Aida dalla Tunisia alla Sicilia

 

70ª Stagione Lirica dell’Ente Luglio Musicale Trapanese

Aida di Giuseppe Verdi

Domenica 19 Agosto

Ore 21.00

Teatro Open Air “Giuseppe Di Stefano”

Trapani

Note di regia

Domenica 19 agosto, alle ore 21.00, al Teatro “Giuseppe Di Stefano”, a Trapani, con l’opera “Aida” di Giuseppe Verdi, andata in scena nei mesi scorsi in Tunisia all’Anfiteatro Romano di El Jem e all’Anfiteatro di Cartagine, continua la 70ª stagione lirica dell’Ente Luglio Musicale Trapanese.

Adesso la macchina organizzativa del Luglio Musicale, che sta ottenendo un grande successo di pubblico e critica, si appresta a vivere un momento di grande valore artistico all'insegna della qualità. 

Partner di alto profilo, per questo progetto di cooperazione culturale transfrontaliera che ha visto il Luglio Musicale collaborare con l’Ambasciata d'Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi, il Ministero degli Affari Culturali della Tunisia, il Festival International de Carthage, il Théâtre de l’Opéra de Tunis, il Festival International de Musique Synfonique d'El Jem, l’Orchestre Symphonique Tunisien, l’Orchestre de l’Opera de Tunis, il Choeur de l’Opera de Tunis, il Ballet de Tunis.

Cantanti e musicisti di grandissimo livello, italiani e tunisini, una scenografia spettacolare, una grande orchestra, diretta dal M° Stefano Romani, un coro preparato dal Maestro Fabio Modica e un corpo di ballo diretto da Cinzia Sità sono alla base dell'ennesima importante proposta artistica dell’Ente.

La regia di Aida è firmata Raffaele di Florio, le scene e i costumi di Lucia Imperato sono pronte per incastonarsi, dopo la Tunisia, anche nello scenario trapanese. 

Una produzione, che profuma di Mediterraneo e che trasporterà il pubblico nella storia amorosa tra Aida, principessa etiope caduta in schiavitù, e Radames, ufficiale egiziano. 

Un affresco armonico di colori e sonorità con un importante cast: Aida, Maite Alberola (soprano); Amneris, Daniela Diakova (mezzo-soprano); Radames, Dario Prola (tenore); Ramfis, Andrea Comelli (basso); il Re d'Egitto, Enrico Rinaldo (basso); Amonasro, Giuseppe Garra (baritono); la grande Sacerdotessa, Luciana Pansa (soprano); il Messaggero, Giuseppe Infantino (tenore). 

Coro, orchestra e corpo di ballo sono dell’Ente Luglio Musicale Trapanese.

Costo biglietti: da 40 a 10 euro.

Dove acquistare i biglietti

Sarà possibile rivolgersi al Botteghino dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, sito in Viale Regina Margherita, 1 (all’interno della Villa Margherita) dal lunedì al sabato, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 17.00 alle ore 21.00.  Sarà possibile acquistare i biglietti anche online sul sito www.lugliomusicale.it o presso la sede dell’evento a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. 

Promozioni

L’Ente Luglio Musicale Trapanese aderisce alla Carta del Docente. Gli insegnanti della scuola pubblica possono acquistare i biglietti per gli spettacoli del Luglio Musicale utilizzando i bonus del governo. Per tutte le info: https://cartadeldocente.istruzione.it/.

Per ulteriori informazioni:

Botteghino: Viale Regina Margherita, 1 - Trapani

Tel. + 39 0923 29290 | www.lugliomusicale.it


LA PAROLA SCENICA

Note di regia per Aida

di Raffaele Di Florio

Aida è sicuramente una delle cinque opere più famose al mondo. Il suo nome è equiparabile ad Amleto o Edipo, nomi di personaggi che vivono anche oltre l’opera che li contiene. Aida è soprattutto Teatro: quella relazione vitale che si stabilisce tra l’interprete ed il pubblico e che supera il linguaggio del tempo e dello spazio. Con Aida Giuseppe Verdi sintetizza in maniera prodigiosa tutta l’esperienza del teatro musicale precedente al 1870, prendendo spunto dalla riforma wagneriana ed adattandola, con felice intuito, ad una nuova forma. Per la prima volta, Verdi lascia tutti i suoi precedenti metodi per dedicarsi ad un progetto musicale che non attinge a nessuna opera letteraria alta e sublime. La trama di Aida è soggetto originale che si basa su una struttura “geometrica”, composta da un doppio triangolo: il triangolo “amoroso” (tra Aida e Radames e tra Amneris verso Radames) ed il triangolo “politico” (il Re, Ramfis il capo dei sacerdoti ed Amonasro, il capo degli etiopi e padre di Aida). Questi due triangoli si confondono, si sovrappongono e questo doppio piano, quello politico e quello privato, quello drammatico e quello storico, costituiscono il fulcro del capolavoro verdiano. Antonio Ghislanzoni, il librettista, fu chiamato da Giuseppe Verdi a “mettere i versi sullo scenario”; tra i due ci fu un fitto scambio epistolare in cui il tema centrale della costruzione dei dialoghi era “la parola scenica”. In una lettera indirizzata al librettista, a proposito del duetto tra Amneris ed Aida del Secondo Atto, Verdi scriveva: “Le strofe vanno bene fino a te in cor destò… Ma quando in seguito l’azione si scalda mi pare che manca la parola scenica”. Che cosa è dunque la “parola scenica” per Verdi e perché diventa il motivo dominante nella nostra messinscena? Per Verdi la parola scenica è quella che riassume l’azione, quella che rende una situazione chiara: “So bene che Ella mi dirà (riferito a Ghislanzoni, n.d.a.) Ed il verso? E la rima? E la strofa? Non so che dire. Ma quando l’azione lo domanda bisogna abbandonare subito ritmo, rima e strofa. Fare dei versi sciolti per poter dire chiaro e netto tutto quello che l’azione esige. È necessario qualche volta che poeti e compositori abbiano il talento di non fare né poesia né musica”. Questo piccolo frammento epistolare diventa l’assioma delle nostre note di regia, suggerisce alcune indicazioni agli interpreti e chiarisce la centralità dell’Aida: la parola scenica, cioè l’azione verbale che diventa immediatamente musica. Questo significa che i movimenti di scena si riducono all’essenziale, cedono il posto al concreto che non è naturalismo ed esalta la composizione visiva. La nostra Aida non può guardare solo all’esotismo ottocentesco e, pur avendo presente le grandi messinscene del passato, cerca di trasfigurare l’estetica del tempo attraverso il filtro dell’arte “primitiva”, cara agli artisti del primo novecento. Agli interpreti è stato chiesto di pensare alla parola cantata come emanazione di uno stato d’animo concreto, “umano”, senza eccessi di “interpretazione”, ma che restituisca il vigore e la bellezza della musica. Agli spettatori il compito di giudicare se il lavoro svolto soddisfi il loro gusto.

Raffaele Di Florio