Bologna Festival mantiene alcune aree programmatiche delle precedenti stagioni, ma l’offerta è più varia e articolata. Come di consueto, c’è l’albo d’oro dei cosiddetti Grandi Interpreti: la Messa di Bach, dalla voce elegante e prosciugata del New London Consort diretto da Philip Pickett; l’autorevole statunitense Orpheus
Chamber Orchestra, in esclusiva italiana per Bologna, con il postmoderno Fazil Say; Daniel Harding con la sua spettacolare Orchestra Radiofonica Svedese; Martha Argerich, fedele alla nostra istituzione, appassionatamente comunicativa, ritorna con uno dei suoi artisti prediletti, il serafico Gidon Kremer; Murray Perahia incarna lo stile classico assoluto; Viktoria Mullova, con l’Accademia Bizantina, concilia in Bach la filologia con l’ardore virtuosistico; Antonio Pappano esordisce a Bologna come pianista in Schumann e Brahms, con il creativo clarinettista Alessandro Carbonare; Bologna Festival accoglie nel pantheon degli eletti il ventenne canadese Jan Lisiecki che, a nostro parere, è tra le rivelazioni del nuovo pianismo internazionale. La presenza a Bologna di Riccardo Muti con l’Orchestra Cherubini è un’occasione concertistica eccezionale, anche perché il maestro non è presente a Bologna Festival da ventiquattro anni.
Inoltre c’è un’iniziativa che speriamo trovi il consenso del nostro pubblico: una trasferta a Firenze riservata agli abbonati, che avranno la possibilità di assistere alla rappresentazione del Pelléas et Mélisande di Debussy.
Nella sezione Talenti si presentano, ad eccezione del diciassettenne Alessandro Marchetti, vincitore del Premio Venezia, artisti che sono già in carriera come il Quartetto Noûs, l’Ars Trio di Roma e la pianista Gloria Campaner.
Di particolare impegno è la rassegna Il Nuovo l’Antico. «I tre volti di Isabelle Faust» sono un ritratto in tre concerti della celebre violinista tedesca, di cui si intende sottolineare la versatilità interpretativa: il Settecento, secondo prassi esecutive d’epoca, l’età di Mozart e Beethoven, con il celebre fortepianista Alexander Melnikov, la musica contemporanea. Nella memorabile collana liederistica per voce e violino, i Kafka-Fragmente di György Kurtág, figura, accanto alla Faust, il soprano Christine Schäfer, cantante prediletta da Boulez, invitata dai maggiori teatri internazionali e da Salisburgo per la Lulu di Berg. Il progetto moderno e contemporaneo, in cinque concerti, è intitolato «Suoni astrali e terrestri» e si riferisce, da un lato, all’appello metafisico di Anton Webern e dall’altro alla vocazione terrestre di Franco Donatoni e Béla Bartók. Nel concerto del Quartetto Guadagnini, giovane complesso emergente a cui è stato recentemente attribuito il Premio Abbiati, splende l’ultimo, trasognato, ironico Quartetto di Donatoni, accanto ad archetipi della modernità. La limpida belcantista Silvia Frigato e il pianista Marino Moretti propongono, per la prima volta in Italia, l’integrale dei Lieder per voce e pianoforte di Webern. Il pianista americano particolarmente aperto a vari repertori, Jeffrey Swann, dedica quasi interamente il suo programma alla forma della variazione, da Webern a Donatoni a Brahms. L’Ex Novo Ensemble, il complesso che da un trentennio esplora i labirinti della Nuova Musica, presenta un concerto policromo, a organici diversificati, dedicato ai tre autori oggetto di questo ciclo. Infine si riascolta il magnifico complesso cameristico del Conservatorio di Parma, diviso tra Webern e Donatoni. Quasi tutte le opere eseguite sono tra gli esiti più alti del Novecento.
Di particolare interesse è il progetto Resistenza illuminata promosso dal Teatro Comunale, cui Bologna Festival collabora con l’incontro tra due grandi musicisti, Luigi Nono e il suo allievo Helmut Lachenmann, in cui si esplora da un lato una drammaturgia del silenzio, dall’altro una architettura quartettistica molto complessa e ardita.
Molto impegnative, come al solito, le attività formative con i due cicli di Baby BoFe’ e Note sul registro. In una nuova iniziativa, Sinfonia di pagine - Sabato in libreria, in collaborazione con la Libreria Coop Zanichelli, figurano un ciclo di presentazioni di libri musicali. Con un viaggio musicale tra Austria e Ungheria, nel nome di Haydn, si propone una particolare esperienza conoscitiva e di ascolto.
Mario Messinis