La Foce delle meraviglie

 di Roberta Pedrotti

 

Fra i concerti di John Eliot Gardiner [leggi la recensione] e Ian Bostridge [leggi la recensione] abbiamo incontrato il direttore artistico degli Incontri in Terra di Siena, il maestro Antonio Lysy, nell'incantevole giardino della tenuta La Foce.

C'era una volta una ragazza inglese che s'innamorò di un giovanotto italiano, figlio di un marchese toscano, e lo sposò. Poi, insieme, si innamorarono di una tenuta fra Montepulciano e il Monte Amiata e vi presero dimora. Il posto, a dire il vero, non sembra dei più attraenti: non versa nelle migliori condizioni e la campagna è malsana e paludosa, umida come il suo nome, La Foce. I due non si perdono d'animo, si buttano a capofitto nei lavori di bonifica, s'impegnano per migliorare la qualità della vita degli abitanti e dei lavoratori di quelle terre, dove fondano una fiorente azienda agricola. E, sarà che la nostra giovane inglese ha il nome floreale di Iris Margaret, creano anche uno spettacolare giardino che coniuga sapientemente un'impostazione all'italiana con suggestioni selvatiche all'inglese.

Viene la guerra, e la tenuta diventa il punto di riferimento di sfollati, alleati, partigiani; finisce la guerra e, poiché la famiglia cresce e nelle generazioni non si spegne, anzi cresce, la costante dell'amore per le arti (fra i nipoti di Iris, c'è anche la scultrice Giovanna Lysy), nasce l'idea di organizzare dei concerti, che prenderanno poi la forma e la struttura di un festival vero e proprio.

foto ©Paul Flanagan

Potrebbe sembrare un romanzo, la storia della famiglia Origo-Lysy e degli Incontri in Terra di Siena, ma si tratta di una concretissima realtà, fatta di passione, legame con la terra e spirito felicemente internazionale. E potremmo inanellare dati, computare come una diligente guida turistica tutto quel che può far godere lo spirito e tutti i sensi intorno ai concerti che dalla Foce si irradiano nelle terre senesi. Diremo però solo che, quando ci si riempie la bocca (o la tastiera) di sinergie, di valorizzazioni del territorio, di eccellenze basterebbe semplicemente pensare a realtà come questa. Esclusiva non perché d'élite, ma perché di sofisticata qualità intellettuale, perché racchiusa in spazi non inaccessibili ma certo raccolti e diversi dalle grandi e note sale da concerto. Ma, proprio per questo anche più preziose, ché al piacere della musica uniscono quello della scoperta dei luoghi, dei sapori, delle ottime compagnie. E perché coinvolgono e valorizzano, grazie anche a benemeriti mecenati, tante risorse e attività del territorio (nel nostro caso, non possiamo non testimoniare la squisita ospitalità presso la locanda La Chiusa, con un panorama strepitoso su Montepulciano).

Per il resto, conviene lasciare la parola ad Antonio Lysy il nipote di Iris e Antonio Origo, figlio della splendida padrona di casa Benedetta e del grande violinista argentino d'origini ucraine (non per nulla qui si respira un'aria davvero cosmopolita) Alberto, a sua volta violoncellista di prestigio e carriera internazionale e direttore artistico del Festival.