Carmen a Firenze, maggio musicale fiorentino

Carmen non muore, ma la musica non cambia

 

Dal 7 gennaio 2018 alle ore 19 per sei recite, già tutte esaurite al botteghino, al Maggio va in scena Carmen di George Bizet. Sul podio Ryan McAdams e alla regia, Leo Muscato. Nel ruolo del titolo si alterneranno Veronica Simeoni e Marina Comparato, don José sarà Roberto Aronica che si alternerà con Sergio Escobar.   

Un grande successo di botteghino al Teatro del Maggio per l’opera Carmen di George Bizet in programma dal prossimo 7 gennaio 2018 per sei rappresentazioni testimonia anche l’attualità e l’interesse attorno a questo titolo tanto popolare. Tutte le recite da ben prima del Natale sono esaurite.  La regia di Carmen, opera che manca dalle stagioni del Maggio da dieci anni, è affidata a Leo Muscato e la direzione a Ryan McAdams, interpreti principali sono Veronica Simeoni nel ruolo del titolo che si alternerà con Marina Comparato la quale canterà il 9 e 13 gennaio, e Roberto Aronica, don José,  (Sergio Escobar canterà  il 9 e 13 gennaio). Escamillo sarà il 7 il baritono Simone Alberghini in sostituzione dell’indisposto Burak Bilgili, Micaela sara Laura Giordano (Valeria Sepe il 9 e 13 gennaio).  

Per prendere una posizione contro il femminicidio, il finale dell’opera sarà  - pur nel rispetto della musica - diverso; in un momento in cui l’opinione pubblica e le forze politiche hanno cominciato a mobilitarsi contro un fenomeno che sta assumendo dimensioni spaventose in tutto il mondo, compresi i Paesi più civili: la violenza contro le donne, gli abusi e le molestie sessuali, la discriminazione e i femminicidi, il Maggio vuole rendere questa Carmen un simbolo, non più soltanto personaggio di scena, ma donna che reagisce ai soprusi e si ribella.

Carmen al termine reagirà alla mano armata che vuole sopraffarla.

Nel progettare questa nuova produzione, la direzione del teatro si è posta il problema se fosse possibile proporre una riflessione sul tema della violenza contro la donna e con il regista e il direttore è stata cercata una soluzione che pur prendendosi una libertà potesse offrire una interpretazione che rispettasse comunque la musica e che fosse inserita nel contesto drammaturgico. L’auspicio dichiarato è che il pubblico, che non è mai un elemento esterno allo spettacolo e che non verrà privato di una sola nota musicale, sia coinvolto nella funzione etica e sociale del teatro.

E per concretizzare ancora di più questa funzione, il 5 gennaio al termine della prova generale, alle 18.30, è stato organizzato un incontro dal titolo che si ispira direttamente a quanto avviene in scena: “Carmen non muore”. Per sottolineare in questo modo  l’impegno di tutte le donne a cominciare da tutte le dipendenti e collaboratrici del Maggio che hanno proposto l’idea al sovrintendente Chiarot, il quale ha immediatamente sposato la causa.  Un incontro dalla struttura di un happening libero, coordinato da Gaia Nanni, negli spazi della caffetteria del Teatro, in cui le donne potessero portare una loro testimonianza: che sia di esperienza personale, oppure  la lettura di un brano, articolo, poesia sul tema. Qualche minuto a testa per dire “NO!” a chi vuole limitare la libertà delle donne, a chi non le rispetta, a chi usa loro violenza e offende la loro dignità. Sono state invitate una cinquantina di scrittrici, artiste, esponenti della cultura e della società e associazioni e l’incontro è stato aperto liberamente al pubblico, invitato a indossare un accessorio o un indumento rosso e delle scarpe, sempre rosse, da lasciare simbolicamente all’ingresso del teatro.

Carmen

Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto da Carmen di Prosper Mérimée
Musica di Georges Bizet
Prima rappresentazione: 3 marzo 1875 all'Opéra-Comique di Parigi

Nuovo allestimento

Direttore
Ryan McAdams

Regia
Leo Muscato

Scene
Andrea Belli

Costumi
Margherita Baldoni

Luci
Alessandro Verazzi

Assistente regista
Alessandra De Angelis

Assistente scenografia
Mariangela Mazzeo

Assistente costumista
Ilaria Ariemme

Maestro del Coro
Lorenzo Fratini

Orchestra, Coro delle voci bianche del Maggio Musicale Fiorentino

 

Carmen
Veronica Simeoni (7,10,14,18/01)
Marina Comparato (9,13/01)

Micaela
Laura Giordano (7,10,14,18/01)
Valeria Sepe (9,13/01)

Frasquita
Eleonora Bellocci

Mercédès
Giada Frasconi

Don José
Roberto Aronica (7,10,14,18/01)
Sergio Escobar (9,13/01)

Escamillo
Simone Alberghini (7/01)*/Burak Bilgili

Il Dancaire
Dario Shikhmiri

Il Remendado
Gregory Bonfatti

Zuniga
Adriano Gramigni

Moralès
Qiangming Dou

Un Bohèmien
Gabriele Spina (7,10,14,18/01)
Antonio Menicucci (9,13/01)

Une Marchande
Ramona Gabriela Peter (7,10,14,18/01)
Ramona Mirabela Castillo Osuna (9,13/01)

Lillas Pastia
Rufin Dho Zeyenouin

Figuranti Speciali
Lisa baldi, Elena Barsotti, Silvia Benvenuto, Chiara Catelani, Marta Negrini, Laura Pistolesi, Roberto Andrioli, Paolo Arcangeli, Cristiano Colangelo, Cosimo Fabrizzi, Pierangelo Preziosa

* A causa di un'indisposizione di Burak Bilgili, il ruolo di Escamillo nella prima recita di Carmen sarà sostenuto da Simone Alberghini.

foto Pietro Paolini Terra Project Contrasto


Dal libretto di sala un testo di Leo Muscato:

ESTREMIZZARE IL CONCETTO PER CAPIRLO MEGLIO

APPUNTI PER UNA MESSA IN SCENA

di Leo Muscato

Quando inizio a studiare per una messa in scena, la cosa più difficile è fare tabula rasa di tutto ciò che credo di sapere di quell’opera, specie se si tratta di classici rappresentati milioni di volte. Ricominciare da zero e provare a immaginare in che modo quella storia può essere utile al pubblico a cui ci rivolgiamo. Fare i conti con ciò che lo

spettatore sa, conosce, si aspetta. Di solito accetto la commissione solo se trovo la chiave per poter raccontare quella storia da una prospettiva diversa, dire qualcosa di nuovo. E non si tratta di sovrapporre una drammaturgia differente da quella già esistente, ma di tenere conto del tempo che è passato e delle avvenute mutazioni. Spesso occorre operare dei tradimenti.

Questa versione di Carmen ne contempla almeno tre. Il primo riguarda l’epoca. L’opera di Bizet debutta nel 1875, ed è ambienta in un passato più o meno recente che molti spettatori seduti in sala avevano vissuto direttamente.

Abbiamo deciso di raccontare questa Carmen conservando una distanza temporale simile, e l’abbiamo contestualizzata alla fine degli anni Settanta. Il secondo tradimento riguarda l’ambientazione. Allo spettatore di oggi, Siviglia non potrà mai apparire come la città

esotica che potevano immaginarsi gli spettatori di Bizet. Carmen è una zingara, e nel nostro progetto, Siviglia diventa il nome del Campo nomadi in cui vive Carmen. Lei e quelli della sua comunità sono stati confinati lì dalle forze dell’ordine dopo uno sgombero

violento. Sono stati ghettizzati all’interno di un recinto con filo spinato e controllati a vista.

La vita nel campo non è facile, lo si intuisce dalle condizioni precarie delle roulotte in cui vivono. Le esalazioni della Matador (una fabbrica di sigarette lì vicino), intossicano tutta l’area.

In quella fabbrica ci lavora anche Carmen, la zingara. Le sue colleghe la evitano e la trattano come una reietta. Solo i militari che presidiano il campo le riservano attenzioni; ma sono attenzioni fasulle, perché quelli sbavano davanti a qualunque creatura di sesso femminile passi sotto il loro naso. L’unico a ignorarla è un brigadiere timido e scorbutico, che evita il suo sguardo. Carmen sa perché, l’ha riconosciuto. È quello che durante lo sgombero picchiava più degli altri. È quello che quando l’ha catturata le ha quasi rotto un polso. Si chiama José. È un ragazzo inquieto; fatica a tenere sotto controllo il suo temperamento eccessivamente impulsivo che ogni tanto gli procura un cortocircuito nella testa. È entrato nell’esercito perché sa di aver bisogno di regole e per questo si sforza di osservarle. Ma a un certo punto finisce per mettersi in un guaio grosso; e questa volta di mezzo c’è proprio quella zingara del campo. Altro personaggio cruciale di questa storia è Escamillo, il toreador gitano. È un uomo dall’animo gentile ed elegante. È cresciuto anche lui in un campo, e quando può va a fare visita ai molti accampamenti che incontra sulla strada. Quando arriva al Siviglia, il tripudio e l’eccitazione di grandi e bambini arriva alle stelle: firma autografi, regala foto, racconta aneddoti, li fa sognare, divertire. Qui conosce Carmen e se ne innamora.

Forse anche lei. Ma è una storia che non può avere un seguito, perché Carmen ormai sta con José, che ha disertato ed è stato accettato dalla comunità.

A un certo punto, in questa comunità appaiono due tipi molto loschi, probabilmente zingari anche loro. Uno dei due incute terrore e si muove come fosse il padrone del campo. Li costringe a partecipare a un furto alla Matador, dove lavora Carmen. Fra i due c’è qualcosa

lasciato in sospeso, e non promette niente di buono. Il terzo tradimento è un sogno sovversivo. Il moto di ribellione trova le sue radici nelle prime due righe della novella di Prospere Mérimée. Si tratta di una epigrafe di Pallada, un poeta greco del V secolo. Recita così:

“La donna è fiele; ma ha due ore buone.

Una nel letto, l’altra nella morte.”

In greco vi è un gioco di parole intraducibile che accoppia letto e morte.

Milletrecento anni dopo Mérimée sente la necessità di sintetizzare così il carattere di un personaggio da lui stesso inventato, una donna disposta a morire piuttosto che rinunciare alla sua libertà.

Peccato perché, verso la fine, lo stesso Mérimée aveva dato a Carmen una frase molto più incisiva:

“…mi chiedi l’impossibile. Io non ti amo più, tu mi ami ancora, ed è per questo che vuoi uccidermi.”

Il moto sovversivo impone queste due ultime frasi come epigrafe.

Magari invertendone l’ordine

foto Pietro Paolini Terra Project Contrasto