russia 1917

I cent’anni che hanno cambiato il mondo

Russia 1917

Quattro incontri con i poeti e i compositori che hanno cantato la Russia del Novecento

LUIGI LO CASCIO letture

OLGA PERETYATKO-MARIOTTI soprano

ALEXANDRA SOUMM violino

MIRIAM PRANDI violoncello

ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte

Unipol Auditorium, Via Stalingrado 37, Bologna – ore 21

7 e 14 novembre – 6 e 13 dicembre 2017

 RUSSIA 1917-2017 in pdf

Da anni Gruppo Unipol e Musica Insieme perseguono un obiettivo comune: quello di offrire alla città la possibilità di scoprire, o riscoprire, il grande patrimonio culturale europeo, riflettendo sulla preziosa eredità di secoli di storia della letteratura e della musica.

L’autunno bolognese si è così arricchito nelle scorse stagioni delle rassegne Baudelaire: I fiori del male, con la lettura integrale – una prima europea – dell’edizione originale del capolavoro del poeta francese, «Vorrei essere scrittore di musica»: Pier Paolo Pasolini poeta dei suoni, con tre originali ritratti del più controverso intellettuale italiano, per finire con un’altra integrale, Giacomo Leopardi: Canti – Musicali accordi e sovrumani silenzi.

La rassegna del 2017, sempre alle ore 21 presso l’Unipol Auditorium di Via Stalingrado, e sempre ad ingresso gratuito, non poteva che essere dedicata al centesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre: un evento di portata epocale che ha segnato indelebilmente la storia del Novecento. Vogliamo dunque ricordare la straordinaria stagione letteraria e musicale che ha accompagnato quegli anni, con artisti di primissimo piano, che, influenzati proprio da quegli eventi tumultuosi, hanno dato vita a capolavori indimenticabili.

Russia 1917 – I cent’anni che hanno cambiato il mondo proporrà dunque in quattro serate (7 e 14 novembre 6 e 13 dicembre) un’antologia di liriche di altrettanti tra i più grandi poeti russi: Boris PasternakMarina CvetaevaSergej Esenin e Vladimir Majakovskij. La data inaugurale coincide, non a caso, con lo scoppio della Rivoluzione: il 25 ottobre 1917 secondo il calendario giuliano, in vigore all’epoca in Russia, che coincideva però con il 7 novembre del calendario gregoriano, vigente in tutto l’Occidente.

Abbiamo scelto di concentrarci su questi poeti perché, più dei loro contemporanei, essi hanno scritto nel 1917 e sul 1917, testimoniando da differenti punti di vista ciò che la Rivoluzione ha significato per la loro patria.

Se Pasternak ha manifestato un iniziale sgomento per la violenza e l’imponenza degli eventi, per abbracciare poi una logica di accettazione della Rivoluzione come ineluttabile strumento di progresso, Esenin ha invece seguito un percorso opposto: fiducioso nel cambiamento, tanto da salutare l’avvento di una nuova Russia, faro di libertà e uguaglianza, si è presto disilluso, divenendo infine una figura scomoda per il nuovo regime.

Majakovskij è stato considerato il poeta-vate della Russia sovietica: ha creduto pienamente alla Rivoluzione e ai suoi ideali, ma il suo tragico suicidio è segno di una delusione profonda che dalla sfera politica si è trasferita in quella esistenziale.

La voce di Marina Cvetaeva è invece una delle testimonianze più toccanti della crudeltà del regime sovietico, poiché ne subì tutte le tragiche conseguenze, dalla povertà all’esilio.

Nati tutti nell’arco di cinque anni, dal 1890 al 1895, e dunque giovanissimi allo scoppio della Rivoluzione, i quattro poeti si sono formati negli ambienti culturali moscoviti ed hanno avuto frequenti e profondi legami personali. Pasternak e Cvetaeva hanno avuto una vera e propria relazione amorosa, consumatasi però solo attraverso un appassionato carteggio, che è una delle fonti più preziose per comprendere l’opera di entrambi. Pasternak fu molto legato anche a Majakovskij, che definiva il suo “orizzonte spirituale”, e a Esenin, di cui scriveva: «Continuamente, a turno ci giuravamo eterna fedeltà, con le lacrime agli occhi e ci scatenavamo in risse picchiandoci a sangue finché non ci separavano a forza dei perfetti sconosciuti».

Abbiamo dunque scelto di tratteggiare gli universi di questi poeti attraverso le parole scritte proprio in quegli anni, quelle delle speranze e degli inganni, della paura e della fiducia, quelle che si sono dedicati l’un l’altro o quelle che hanno lasciato al mondo come premature epigrafi al tragico destino che ha travolto la maggior parte di loro.

Li abbiamo scelti anche perché il rapporto di questi poeti con la musica è stato stretto: le madri di Pasternak e di Marina Cvetaeva erano pianiste, ed entrambi hanno avuto una formazione musicale. Le loro pagine, e le vite, così come quelle di Esenin e Majakovskij, furono ricche di musica e di incontri con i compositori coevi: per questo ai loro versi saranno affiancate le opere di Dmitrij ŠostakovičSergej Prokof’ev, Aleksandr SkrjabinGeorgij Sviridov e Sergej Rachmaninov, alcuni dei quali vissero, proprio come loro, la drammaticità degli eventi che hanno travolto la loro patria. Ad esse si aggiungono anche alcune delle pagine più belle di Pëtr Il’ič Čajkovskij, troppo presente nell’immaginario e nella formazione di ciascun artista russo per essere dimenticato, e una preziosissima rarità: due preludi giovanili composti da Pasternak.

Proprio di questo straordinario artista, considerato da voci autorevoli – tra cui quella di uno dei padri della slavistica italiana, Ettore Lo Gatto – il più imprescindibile ed influente poeta russo del Novecento, ricorre un importante anniversario: il sessantesimo anniversario della prima edizione di Dottor Živago, il romanzo con cui ha vinto il premio Nobel, che, censurato in Unione Sovietica, fu pubblicato proprio nel nostro paese.

La lettura dei testi sarà affidata a uno dei più amati attori italiani di cinema e di teatro, Luigi Lo Cascio. Apprezzatissimo dalla critica e dal pubblico per le sue indimenticabili interpretazioni in pellicole di successo, come La bestia nel cuore di Cristina Comencini o Noi credevamo, regia di Mario Martone, ha vinto i premi più prestigiosi, tra cui il David di Donatello per I cento passi del regista Marco Tullio Giordana, il Nastro d’argento per La meglio gioventù, sempre di Giordana, la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia per Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni, e il Premio UBU come migliore attore protagonista con lo spettacolo teatrale Il silenzio dei comunisti, per la regia di Luca Ronconi.

Le musiche saranno eseguite da artisti affermati a livello internazionale, a partire da Alexander Romanovsky, già protagonista di Baudelaire: I fiori del male, la prima delle rassegne organizzate da Gruppo Unipol e Musica Insieme presso l’Unipol Auditorium. Dopo la vittoria al prestigioso Concorso “Busoni” nel 2001, il pianista ucraino ha dato vita a una brillante carriera internazionale che lo vede impegnato in recital e come ospite di orchestre che vanno dalla New York Philharmonic alla Filarmonica della Scala, dalla Chicago Symphony all’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia. Il secondo concerto della rassegna,martedì 14 novembre, lo vedrà impegnato come solista nei celeberrimi Études-Tableaux op. 39 di Sergej Rachmaninov, accostati alle poesie di Marina Cvetaeva.

Al suo fianco, nella serata inaugurale di martedì 7 novembre, sarà la violinista Alexandra Soumm, solista con le maggiori orchestre internazionali, dalla London Philharmonic alla Tokyo Metropolitan, alla Los Angeles Philharmonic. Scelta nel 2006 per partecipare al Progetto Martha Argerich, ha al suo attivo un’ampia discografia che ha ricevuto plauso unanime dalla critica specializzata. Nel terzo appuntamento, mercoledì 6 dicembre, dedicato ai versi di Sergej Esenin, Alexander Romanovsky sarà affiancato invece dalla splendida voce di Olga Peretyatko-Mariotti, soprano fra i più applauditi e ricercati del momento. Insignita del “Premio Abbiati” nella categoria “miglior cantante femminile” nel 2015, calca oggi i palcoscenici più prestigiosi del mondo, dal Metropolitan di New York all’Opéra di Parigi, dal Mariinskij di San Pietroburgo al Teatro alla Scala di Milano e all’Arena di Verona. La serata conclusiva di mercoledì 13 dicembre, destinata ai versi di Vladimir Majakovskij, vedrà protagonisti Alexander Romanovsky e Miriam Prandi, fra le più apprezzate violoncelliste italiane, perfezionatasi con Mario Brunello, Antonio Meneses e Natalia Gutman. Diplomatasi giovanissima in pianoforte e violoncello, si esibisce in recital presso sedi e cartelloni quali Philharmonie e Konzerthaus di Berlino, Konzerthaus di Vienna, Festival del Maggio Musicale Fiorentino, Oleg Kagan Musikfest.

La rassegna si realizza con il patrocinio del Comune di Bologna e dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

L’ingresso ai concerti è gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

La rassegna, proponendo una riflessione sul centenario della rivoluzione d’ottobre, si connette tematicamente alla grande mostra REVOLUTIJA. Da Chagall a Malevich, da Repin a Kandinsky, che apre al MAMbo il 12 dicembre 2017 ed è realizzata in collaborazione con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, prodotta e organizzata da CMS.Cultura in partnership con il Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei.

PER INFORMAZIONI: Musica Insieme Tel. 051-271932

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – sito internet: www.musicainsiemebologna.it

Fondazione Musica Insieme

Galleria Cavour 2

40124 Bologna

 


 

IL CALENDARIO

Martedì 7 novembre 2017 ore 21

Boris Pasternak

 

LUIGI LO CASCIO letture

ALEXANDRA SOUMM violino

ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte

 

Autore del celebre romanzo Dottor Živago, che, censurato in Russia, fu pubblicato per la prima volta proprio nel nostro paese, Pasternak è stato uno fra i poeti russi più importanti del Novecento.

Nell’estate del 1917, nel pieno degli avvenimenti che da febbraio stavano sconvolgendo la Russia, scriveva la raccolta Mia sorella la vita, i cui versi hanno segnato molti giovani poeti suoi coetanei. Prima tra tutti Marina Cvetaeva, che visse con Pasternak un amore impossibile e profondo. Fu proprio lei a coniare la definizione “un acquazzone di luce”: un nuovo modo di scrivere poesia che illumina la realtà, penetrandone il mistero con acutezza e sensibilità.

A queste liriche si accompagnano i versi disperati scritti per la morte di Majakovskij, il suo “orizzonte spirituale”, quelli tratti da Dottor Živago e quelli sognanti che descrivono il suo rapporto con la musica, nato quando, ancora giovanissimo, aveva deciso di dedicarsi alla composizione. Ai suoi versi saranno infatti accostati due suoi Preludi – di rarissima esecuzione – insieme alle musiche di Prokof’ev e di Skrjabin, che fece avvicinare il giovane Boris Pasternak alla musica.

Boris Pasternak        Preludio in sol diesis minore per pianoforte

Preludio in mi bemolle minore per pianoforte

Aleksandr Skrjabin  Étude in re diesis minore op. 8 n. 12 per pianoforte

Sergej Prokof’ev       Cinque melodie op. 35 bis per violino e pianoforte

Sonata n. 2 in re maggiore op. 94 bis per violino e pianoforte

 

 

Martedì 14 novembre 2017 ore 21

Marina Cvetaeva

 

LUIGI LO CASCIO letture

ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte

 

“Un abisso di purezza e di forza”: così Pasternak descrisse la poesia di Marina Cvetaeva.

Figlia di un professore universitario e di una pianista, ella crebbe in un ambiente agiato e ricco di stimoli culturali. Allo scoppio della Rivoluzione, il marito Sergej Efron si arruolò nella Guardia Bianca, fedele allo zar, sparendo dopo qualche mese. Iniziò per la poetessa un lungo calvario di solitudine, umiliazione, lutti, esilio e profonda indigenza, che la condurrà al suicidio.

I suoi versi sono una delle testimonianze più toccanti degli eventi drammatici che hanno travolto la sua patria. Da essi emerge uno sguardo lontano dall’aspetto politico di quanto stava accadendo: non vi sono facili entusiasmi o critiche veementi, ma solo gli occhi di una donna e di una madre, che colgono il dramma della morte e della violenza. Così troviamo accostati i versi in cui invoca pietà per il figlio innocente dello zar, a quelli scritti per le proprie figlie, vittime entrambe di un tragico destino.

Anche Marina Cvetaeva ebbe un forte legame con la musica: «Mia madre ci inondò con la musica – scriveva – come se fosse sangue, il sangue di una seconda nascita». Ai suoi versi è accostato proprio il pianoforte, nel cui timbro la poetessa riconosceva la voce stessa della madre.

Sergej Rachmaninov Études-Tableaux op. 39

 

Mercoledì 6 dicembre 2017 ore 21

Sergej Esenin

 

LUIGI LO CASCIO letture

OLGA PERETYATKO-MARIOTTI soprano

ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte

 

La morte a soli trent’anni di Sergej Esenin, l’enfant terrible della letteratura russa, sconvolse un’intera generazione di poeti, che scrissero versi toccanti e increduli per l’improvvisa scomparsa di questo spirito inquieto, perduto negli abissi di ogni possibile eccesso, ma dall’aspetto serafico di un angelo rinascimentale.

«Mi piace illuminare nelle tenebre / L’autunno spoglio delle vostre anime»: così scriveva in una delle sue poesie più celebri, Confessioni di un teppista. Questa urgenza di sorprendere, sconvolgere, destabilizzare, riguardava tutto di lui, la poesia come la vita, dalla sua travolgente relazione con Isadora Duncan, ai suoi molti amanti, all’alcolismo. Il suo percorso poetico traccia, come un’autobiografia in versi, la sua esistenza, a partire dalle commoventi liriche dedicate alla natura e ai ricordi della sua infanzia contadina, sino al fervore con cui accolse l’avvento della Rivoluzione. Nel poemetto Inonija salutava infatti l’avvento di una nuova Russia, priva di ingiustizia sociale: un moderno salmo che invoca una terra promessa ricca di acque azzurre e montagne dorate.

Ai suoi versi più “maledetti” si accostano quelli degli affetti più intimi, che risuonano nella celebre Lettera alla madre: «Sei tu sola il mio aiuto e il mio conforto / Tu sola la mia luce ineffabile».

Sergej Rachmaninov Liriche per voce e pianoforte

Georgij Sviridov       Liriche per voce e pianoforte su testi di Sergej Esenin

Pëtr Il’ič Čajkovskij Tre pezzi da Le stagioni op. 37b per pianoforte

 

 

Mercoledì 13 dicembre 2017 ore 21

Vladimir Majakovskij

 

LUIGI LO CASCIO letture

MIRIAM PRANDI violoncello

ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforte

 

«Sono solitario come l’ultimo occhio di un uomo in cammino verso la terra dei ciechi»: così si descrisse il ventenne Majakovskij nella poesia Qualche parola su me stesso. Egli fu il poeta vate della Rivoluzione d’ottobre: vi credette più degli stessi rivoluzionari, vi aderì totalmente, anima e corpo, con ogni fibra del suo essere. La sua produzione del 1917 ne è piena testimonianza, dalla Cronaca poetica all’appello di Fratelli scrittori: mise la sua arte al servizio dei suoi ideali, quelli di una Russia nuova, faro di giustizia e uguaglianza. Proprio per questo motivo, la disillusione causata dalla deriva del fenomeno rivoluzionario fu così devastante che, unita alla disperazione per un amore non corrisposto, lo condusse tragicamente al suicidio. Majakovskij fu però molto più di un poeta della Rivoluzione: nei suoi versi rilucono immagini delicate e appassionate, come quelle della celeberrima Lettera al compagno Kostrov da Parigi sulla sostanza dell’amore o ancora di Ascoltate!, una delle sue poesie più amate, con l’accorato appello alle stelle. Ai suoi versi è accostata la Sonata per violoncello e pianoforte di Šostakovič, potente e drammatica, eppure piena di forza vitale come la voce di Majakovskij.

Dmitrij Šostakovič Sonata in re minore op. 40 per violoncello e pianoforte 

Rodion Ščedrin Quadrille per violoncello e pianoforte


I PROTAGONISTI

Luigi Lo Cascio

Luigi Lo Cascio si diploma nel 1992 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” con un saggio su Amleto, diretto dal maestro Orazio Costa. Tra il 1992 e il 2000 lavora essenzialmente in teatro con vari registi, tra cui Giuseppe Patroni Griffi, Carlo Cecchi, Carlo Quartucci, Roberto Guicciardini ed Elio De Capitani. Nel 1995 mette in scena, presso il CSS di Udine, il suo primo testo teatrale: Verso Tebe.

Nel 2001 vince il David di Donatello come migliore attore protagonista per I cento passi (2000). Il regista Marco Tullio Giordana lo dirigerà ancora nel film La meglio gioventù (2003), che gli vale il Nastro d’argento 2004, ex aequo con tutti i protagonisti maschili del film. Nel 2001 vince la Coppa Volpi come miglior attore al Festival del Cinema di Venezia per Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni.

Nel 2005, tornato al teatro, dirige ed interpreta un monologo tratto dal racconto di Franz Kafka, La Tana, di cui cura anche la riscrittura. Nel 2006 lavora con Luca Ronconi nello spettacolo Il silenzio dei comunisti, vincendo, sempre come migliore attore, il prestigioso premio UBU nell’edizione 2006-2007. Nel 2008 mette in scena lo spettacolo La caccia, una sua riscrittura di Le Baccanti di Euripide. Nel 2014 dirige e interpreta la parte di Iago in una sua riscrittura in siciliano dell’Otellodi William Shakespeare.

Ha scritto e diretto il film La città ideale, presentato al Festival di Venezia nel 2012 nella sezione “La settimana della critica” e vincitore del premio Arca giovani. Come attore cinematografico ha recitato, tra gli altri, nei seguenti film: Buongiorno notte, regia di Marco Bellocchio; Mio cognato, regia di Alessandro Piva; La bestia nel cuore, regia di Cristina Comencini; Il dolce e l’amaro, regia di Andrea Porporati; Noi credevamo, regia di Mario Martone; I nostri ragazzi, regia di Ivano De Matteo; Il nome del figlio, regia di Francesca Archibugi.

Alexander Romanovsky

Descritto da Carlo Maria Giulini come “straordinariamente dotato”, il pianista Alexander Romanovsky è nato in Ucraina nel 1984. Intraprende lo studio del pianoforte all’età di cinque anni e a tredici si trasferisce in Italia per studiare all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola con Leonid Margarius. Prosegue poi gli studi presso il Royal College of Music di Londra con Dmitry Alexeev. L’affermazione a livello internazionale avviene nel 2001 con la vittoria al prestigioso Concorso “Busoni” di Bolzano. Il New York Times in quell’occasione ha scritto di lui: «È speciale, non solo possiede una tecnica straordinaria e la creatività nei colori e nella fantasia, ma è anche un musicista sensibile e un lucido interprete».

Da quel momento, Alexander Romanovsky si è esibito come solista al fianco delle più importanti compagini internazionali. Recentemente è apparso presso la Sala Grande del Concertgebouw di Amsterdam, la Sala Čajkovskij di Mosca, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e il Teatro Olimpico a Roma, e presso Asahi e Kioi Concert Hall di Tokyo, Teatro Municipal del Cile e Sala Verdi a Milano.

Si esibisce regolarmente al fianco delle maggiori orchestre in Europa, Asia e America, come Filarmonica della Scala, Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Royal Philharmonic, Swedish Radio Symphony Orchestra, NHK Symphony Orchestra, Chicago Symphony e New York Philharmonic, diretto da Vladimir Spivakov, Valerij Gergiev, Michail Pletnëv, Vladimir Fedoseyev, Sir Antonio Pappano, Gianandrea Noseda, Diego Matheuz e James Conlon. Tra i prossimi impegni, varie tournée in Europa, Venezuela, Stati Uniti, Taiwan e Corea del Sud.

La sua discografia, che spazia da Beethoven a Brahms, Schumann e Rachmaninov è stata ampiamente acclamata dalla critica e si è arricchita con la recentissima pubblicazione di Childhood Memories. Dal 2014 ricopre la carica di Direttore Artistico del Concorso pianistico internazionale “Vladimir Krainev” di Mosca.

Alexandra Soumm

Nata a Mosca, Alexandra Soumm ha iniziato lo studio del violino a cinque anni con il padre, per trasferirsi presto a Vienna, dove si è formata sotto la guida del celebre didatta Boris Kuschnir. Nel 2004 ha vinto la prestigiosa Eurovision Young Musicians Competition di Lucerna. Vincitrice di importanti premi e borse di studio, oggi si esibisce in varie formazioni cameristiche e – sotto la guida dei principali direttori – con le maggiori orchestre in Francia, Europa, Stati Uniti e Giappone, come London Philharmonic, Münchner Symphoniker, Los Angeles Philharmonic, Detroit Symphony, BBC Philharmonic, Orchestre de Paris, Israel Philharmonic e NHK Symphony, sotto la bacchetta dei più grandi direttori.

Alexandra Soumm tiene inoltre regolarmente recital nelle principali sedi europee, dall’Auditorium du Louvre di Parigi al Palais des Beaux Arts di Bruxelles, alla Wigmore Hall di Londra. È inoltre invitata nei principali festival, tra cui Verbier e Schleswig-Holstein.

Nel 2006 è stata scelta per partecipare al Progetto Martha Argerich a Lugano, mentre in Gran Bretagna dal 2010 al 2012 ha fatto parte del BBC Radio 3’s New Generation Artists Scheme. Dal 2008 registra per l’etichetta Claves e la sua ampia discografia ha ricevuto plauso unanime dalla critica specializzata.

Vive a Parigi, dove ha fondato nel 2012 Esperanz’Arts, un’associazione senza scopo di lucro che promuove progetti di sostegno e solidarietà in ambito artistico, attraverso progetti che coinvolgono scuole, ospedali, carceri e senzatetto. Nel 2013 è stata inoltre nominata madrina de “El Sistema France”.

Suona un violino di Giovanni Battista Guadagnini (Torino 1785) conosciuto come “ex-Kavakos”, che le è stato attribuito in occasione del London Music Masters Award.

Olga Peretyatko-Mariotti

Nata a San Pietroburgo, completa gli studi tra la sua città natale e Berlino. Premiata in diversi concorsi di canto, tra cui “Operalia” di Placido Domingo nel 2007, nel 2015 viene insignita del “Premio Abbiati” nella categoria “miglior cantante femminile”. Incide in esclusiva con Sony Classical e i suoi primi quattro album sono stati accolti con grande successo di critica e pubblico in tutto il mondo.

Nel 2010 si impone all’attenzione internazionale grazie a Le Rossignol al Festival di Aix-en-Provence. Tra il 2012 e il 2014 una serie di importanti debutti consacra definitivamente l’artista al successo internazionale: Staatsoper di Vienna, Arena di Verona, Settimane Mozartiane e Festival di Salisburgo (Lucio Silla), Metropolitan di New York, Lione e Parigi (I Puritani), Staatsoper di Berlino e Teatro alla Scala di Milano (La fidanzata dello Zar), Deutsche Oper di Berlino (Lucia di Lammermoor), Monaco di Baviera ed Aix-en-Provence (Il Turco in Italia).

Al Rossini Opera Festival canta nel 2006 nel Viaggio a Reims; seguono OtelloLa scala di setaSigismondo, Mathilde di Shabran (nel 2012, con DVD Decca), un recital e Il Turco in Italia.

Debutta nel 2016 nel teatro della sua città natale, il Mariinskij, diretta da Valerij Gergiev (La traviata), e all’Opéra Bastille di Parigi (Rigoletto) e nel 2017 al New National Theatre di Tokyo in Lucia di Lammermoor, e in Les pêcheurs de perles alla Staatsoper di Berlino, prima regia operistica di Wim Wenders, diretta da Daniel Barenboim. In autunno è impegnata ne La traviata alla Deutsche Oper di Berlino e alla Staatsoper di Vienna, ne Il Turco in Italia alla Bayerische Staatsoper di Monaco, ne L’occasione fa il ladro a Muscat in Oman.

Tra gli impegni del 2018: il debutto ne Les contes d’Hoffmann a Monte-Carlo, La sonnambula a Losanna, Barbiere di Siviglia a Les Chorégies d’Orange, il ritorno al Metropolitan di New York in Lucia di Lammermoor, in recital al Teatro alla Scala e al Comunale di Bologna in Don Giovanni.

Miriam Prandi

Miriam Prandi è oggi non solo una delle più ricercate violoncelliste italiane, ma anche un’apprezzata pianista. Vincitrice di numerosi concorsi internazionali, nel gennaio 2014 è stata insignita, da una giuria presieduta dalla violoncellista Sol Gabetta, del Primo Premio assoluto (unico assegnato nell’ambito delle quattro categorie per archi) al Rahn Musikpreis di Zurigo.

All’età di undici anni, cioè ben prima dei Diplomi di pianoforte e di violoncello, conseguiti rispettivamente a quindici e sedici anni con il massimo dei voti, lode e menzione speciale al Conservatorio di Mantova, è stata eccezionalmente ammessa a frequentare i Corsi di violoncello di Antonio Meneses presso l’Accademia Chigiana di Siena.

Giovanissima, ha avuto anche il privilegio di essere ammessa all’Accademia Pianistica Internazionale di Imola e successivamente alla Scuola di Musica di Fiesole con Andrea Lucchesini. Perfezionatasi a Vienna con Natalia Gutman, ha concluso con lode gli studi del Master per violoncello solista presso la Hochschule di Berna nella classe di Antonio Meneses. Ha frequentato masterclasses con Mario Brunello, Rocco Filippini, David Geringas, Frans Helmerson, Gary Hoffman, Ralph Kirshbaum.

Nella duplice veste di pianista e di violoncellista, si esibisce in recital presso sedi e cartelloni quali Philharmonie e Konzerthaus di Berlino, Konzerthaus di Vienna, Festival del Maggio Musicale Fiorentino, Oleg Kagan Musikfest. Collabora con compagini quali Gstaad Festival Orchestra, I Cameristi del Maggio Musicale Fiorentino, Filarmonica di Torino, Berner Symphonieorchester.

Come camerista collabora attivamente con Salvatore Accardo, Natalia Gutman, Andrea Lucchesini, Pavel Vernikov, Alexander Romanovsky. Molto apprezzata dalla critica, Giorgio Pestelli su La Stampa ha scritto di lei: «Miriam Prandi ha colpito come solista per la bellezza di suono, il volume e il fraseggio, a suo agio nel lirismo vibrante come nelle zone delicate e sognanti».