falstaff alla scala

Va', vecchio John

 Quarto appuntamento del ciclo

Prima delle prime”

Stagione 2016/2017

Amici della Scala – Teatro alla Scala

Falstaff

di Giuseppe Verdi

libretto di Arrigo Boito

Teatro alla Scala - Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

Martedì 31 gennaio 2017 ore 18

“Non ho pensato né a teatri né a cantanti. Ho scritto per piacer mio e perconto mio”. Scriveva Verdi, mentre si avvicinavano gli ottant’anni nel suo ritiro di Sant’Agata, convinto che Falstaff fosse un’opera da camera, nella quale dovevano avere un ruolo importante i dialoghi tra le parti orchestrali e le voci modellate in una gamma di sfumature dal declamato al canto. Insomma per il compositore lo scenario ideale sarebbe stato il giardino di Sant’Agata con tutte le sue belle piante trasformate in perfetti elementi scenici per un gioco di personaggi avvolto in una malinconia mirabilmente sfiorata da spensieratezza giovanile. Ma ad attendere l’ultima opera del grande Verdi c’era un grande teatro, il “suo” teatro. Così Falstaff andò in scena al Teatro alla Scala nell’ambito della stagione di Carnevale e Quaresima, il 9 febbraio 1893, davanti a un pubblico d’eccezione: Pietro Mascagni, Giacomo Puccini, Giuseppe Giacosa, Giosuè Carducci, Letizia Bonaparte, il ministro Ferdinando Martini. Verdi acclamato uscì 3 volte dopo il primo atto, 6 dopo il secondo, 7 dopo il terzo.

Il libretto dell’opera tratto da “Le allegre comari di Windsor” con alcuni passi ricavati da “Enrico IV” di Shakespeare, tanto amato da Verdi, fu scritto da Arrigo Boito. E se esiste Falstaff lo dobbiamo a Boito convinto che Verdi, nonostante stesse per raggiungere gli 80 anni potesse ancora creare una partitura scintillante. Alcuni passi della loro lunga corrispondenza sono rivelatori e testimoniano uno straordinario sodalizio artistico e umano. Verdi a Boito, 7 luglio 1889: “Voi nel tracciare Falstaff avete mai pensato alla cifra enorme dei miei anni?... E se non reggessi alla fatica?”.

Boito a Verdi, 9 luglio 1889: “Lo scrivere un’opera comica non credo che la affaticherebbe… Lo scherzo e il riso della commedia esilarano la mente e il corpo… Dopo aver fatto risuonare tutte le grida e i lamenti del cuore umano, finire con uno scoppio immenso d’ilarità! c’è da far strabiliare!”

Verdi a Boito 10 luglio 1889: “Amen, e così sia… Faremo addunque Falstaff”.

Verdi a Boito “Voi lavorate, spero. Lavoro anch’io. Mi diverto a fare delle fughe! Sì Signore: una fuga… ed una fuga buffa”.

“Tutto nel mondo è burla” dice Falstaff alla fine dell’opera. Lo dice in una fuga. E come scrive Alessandro Zignani “La fuga si sa non è uno scherzo”.

Nell’incontro “Va’ vecchio John…” con ascolti e video, parla di Falstaff Vincenzina Caterina Ottomano, docente all’Istituto di Musicologia dell’Università di Berna.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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