L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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IED per “IL SOGNO DI UNA COSA”

È passato circa un anno da quando Alina, Davide e Paolo in accordo con Umberto sono venuti a propormi la collaborazione per la realizzazione dei contributi visivi dell’opera Il sogno di una cosa per il Teatro Grande di Brescia. Il nostro compito è quello di formare giovani professionisti che abbiano sensibilità artistica e competenze tecniche, ma anche coscienza della loro storia e capacità di attingere alla memoria. Mi è parsa quindi subito un’opportunità straordinaria quella di far partecipare gli studenti a questo evento, stimolandoli anche a sviluppare loro progetti che potessero estendere il potenziale espressivo anche ad ambiti diversi da quello della sola messa in scena. Molte studentesse e studenti hanno aderito a diversi livelli: alcuni hanno partecipato alla manifestazione del 28 maggio 2013 catturando immagini e cominciando a calarsi nel ricordo di quel drammatico evento. In seguito Martina Rocchi (Video Design) e Alessandro Mascia (Sound Design), oltre a seguire lo sviluppo dell’opera, hanno deciso di proporre per il loro progetto di tesi la realizzazione di una videoinstallazione (inutile dire che la loro proposta è stata accolta con entusiasmo dalla Scuola). Altri si sono dedicati al montaggio dei contributi utilizzati durante la messa in scena. Lo IED ha messo a disposizione aule, attrezzature e competenze per la produzione delle immagini e la gestione del Live Video. Oltre ad Alina Marazzi, Davide Sgalippa e Paolo Ranieri, sarà Paolo Solcia (docente di videoinstallazioni interattive) a curare l’esecuzione video dal vivo durante tutte le rappresentazioni.

Rossella Bertolazzi Direzione Visual Communication IED Milano

Istituto Europeo di Design, scuola di eccellenza internazionale, a matrice completamente italiana, rilascia diplomi accademici di primo livello ed eroga corsi triennali, master e corsi di aggiornamento e specializzazione. Fabbrica della creatività, forma professionisti per i settori del design, della moda, della comunicazione visiva e del management. Oggi IED è un Network Internazionale in continua espansione con sedi a Milano, Roma, Torino, Venezia, Firenze, Cagliari, Como, Madrid, Barcellona, San Paolo del Brasile e Rio de Janeiro. ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN MILANO UFFICIO COMUNICAZIONE Fabrizia Capriati: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. // Tel. 02.5796951 Elena Semenzato: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. // Tel. 02.5796951

SOGNI CAPOVOLTI AUDIOVIDEOINSTALLAZIONE

Un progetto di tesi di Martina Rocchi (Video Design) e Alessandro Mascia (Sound Design)

Il percorso di lavoro che ha portato verso l’installazione è partito da una ricerca iniziale su libri, articoli, immagini, documentari e, soprattutto, l’incontro con la Casa Della Memoria. Abbiamo incontrato Manlio Milani, presidente dell’Associazione Famigliari Vittime della Strage di Piazza della Loggia, che ci ha descritto le persone che si trovavano in Piazza quel giorno come nodi di una trama fitta, collegati dagli stessi ideali, sentimenti, sensibilità e rabbia. Quando esplose la bomba la trama subì uno strappo violento, ma fin da subito ci fu la volontà di ricostruire i legami perduti. L’idea alla base dell’installazione è stata quella di ricostruire una piazza capovolta. Era una giornata di pioggia e la Piazza era un mare di ombrelli. Partendo da questa immagine suggestiva abbiamo appeso tanti ombrelli capovolti al soffitto usati come schermi di proiezione: ribaltati e sospesi come la bomba capovolse il tempo e lo spazio e congelò questi ombrelli in un istante. Per guardare si è obbligati ad alzare lo sguardo verso l’alto, uno sguardo scomodo che invita alla riflessione. Le proiezioni all’interno degli ombrelli li trasformeranno in contenitori, raccoglitori di pensieri, parole, sentimenti e oggetti. Ci sarà una seconda proiezione su una cascata di fili collegati a un ombrello posto al centro della sala, una pioggia che cadrà sugli spettatori. Il filo come connessione, come memoria, come comunicazione, un invito per le nuove generazioni a raccoglierlo per continuare a raccontare e dimostrare così che nulla è stato interrotto. I suoni raccontano ciò che lo sguardo vede, un sottofondo di pioggia, silenzi, suoni sordi. Suoni e immagini vanno in armonia per creare emozioni, far pensare e colpire nel profondo il visitatore, senza usare “tinte forti” e senza essere didascalici.

Sala del Grande Miglio Castello di Brescia 10 maggio – 1 giugno 2014 in collaborazione con Fondazione Brescia Musei

MILANO TEATRO SCUOLA PAOLO GRASSI per “IL SOGNO DI UNA COSA” DANZATORI ALLIEVI DEL SECONDO CORSO DI TEATRODANZA

Francesca Bugelli, Pierluigi Castellini, Donato Demita, Liber Dorizzi, Elena Fontana Paganini, Giovanfrancesco Giannini, Helena Mannella, Sara Paternesi, Filippo Porro

Per due settimane il gruppo di danzatori del secondo anno del Corso di Teatrodanza, coordinato da Marinella Guatterini alla Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, ha lavorato con il regista MarcoBaliani. Il laboratorio, tenutosi alla “Paolo Grassi” è nato dall’esigenza di formare un ensemble coeso in vista della partecipazione del medesimo alla realizzazione dell’opera lirica contemporanea Il sogno di una cosa, di cui Baliani è regista e autore. Le musiche sono di Mauro Montalbetti, la produzione, del Teatro Grande di Brescia in coproduzione con I Teatri di Reggio Emilia. L’opera è dedicata alla mai dimenticata tragedia di Piazza della Loggia dopo quarant’anni dalla strage che causò vittime e feriti tra i partecipanti a una pacifica dimostrazione di protesta contro gli attentati fascisti da mesi imperversanti nella stessa città di Brescia. Abbiamo lavorato, anche attraverso la documentazione di foto d’archivio e filmati dell’epoca, a costruire sequenze di movimento corali e individuali con l'intento di riverberare gli stati d’animo di quella terribile giornata. Attraverso gli esercizi e le improvvisazioni guidate, al termine delle due settimane, ho “collezionato” un album di immagini e di “appuntamenti gestuali”, che serviranno da base per le prove successive che si svolgeranno nello stesso Teatro Grande dal 17 aprile e sino al debutto del 9 maggio. Durante i vari laboratori alla “Grassi” e a Brescia, ho inoltre creato strutture di movimento legate a oggetti della scena, provando i costumi, e costruendo sequenze più lineari e già definite, da inserire in punti precisi dell’opera. Successivamente, nei giorni di prova, il lavoro fisico e testuale (i danzatori sono anche interpreti di alcuni testi) si è confrontato, amalgamandosi, con la musica, le scene e le immagini video, in un work in progress continuo, procedendo dunque e sempre in una dimensione aperta e laboratoriale.

Marco Baliani

ALLE PRESE CON LA MEMORIA

Gli interpreti danzatori di “Il Sogno di una cosa”.

Potrà sembrare alquanto inusuale che un intero corso di danzatori contemporanei abbia partecipato, e nel modo descritto da Marco Baliani, alla creazione di un'opera contemporanea, a questa Il sogno di una cosa. Ma tale originalità è di certo suffragata da una storia che attiene sia agli sviluppi del genere definito “teatrodanza”, sia alla peculiarità di interpreti ancora allievi di una Scuola che punta alla preparazione di danzatori/performer nel senso più ampio e ricco del termine. Per i nove prescelti, guidati da Baliani in Il sogno di una cosa, l'uso della voce e l'invenzione diuna gestualità lontana dai codici già noti pure nella danza moderno-contemporanea, non sono una novità. Fanno parte di un insegnamento masticato sin dall'inizio della loro avventura alla “Paolo Grassi” e poco alla volta digerito e in termini diversi per ognuno di loro. Inutile rammentare, forse ai già informati, che questo tipo di formazione, capace di rendere duttili e aperti a tutto lo spettro delle attività performative di giovani desiderosi di calcare le scene usando il loro corpo “intero”, deriva dal metodo messo a punto negli anni Settanta da Pina Bausch, la geniale coreografa di Wuppertal prematuramente scomparsa nel 2009. Il suo modo di trasformare i danzatori in “persone” ha di certo rivoluzionato tutto ciò che sapevamo o credevamo che fosse un ballerino contemporaneo. Ma il tempo non si è fermato con la Bausch o con quei maestri d'Oltreoceano, come Steve Paxton, che tanto hanno dato alla liberazione della danza dagli stereotipi pure insiti nel cosiddetto Post Modern e nel contemporaneo americano. La sperimentazione continua assieme all'esigenza sempre più accesa, anche da parte del pubblico, di vedere in scena interpreti completi a cui non è estraneo il mondo del teatro verbale e ovviamente per dei danzatori, neppure quello musicale. Anzi proprio la consuetudine ad esprimersi attraverso la musica e non attraverso le parole, è di solito un prezioso dono per entrare nel mondo “altro” della messinscena, attraverso una naturalezza da conservare e un professionismo sinonimo di precisione gestuale, dinamica e ritmica. Per questo secondo anno del Corso di Teatrodanza della Scuola “Paolo Grassi”, l'esperienza di lavoro con il regista Marco Baliani si è rivelata una splendida occasione di crescita e di verifica delle proprie potenzialità, corali ma anche individuali. Un progetto altamente didattico oltre che artistico e toccante per il tema drammatico che affronta a viso aperto, resuscitando una memoria che i giovani interpreti, non ancora nati al momento della “strage”, tramanderanno e terranno viva nei loro ricordi.

Marinella Guatterini coordinatrice del corso di Teatrodanza Milano Teatro Scuola Paolo Grassi


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