la stagione 2016/17 di Santa Cecilia a Roma

Mille di queste stagioni!

 di Stefano Ceccarelli

Presentata la nuova stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Aprirà il maestro Antonio Pappano col Fidelio di Beethoven e chiuderà Temirkanov, da qualche mese nominato secondo direttore, con un concerto tutto russo. Tantissimi i direttori e gli artisti solisti invitati; variegata la scelta degli autori: Beethoven, Schumann, Händel, Haydn, Mozart, per una stagione che vira più sul barocco e il classico rispetto a quella precedente, con importanti punte nel contemporaneo.

Consulta nel dettaglio la stagione sinfonica e la stagione cameristica

ROMA, 7 aprile 2016 – L’attesissima presentazione della nuova stagione (2016/2017) dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia può essere gustata, quest’anno, anche live in streaming dal sito; la tecnologia diviene strumento sempre più familiare per la storica istituzione: come non pensare ai concerti in diretta streaming del maestro Pappano, che hanno reso l’eccelsa qualità dell’Accademia disponibile a un vastissimo pubblico; o ai concerti sempre più frequentemente mandati su Rai5 e RaiRadio3. A Dall’Ongaro il compito di aprire le danze, annunciando – sul piano economico – un bilancio sano e la stabilizzazione di molti precari dell’organico. Fa bene, il presidente, a rammentarci anche la neonata collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma, di portata storica; e collaborazioni di portata nazionale sono quelle che porteranno (nel ‘17/18) a una nuova commissione da parte delle principali istituzioni musicali italiane per il compositore Peter Eötvös. Dall’Ongaro ci tiene a ricordare l’operato dell’Accademia per una diffusione popolare della musica classica colta: la Nona beethoveniana, che verrà eseguita al centrale del tennis del Foro Italico questa estate, ne è un eccellente esempio.

Quando il Maestro Pappano prende la parola, si incomincia a parlare degli appuntamenti, imperdibili e di qualità assoluta, che ci attendono per la prossima stagione. Pappano riafferma il chiaro fil rouge beethoveniano che ha caratterizzato la presente stagione e che aprirà la ventura con una importante edizione da lui stesso diretta del Fidelio. E di Beethoven ascolteremo l’“Imperatore” (Quinto Concerto) interpretato da Bronfman/Pappano, come pure il concerto, monografico, diretto da Myung-Whun Chung (con la Terza); avremo inoltre la Settima (Honeck) e il Terzo concerto (Valčuha–Bozhanov). Il programma beethoveniano è impreziosito da un recital di Buchbinder che eseguirà, fra altre composizioni, la Patetica e l’Appassionata. Pappano ci tiene a ricordare anche la presenza di Schubert, di cui dirigerà la Nona (“La Grande”), che definisce icasticamente un utopico organismo musicale senza fine e di cui rammenta l’estrema dilatazione dei tempi, fino all’inverosimile. Il maestro ha, inoltre, in serbo l’ennesima fatica bachiana: la Passione Secondo Giovanni nel cui cast spiccano la Hallenberg e Gerhaher. Degna di nota anche la presenza mendelssohniana, del Mendelssohn sinfonico: la Scozzese e la Seconda.

Potremo ascoltare anche una produzione, non certo consueta, di autori dell’Europa dell’est imbevuti di un linguaggio romantico mitteleuropeo che seppero divinamente coniugare con l’immenso patrimonio melodico/ritmico delle loro precipue identità territorial-nazionali: mi riferisco al filone ungherese, Liszt e Bartók (con le continuazioni novecentesche di Ligeti, Eötvös) e a Smetana – di cui ascolteremo il raro integrale di Má vlast. Sarebbe impossibile elencare tutti gl’intelligenti e accattivanti programmi oculatamente ponderati dalla direzione artistica dell’Accademia. Mi soffermerò solo su alcuni, chiaramente speciali per più ragioni, lasciando al lettore la pazienza di consultare il programma completo. Forse il più singolare di tutti è il concerto di Pappano-Jansen: i Miroirs raveliani affiancati alla rarissima Serenade after Plato’s Symposium di Leonard Bernstein, con a seguire la Settima di Sibelius e La Valse di Ravel. Come non citare il recital tutto mozartiano della Bartoli diretta da Pappano (che siederà anche al pianoforte) o il concerto di glorie russe (Rachmaninoff e Stravinskij) diretto da Gergiev; o il concerto di Gilbert, che vedrà l’esecuzione dell’orchestrazione di Adams de La lugubre gondola lisztiana e una nuova suite di brani sinfonici, apprestata da Gilbert stesso, per L’Anello del Nibelungo di Wagner. Imperdibile – non foss’anche perché il direttore è un vero specialista – il Messiah händeliano diretto da Ton Koopman. La stagione finirà con un’infiorata di splendidi concerti che vedranno Pappano dirigere prima la Wang (il Primo di Pëtr Il'ič Čajkovskij) e poi la Uchida (il concerto schumanniano per pianoforte); sarà Temirkanov a terminare con due concerti, il secondo dedicato interamente alla tradizione russa (Čajkovskij e Rachmaninoff).

D’eccelsa qualità anche la stagione cameristica. Schumann la farà da padrone (due concerti di Lonquich e un recital della Uchida a chiudere la stagione, con Kreisleriana); presentissimi anche Haydn e Händel (cui Sardelli tributerà un concerto monografico). Di fama assoluta gli artisti solisti. La tradizione dei recital pianistici all’Accademia è tra le più solide certezze musicali italiane; in questa si avranno addirittura: Kissin, Lisiecki, Perahia, Sokolov, Grimaud, il già rammentato Buchbinder e la Uchida.

Insomma, al solito una stagione che si attende pregna di qualità e di grandi emozioni per il pubblico.