carlo felice genova

Novità assolute e Belcanto

STAGIONE 2017 / 2018 - OPERA & BALLETTO

OPERA &BALLETTO

STAGIONE 2017 / 2018

Leonard Bernstein

Giuseppe Verdi

Pëtr Il’ič Čajkovskij

Vincenzo Bellini

Marco Tutino

(prima esecuzione assoluta)

Giacomo Puccini

Giuseppe Verdi

Gaetano Donizetti

Ludwig Minkus

I concerti sinfonici

 

Il Teatro Carlo Felice ha presentato la Stagione 2017-2018, dedicata al pubblico genovese e non, che prevede un programma di opere del grande repertorio lirico e novità assolute, con autori che spaziano dall’800 ad oggi, quali Bernstein, Verdi, Bellini, Puccini, Donizetti ed il contemporaneo Marco Tutino, al quale il Teatro Carlo Felice ha commissionato l’opera comica Miseria e nobiltà. Due i balletti in cartellone e, inoltre, una Stagione Sinfonica con tanta musica del 900 e grandi classici.

7 opere in programma, 15 concerti sinfonici, due dei quali riservati alle finali del 55° Premio Paganini, e due grandi appuntamenti con la danza.

Lo spirito della prossima stagione è “grandi opere per grandi interpreti”, come sottolinea il Maestro Giuseppe Acquaviva, Direttore Artistico del Teatro: apertura il 19 di ottobre con il musical WEST SIDE STORY di Leonard Bernstein, un classico del tardo 900, ricco di ritmi trascinanti e splendide melodie, allestimento in coproduzione tra Teatro Carlo Felice e WEC World Entertainment Company. Il 6 dicembre RIGOLETTO di Verdi,nell’edizione andata in scena nel 2013 con la regia di Rolando Panerai, messa in scena che prevede una grande passerella di interpreti, tra cui Leo Nucci e Carlos Álvarez, che si alterneranno nel ruolo del protagonista.

Il 2018 si aprirà con NORMA di Bellini, un’opera che mancava dal palcoscenico genovese dal 2005, sotto la direzione del neo Direttore Principale Andrea Battistoni e Mariella Devia come protagonista. [del tutto smentita la notizia del ritiro dalle scene del soprano ligure inizialmente diffusa dal Teatro: approfondisci]

A febbraio sarà la volta di MISERIA E NOBILTÀ di Marco Tutino, opera in prima esecuzione assoluta, commissionata dal Teatro Carlo Felice, raro esempio di opera comica contemporanea, tratta da un classico della comicità italiana di Eduardo Scarpetta, reso celebre del film di Mario Mattioli con Totò e Sophia Loren.

A marzo LA RONDINE di Puccini (mai rappresentata a Genova), che andrà in scena nella IIa versione, diretta da Giuseppe Acquaviva, che, oltre ad esserne il Direttore Artistico, questa volta ricoprirà per il Teatro anche il ruolo di Direttore d’Orchestra (in alternanza con Alvise Casellati nelle recite del 22 e 23 marzo); subito dopo LA TRAVIATA di Verdi, opera che per le molte analogie con la precedente, è stata inserita nello stesso contesto scenografico (regia di Giorgio Gallione, scene e costumi di Guido Fiorato).Maggio prevede LUCIA DI LAMMERMOOR di Donizetti,in un nuovo allestimento in coproduzione tra Fondazione Teatro Carlo Felice, Fondazione Teatro Comunale di Bologna, Slovak National Theatre Opera e ABAO-OLBE di Bilbao, protagonista Elena Mosuc e Andrea Bocelli che debutta nel ruolo di Edgardo.

Due i balletti in cartellone: a dicembre una produzioneDaniele Cipriani Entertainment, LO SCHIACCIANOCI di Čajkovskij, il più classico dei balletti natalizi, con le scene e i costumi inconfondibili di Emanuele Luzzati, omaggio al grande artista genovese a dieci anni dalla scomparsa; a giugno, infine, il DON QUIXOTE di Ludwig Minkus, portato in scena dal Balletto del Teatro Nazionale di Belgrado, nella nuova versione della coreografia del leggendario ballerino e coreografo russo Vladimir Vasiljev.

La Stagione Sinfonica si aprirà il 27 ottobre con il Concerto Celebrativo di Niccolò Paganini, diretto da Andrea Battistoni, appena nominato Direttore Principale del Teatro Carlo Felice, considerato uno dei più talentuosi e coinvolgenti tra i giovani direttori del panorama internazionale, e la violinista Anna Tifu, che, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Enzo Hruby ed il Comune di Genova, suonerà il “Cannone”, il celebre violino di Niccolò Paganini. Da segnalare inoltre il concerto del 18 novembre diretto da Fabio Macelloni con la famosa violinista Bin Huang, vincitrice di un precedente Premio Paganini. Dorian Wilson dirigerà il consueto Concerto di Capodanno, mentre il concerto del 2 febbraio avrà come protagonisti I Solisti del Teatro Carlo Felice, più volte presenti nei concerti in stagione. Il 2 marzo Alessandro Cadario salirà sul podio e il solista sarà il grande fagottista Paolo Carlini, cheinterpreterà in prima assoluta il concerto di Ivan Fedele, commissionato dal Teatro Carlo Felice.

Appuntamento di punta l’11 marzo con lo straordinario pianista Krystian Zimerman, affiancato al direttore Grzegorz Nowak. Il 29 marzo il tradizionale concerto di Pasqua diretto da Alan Buribayev ed i solisti del Teatro dell’Opera di Astana. Il 13 e 14 aprile le Finali del 55° Premio Paganini ed in chiusura, l’11 maggio, Daniel Smith sul podio e un altro grande pianista, Arkadij Volodos’, come solista.


West Side Story

Leonard Bernstein

Ottobre 2017

19 (20.30 A), 20 (20.30 B), 21 (15.30 F), 22 (15.30 C), 28 (20.30 L), 29 (15.30 F.A.)

Direttore d’Orchestra Wayne Marshall

Coreografie originali Jerome Robbins

riprese da Gail Richardson

Regia Federico Bellone

Traduzioni Franco Travaglio

Allestimento in coproduzione Teatro Carlo Felice – WEC World Entertainment Company

C’è un posto per noi,

da qualche parte un posto per noi.

Pace e quiete e aria aperta

ci aspettano

da qualche parte.

Una ragazza, Atto II (“Somewhere”)

Con West Side StoryBernstein ha compiuto un miracolo: essere colto e popolare insieme. Citazioni da Beethoven e passaggi moderni, spigolosi, si fondono con melodie be-pop e ritmi latini, dando vita a un “melting pot” che rispecchia in musica le posizioni democratiche del compositore, kennedyano convinto. Anche la vicenda sentimentale, del resto, contiene un chiaro messaggio umano e sociale: l’amore è una forza trasversale capace di andare oltre le rivalità di parte, come in Romeo e Giulietta, a cui la trama si ispira. I Capuleti e i Montecchi si sono reincarnati nelle duebande rivali che si contendono l’Upper West Side di Manhattan, i portoricani Sharks e gli americani Jets. Ai primi appartiene Maria, ai secondi Tony. E anche se nel 1957, a Broadway, la ragazza si salva, diversamente da Shakespeare, la morale è quella antica: l’amore è un sentimento troppo grande, che le piccolezze degli uomini non riescono a gestire. Definirlo un musical è riduttivo: WestSide Story è teatro totale – musica, canto, prosa e danza. Le coreografie sono quelle originali diJerome Robbins, immortalate dalla celebre e pluripremiata versione cinematografica del 1961.

 


 

Rigoletto

Giuseppe Verdi

Dicembre 2017

6 (20.30 A), 9 (15.30 F), 10 (15.30 C), 12 (20.30 B), 22 (20.30 F.A.),

23 (20.30 L) 27 (20.30 F.A.), 29 (15.30 F.A.)

Direttore d’Orchestra Francesco Ivan Ciampa (6, 9,10,12) Dorian Wilson (22, 23, 27, 29)

Regia Rolando Panerai

Scene Enrico Musenich

Costumi Regina Schrecker

Luci Luciano Novelli

Personaggi e interpreti principali

Rigoletto Leo Nucci (6, 10, 12)/ Carlos Álvarez (23, 27, 29)/ Enkhbat Amartuvshin (9, 22)

Gilda Maria Mudriak (6, 10, 12)/ Leonor Bonilla (9, 22)/ Serena Gamberoni (23, 27, 29)

Duca di Mantova Antonio Gandia (6,10,12)/ Celso Albelo (23, 27, 29)

Sparafucile Dario Russo /Mihailo Šljivić

Maddalena Anastasia Boldyreva

Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice

Miei signori… Ah perdono, pietate…

Al vegliardo la figlia ridate…

Ridonarla a voi nulla ora costa,

Tutto il mondo è tal figlia per me.

Rigoletto, Atto II

Un classico del melodramma, talmente familiare, ormai, che si corre il rischio di non coglierne più l’audacia. Rigolettoè, certo, l’opera di “La donna è mobile”, “Questa o quella, per me pari sono”, “Bella figlia dell’amore”, pagine popolarissime, ma è anche uno dei titoli più scabrosi nella storia del melodramma, che la censura cercò in ogni modo di ammorbidire e rendere più presentabile. Verdi fu irremovibile e Rigolettorimase tale e quale fin dalle prime recite, che entusiasmarono il pubblico e scandalizzarono la critica: un’opera con protagonisti un vecchio deforme, un killer, una fanciulla innocente rapita, violata e infine uccisa e chiusa in un sacco da cronaca nera. Situazioni estreme e dinamiche psicologiche ancora attuali che la musica estrinseca con pienezza e verità: il rancore del diverso emarginato e deriso, la scissione irrisolvibile tra padre amorevole e buffone cinico, gli impulsi incontenibili di un giovane dongiovanni nostrano, il ritrovarsi vittima quando si voleva essere carnefice. E un vecchio che piange, come mai aveva pianto e mai più piangerà in musica. La regia di Rolando Panerai è il frutto dell’esperienza di uno dei più grandi baritoni del nostro tempo, interprete memorabile di Rigoletto.


Lo schiaccianoci

Pëtr Il’ič Čajkovskij

Dicembre 2017

16 (15.30 F – 20.30 A), 17 (15.30 C), 19 (15.30 G – 20.30 L), 20 (20.30 B)

Daniele Cipriani Entertainment

Coreografia e regia Amedeo Amodio

Scene e costumi Emanuele Luzzati

Ombre L’Asina sull’isola

Direttore d’Orchestra Alessandro Ferrari

I fiori, la musica e i bambini sono i gioielli della vita.

Pëtr Il’ič Čajkovskij, “Un autoritratto”, cap. 14

Gli oggetti e le persone della vita diurna abitano anche quella notturna. Ma i sogni li trasformano: deformati, ingigantiti o rimpiccioliti, spesso riconoscibili solo da pochi dettagli, a volte spaventano e altre fanno ridere per la loro assurdità. E questo fin da bambini. Lo Schiaccianociè il balletto che apre il sipario sul vivace e fantasioso mondo notturno infantile: è il sogno che una bambina, Clara, fa la notte di Natale, trasfigurandone tutti gli elementi, dagli invitati alla festa ai regali. Le gioie, i desideri e le paure dell’infanzia danzano su una musica di perfezione e trasparenza mozartiane, colorata di timbri fatati: raramente Čajkovskij è stato così elegante, raffinato, ironico, inventivo, leggero. Balletto ambientato a Natale diventato, col tempo, ilballetto di Natale, è rinnovato dalle coreografie di Amedeo Amodio e dalla presenza del teatro d’ombre de “L’Asina sull’isola”. Le scene sono di Lele Luzzati, di cui il Teatro Carlo Felice continua a tenere viva la memoria e l’opera, artista che nell’infanzia e nel sogno ha scoperto le radici del proprio inconfondibile stile.


Norma

Vincenzo Bellini

Gennaio 2018

24 (20.30 A), 27 (15.30 F), 28 (15.30 C), 30 (20.30 L), 31 (20.30 B)

Direttore d’Orchestra Andrea Battistoni

Regia Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi

Scene Federica Parolini

Costumi Daniela Cernigliaro

Personaggi e interpreti principali

Norma Mariella Devia (24, 28, 31)/ da definire (27, 30)

Adalgisa Annalisa Stroppa (24, 28, 31)/ Valentina Boi (27, 30)

Pollione Stefan Pop (24, 28, 31)/ Luciano Ganci (27, 30)

Oroveso Roberto Scandiuzzi (24, 28, 31)/Mihailo Šljivić(27, 30)

Allestimento Fondazione Teatro Massimo di Palermo – Arena Sferisterio di Macerata

Da me fuggire tentasti invano,

Crudel Romano, tu sei con me.

Un nume, un fato di te più forte

Ci vuole uniti in vita e in morte.

Sul rogo istesso che mi divora,

Sotterra ancora sarò con te.

Norma, Atto II

La Grecia e la Sicilia: una tradizione millenaria di scambi culturali ereditata da Bellini, catanese, nel suo capolavoro, Norma, opera intrisa di tematiche e atmosfere da tragedia greca. Tragico nel senso classico è il conflitto della protagonista, divisa tra il ruolo – oggi si direbbe istituzionale – di sacerdotessa dei Druidi e quello di madre e di donna innamorata e abbandonata. L’oggetto del suo amore, il padre dei suoi figli che l’ha lasciata e ora ama la giovane novizia Adalgisa, è il proconosole Pollione, un nemico del suo popolo (siamo ai tempi delle Gallie invase dai Romani): un sentimento, dunque, che mette in crisi la sua vita e la sua identità. È l’eterno contrasto tra il pubblico e il privato, vivo ancora oggi, come tutti i grandi temi affrontati dal teatro greco, da Edipoalla Medea(a cui Normadeve moltissimo). L’altezza del soggetto si riflette nella musica: recitativi maestosi, solenni cori religiosi, violenti cori guerreschi e un canto sublime che spesso è sospeso nello spazio e nel tempo, come nell’aria più famosa, “Casta diva”, invocazione quasi leopardiana alla luna. La regia dei siciliani Lugi Di Gangi e Ugo Giacomazzi mette in luce la modernità del dissidio di Norma e la mediterraneità della tragedia: temi antichi e musica ottocentesca che ancora ci parlano.


Miseria e nobiltà

Marco Tutino

(prima esecuzione assoluta – Commissione Teatro Carlo Felice)

Febbraio 2018 - 23 (20.30 A), 25 (15.30 C), 27 (15.30 G)

Marzo 2018 - 1 (20.30 B)

Direttore d’Orchestra Francesco Cilluffo

Regia Rosetta Cucchi

Scene Tiziano Santi

Costumi Gianluca Falaschi

Personaggi e interpreti principali

Bettina Valentina Mastrangelo

Peppiniello Francesca Sartorato

Gemma Laura Verrecchia

Eugenio Alessandro Scotto Di Luzio

Contadino/Cameriere Nicola Pamio

Felice Sciosciammocca Alessandro Luongo

Don Gaetano Alfonso Antoniozzi

Ottavio Andrea Concetti

Nuovo Allestimento in coproduzione

Fondazione Teatro Carlo Felice – Teatro Verdi di Salerno

Sì, ho fame, lo ammetto,

ho fame come un lupo,

e l’idea di una cena non mi spiace,

fosse anche solo per un po’ di pane.

Ma più di questa fame,

più forte del bisogno c’è il rispetto:

Chi rispetta sé stesso,

chi crede in un’idea, non è più lupo.

Felice, Atto I

L’opera comica è un genere poco frequentato dai compositori contemporanei. La sfida di Marco Tutino, con Miseria e nobiltà, opera in prima esecuzione assoluta commissionata dal Teatro Carlo Felice, è riallacciarsi a questa tradizione, tutta italiana, adeguandola ai tempi. La scelta del soggetto è caduta su un classico della comicità napoletana (Napoli, dove l’opera buffa è nata), la commedia di Eduardo Scarpetta Miseria e nobiltà(1887), portata al cinema, con grande successo, da Mario Mattioli nel 1954, protagonisti Totò e Sophia Loren. Chi ama la commedia originale e la pellicola ne ritroverà gli equivoci e il clima da farsa, ma anche qualcosa di diverso: meno personaggi-maschere, più psicologia e un contesto politico e culturale più definito (l’azione è stata spostata nel 1946, nei giorni del referendum tra monarchia e repubblica). Perché, come osserva giustamente Tutino, anche il nostro gusto comico è cambiato: «Il nostro sguardo è ormai irrimediabilmente influenzato e corrotto dalla varietà dei generi di spettacolo leggero che da più di cento anni hanno cambiato profondamente le nostre esigenze e aspettative: chi ha conosciuto Falstaff, l’operetta, il musical, Nino Rota, Totò, Mel Brooks, e così via fino a Maurizio Crozza, nonsi accontenterà più dei meccanismi teatrali e del linguaggio di Rossini e Donizetti, seppure sublimi e unici. La comicità e la leggerezza oggi saranno inevitabilmente sempre venate di turbamenti e ombre, e disposte a negare se stesse in ogni momento.»


La rondine (II versione)

Giacomo Puccini

Marzo 2018

21 (20.30 A), 22 (15.30 G), 23 (20.30 B), 24 (15.30 F), 25 (15.30 C)

Direttore d’Orchestra Giuseppe Acquaviva (21, 22, 25)/ Alvise Casellati (23, 24)Regia Giorgio Gallione

Scene e costumi Guido Fiorato

Luci Luciano Novelli

Personaggi e interpreti principali

Magda Elena Rossi (21, 23, 25)/ Maria Teresa Leva (22, 24)

Lisette Giuliana Gianfaldoni (21, 23, 25)/ Francesca Tassinari (22, 24)

Ruggero Arturo Chacón-Cruz (21, 23, 25)/ Roberto Iuliano (22, 24)

Prunier Marius Brenciu (21, 22, 23, 25)/ Alessandro Fantoni (24)

Rambaldo Stefano Antonucci (21, 23, 25)/ Valdis Jansons (22, 24)

Nuovo Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice

Lascia che io ti parli

come una madre al suo figliuolo caro…

Quando sarai guarito, te ne ricorderai…

Tu ritornerai alla casa tua serena…

io riprendo il mio volo e la mia pena…

Magda, Atto III

Bella ed elegante, Magda de Civry è una protagonista della vita mondana della Parigi del Secondo Impero e ha un ricco protettore, Rambaldo. Ma una sera conosce Ruggero, giovane aristocratico di provincia, ed è subito amore. Magda, per paura che la sua fama di donna frivola allontani Ruggero, si finge di umili origini (una grisette, una Mimì). Abbandona il lusso dei salotti parigini e si rifugia con l’amato in un angolo remoto della Costa Azzurra. Ma quando Ruggero ottiene dalla famiglia il permesso di sposarla, Magda non ha il coraggio di ingannarlo e gli rivela la verità sul proprio passato. E per non costringerlo a un matrimonio sconveniente, lo lascia, pur soffrendone, tornando alla vita di prima. Se Traviatanon fosse un dramma, ma una commedia sentimentale con finale amaro, non c’è dubbio: sarebbe La rondinedi Puccini. Un’opera scandita dal ritmo del valzer, come un’operetta, dai balli americani allora di moda (fox-trot, one-step), come un musical, e con un profumo sonoro “francese” degno di Ravel. La regia di Giorgio Gallione utilizza le stesse scene disegnate da Guido Fiorato per Traviata, a sottolineare il gioco di specchi con il capolavoro verdiano.


La traviata

Giuseppe Verdi

Maggio 2018

2 (20.30 A), 3 (20.30 L), 4 (20.30 B), 5 (15.30 F), 6 (15.30 C)

Direttore d’Orchestra Daniel Smith

Regia Giorgio Gallione

Scene e costumi Guido Fiorato

Coreografia Giovanni Di Cicco

Luci Luciano Novelli

Personaggi e interpreti principali

Violetta Ekaterina Bakanova (2, 4, 6)/ Rocio Ignacio (3, 5)

Alfredo Murat Karahan (2, 4, 6)/ Giulio Pelligra (3, 5)

Giorgio Germont Rodrigo Esteves (2, 4, 6)/ Mansoo Kim (3, 5)

Flora Marta Leung

Annina Daniela Mazzucato

Gastone Didier Pieri

Barone Paolo Orecchia

Marchese Stefano Marchisio

Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice

Le ragazze come me non hanno amici, ma solo amanti egoisti che spendono i loro patrimoni, non già per noi, come dicono, ma per la loro vanità. Non apparteniamo più a noi stesse; non siamo più esseri umani, ma cose; siamo le prime nel loro amor proprio, ma le ultime nella loro stima.

Alexandre Dumas figlio, “La signora delle camelie”, cap. 15

Come Rigoletto, anche La traviatanasce dal bisogno verdiano di mettere in scena situazioni e sentimenti veri, al di là del bene e del male. E anche in questo caso al centro della vicenda è un personaggio che la società accetta solo in un ruolo marginale e definito: là un buffone di corte, qui una prostituta. Il vero scandalo dell’opera, coperta di fischi alla prima veneziana del 1853, non è però la professione di Violetta, ma il fatto che una prostituta possegga più umanità ed etica dei personaggi perbene che la circondano, la corteggiano, la ammirano e al tempo stesso la rifiutano. Negativa per la morale comune, la donna traviata è in realtà l’unica figura positiva della storia: non ne esce bene il suo amato Alfredo, impulsivo, infantile, orgoglioso e persino vendicativo e aggressivo, e ancora meno il padre di lui, Giorgio Germont, esempio di moralismo velato da complessi di colpa. Un’opera unica nel suo genere, che segna un prima e un dopo nella storia del melodramma: le grandi passioni dei personaggi nobili, eroici, tutti d’un pezzo, lasciano il posto a uomini e donne reali, quotidiani, le cui azioni esteriori sono il riflesso di accadimenti interiori complessi, contradditori e spesso taciuti. Il tutto registrato da una musica che li segue come un sismografo delle loro emozioni. La regia di Giorgio Gallione, rifacendosi al romanzo autobiografico di Alexandre Dumas figlio, racconta l’amore impossibile tra la prostituta e il ragazzo di buona famiglia come un flashback, in cui tutto è già scritto fin dalle prime, dolorose note del Preludio. E ci ricorda che Traviata, innanzi tutto, è la storia di una passione tra due giovani che, attraverso il loro amore, sperano, senza riuscirci, di cambiare il mondo.


Lucia di Lammermoor

Gaetano Donizetti

Maggio 2018

29 (20.30 A), 30 (20.30 F.A.), 31 (20.30 B)

Giugno 2018

1 (20.30 L), 3 (15.30 C), 5 (20.30 F.A.)

Direttore d’Orchestra Andriy Yurkevych

Regia Lorenzo Mariani

Scene Maurizio Balò

Costumi Silvia Aymonino

Luci Linus Fellbom

Personaggi e interpreti principali

Lucia Elena Mosuc (29, 31, 3/6)/ da definire (30, 1/6, 5/6)

Edgardo Andrea Bocelli (29, 31, 3/6)/ Luciano Ganci (30, 1/6, 5/6)

Enrico Stefano Antonucci (29, 31, 3/6)/ Federico Longhi (30, 1/6, 5/6)

Raimondo Mariano Buccino (29, 31, 3/6)/ Alessio Cacciamani (30, 1/6, 5/6)

Nuovo allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione TeatroComunale di Bologna – Slovak National Theatre Opera – ABAO-OLBE di Bilbao

Mentre veniva trasportata al di là della soglia, ella guardò giù e proferì le sole parole articolate che avesse pronunziato fin allora, dicendo con un ghigno di esultanza: – Allora, lo avete raccolto il vostro bello sposo?

Walter Scott, “La sposa di Lammermoor”, cap. XXXIV

Scozia, XVI secolo: Lucia, costretta, su pressione del fratello, a rinunciare a Edgardo, il suo vero amore, precipita nella follia, assassinando il marito il giorno delle nozze e morendo di dolore. Nessuna delle tante “scene della pazzia” che si incontrano nel teatro d’opera è realistica e toccante come quella del terzo atto della Lucia di Lammermoor, ispirata a un romanzo di Sir Walter Scott. Donizetti va oltre la convenzione, dando voce a quel disagio psichico che la psicoanalisi, poco più di mezzo secolo dopo (l’opera è del 1835), cercherà di comprendere e guarire. Una pazzia moderna: non quella epica di Orlando, iraconda, fatta di sguardi infuocati, urla animalesche e capelli strappati con le mani, “maschile” e a suo modo eroica; una follia al femminile, che si manifesta in insistiti gorgheggi, esili e filiformi. Come ha scritto Alberto Savinio, la pazzia di Lucia «è il soffio più sottile, più leggero, più aereo che si possa dare, e il più gelido, pure.» La regia di Lorenzo Mariani parte dal celebre quadro di Everett Millais, raffigurante Lucia che si sostiene al braccio di Edgardo: «Capisco dallo sguardo di lei – spiega il regista – un’anima che respira, dall’intimo, una trasparente bontà, ma troppo delicata e indifesa, pericolosamente pura, fino all’estremo.»


Don Quixote

Ludwig Minkus

Giugno 2018

14 (20.30 A), 15 (20.30 B), 16 (15.30 F – 20.30 L), 17 (15.30 C)

Balletto del Teatro Nazionale di Belgrado

Coreografia M. Petipa, A. Gorski, K. Golezovski, V. Vasiljev

Nuova versione della coreografia e regia Vladimir Vasiljev

Scene Boris Maksimović

Costumi Olga Mrđenović

La fantasia gli si riempì di tutto quello che leggeva nei libri: d’incantamenti, contese, battaglie, sfide, ferite, galanterie, amori, tempeste e altre impossibili stramberie. E la convinzione che fosse verità tutta quella macchina d’immaginarie invenzioni che leggeva gli si conficcò talmente nella testa, che per lui non c’era al mondo altra storia più certa.

Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte della Mancia”, cap. I

Don Quixote rappresenta una svolta nella storia del balletto classico: i protagonisti della vicendanon sono più personaggi fiabeschi come nella Bella addormentatao creature sovrannaturali ed eteree come nel Lago dei cigni, ma i popolani di un villaggio. Dopo le fantasticherie che segnano la nascita della danza sulle punte e in tutù di mussola bianca, con Don Quixoteil balletto ottocentesco torna alla realtà. Il soggetto è tratto da un episodio della seconda parte del DonChisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, in cui si narra dell’amore tra due giovani delvillaggio, Quiteria e Basilio, ostacolato dal padre della ragazza, che vuole darla in sposa al ricco Camacho. E in mezzo a loro, il visionario “cavaliere dalla trista figura” accompagnato dall’inseparabile, e ben più pragmatico, Sancho. Nuova versione coreografica, a partire da quella originale di Marius Petipa, di Vladimir Vasiljev, leggendario ballerino e coreografo russo.


Miseria e nobiltà di Marco Tutino, un’opera in prima assoluta commissionata dal TeatroCarlo Felice, raccontata dall’autore

Miseria e nobiltà, la commedia di Scarpetta, non ha bisogno di presentazioni. Da più di un secolorappresenta uno dei massimi esempi italiani di comicità teatrale di derivazione popolare, e precisamente partenopea, che ha generato e ispirato altri testi e traduzioni cinematografiche. Per la verità, anche un’opera lirica del compositore napoletano Jacopo Napoli, scritta tra il ’46 e il ’47, e rappresentata al San Carlo con un modesto successo. Il suggerimento di scrivere un’opera su questo soggetto mi fu regalato dal mio editore di tante opere, Piero Ostali, in una sera di ottobre del 2014 a Budapest. Come spesso accade, ho percepito subito che fosse una buona idea: venivo da due opere molto complesse e per niente leggere, Le BraciLa Ciociara, e quel soggetto mi sembrava, solo a pensarlo, una ventata di aria fresca… Poi, l’interesse del Carlo Felice nelle persone di Maurizio Roi e Giuseppe Acquaviva ha reso possibile la sua creazione. L’opera buffa, genere inventato a Napoli all’inizio del XVIII secolo, esportato e sviluppato da noi italiani nel corso di più o meno 200 anni, connota e definisce una tradizione così vasta, importante e varia da incutere soggezione. Non a caso, durante il secolo scorso, ben pochi autori nazionali si cimentarono nel tentare di riprodurre quei fasti; uno su tutti ci riuscì pienamente grazie alla sua straordinaria e ancora misconosciuta genialità, Nino Rota, che col Cappello di paglia di Firenzeci regalò uno dei capolavori operistici del ’900. Un secolo, quello, che non ha certo incoraggiato il mondo dell’opera all’ironia e alla commedia. Due guerre mondiali, la dissoluzione di un linguaggio musicale condiviso, le avanguardie e la sperimentazione… tutte cose assai serie, che da noi tradizionalmente diventano subito “seriose” e accademiche. La sfida dunque di provarci era irresistibile, anche tenendo presente alcuni sporadici ma meravigliosi esempi d’oltralpe: TheMidsummer Marriage di Tippet eAlbert Herring di Britten, oltre naturalmente al deliziosoCandide di Bernstein. Miseria e nobiltàdi Rossi, Ceresa e mia non nasce con la pretesa di essere fedele al testo originale. Intanto, la vicenda viene immaginata in un’epoca posteriore, ed esattamente nei due, tre giorni del referendum monarchia/repubblica del 1946. Ci è sembrata una ghiotta occasione, è una buona soluzione teatrale, poter parlare di nobiltà nel momento storico a lei meno favorevole, e nello stesso tempo evocare una miseria non generica, quasi eterna e geografica, ma una povertà precisa e dipendente da fattori storici concreti e devastanti. I personaggi si sono sfoltiti, e la tribù dei miserabili di Scarpetta si è ridotta a tre, appunto la sola famiglia Sciosciammocca: l’opera ha sempre sete di sintesi. E di trama: non potevamo accontentarci del meccanismo ottocentesco della farsa che quasi funziona mediante l’effetto domino, dove ogni situazione innesca quella conseguente per inerzia. Qui la vicenda si dipana e si spiega con antefatti e accadimenti più complessi, e le ragioni dei personaggi sembrano essere più ancorate a una narrazione che indaghi maggiormente nelle psicologie e nelle motivazioni sociali e culturali. Naturalmente, come le prove sopracitate di commedia musicale postbellica, anche questa M&Ndel duemila inoltrato non può essere solo un’opera buffa tout court. Il nostro sguardo è ormai irrimediabilmente influenzato e corrotto dalla varietà dei generi di spettacolo leggero che da più di cento anni hanno cambiato profondamente le nostre esigenze e aspettative: chi ha conosciuto Falstaff, l’operetta, il musical, Nino Rota, Totò, Mel Brooks, e così via fino a Maurizio Crozza, nonsi accontenterà più dei meccanismi teatrali e del linguaggio di Rossini e Donizetti, seppure sublimi e unici. La comicità e la leggerezza oggi saranno inevitabilmente sempre venate di turbamenti e ombre, e disposte a negare sé stesse in ogni momento. Dietro ad ogni risata si nasconde una lacrima, dietro a ogni sberleffo una nostalgia, e anche se questo è sempre stato vero (c’è del tragico in ogni commedia che si rispetti e viceversa, e la “Furtiva lagrima” la dice lunga a questo proposito) oggi questa relazione è più evidente, più ricercata e voluta, quasi una contraddizione deflagrante che sprigiona una energia altra, una terza dimensione teatrale sia rispetto al comico che al tragico; un genere dunque nuovo, ancora tutto da scoprire. Di questa nuova potenzialità ci si dovrebbe occupare di più, nell’ambito della creazione operistica, proprio oggi che questo genere, l’opera, sembra si possa solo declinare al passato, perlomeno nel Paese che l’ha visto nascere. Noi ci abbiamo provato, senza nessuna pretesa se non quella di divertire il pubblico che avrà la pazienza di venirci a trovare; il tempo ci dirà se e dove abbiamo sbagliato, e nel caso, se qualcosa abbiamo indovinato.

Marco Tutino


Sinfonica

2017 / 2018

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice

Stagione 2017 / 2018 – SINFONICApagina 1

venerdì 27 ottobre N°1

Concerto Celebrativo Niccolò Paganini

Andrea Battistoni

Direttore

Anna Tifu

Violino

Niccolò Paganini

Concerto n. 2 per violino e orchestra in si minore op.7 M.S.48 “La campanella

Franz Schubert

Sinfonia n.9 in Do maggiore “La grande” D944

giovedì 2 novembre N°2

Andrea Battistoni

Direttore

Wolfgang Amadeus Mozart

Requiem in re minore per soli, coro ed orchestra, K 626

mercoledì 8 novembre N°3

Andrea Battistoni

Direttore

Emanuele Arciuli

Pianoforte

Gabriel Fauré

Pavane op. 50

Michael Daugherty

Deus ex Machina

Sergej Prokof'ev

Sinfonia n. 5 in Si bemolle maggiore op.100

sabato 18 novembre N°4

Fabio Macelloni

Direttore

Bin Huang

Violino

Wolfgang Amadeus Mozart

Concerto n. 1 per violino e orchestra in Si bemolle maggiore K 207

Concerto n. 3 per violino e orchestra in Sol maggiore K 216

Concerto n. 4 per violino e orchestra in Re maggiore K 218

Stagione 2017 / 2018 – SINFONICApagina 2

domenica 19 novembre ore 16 N°5

Fabio Macelloni

Direttore

Bin Huang

Violino

Ernest Braucher

Viola

Wolfgang Amadeus Mozart

Concerto n. 2 per violino e orchestra in Re maggiore K 211 Concerto n. 5 per violino e orchestra in La maggiore K 219

Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra in Mi bemolle maggiore K 364

lunedì 1 gennaio ore 16 N°6

Concerto di Capodanno

Dorian Wilson

Direttore

Lukas Geniušas

Pianoforte

Fryderyk Chopin

Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in fa minore op. 21

Arturo Márquez

Danzón n° 2

George Gershwin

Catfish Row (Symphonic Suite from Porgy and Bess)

Alexander Borodin

Danze Polovesiane da Il Principe Igor

venerdì 12 gennaio N°7

Andrea Battistoni

Direttore

Francesco Loi

Flauto

Corrado Orlando

Clarinetto

Jacques Ibert

Concerto per flauto

Darius Milhaud

Le boeuf sur le toit

Andrea Lumachi

Lettera a mio padre

Zoltán Kodály

Danze di Galanta

Stagione 2017 / 2018 – SINFONICApagina 3

venerdì 26 gennaio N°8

Andrea Battistoni

Direttore

Davide Cabassi

Pianoforte

Federico Romano

Violoncello

Igor Stravinskij

Sinfonia per strumenti a fiato

Igor Stravinskij

Concerto per pianoforte e strumenti a fiato

Friedrich Gulda

Concerto per violoncello e orchestra di fiati

venerdì 2 febbraio N°9

I Solisti del Teatro Carlo Felice

Wolfgang Amaedus Mozart

Quintetto in La maggiore per clarinetto e archi K. 581 "Stadler"

Franz Schubert

Ottetto in Fa maggiore D 803

venerdì 2 marzo N°10

Alessandro Cadario

Direttore

Paolo Carlini

Fagotto

Ivan Fedele

Concerto per fagotto e orchestra (prima esecuzione assoluta - commissione Teatro Carlo Felice)

Franz Schubert

Sinfonia n. 5 in Si bemolle maggiore D 485

Domenica 11 marzo ore 16 N°11

Grzegorz Nowak

Direttore

Krystian Zimerman

Pianoforte

Hector Berlioz

Le Carnaval romain, Ouverture op. 9

Leonard Bernstein

Sinfonia n. 2 “The Age of Anxiety”

Modest Musorgskij

Quadri di un’esposizione (orchestrazione Sergei Gorchakov)

Stagione 2017 / 2018 – SINFONICApagina 4

giovedì 29 marzo N°12

Concerto di Pasqua

Alan Buribayev

Direttore

Solisti del Teatro dell’Opera di Astana

Gioachino Rossini

Stabat Mater

venerdì 13 aprile ore 15.30 e ore 20.30 N°13

Finale 55° Premio Paganini

sabato 14 aprile ore 15.30 N°14

Finale 55° Premio Paganini

venerdì 11 maggio N°15

Daniel Smith

Direttore

Arkadij Volodos'

Pianoforte

Ludwig van Beethoven

Concerto n. 3 in do minore per pianoforte e orchestra op. 37

Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92

Stagione 2017 / 2018 – SINFONICApagina 5