Debutta Rigoletto con la regia di Turturro

Stefano Ranzani dirige un cast di altissimo livello

Debutto nel ruolo di Gilda per il soprano Maria Grazia Schiavo

Una coproduzione con Torino, Liegi e la Cina

ATTENZIONE: Palermo, cambio cast per Rigoletto al Massimo

PALERMO. Sabato 13 ottobre alle ore 20.30 al Teatro Massimo di Palermo John Turturro affronta per la prima volta una regia d’opera con Rigoletto. Per il debutto nella lirica Turturro ha scelto Palermo e la Sicilia – un ritorno alle origini della sua famiglia materna – e una delle opere più amate di Verdi: «Rigoletto – dice il regista e attore americano – racchiude bellezza e amore e speranze, oscurità e luce, sacrificio ed egoismo: tutti i contrasti dei sentimenti, la ricchezza di contraddizioni che sono proprio come la vita vera. Con Francesco Frigeri abbiamo lavorato moltissimo sulle scene per avere un risultato il più possibile spoglio, privo di barocchismi, sia nell’interpretazione che nella realizzazione». Le scene di Francesco Frigeri, costruite nei laboratori di Brancaccio del Teatro Massimo, spostano l’azione alla fine del XVIII secolo, in un palazzo rinascimentale in decadenza, così come i costumi di Marco Piemontese e le luci di Alessandro Carletti descrivono una società debosciata fisicamente e moralmente, dove gli specchi offuscati, la nebbia e i costumi di colori cupi concorrono a mettere in risalto il candore di Gilda, unico elemento di purezza, poi progressivamente macchiato dal rosso della passione e del sangue. A completare il team creativo Cecilia Ligorio, coordinatrice del progetto registico, Benedetto Sicca, regista collaboratore, e Giuseppe Bonanno che cura le coreografie. Lo spettacolo, dopo il debutto palermitano, viaggerà in Italia, in Cina e in Belgio: si tratta infatti di una coproduzione con il Teatro Regio di Torino, la Shaanxi Opera House e l’Opéra di Liegi.

Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo salirà Stefano Ranzani, la cui collaborazione con il Teatro Massimo prosegue ormai da venticinque anni: tra le opere dirette negli ultimi anni tantissimi titoli verdiani (Un ballo in maschera, Aida, I due Foscari, La traviata) ma anche Donizetti, Mozart, Mascagni. Nel cast si segnala l’atteso debutto nel ruolo di Gilda del soprano Maria Grazia Schiavo, che si alternerà con Ruth Iniesta (che il pubblico palermitano ha già applaudito nei Puritani di Bellini ad aprile). Nel ruolo del Duca di Mantova canteranno Giorgio Berrugi e il venticinquenne Ivan Ayon Rivas, mentre i panni di Rigoletto saranno vestiti da George Petean, Amartuvshin Enkhbat e Leo Nucci (per le due recite del 18 e del 20 ottobre). Completano il cast Luca Tittoto (Sparafucile), Martina Belli (Maddalena), Carlotta Vichi (Giovanna), Sergio Bologna (Monterone), Paolo Orecchia (Marullo), Massimiliano Chiarolla (Borsa), Giuseppe Toia (Ceprano), Adriana Calì (Contessa di Ceprano), Antonio Barbagallo e Gianfranco Giordano (Usciere di corte) ed Emanuela Sgarlata (Paggio). Il Coro del Teatro Massimo sarà diretto da Piero Monti. In scena anche il Corpo di ballo del Teatro Massimo.

Venerdì 12 ottobre anteprima giovani aperta agli Under35. Repliche fino al 21 ottobre. Biglietti da 125 a 15 euro. La biglietteria è aperta dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 18.00 e nei giorni dispettacolo a partire da un’ora prima e fino a mezz’ora dopo l’inizio.


13, 14, 16, 17, 18, 19, 20, 21 ottobre

Giuseppe Verdi

RIGOLETTO

Opera in tre atti

Libretto di Francesco Maria Piave

Direttore Stefano Ranzani

Regia John Turturro

Coordinatrice del progetto registico Cecilia Ligorio

Scene Francesco Frigeri

Costumi Marco Piemontese

Luci Alessandro Carletti

Regista collaboratore Benedetto Sicca

Coreografia Giuseppe Bonanno

Assistente alle scene Alessia Colosso

Assistente ai costumi Sara Marcucci

Personaggi e interpreti

Il Duca di Mantova Giorgio Berrugi (13, 17, 19, 21) / Ivan Ayon Rivas (13, 14, 16, 18, 20) Stefan Pop (14) ATTENZIONE: Palermo, cambio cast per Rigoletto al Massimo

Rigoletto George Petean (13, 17, 19, 21) / Amartuvshin Enkhbat (14, 16) / Leo Nucci (18, 20)

Gilda Maria Grazia Schiavo (13, 17, 19, 21) / Ruth Iniesta (14, 16, 18, 20)

Sparafucile Luca Tittoto

Maddalena Martina Belli

Giovanna Carlotta Vichi

Conte di Monterone Sergio Bologna

Marullo Paolo Orecchia

Matteo Borsa Massimiliano Chiarolla

Il Conte di Ceprano Giuseppe Toia

Contessa di Ceprano Adriana Calì

Usciere di corte ​Antonio Barbagallo (​13, 17, 19, 21) /Gianfranco Giordano (14, 16, 18, 20)

Paggio della Duchessa Emanuela Sgarlata

Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo

Maestro del Coro Piero Monti

Nuovo allestimento del Teatro Massimo

in coproduzione con il Teatro Regio di Torino, Shaanxi Opera House e Opéra Royal de Wallonie-Liège


Note di regia

di John Turturro

Come molti, sono un appassionato di musica.

Il suono della musica ci trasporta emotivamente, è una fuga dalla realtà, sogni, articolazione dei sentimenti e verosimilmente una primitiva forma di preghiera. Io sono cresciuto in una casa dove ero circondato dalla musica. Di ogni tipo… jazz, opera, R&B, soul, pop, folk, italiana, spagnola, etc. Mia madre cantava con i suoi fratelli in un grande gruppo. Non ha fatto una carriera professionale insieme a loro, perché lo stile di vita non era adatto a lei e voleva avere una famiglia. Ma ha continuato a cantare in chiesa e in casa. La sua famiglia, di origine siciliana, era molto musicale e nella famiglia di mio padre, dalla Puglia, erano grandi amanti della musica. La prima volta che da ragazzo ho aperto il mio cuore e la mia mente alla potenza del teatro è stato con un musical di Broadway – la produzione originale di Pippin di Bob Fosse. Il mio fratello maggiore Ralph suona la chitarra e il sax e io ho suonato le percussioni per un po’ di anni, anche se avrei dovuto studiare il piano!

Quando ho scritto e diretto Romance & Cigarettes, ho raccolto in quel film molto di quel mondo e della musica popolare in cui sono cresciuto. E questo mi ha condotto poi a Passione, un documentario/avventura nel mondo della musica napoletana. I miei primi passi nel mondo di Napoli e della sua vibrante cultura sono stati guidati da Francesco Rosi, con il quale ho lavorato per cinque anni all’adattamento di La tregua di Primo Levi. Attraverso Francesco ho scoperto le commedie di Eduardo de Filippo, e poi ho eseguito Questi fantasmi, dove era presente una selezione di musica napoletana. L’abbiamo rappresentato a New York e poi a Napoli. E così ho scoperto Peppe Barra e la sua versione di Tammuriata nera, che ho poi messo al centro di Passione.

Per coincidenza, quando sono stato contattato per Rigoletto, stavo lavorando a una nuova sceneggiatura per un progetto in cui la musica di Verdi è di fondamentale importanza. È una storia operistica che parla di amore e gelosia in seno a una famiglia, ispirato all’Otello di Shakespeare e a quello di Verdi. Dirigere Rigoletto mi sembrava un nuovo passo molto naturale nella mia educazione, o avventura, musicale italiana. Ma ancora ho molto da imparare. Ho fatto regie teatrali, ma mai di opera.

È un capolavoro fantastico e tenterò di rendere giustizia al materiale privilegiando i dettagli umani, senza tentare di reinventare qualcosa che non esiste o di portare un punto di vista moderno senza altro scopo che la ricerca della novità; vorrei invece scandagliare le profondità del dramma. La musica è così bella. Posso solo immaginare l’emozione di chi la sente per la prima volta. L’opera è stata creata quando la gente era abituata a concentrare la propria attenzione per tempi più lunghi, prima dell’invenzione della tecnologia. Contiene bellezza e amore e aspettative e oscurità e luce e sacrificio ed egoismo: tutti i contrasti dei sentimenti, la ricchezza di contraddizioni che sono proprio come la vita vera. Abbiamo lavorato moltissimo sulle scene per avere un risultato il più possibile spoglio, privo di barocchismi, sia nell’interpretazione che nella realizzazione.

La storia si svolge alla fine del XVIII secolo, l’epoca di Cagliostro, della massoneria e dell’occultismo, in un palazzo rinascimentale derelitto.

Marco Piemontese, il costumista, ha sviluppato dei costumi che sembrano usciti da una oscura storia gotica. I personaggi sono rappresentati in modo semplificato, nell’ottica di renderli facilmente identificabili. L’unico colore che è in primo piano è il rosso che che appare improvvisamente quando Monterone lancia la sua maledizione, rosso che è vestito anche dai due agenti della morte di Gilda, Maddalena e Sparafucile. I fiori rossi sul vestito di Gilda diventano via via più grandi man mano che lei si avvicina all’incontro con il suo tragico destino. Lo scenografo Francesco Frigeri si è impegnato a ridurre la scena alla sua potente essenza e suggerire le vite intime dei protagonisti: la nostra idea è quella della sottile decostruzione del mondo realistico, e vorremmo aiutare i personaggi ad emergere nel modo più umano possibile, lasciando che la storia e la musica si dispieghino, senza aggiunta di orpelli, nel loro pieno potere e gloria.