Gunter Neuhold

Nona di Beethoven, con Teatro Massimo e Foss

Il sovrintendente Giambrone: “Felice che le due istituzioni collaborino”

Coro del Massimo, Orchestra della Foss. Il concerto venerdì, sabato e domenica

PALERMO. Primo appuntamento congiunto tra Teatro Massimo e Fondazione Orchestra sinfonica siciliana. Ed è un grande appuntamento con un capolavoro: la Nona di Beethoven, che sarà eseguita venerdì 3 giugno alle 21, sabato 4 alle 17.30 e domenica 5 alle 11 al Teatro Politeama dall’Orchestra della Foss e dal Coro del Teatro Massimo diretto da Piero Monti. La poderosa sinfonia conclude il ciclo dedicato al grande musicista dalla Foss per la stagione 2016/2017.

“Sono felice che le istituzioni collaborino – e che all’Orchestra sinfonica siciliana si respiri un’aria nuova e propositiva”, dice il sovrintendente del Teatro Massimo, Francesco Giambrone. “è il primo appuntamento – dice Giorgio Pace, sovrintendente della Foss - che dà l’idea concreta della sinergia che abbiamo istituito con il Teatro Massimo e che sarà foriera di appuntamenti importanti già dalla stagione 2017”.

La Sinfonia, diretta da Günter Neuhold, presenta un cast composto da Felicia Bongiovanni (soprano), Cecilia Bernini (mezzosoprano), Saverio Pugliese (tenore), Marc Pujol (basso) .

Eseguita per la prima volta a Vienna al Teatro di Porta Carinzia il 7 maggio 1824 con notevole successo , la Nona sinfonia fu composta da Beethoven nel triennio che va dal 1822 al 1824. I primi abbozzi, dei quali i più importanti riguardano il tema del Finale, tuttavia, risalgono al 1793. Questa sinfonia costituisce, quindi, il lavoro dell'intera vita del compositore il quale la costruì a poco a poco in un continuo divenire che si configura come l'essenza stessa dell'opera. Dal suo ascolto si ricava l'impressione di un continuo passaggio dall'indeterminatezza e dall'imperfezione alla perfezione, dal dubbio alla certezza ed alla perentoria affermazione della verità di un genio artistico che crea dal nulla allo stesso modo del Caro padre celeste celebrato nel testo schilleriano dell'Ode An die Freunde (Alla gioia) su cui si costruisce il poderoso Finale.

Ingressi al botteghino da € 10,00 a € 25,00. Riduzioni per junior, senior, enti convenzionati e possessori di carte sconto. Per il concerto di domenica 5 giugno alle ore 11 (prezzo speciale € 5,00 comprensivo di rinfresco a fine concerto offerto dal Bar Chéri ) l'esecuzione della Sinfonia sarà introdotta ed illustrata dalla Prof.ssa Anna Tedesco.


Note biografiche

Günter Neuhold, direttore

Ha studiato direzione d'orchestra alla Hochschule di Graz, perfezionandosi poi con F. Ferrara e con H. Swarowsky. Vincitore di numerosi concorsi, è stato invitato a dirigere dai Wiener Philarmoniker, dai Wiener Symphoniker, dalla Scala di Milano, dalle Orchestre RAI.

Dopo essere stato primo Kapellmeister a Hannover e a Dortmund, dal 1981 al 1986 è stato Direttore Musicale presso l'Orchestra Toscanini e al Teatro Regio di Parma. Dal 1986 al 1990 è stato Primo Direttore e Direttore Artistico della Filarmonica Reale delle Fiandre ad Anversa, che ha diretto in tournées in Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia (Festival di Radio France), al Concertgebouw di Amsterdam, al Musikverein di Vienna. È stato Generalmusikdirektor al Badisches Staatstheater di Karlsuhe (1989-1995), Direttore musicale e Direttore Artistico del Teatro di Brema (1995-2002) e dell'Orchestra Sinfonica di Bilbao (2008-2014).

Ha diretto le principali orchestre e nei più importanti teatri d'opera in Italia e in Europa (Wiener Staatsoper, Berliner Staatsoper, Deutsche Oper, Staatsoper Dresden, Nationaltheater München, Oper Leipzig, Opernhaus Zürich, Grand Théâtre de Genève, Opéra National de Paris, etc.). Ha diretto concerti in Brasile, Messico, a Mosca, in Giappone, Corea, Cina e Australia.

Nella sua vasta discografia segnaliamo Il Castello di Barbablù, La damnation de Faust, Der vampyr, Madama Butterfly (versione 1904 – Orphée d'or 2003) e la Tetralogia; sinfonie di Mahler, Brahms, Bruckner, i Gurre-Lieder di Schönberg, la Messa da requiem di Verdi.

 

Felicia Bongiovanni, soprano

Ancora bambina, partecipa al concorso canoro "Passerotto d'oro", presentato da Cino Tortorella dello Zecchino d'oro, al teatro Don Orione di Palermo, sua città natale, e, qualche anno più tardi, al teatro Ranchibile dei Padri Salesiani tiene il suo primo concerto lirico.

Si diploma in Canto con il M° Leone Magiera al Conservatorio Gian Battista Martini di Bologna col massimo dei voti, dove consegue il Premio Zucchelli come migliore allieva, e si specializza all'Accademia Verdiana di Carlo Bergonzi, all'Accademia Rossiniana di Alberto Zedda, con Richard Barker e attualmente all'Accademia lirica del Maestro Simone Alaimo. Vincitrice del Concorso internazionale di canto "Città di Pistoia".

Soprano palermitano lirico spinto di coloratura, ha cantato al teatro La Fenice di Venezia in concerto con Michele Pertusi e Desirée Rancatore (2010), al Teatro Politeama di Palermo il Falstaff di Verdi nel ruolo di Alice con Andrea Rinaldi, diretta da Marco Boemi (2012), al Rossini Opera Festival nel Barbiere di Siviglia diretta da Giacomo Sagripanti (2014), ancora Barbiere di Siviglia sempre come " strepitosa Berta di gran lusso" - come è stata definita dalla critica - al Teatro dell'Aquila di Fermo, della Fortuna di Fano e Ventidio Basso di Ascoli, diretta da Matteo Beltrami con Bruno Praticò (2015/2016), al Comunale di Bologna nel ruolo di Nella nel Gianni Schicchi diretta da Zoltan Pesckò con Bruno Praticò (2000), al Teatro Poliziano, sempre Nella, diretta da Enrique Mazzola con Alessandro Corbelli, ancora "scoppiettante Berta" al Festival Al Bustan nel Barbiere di Siviglia diretta da Paolo Olmi (2011), Amelia al ballo nel ruolo della protagonista al Teatro Mancinelli di Orvieto con la regia di Massimo Scaglione; La Traviata (Violetta) al Teatro Sociale di Soresina nel 2011 (già scenario delle esibizioni di Renata Tebaldi nel dopoguerra durante la chiusura de La Scala di Milano); L'elisir d'amore (Adina) e il Barbiere di Siviglia (Rosina) al Verdi di Pisa e al Metastasio di Prato; Don Pasquale (Norina) sotto la guida di Alessandro Corbelli a Susa, Donna Anna, Tosca, Aida, Santuzza, Mimì e Gilda nei teatri tosco-emiliani lombardi; al Luglio Musicale Trapanese ha interpretato La Grande Sacerdotessa, la Dama, Clotilde, Ines, Giannetta e Flora diretta da Roberto Tolomelli, Antonello Allemandi, Aldo Sisillo e Janob Acs; la Petite Messe Solennelle con Carlo Colombara, il Messia di Haendel, Le sette parole di Cristo sulla Croce di C. Franck, Il Requiem di Mozart e Jubilaei Festum di P.Pellegrino Santucci con la Cappella Musicale Arcivescovile di Bologna accompagnata dall'Orchestra del Teatro Comunale.

Per la sua versatilità vocale, di repertorio ed espressività d'interprete, Felicia è stata scelta dall'Associazione Maria Callas di Bruno Tosi come Testimonial di Maria Callas e come protagonista di concerti in occasione della Mostra a lei dedicata negli Stati Uniti ed in Italia. Nel 2014 ha cantato al Teatro Comunale di Bologna per il suo 250mo e per i 200 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi, accompagnata dal M° Leone Magiera. Per i 150 anni di Pietro Mascagni ha cantato con Giovanna Casolla (Ravenna 2013), per i 100 anni di Magda Olivero con Roberto Iuliano (Palermo 2011), per il 130mo del Resto del Carlino accompagnata dal M° Lorenzo Bavaj (Bologna 2015) e in concerto all'Oratorio San Rocco di Bologna con Alberto Mastromarino.

Ha cantato in Vaticano la Nona Sinfonia di Beethoven in onore di San Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI e per Papa Francesco nel dicembre 2013 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Roma alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la Fondazione Nilde Iotti (Roma 2015).

Ha cantato su Rai Uno al Concerto dell'Epifania 2015 e al Concerto Premio Braille 2014 e su Rai Due al Concerto di Natale 2006 e 2012, esibendosi insieme a Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Noa, Al Jarreaux, Antonella Ruggiero, Giancarlo Giannini, Ron, Luca Barbarossa ed altri.

All'estero è stata chiamata dall'Ambasciata Italiana in Angola (2011 e 2014) e in Etiopia dove ha inaugurato il 14 marzo 2016, il Teatro G. Verdi dell'Istituto Italiano di Cultura davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha cantato in Algeria per il 50mo anniversario della liberazione diretta dal M° Francesco Di Mauro (2012) e nel 2015 per un concerto alla Basilica di Notre Dame d'Afrique di Algeri e a Costantine, capitale della cultura araba, esibendosi sempre davanti le più alte cariche istituzionali.

È attiva nel sociale come madrina e testimonial, fra gli altri, di Telethon, Lilt, Fanep, Uildm, Nazionale Cantanti, Club UNESCO e ha cantato in un concerto di solidarietà per l'Ospedale "Bambin Gesù" di Roma, all'Auditorium della Conciliazione, insieme a Serena Autieri, Mariella Nava, Mario Biondi ed altri.

È direttrice artistica del "Progetto Impresa e Cultura. La Cultura come motore dell'Economia", organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza e dal Dipartimento di Economia Società e Politica dell'Università degli Studi di Urbinio "Carlo Bo". Il 29 febbraio 2016 al teatro Sanzio di Urbino ha festeggiato Dieci Anni di Impresa e Cultura con un convegno organizzato sempre dall'Università di Urbino, alla presenza dell'On. Valentina Vezzali.

Ha ricevuto diversi Premi: Premio Ombre della Sera alla Lirica "Bruno Landi" 2014, Premio Sergio Bruni, la Voce di Napoli 2014, Premio al Valore Capri-Hollywood Award 2006, Premio Protagonisti Siciliani nel mondo 2011 e Premio Lercaresi nel mondo 2015 My Way Festival " The Voice ".

Dal giugno 2014 ha portato in diverse città d'Italia con Claudia Koll, lo spettacolo " In viaggio verso... Albertus e Carmel", sempre con Claudia Koll ha inciso il Cd " Pace a Voi ", edito dalle Paoline, in occasione del Giubileo della Divina Misericordia. Per la Opera Discovery ha inciso Cavalleria Rusticana (Santuzza) di P. Mascagni ( 2016) .

Cecilia Bernini, mezzosoprano

Dopo la laurea con lode in biotecnologie all'Università di Pavia, ha intrapreso lo studio del canto e si è diplomata presso l'Istituto musicale "F.Vittadini" di Pavia sotto la guida del M° Fernando Cordeiro Opa, con il quale tuttora si perfeziona.

Ha approfondito l'interpretazione del repertorio barocco con Lavinia Bertotti e con il celebre contralto Sara Mingardo. Ha frequentato la masterclass di Marjana Lipovsek all'Interationale Sommerakademie der Universitaet Mozarteum a Salisburgo, il corso di Alto Perfezionamento in Canto Lirico Operando all'Accademia di Alta Formazione Musicale di Verona ed il Laboratorio lirico sull'opera italiana del Novecento a Forlì. Ha partecipato inoltre a masterclass con Gregory Kunde e Ulf Bastlein. E' stata finalista al 5° "Internationaler Gesangswettbewerb fuer Barockoper Pietro Antonio Cesti" ad Innsbruck (2014) ed al 67° Concorso per giovani cantanti lirici d'Europa As.Li.Co (2016).

Ha preso parte a numerosi festival tra cui: il Festival dei Saperi a Pavia, dove ha ricoperto il ruolo di Arsace/Demetrio nel Demetrio di Myslivecek (ripresa in prima assoluta in forma di concerto al Teatro Fraschini), il Festival Urbino Musica Antica sotto la direzione del M° Alessandro Quarta, la "Festa dell'Opera" del Teatro Grande di Brescia e la rassegna Un'isola di musica del Teatro Lirico di Cagliari dove ha eseguito la Petite Messe Solennelle di G.Rossini diretta dal maestro M. Faelli, al Piccolo Festival del Friuli 2014 è stata solista nel Sogno di una notte di mezza estate di F. Mendelssohn.

Collabora con l'ensemble di musica antica "Il Demetrio" diretto dal M° M. Schiavo, con il quale ha inciso la prima esecuzione moderna dei mottetti sacri di J.A.Hasse per contralto, uscita con la rivista "Amadeus" nel novembre 2013. Ha fatto parte dell'Ensemble "Luciano Berio" diretto da Carlo Matti ed inciso per "Movimento Classical" la raccolta "Who's That" di R.Cacciola da brani di L. Marenzio e B. Marcello. Ha collaborato col maestro Giovanni Albini per la raccolta "Colore Italiano" per la mostra "Il segno Alfa", allestita alla Triennale di Milano in occasione del centenario della fondazione della casa automobilistica "Alfa Romeo". Si è esibita come solista nella Messa dell'incoronazione KV 317 di Mozart al teatro "G.Fraschini" in collaborazione con il Collegio Ghislieri di Pavia, diretta dal M° F. Ommassini ed è stata solista nella Nona Sinfonia di L.v Beethoven con l'Orchestra Vivaldi e il coro del Teatro Municipale di Piacenza diretti dal M° L.Passerini per l'apertura della Stagione Sinfonica 2015/16 del Teatro Sociale di Como e di Sondrio e per le Settimane Musicali del Conservatorio G. Verdi di Milano.

In ambito operistico ha debuttato come terza dama in Die Zauberfloete di W.A. Mozart al Teatro Marrucino di Chieti nel 2013, ha ricoperto il ruolo di Rosute nell'opera in lingua friulana Va vilote puartade dal vint di R.Kubik al Teatro Nuovo Giovanni da Udine e ha vinto il concorso per il ruolo di Clarice ne Il mondo della luna di B.Galuppi per il Piccolo Festival del Friuli (2014). E' stata Orfeo nell'Orfeo ed Euridice di C.W.Gluck (versione 1762) per il progetto "Micron Junior" a Torino. Attiva anche nel repertorio contemporaneo, ha ricoperto il ruolo di Sharma nell'opera Milo, Maya e il giro del mondo di M.Franceschini per la regia di C.Leboutte, presentata in prima assoluta al Teatro Sociale di Como per As.Li.Co. Opera Domani 2015 e portata in tournée in numerosi teatri italiani.

Tra i recenti impegni Le nozze di Figaro (Cherubino) per la stagione di Opera Lombardia sotto la direzione di Stefano Montanari e nell'allestimento del San Carlo di Napoli con la regia di Mario Martone, la Nona Sinfonia di L. v. Beethoven per l'apertura della stagione concertistica del Teatro sociale di Como e di Sondrio con l'Orchestra Vivaldi diretta dal M°Passerini. Sarà Hermia in Midsummer Night's Dream di B.Britten nella prossima stagione del circuito lombardo.

Saverio Pugliese, tenore

Nasce a Cosenza, dove ha intrapreso lo studio del Canto presso il Conservatorio di musica "S.Giacomantonio". Attualmente si perfeziona con il M° Fernando Cordeiro Opa. Ha frequentato Master-class con Luciana Serra, Gloria Banditelli, Tiziana Fabbricini, Alfonso Antoniozzi. Laureato in Lettere Moderne ad indirizzo Critico Letterario, è autore della Nota storico-critica, "La fortezza del disincanto" per l'Opera Brundibar di H. Krasa, Teatro "A.Rendano", Pubblinovi.

Ad ottobre 2014 ha debuttato con grande successo di critica il ruolo di Goro nella Madama Butterfly di G. Puccini presso il Teatro Grande di Brescia, per la regia di Giulio Ciabatti e la direzione di Giampaolo Bisanti. Ha interpretato il ruolo di: Basilio ne Le Nozze di Figaro di W.A.Mozart (opera- concerto in forma ridotta); Bastiano in Bastian und Bastianne di W.A.Mozart in occasione del Festival Mozartiano della Locride 2006; Turiddu ne "Divertimento su Cavalleria Rusticana" di S.P.Marra per la regia di Aurelio Gatti. E' stato solista nell' Oster-Oratorium BWV 249 di J.S. Bach diretto dal M° Alessandro Ciccolini, Aprile 2008. E' stato Orfeo nella riduzione per pianoforte e soli dell'Orphée di C.W.Gluck, regia di Maria Luisa Bigai. Ha cantato nel "Puccini, dal salotto alle scene" Recital di Arie da Camera e letture presso il Teatro "A. Rendano" di Cosenza, regia di Maria Luisa Bigai. È stato Il Contadino (tenore) in Pagliacci di R. Leoncavallo in occasione del Centenario (1909-2009) del Teatro "A.Rendano" della città di Cosenza. Ha debuttato in prima mondiale il ruolo del Lupo/Ausilia in Lupus in Fabula di Raffaele Sargenti, il 2 marzo 2010, presso il Teatro Sociale di Como, diretto dal M° C. Chamorro, regia C. Leboutte. E' stato: Gastone ne La Traviata di G. Verdi, diretto dal M° Pietro Mianiti, per la regia di Andrea Cigni, nei Teatri di Pavia, Cremona, Brescia e Como; Spoletta in Tosca di G. Puccini, per la regia di Federica Santambrogio, diretto dal M° Bruno Nicoli, presso i Teatri del circuito PoketOpera Regione Lombardia per As.Li.Co. Ha debuttato Ismaele nel Nabucodonosor di G.Verdi per Agenzia L'Opera Domani 2011, regia di Silvia Collazuol, diretto dal M° Francesco Pasqualetti, presso il Teatro Sociale di Como, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Regio di Torino, Teatro Olimpico città di Roma; Matteo Borsa in Rigoletto di G.Verdi per la regia di Massimo Gasparon, diretto dal M° Marco Guidarini per la Stagione Lirica 2011 del Circuito Lirico Lombardo (Teatri di Como, Brescia, Cremona, Pavia e Arcimboldi di Milano) e per la direzione del M° Giampaolo Bisanti nei Teatri: Pergolesi di Jesi e dell'Aquila di Fermo. E' stato impegnato ne La Traviata di G. Verdi, nel ruolo di Gastone, regia di Fabio Ceresa e direzione del M° Francesco Pasqualetti, per La Stagione PoketOpera , ed in occasione del Festival di Como 2012 a Villa Olmo. E' nuovamente Matteo Borsa nel Rigoletto di G. Verdi, per la Stagione Lirica 2011/2012 del Teatro "A. Rendano" di Cosenza. Ha debuttato la IX Sinfonia in Re minore Op. 125 (Tenore Solo) di Ludwig Van Beethoven, in occasione del concerto di Chiusura della Stagione Lirica del Teatro "A.Rendano" di Cosenza, diretto dal M° Giovanni Pelliccia; ha debuttato i ruoli di Monostatos e Primo Armigero nel Flauto Magico di W. A. Mozart al Teatro degli Arcimboldi di Milano per OperaDomani 2012, diretto dal M° Salvatore Percacciulo per la regia di Stefano Pintor. Ed al Teatro dell'Opera di Muscat - Oman . E' stato Don Riccardo ne l'Ernani di G.Verdi per la regia di Andrea Cigni e la direzione di Antonio Pirolli per la Stagione Lirica 2012/2013 dei Teatri di Cremona, Como, Brescia e Pavia. E' stato Ruiz ne Il Trovatore di G. Verdi PoketOpera 2013 per la regia di Matteo Mazzoni e la direzione di Francesco B. Cilluffo. È stato impegnato nella produzione di Napoli Milionaria, L.T.L. OperaStudio, (Amedeo) di Nino Rota per i Teatri di Lucca, Livorno e Pisa, per la regia di Fabio Sparvoli e la direzione di Matteo Beltrami. È stato Roderigo nell'Otello di G. Verdi, regia Stefano de Luca e direzione di Giampaolo Bisanti per i Teatri del Circuito Lombardo (Como, Cremona, Pavia, Brescia) e Gli Arcimboldi di Milano. Nuovamente Spoletta in Tosca di G. Puccini presso la Fondazione Teatro Coccia di Novara per la Stagione Lirica 2013/2014, per la regia di Fabio Ceresa e la direzione di Valerio Galli e lo scorso novembre a Jesi e Fermo per la regia di Massimo Gasparon e la direzione di Pirolli. Ha interpretato il ruolo di Gerardo nel Gianni Schicchi di G. Puccini per il Festival OrizzontiArte2014, regia di Roberto Catalani e direzione di Sergio Alapont.

Svolge da anni una intensa attività concertistica nell'ambito sinfonico e cameristico che lo ha visto anche interprete di brani tratti dalla tradizione antica a quella lideristica sino a quella vocale da "camera" italiana. Lo scorso novembre in qualità di tenore solista ha debuttato il Requiem di Mozart, diretto dal Maestro Cem Mansur, per la 55a edizione della Settimana Internazionale della Musica Sacra , tra le più antiche e prestigiose rassegne di musica sacra d'Europa, organizzata dalla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana nell'incantevole Duomo di Monreale.

Tra le sue ultime produzioni: nel marzo 2016 Flauto Magico alla Royal Opera House Muscat e nel luglio 2015 Turandot (ruolo Pang) e Cendrillon di Viardot (ruolo Le Comte Barigoule) al Festivla del Luglio Musicale Trapanese.

Marc Pujol, basso

Nato a Barcellona, 36 anni fa, ha studiato pianoforte, violino, direzione di coro e architettura. Ha iniziato i suoi studi di canto con il maestro Montserrat Pueyo e successivamente ha continuato con Maty Pinkas. Ha seguito Master Classes di Eric Halfvarson, Plácido Domingo, Edda Moser, Paata Burchuladze, Lorraine Nubar, Dalton Baldwin, Roger Vignoles . Nel 2008 è finalista del concorso internazionale Operalia e vinvitore del prestigioso Concorso Internazionale Christoff Boris.

Collabora da anni con il Bayerisches Staatsoper di Monaco di Baviera, dove ha interpretato tra gli altri con grande successo il ruolo de Il Conte Asdrubale nella versione tedesca de La pietra del paragone di Rossini, Die Liebesprob.

Il suo repertorio spazia dal Lied ((Vier Ernste Gesänge, Winterreise, Dirchterliebe, Don Quichotte, Songs and Dances from Death, Michelangelo lieder)) all'Oratorio (Die Schöpfung, Mozart's Requiem, Verdi's Requiem, Messiah, Mozart's Great Mass in c minor, Ein Deutsches Requiem, Rossini's Petite messe solenelle, several Schubert masses) fino all' Opera, tra i ruoli già debuttati : Leporello (Don Giovanni, Mozart), Don Basilio (Il Barbiere di Siviglia, Rossini), Zaccaria (Nabucco, Verdi), Banco (Macbeth, Verdi), Ferrando (Trovatore, Verdi), Colline (La Bohème, Puccini), Oroveso (Norma, Bellini), Le Comte Des Grieux (Manon, J. Massenet), Tom (Un ballo in maschera, Verdi), Sprecher (Zauberflöte, Mozart. Tra i principali teatri in cui ha già debuttato figurano : Gran Teatre del Liceu, Bayerisches Staatsoper Munich, Festival Peralada, Auditorio Nacional Madrid, Auditorio Barcelona, Palau de la Música Catalana di Barcelona. Ha collaborato con prestigiosi direttori tra i quali : Kent Nagano, Ivor Bolton, Daniel Oren, Michael Boder, Christopher Hogwood, Antoni Ros-Marbà, Victor-Pablo Pérez, Harry Bicket, José Ramón Encinar, Patrick Fournillier.

Ha debuttato in Italia nel 2014 , in qualità di basso solista nella Nona Sinfonia di Beethoven, Orchestra Sinfonica Siciliana e coro del teatro Massimo di Palermo e a novembre nel Requiem di Mozart per la Settimana della Musica Sacra nella storica cornice del Duomo di Monreale.

Piero Monti, direttore del Coro

Nato a Faenza e diplomato presso il Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, dove si diploma con il massimo dei voti in musica corale e direzione di coro. Dal 1979 al 1983 è Maestro collaboratore di sala e di palcoscenico al Comunale di Bologna, dove lavora come Direttore musicale di palcoscenico dal 1983 al 1988, quando assume la direzione del Coro, che mantiene fino al 2002. Nel 2003 dirige il Coro della Fenice di Venezia e dal 2004 al 2012 dirige il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Dal 2013 è il direttore del Coro del Teatro Massimo.

Coro del Teatro Massimo di Palermo

Formazione di consolidata tradizione costituita insieme all'Orchestra con l'apertura del Teatro nel 1897, ha ricevuto identità giuridica nel 1967 ed è oggi una significativa realtà che ben rappresenta la Fondazione nel nostro Paese. Impegnato sia nel repertorio operistico che in quello sinfonico, dal Settecento al contemporaneo, negli anni ha vantato la guida di celebri direttori di coro come Giulio Bertola, Tullio Boni, Gianni Lazzari, Mario Tagini, Franco Monego, Fulvio Fogliazza, Paolo Vero, Andrea Faidutti. Partecipa stabilmente alle attività della Stagione istituzionale del Teatro Massimo, e a quella dedicata alla diffusione della musica fra gli studenti delle scuole.

 


Note di sala a cura di Riccardo Viagrande

Ludwig van Beethoven

(Bonn 1770 – Vienna 1827)

Sinfonia n. 9 in re minore op. 125

Allegro ma non troppo, un poco maestoso

Molto vivace

Adagio molto e cantabile, Andante moderato, Adagio

Finale: Presto, Recitativo, Allegro assai, Presto, Recitativo, Allegro assai, Allegro assai vivace alla marcia, Andante Maestoso, Allegro energico sempre ben marcato, Allegro ma non tanto, Poco adagio, Prestissimo.

Durata: 71'

"L'ultima sinfonia di Beethoven è la redenzione della musica dal suo elemento più peculiare verso l'arte universale. È il vangelo umano dell'arte dell'avvenire. Dopo di essa non è possibile alcun progresso, perché non può seguirla immediatamente che l'opera più perfetta: il dramma universale, di cui Beethoven ci ha fornito la chiave artistica" (Richard Wagner, Opera d'arte dell'avvenire, Lipsia, 1849.)

Queste parole di Wagner, che suonano come una profezia nefasta per il genere sinfonico, pur smentite dai fatti e dalla grande stagione sinfonica che ebbe in Brahms, Strauss, Bruckner e Mahler alcuni importanti protagonisti, rivelano, tuttavia, la difficile eredità lasciata da Beethoven con questo lavoro dalle proporzioni monumentali per la dilatazione dei singoli movimenti e per l'organico senza precedenti che, oltre al coro e ai solisti, contempla la presenza di quattro corni contro i due solitamente presenti nelle partiture sinfoniche classiche, tre tromboni ed un'ampia sezione di percussioni mai utilizzati prima. Nessun compositore, infatti, poté prescindere dalla lezione offerta da Beethoven con la Nona sinfonia e, se Mahler partì dal carattere monumentale di quest'opera per costruire delle poderose architetture musicali, Strauss, molto probabilmente, si ricordò dell'impostazione in fieri del primo blocco tematico di questa sinfonia quando si accinse a comporre il tema iniziale del suo Also sprach Zarathustra (Così parlò Zarathustra).

Eseguita per la prima volta a Vienna al Teatro di Porta Carinzia il 7 maggio 1824 con un notevole successo, di cui Beethoven, ormai completamento sordo, si rese conto soltanto quando il soprano Henriette Sonntag gli indicò la folla acclamante, la Nona sinfonia fu composta nel triennio che va dal 1822 al 1824. I primi abbozzi, dei quali i più importanti riguardano il tema del Finale, tuttavia, risalgono al 1793, come si evince da una lettera del Consigliere di Stato B. Fischenich indirizzata alla figlia di Schiller, nella quale si fa cenno alla volontà di Beethoven di musicare l'Ode alla gioia del padre. Al 1795 risale, inoltre, la composizione di un Lied, la cui melodia conclusiva (Amore reciproco), riutilizzata in seguito nella Fantasia op. 80, anticipa quella dell'Inno alla gioia. Nel decennio, che intercorre tra la composizione della Settima e dell'Ottava sinfonia, completate entrambe nel 1812, sembra che Beethoven lavorasse a due progetti distinti, una sinfonia "classica" in re minore per la Società Filarmonica di Londra ed un'altra nella quale doveva essere introdotto un brano corale su un testo tedesco ancora non definito. Soltanto nel biennio 1823-1824 la sinfonia incominciò ad assumere la sua forma definitiva; nel mese di ottobre del 1823, infatti, era stata completata la composizione dei primi tre movimenti e nel febbraio del 1824 anche l'Ode schilleriana era conclusa.

Questa sinfonia costituisce, quindi, il lavoro dell'intera vita del compositore il quale la costruì a poco a poco in un continuo divenire che si configura come l'essenza stessa dell'opera. Dal suo ascolto si ricava l'impressione di un continuo passaggio dall'indeterminatezza e dall'imperfezione alla perfezione, dal dubbio alla certezza ed alla perentoria affermazione della verità di un genio artistico che crea dal nulla allo stesso modo del Caro padre celeste celebrato nel testo schilleriano dell'Ode An die Freunde (Alla gioia) su cui si costruisce il poderoso Finale. Tale sensazione è accentuata dal carattere unitario della sinfonia che emerge ancor di più nelle svariate e molteplici forme assunte, nel corso dell'opera, dalla semplicissima idea iniziale che trova soltanto nel tema dell'Ode alla gioia la sua compiutezza. Tutto nasce da un intervallo di quinta che nelle prime battute del primo movimento, Allegro ma non troppo, un poco maestoso in forma-sonata, conferisce a questo celebre incipit uno stato di indeterminatezza, accentuato dall'assenza della terza dell'accordo. Questo momento di indeterminatezza e, quasi, di incertezza sembra superato nella violenta esposizione del primo tema, declamato dall'intera orchestra con i toni aggressivi del ritmo giambico all'interno del quale prende forma un semplice arpeggio dell'accordo di re minore. Tutto il primo movimento si costruisce in un continuo passaggio dall'indeterminato alla determinato, e viceversa; l'apparente serenità, che sembra aleggiare nell'arcadico secondo tema intonato dai legni che dialogano a coppie senza alcun contrasto, si rivela, infatti, piuttosto labile e facilmente attaccabile dal dubbio che si insinua nello sviluppo rivestendo, inizialmente, di forme sinuose, dolci ed accattivanti la melodia del primo tema. Anche questa fase di dubbio e quasi di scetticismo ha, tuttavia, una vita molto breve ed è superata dalla perentoria ripresa dello stesso tema, che si afferma in re maggiore seguendo una caratteristica costante dell'intera sinfonia. In essa il contrasto tra tonalità maggiore e minore, metafora della contrapposizione dialettica tra dolore e gioia, è presente in tutti i movimenti della sinfonia eccezion fatta per il terzo scritto in si bemolle maggiore, ma si realizza pienamente soltanto nell'ultimo, dove la tonalità di re maggiore è affermata, a differenza degli altri movimenti, dove è solo sfiorata, limitata ad una fugace apparizione. La tonalità di re minore, inoltre, fu utilizzata da Beethoven soltanto in un'altra composizione, la Sonata op. 31 n. 2, nota con il titolo La tempesta, concepita in uno dei momenti più dolorosi della sua vita; la stesura di questa sonata, che dal punto di vista tonale segue un iter simile a quello della Nona in quanto presenta movimento, il secondo, in si bemolle maggiore, fu composta nel 1802, anno in cui Beethoven, diventato completamente sordo, aveva pensato al suicidio, come si legge nel drammatico testamento spirituale di Heilingestadt (6-10 ottobre 1802):

"Quale umiliazione ho provato quando qualcuno, vicino a me, udiva il suono di un flauto in lontananza e io non udivo niente, o udiva il canto di un pastore e ancora io nulla udivo. Tali esperienze mi hanno portato sull'orlo della disperazione e poco è mancato che non ponessi fine alla mia vita".

Nella Tempesta la tonalità di re minore, simbolo dello stato di dolore e disperazione in cui versava Beethoven, permea di sé tutta l'opera non lasciando mai posto al re maggiore, che, in questa sinfonia, se non altro, è sfiorato anche in quasi tutti i movimenti compreso il secondo Molto vivace, che, contrariamente alla tradizione, che prescriveva l'alternanza tra un tempo lento ed uno veloce, è uno scherzo in sostituzione del solito Andante o dell'Adagio. Questa scelta potrebbe essere giustificata dalla volontà del compositore di alleggerire con un ritmo di danza l'atmosfera cupa e tormentata del primo movimento. Anche questo secondo movimento scaturisce dall'intervallo di quinta iniziale, in quanto questo rapporto intervallare è conservato sia nelle prime misure dell'introduzione sia nel tema del Trio dove è presentato in una forma melodica che anticipa la struttura di quello dell'Inno alla gioia. Lo scherzo, nella sua parte iniziale, si snoda in un ampio fugato che coinvolge gli archi. Il suo tema, esposto in minore, contrasta con il Trio che, come sempre, è in maggiore.

Per il terzo movimento, Adagio-Andante, giustamente definito come la celebrazione della Sehnsucht (malinconia), Beethoven si avvalse del principio della variazione. Questo movimento presenta due temi diversi, entrambi malinconici, dei quali il primo, dopo una breve introduzione dei legni (fagotti e clarinetti), deriva ancora dall'intervallo di quinta, mentre il secondo, esposto dagli archi, a cui di tanto in tanto si uniscono i fagotti, il primo oboe ed il flauto per sottolineare i punti più significativi, ha un carattere dolce che contrasta con quello meditativo del precedente. Il tema dell'Andante è così espressivo da indurre Arturo Toscanini ad avvalersi di un gesto piuttosto inusuale, consistente nel porre il pollice della mano sinistra sul cuore per comunicare all'orchestra di guardare alla propria sensibilità al fine di esprimere meglio la malinconia che promana da quel passo. All'esposizione dei due temi seguono, in successione, le variazioni del primo e del secondo ed una nuova variazione del primo, interrotta da uno squillo degli ottoni che turbano l'apparente serenità del brano e destano l'ascoltatore dall'atmosfera sognante che domina il movimento.

Il principio della variazione informa anche il famosissimo Finale, difficilmente classificabile da un punto di vista meramente formale se non fosse per il fatto che il tema dell'Ode, vero protagonista del movimento, è continuamente variato. Straniante ed insolito è anche l'incipit di questo Finale per il suo carattere dissonante, ma teso a marcare una certa continuità con il movimento precedente se non altro da un punto di vista tonale. La continuità con il resto della sinfonia è accentuata, inoltre, dall'insistenza sull'intervallo di quinta, presente anche nell'attacco dei violoncelli che espongono il recitativo affidato, in seguito, al baritono. Il carattere unitario della sinfonia, che a livello profondo è ottenuto dal compositore con l'insistenza sul suddetto intervallo, si manifesta qui anche ad uno strato più superficiale con la ricapitolazione dei temi dei movimenti precedenti che interrompono il recitativo a cui segue, nella solare tonalità di re maggiore, l'esposizione del tema dell'Inno alla gioia che, affidato inizialmente ai violoncelli e ai contrabbassi, passa gradualmente agli altri strumenti in una continua variazione coinvolgente le altezze ed i timbri, per essere perorato in tutta la sua forza nella parte finale dai legni e dagli ottoni. L'intervallo di quinta alla base dell'intera sinfonia qui si dispiega nella sua forma melodica senza alcun indugio o ripensamento e, se la ripresa dello straniante incipit sembra riportare l'ascoltatore alla situazione iniziale, essa serve al compositore solo per introdurre il recitativo del baritono che intona dei versi scritti dallo stesso Beethoven: O Freunde, nicht diese Töne: sondern lasst uns angeneh mere anstimmen (Amici, non questi suoni! Intoniamone altri più gradevoli e gioiosi), con cui il compositore invita tutti a cantare la parola «Gioia» che, scrive ancora Wagner nel saggio citato in precedenza, era:

"necessaria, onnipotente, che tutto raccoglieva, ove la piena dei sentimenti che traboccano dal cuore poteva riservarsi intera, era il porto sicuro del viandante irrequieto, la luce che irradia la notte del desiderio infinito, la parola che l'uomo del mondo, redento, cacciò dal cuore dell'universo e che Beethoven pose come una corona ai culmini della sua creazione. "Gioia" era questa parola" (Richard Wagner, Op. cit.)

E gioia è, infatti, la parola intonata dal baritono che Beethoven si augurava di poter pronunciare ancora una volta proprio nei giorni disperati di Heilingestadt. Nel testamento si legge, infatti, questa preghiera:

"O Provvidenza – concedimi ancora un giorno di pura gioia - Da tanto tempo ormai non conosco più l'intima eco della vera gioia – Oh quando – quando, Dio Onnipotente – potrò sentire di nuovo questa eco nel tempio della Natura e nel contatto con l'umanità. –Mai? – No! Oh, questo sarebbe troppo crudele"

Questa crudeltà fu risparmiata a Beethoven e se nei tragici giorni di Heilingestadt sembra impossibile per il compositore qualunque moto di gioia come è dimostrato dalla permanenza nella Tempesta della tonalità di re minore, nella Nona il re maggiore dell'Inno diventa l'espressione di una felicità e di una serenità ormai pienamente raggiunta e derivata dalla consapevolezza che era riuscito a comporre nonostante il grave handicap fisico. Sembra, inoltre, che Beethoven abbia voluto affermare una religione laica della gioia attraverso una scrittura che recupera, da una parte, la struttura responsoriale con il dialogo iniziale tra il solista ed il coro che ripete Freude! (Gioia!) e, dall'altra, la tradizione luterana del corale con il coro che intona omoritmicamente il tema dell'inno. Il corale figurato, che caratterizza il nuovo ingresso del coro, non ha nulla da invidiare a quelli di Bach a cui rimandano anche l'alto magistero contrappuntistico della prima variazione affidata ai solisti e l'alternanza tra le diverse masse vocali; al coro rispondono, infatti, i solisti in un'interpretazione moderna ed originalissima della struttura del concerto grosso di tipo barocco. La variazione Alla marcia, introdotta dai legni e dagli ottoni idonei a dare l'impressione di un complesso bandistico, vede come protagonisti le voci maschili, mentre il travolgente fugato affidato all'orchestra, che segue immediatamente, rappresenta un nuovo tributo da parte del compositore al contrappunto. L'episodio si conclude con un nuovo corale figurato in cui il tema viene ripreso nella sua interezza. Un momento di stasi, che interrompe il rapido fluire delle variazioni, serve al compositore per dare particolare risalto alla celebrazione di Dio, Caro Padre (Lieber Vater). Molto interessante è l'orchestrazione di questo passo nel quale sono privilegiati i fiati in una scrittura che ricorda i timbri dell'organo; in questo modo viene accentuato il profondo sentimento religioso che informa la suddetta preghiera e si esprime in una tensione verso il cielo quasi toccato dalla musica con gli strumenti e le voci che si inerpicano nelle zone più acute ed impervie delle loro tessiture. Dopo la preghiera la musica riprende il suo vorticoso movimento in una nuova fuga in cui il tema si presenta variato per l'ennesima volta. Il vortice si anima ancor di più nell'Allegro ma non tanto, dove il tema della gioia è variato in un giubilo di suoni e di voci a cui fa da contraltare la cadenza ieratica (Poco adagio) affidata ai solisti. La coda è costituita da un vorticoso Prestissimo che ha solo un momento di stasi quando il coro esalta in forma solenne la gioia. L'orchestra riprende il suo giubilante Prestissimo con una nuova variazione del tema della gioia che in un folgorio di timbri e di sonorità conclude il brano ribadendo la vittoria della gioia sulla tristezza e sul male nel solare re maggiore del tema. Quest'ultimo movimento rappresenta una mirabile sintesi della grande tradizione tedesca, dal momento che in esso sono presenti il corale protestante, la fuga, particolarmente amata dai compositori tedeschi, e, infine, il concerto grosso la cui presenza è evidente nel continuo alternarsi tra masse piccole e grandi. In quest'ultimo movimento la tonalità minore è limitata soltanto all'inizio, quando ancora la grande struttura corale non aveva preso forma, ed è sostituita da quella di si bemolle maggiore e re maggiore che conclude il brano affermando il trionfo della gioia. Parafrasando l'andamento del primo movimento si può dire che la Nona Sinfonia è in re minore, ma non troppo.