Il momento del Belcanto

 di Andrea R. G. Pedrotti

Irina Lungu è russa, la sua carriera si sviluppa in tutto il mondo, da Londra a New York, da Vienna a Berlino, ma ormai da anni è di casa in Italia, dove si è trasferita nel 2003, una volta compiuti gli studi in patria, per frequentare l'Accademia del Teatro alla Scala. Varcata di recente la soglia delle cento recite della Traviata, un altro importante traguardo si avvicina nel debutto come Lucia di Lammermoor nello spettacolo inaugurale della stagione lirica del Filarmonico di Verona, il prossimo 13 dicembre [leggi la recensione]. Proprio in vista di questo appuntamento, l'abbiamo incontrata e le abbiamo rivolto alcune domande.

Dopo il debutto nel ruolo di Norina dello scorso anno, si prepara nuovamente ad affrontare per la prima volta un ruolo donizettiano al Teatro Filarmonico di Verona. Come si sta avvicinando a questa Lucia di Lammermoor?

Don Pasquale, all’inizio della scorsa stagione è stata una bellissima esperienza ed è uno splendido ricordo. Lucia di Lammermoor, però, è un’altra cosa! Son due ruoli completamente diversi e, in un certo senso, rappresentano bene le due anime di questo grande compositore. Una buffa e leggera, l’altra seria. Lucia è un personaggio che desidero debuttare da molto tempo e sono felice che l’occasione sia arrivata qui a Verona. Credo che Lucia sia un ruolo belcantistico imparagonabile a qualunque altro; è uno dei vertici assoluti del nostro repertorio. Amo profondamente quest’opera! Ritengo che in questo personaggio convivano molti aspetti e vorrei che nella mia voce vi fosse la leggerezza della sua gioventù ma anche il dolore di un destino tragico.

Oltre che dal debutto nel Don Pasquale è reduce anche dalla Micaela nella produzione di Carmen dello scorso festival estivo dell'Arena, sempre a Verona; stessa Fondazione, ma due ambienti molto diversi. Quali differenze nota nell'affrontare un ruolo in un teatro al chiuso e in un grande spazio come l'Arena?

L’Arena è un luogo unico al mondo: a prima vista uno spazio così enorme mette soggezione. Si teme che la voce possa non arrivare e in generale cantare all’aperto è sempre molto insidioso. Eppure l'Arena ha una propria magia e alla fine tutto funziona: la voce corre, l’acustica è magnifica ed è davvero un piacere cantare in un contesto così suggestivo. Canto ormai da alcune stagioni all’Arena e se penso a tutti i nomi illustri che hanno calcato questo palcoscenico in passato, mi sento davvero onorata e felice.

Come affronta la preparazione di un nuovo ruolo, fra studio tecnico, musicale e analisi del personaggio?

È un percorso lento di assimilazione e di immedesimazione. Un percorso di studio che non è facile descrivere oggettivamente a parole. Ci vuole tempo… quello che è certo è che i grandi ruoli continuano a crescere e a evolversi ogni volta che si cantano, ben oltre il debutto!

Il suo repertorio abbraccia Mozart e l'opera francese, passando per alcuni ruoli pucciniani, donizettiani e verdiani; ha cantato nella produzione inaugurale della Scala e in molti dei più importanti teatri del mondo: la potremmo definire un soprano lirico con propensione alla coloratura? Come vede la sua evoluzione artistica e, eventualmente, vocale? Pensa ad ampliamenti e approfondimenti di repertorio?

Io amo cantare e quello che mi interessa davvero è poter lavorare sulla voce e con il tempo poter affrontare così un repertorio sempre più vasto. Vi sono molti ruoli che mi hanno sempre attratto molto: altre opere di Verdi, la Butterfly di Puccini e anche certo teatro di Strauss. Arriverà il momento… adesso e nell’immediato futuro, però, voglio dedicarmi ancora e soprattutto al Belcanto in cui sento di potermi esprimere al meglio.

Si prospettano altri debutti per i prossimi anni, magari sempre donizettiani?

Nelle ultime stagioni ho affrontato diversi ruoli nuovi ampliando così il mio repertorio: Norina nel Don Pasquale di cui dicevamo, Juliette nel capolavoro di Charles Gounod, Musetta nella Bohème e ora questa Lucia. Spero di poter aggiungere molto presto al repertorio altri ruoli belcantistici belliniani e donizettiani. E magari anche qualcosa di Mozart... confido che le occasioni ci saranno.

Nel suo repertorio spicca Violetta nella Traviata,  di cui ha festeggiato di recente cento recite e che ha interpretato lo scorso anno alla Scala, da poco a Cagliari e la vedrà nuovamente protagonista alla Fenice di Venezia. Qual è il suo approccio a questo personaggio, cantato in tanti diversi allestimenti?

Violetta è un personaggio molto speciale per me: ho fatto davvero molte produzioni per un totale ormai di più di cento recite in diversi teatri e in molte città. Io non ho una sola Violetta nella mia testa: con ogni regista, in ogni nuova produzione e di volta in volta con partner diversi il personaggio va ricreato da capo, va ripensato. Bisogna rimanere aperti a nuove suggestioni possibili. Una frase che ancora qualche anno fa non mi sembrava particolarmente significativa col tempo ha magari acquisito un senso psicologico nuovo; ogni dettaglio col tempo ha acquisito diverse sfumature, molte possibilità. Insomma Violetta è stato un personaggio importante per la mia crescita artistica e ancora mi accompagna nel mio viaggio. Sono molte le produzioni, le regie che ho amato anche se, indubbiamente, aver avuto la possibilità di cantare nella celebre produzione scaligera di Liliana Cavani è stata forse l’occasione della mia carriera. Un allestimento così magico, con costumi e scene tanto impressionanti: ogni cosa aveva un’aura davvero speciale!

Impegni futuri già programmati, specialmente in Italia?

Dopo Verona avrò una serie di concerti in nord Europa e un importante festival in Russia, dove son molto contenta di poter tornare; poi sarò a Roma con Rigoletto e a Venezia con Traviata. A seguire debutterò al Teatro Real di Madrid – sempre Violetta! – e poi Faust al Regio di Torino. La prossima estate sarò poi a Cagliari per Micaela in Carmen e, ovviamente ancora qui a Verona all’Arena, per Juliette.

C'è qualche ruolo che sognerebbe di interpretare e non le hanno ancora proposto?

Ce ne sono un paio a dire il vero, ma il primo che viene in mente e' senz'altro Elvira nei Puritani.