’opera è stata concepita maggiormente in funzione del suono (elettronico, acustico-strumentale) o della vocalità? È una partitura dove c’è grande spazio per il canto, dove si canta molto; la sfida era quella di dare al suono una sua centralità, come negli altri miei lavori, ma anche di dare al canto la dimensione del teatro musicale. Si è voluta una grande comprensibilità del canto, impostato a chiarezza e linearità; l’organico è un piccolo ensemble di diciotto strumenti più la chitarra elettrica, dove ogni singolo strumento è amplificato, il che consente di evidenziare anche i dettagli. In pratica, ciascuno strumento è anche una parte a sé stante. Il carattere delle voci è sempre diretto, non retorico; cerco sempre di evitare inutili artificiosità. Resto fedele al mio stile, che non è neotonale ma piuttosto di ricerca; cerco un canto espressivo, molto naturale ma senza utilizzare schemi del melodramma del passato. Vi è un trascorrere dal canto alla recitazione. La regia del suono ha il compito di proiettare il tutto nello spazio; per quanto riguarda le parti elettroniche, non si tratta di elettronica di sintesi ma piuttosto di espansione timbrica nello spazio.

Ci spiega la scelta di rinunciare a una parte solistica femminile? C’è il coro, che è tutto di voci femminili: è l’altro livello dell’opera, quello dei live electronics sulle voci femminili. Il suono definisce lo spazio grigio e nero che è l’esistenza di Falcone, sempre sotto scorta, sempre costretta in ambiti delimitati, quasi in un tunnel senza uscita; grigio e nero è anche lo spazio della mafia. Il territorio di Falcone e quello della mafia sono il medesimo, che ha generato i due opposti, espressi dalle voci di basso e di baritono. Fa da contraltare a questo il coro femminile, diffuso tramite live electronics, che è invece luminoso. A rappresentare Francesca non è una singola voce ma una pluralità, che esprime il messaggio “Francesca siamo noi”: una scelta teatrale forte, non una figura singola ma un “io” collettivo. A Vidolin si devono le elaborazioni microtonali che creano una nuvola, una galassia sonora in movimento. Lì lo spazio timbrico si apre, come se la luce di lei si diffondesse sulla scena, dall’oscurità delle voci maschili al chiarore del coro femminile.