Omaggio a Giancarlo Facchinetti

 

VIAGGIO MUSICALE ALL’INFERNO

GIANCARLO FACCHINETTI

Nell’ambito della Stagione Opera e Balletto 2018 la Fondazione del Teatro Grande rende omaggio a uno dei più significativi compositori contemporanei. Il cartellone di quest’anno si impreziosisce infatti di un titolo inedito, uno speciale progetto dedicato al Maestro bresciano Giancarlo Facchinetti.

Venerdì 12 e domenica 14 ottobre (con anteprima studenti il 10 ottobre) andrà in scena in prima assoluta Viaggio musicale all’inferno, l’ultima opera completata dal compositore Giancarlo Facchinetti prima della sua scomparsa (6 giugno 2017).

Su libretto di Andrea Faini, Viaggio musicale all’inferno è un’opera-testamento in cui l’autore bresciano esibisce con stile e humor la sua arte eclettica, spaziando dalla dodecafonia al barocco, dallo stile galante alla canzone del varietà. Scritta per voci e gruppo strumentale da camera in forma di cantata scenica, l’opera è suddivisa in dieci quadri.

Il cast vede la regia di Danilo Rubeca, giovane regista attivo in ambito operistico. Le scene sono di Domenico Franchi, i costumi di Simona Morresi e le luci di Fiammetta Baldiserri. La partitura è invece affidata al dèdalo ensemble che – sotto la direzione del Maestro Vittorio Parisi – è da sempre impegnato nel repertorio contemporaneo e del Novecento.

In apertura delle due rappresentazioni, dèdalo ensemble dedicherà un omaggio al Maestro Facchinetti eseguendo la seconda versione di Hügelchen – un brano del 1984 per flauto, clarinetto, fagotto, violino, viola, violoncello e pianoforte – e Musica da teatro per flauto, fagotto, cinque archi e tamburo basco ad libitum del 1974.

Ad interpretare per la prima volta sul palco i personaggi di Viaggio musicale all’inferno saranno Maurizio Leoni (Narratore), Daniela Pini (Euterpe) e i Dannati Claudio Rosolino Cardile, Paolo Marchini, Roberto Covatta, Ragaa Eldin, Erika Tanaka e Aloisa Aisemberg. Completano il cast gli Eretici/Dannati Giuseppe Nitti, Ermelinda Pansini, Alessandro Pezzali, Giuseppina Turra.

L’opera è una nuova produzione della Fondazione del Teatro Grande realizzata in collaborazione con l’Associazione Giancarlo Facchinetti.

I biglietti per Viaggio musicale all’inferno e per tutta la Stagione Opera e Balletto 2018 sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Grande (aperta dal martedì al venerdì dalle 13.30 alle 19.00, il sabato dalle 15.30 alle 19.00, domeniche di spettacolo dalle 13.30 alle 15.30), on line su vivaticket.it e nelle filiali abilitate di Ubi Banca in Brescia e provincia.


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BIGLIETTI

INTERO

UNDER30

OVER65

STUDENTI

PREZZI TEATROGRANDECARD

 

 

 

 

UNDER18

INTERO

UNDER30

OVER65

Platea e Palchi I-II-III ordine

€ 60,00

€ 35,00

€ 48,00

€ 15,00

€ 51,00

€ 30,00

€ 41,00

I^ Galleria e Palchi IV ordine

€ 35,00

€ 24,00

€ 30,00

 

€ 30,00

€ 20,50

€ 25,50

II^ Galleria

€ 20,00

€ 15,00

€ 15,00

 

€ 17,00

€ 13,00

€ 13,00


10 OTTOBRE 2018 ORE 17.00

12 OTTOBRE 2018 ORE 20.30

14 OTTOBRE 2018 ORE 15.30

OMAGGIO A

GIANCARLO FACCHINETTI

Vittorio Parisi Direttore • DÈDALO ENSEMBLE

Giancarlo Facchinetti

Hügelchen

per flauto, clarinetto, fagotto, violino, viola, violoncello e pianoforte

Giancarlo Facchinetti

Musica da teatro

per flauto, fagotto, cinque archi e tamburo basco ad libitum

VIAGGIO MUSICALE ALL’INFERNO

Cantata scenica per voci e gruppo strumentale da camera

Libretto di Andrea Faini

Revisione di Tommaso Ziliani

Musica di Giancarlo Facchinetti

Ed. Sonitus

Narratore Maurizio Leoni

Euterpe Daniela Pini

Trombettista Figlio di Papà / Professor Bemolle Claudio Rosolino Cardile

Romantico D’Accatto / Pianista Arrivista Paolo Marchini

Doctor Gradus Ad Parnassum / Musicologo Roberto Covatta

Cantante Pop / Mister Millenote Ragaa Eldin

Produttrice Cinica Erika Tanaka

Mecenate Ignorante Aloisa Aisemberg

Dannati / Eretici Giuseppe Nitti, Ermelinda Pansini, Alessandro Pezzali, Giuseppina Turra

Figuranti  Beppe Passadori, Pietro Sabbadini

Maestro Concertatore e Direttore

Vittorio Parisi

Regia

Danilo Rubeca

Scene

Domenico Franchi

Costumi

Simona Morresi

Luci

Fiammetta Baldiserri

 

DÈDALO ENSEMBLE

Si ringrazia per la collaborazione la Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna.

Nuovo allestimento

Fondazione del Teatro Grande di Brescia

In collaborazione con

Associazione Giancarlo Facchinetti


NOTE DEL DIRETTORE

di Vittorio Parisi

Quando Giancarlo Facchinetti è mancato il 6 giugno del 2017 ho pensato immediatamente al pericolo che il suo ricordo, musicale e umano, fosse affidato principalmente al lato disimpegnato, se non addirittura goliardico, della sua personalità. Non avevo tutti i torti perché qualche deriva di questo tipo c’è già stata ed è semplice capire il perché: è molto più facile, molto meno impegnativo e quindi molto superficiale, laddove la personalità del Facchinetti musicista e uomo è molto complessa, totalmente opposta a quelle caratteristiche, in particolar modo alla superficialità, che detestava. C’è da essere grati al Teatro Grande non solo per l’idea di inserire nella stagione lirica la cantata scenica Viaggio musicale all’inferno ma anche di averla potuta accoppiare con la Musica da Teatro e con Hügelchen nella sua seconda versione. La scelta di musiche tanto diverse rende giustizia all’eclettismo del Maestro che è una delle sue tante “cifre”, forse quella che lo raffigura nel modo migliore. Non so quanto abbia contribuito la consapevolezza di non avere più molto da vivere nella concezione del Viaggio ma certamente una idea di “riassunto” è presente in questo lavoro. Per come l’ho conosciuto, Facchinetti non era però il tipo da andare in crisi nel suo rapporto con la musica, ha sempre scritto tantissimo, senza interruzioni, un progetto e una idea dopo l’altra. Pur connotando il Narratore di aspetti personali, Facchinetti amava disorientare e lo fa anche qui. Il Narratore è lui ma non è lui. È certamente nella stesura musicale che il riassunto è più evidente. Se non si parte dalla sua cifra eclettica non lo si può interpretare nella maniera più corretta. Nel Viaggio troviamo quasi tutti i tipi delle sue esperienze musicali con qualche esercizio di stile mai banale. Banale sarebbe stato, per esempio, riempire di citazioni un testo che richiama in poche battute testi di opere liriche straconosciute, cosa che Lui ovviamente non fa. Ma c’è il totale cromatico, la dodecafonia, il neoclassicismo, la sottolineatura ironica, lo spirito a volte persino urticante e una consistente dose di simil barocco e simil preclassico. E, grazie al testo di Faini, qualche frecciatina che non si mancherà di notare verso le cose o le persone che nel mondo musicale più lo disturbavano. Un testamento ideale? Questo forse è pretendere troppo perché il vero testamento è l’insieme della sua vita artistica che ha esplorato tanti molteplici aspetti con la solidità ricevuta dalla scuola bettinelliana. Facchinetti amava diversificare il suo stile a seconda della destinazione o del significato che le opere assumevano per lui. Musica da Teatro è uno straniante esempio di scritture opposte, quasi uno scontro fra passato e presente, fra la scrittura classica e quella semi aleatoria. Hügelchen è un brano duro, dodecafonico in cui l’Autore non lascia spazio a serenità ma solo al drammatico. Se rapportiamo questi brani al Viaggio non sembrano nemmeno scritti dalla stessa persona. Appunto.


 

Note di regia

di Danilo Rubeca

Quando sogniamo l’anima «è il suo teatro, il suo attore e il suo spettatore» (Joseph Addison, in “The Spectator”, n. 487, Londra, 18 settembre 1712)

Il Viaggio musicale all'inferno è l'ultima composizione di Giancarlo Facchinetti, uomo che ha saputo riassumere “la parabola frammentaria e contraddittoria del Novecento musicale” nella sua vicenda umana e artistica (Andrea Faini, Il provocatore gentile. Vita e musica di Giancarlo Facchinetti).

Nel mettere in scena questo lavoro a un anno dalla scomparsa del Maestro vorremmo anche cogliere l'occasione per raccontare qualcosa dell'uomo Giancarlo e del musicista Facchinetti, con quel misto di umorismo e malinconia che gli erano propri. È interessante notare che l'ultima fatica del Maestro è proprio una riflessione sul rapporto del musicista con la sua Musa. Se non un vero e proprio testamento musicale, certamente un tentativo di tirare le somme su una vita spesa per la musica e sul senso e l'opportunità di continuare a farlo. Il libretto di Andrea Faini ambienta la vicenda all'interno di un teatro abbandonato, dato alle fiamme. In effetti, però, ciò che la Musa propone in questo Viaggio all'inferno è un cammino a ritroso tra le pieghe della coscienza: quella del protagonista, prima di tutto. Ma, come suggerivamo prima, quella del compositore stesso e per riflesso la nostra. Un sogno ad occhi aperti, potremmo dire, nel quale perdersi e ritrovarsi, comprendere e confondersi, agitarsi e piombare nella più profonda disperazione, per poi riemergere liberati dai fantasmi e pronti a ricominciare con la consapevolezza del proprio errore. Un immaginario viaggio nell'inconscio in cui niente è ciò che sembra, a partire dalla stessa Euterpe che oscillerà tra creatura umana, spirito divino e mera proiezione della coscienza del Narratore.

Lo stesso teatro abbandonato, più che un luogo concreto, ci sembra rimandare al significato artistico e spirituale della parola: il 'teatro' come forma d'arte, quello che il nostro protagonista ha voluto abbandonare rinunciando alla musica. In tal senso abbiamo preferito ambientare la nostra storia in uno spazio astratto: un pavimento delimitato da due pareti che alluderanno al sipario di un teatro. Alla tridimensionalità della scena si aggiungerà un elemento geometrico variamente scomponibile e ricomponibile: una cornice illuminata, che nell'infinita varietà di movimenti possibili darà vita ad un gioco di spazi, di pieni e di vuoti, di al di qua e al di là, che renderanno ragione delle n-dimensioni del sogno, dei diversi piani in cui si realizza la drammatizzazione onirica, dove tutto ha senso se interpretato a livelli diversi e non esclusivamente al vaglio della mente cosciente e consapevole.

Abbiamo scelto il colore rosso per la cornice, così come per la parete di fondo, sulla suggestione della Stanza rossa di David Lynch, simbolo del sogno e apertura alla dimensione onirica; ma anche dell'omicidio perpetrato nei confronti della musica e del teatro in genere, cui come si è detto vorremmo alludere senza dichiararlo esplicitamente. Come per la Stanza rossa di Matisse, l'uso del colore rosso e della luce serviranno a rendere più precisamente l'ambiente emotivo delle diverse scene, al di là di ogni rappresentazione più realistica degli elementi che via via le comporranno.

Il Surrealismo poi, con la sua capacita di creare molteplici mondi immaginari e dare una rappresentazione artistica al sogno, ci ha fortemente ispirati nella narrazione e nella composizione delle scene, nella scelta delle immagini e nella ideazione e realizzazione dei costumi. La giustapposizione di elementi contrastanti, accostati in maniera volutamente contraddittoria e spesso provocatoria, con uno spirito irriverente ma mai dichiaratamente volgare, assecondano e ben rappresentano quell'umorismo di Facchinetti che, come dice bene Andrea Faini, “non è solo un'arma rivolta contro i portatori di presunte verità, ma aspira a comprendere il suo bersaglio, a creare con esso una condizione di simpatia (nel senso greco della συμπάθεια). Anziché limitarsi a emarginare o esorcizzare il comportamento o la situazione paradossale, il suo umorismo considera l'ambiguità non un errore da correggere, ma una realtà con cui convivere.”

Non sembri arbitraria, pertanto, la scelta di rappresentare i dannati in modo non didascalico, seguendo cioè la lettera del libretto. Si è preferito farlo in chiave umoristica, a volte bizzarra, con quel gusto per lo scherzo e l'ironia che crediamo avrebbero divertito molto il Maestro. Lo spettatore potrà riconoscere tutta una serie di citazioni – opportunamente rielaborate e variamente declinate – dell'arte surrealista, in un viaggio ideale nella storia di questa corrente artistica – soprattutto a livello cinematografico – che ha percorso tutto il Novecento, a partire dal Manifesto di Breton per giungere, attraverso Dalì, Man Ray e Cocteau, al cinema di David Lynch, che e certamente l'ultimo surrealista del secolo appena trascorso.

Facchinetti amava sorprendere, provocare, disorientare con la sua musica; sfidare i pregiudizi dell'ascoltatore. In tal senso il sogno ci dà la possibilità di far convivere nella stessa scena immagini,

situazioni e personaggi che pur avendo senso in sé nel loro accostamento arbitrario ci spiazzano, ci destabilizzano. L'elemento bizzarro – talvolta usato con intento simbolico talvolta no – aiuterà lo spettatore a vivere dentro di sé e condividere con il protagonista il senso di straniamento, la sua incapacità di cogliere immediatamente il significato di tutte le immagini che vengono sottoposte alla sua attenzione.

Se la musica del Novecento esprime il vuoto di senso, l'alienazione dell'uomo che osserva se stesso e il suo mondo senza più riconoscerli, il sogno e la sua drammatizzazione, con tutte le sue stranezze, sono la dimensione ideale per rappresentarne gli aspetti e le incongruenze.

Come nell'inferno dantesco o nelle scene dipinte da Hieronymus Bosch è evidente il gusto del virtuosismo nella giustapposizione di elementi inconciliabili per suscitare sorpresa, paura, disagio nell'osservatore; o, più semplicemente, per dar vita a una vera e propria polifonia di simboli e significati; così nei diversi incontri verranno esasperati alcuni elementi particolarmente significativi e caratteristici dei diversi personaggi, per ispirare il senso di inquietudine vissuto dal protagonista e muovere l'osservatore ad un sorriso benevolo, a volte malinconico, ma mai grossolano.

Vera protagonista di questa cantata scenica e indiscutibilmente la Musica. Una Musica che si fa Teatro e mette in scena se stessa. Facchinetti può essere considerato a buon diritto compositore essenzialmente teatrale nel suo non voler giustapporre gli stili, ma nel far parlare la sua musica di musica, nel far entrare le sue note in una galleria di specchi deformanti. Mettere in scena la musica come fosse teatro e narrazione di se stessa è una via personale al distacco (Andrea Faini). Poiché per noi il vero protagonista di quest'opera è il nostro compositore, abbiamo voluto suggerire qualche aspetto della sua vita che ci è parso particolarmente significativo: il ricordo del padre accordatore; i traumi della Seconda Guerra Mondiale; l'istituto di suore in cui poté esercitarsi bambino al pianoforte; la vittoria al primo talent-show televisivo del 1956 condotto da Enzo Tortora (Primo applauso); lo studio di direzione d'orchestra nella classe di Antonino Votto con i compagni di studi Riccardo Muti e Claudio Abbado. Come in un sogno verranno evocati ma in maniera enigmatica, come nella sezione dedicata alle avanguardie musicali, in cui abbiamo costruito una scena piuttosto complessa, ricca di elementi simbolici: un militare nazista, due figure maschili vestite da crocerossine, quattro figure mascherate da uccelli – due neri e due bianchi – e due figure che porteranno urne cinerarie. Le avanguardie, come il conflitto mondiale, hanno decretato la morte definitiva di un mondo

– quello della 'tradizione'. Hanno tradito il vero senso della musica e lo hanno fatto in modo violento, portando a un dopo in cui è impossibile riconoscere il prima, impossibile ritornarvi. La profonda ambiguità insita in ogni guerra, in ogni rivoluzione – politica, artistica e musicale – in cui le vittime diventano prima o poi carnefici e viceversa, verrà rappresentata proprio da uno scambio di ruoli all'interno della scena tra le figure con maschere da uccello nere (carnefici) e quelle con maschere da uccello bianche (le vittime). Nella scena che apre la sezione dedicata ai traditori abbiamo voluto rappresentare un corteo funebre: il funerale della musica. Del corteo faranno parte un musicologo, un cantante pop e dei personaggi (un trombettista figlio di papa, un pianista arrivista, una mecenate ignorante, una produttrice cinica), tutti in realtà carnefici della musica stessa. Qui Facchinetti sembra volerci dire che proprio coloro che avrebbero dovuto difendere la musica ne hanno decretato la morte, per superficialità, vanagloria, denaro, interesse. La musica ridotta a mero nozionismo (musicologo), o a puro e semplice edonismo (cantante pop), così come quella svuotata di ogni talento e significato spirituale (gli altri quattro personaggi, che essendo 'traditori', 'falsi' e 'bugiardi' verranno rappresentati come dei pinocchi in una scena dall'immaginario tutto felliniano) è musica morta, senza vita, inutile.

L'incontro con Lucifero, quasi al termine della cantata, ci sembra emblematico di tutto il malessere del nostro secolo e di quello appena trascorso: il tempo, o meglio la sua mancanza, sono il vero inferno nel quale siamo immersi. Al protagonista viene chiesto di scegliere perché non ha più tempo. Tornare alla musica, ora o mai più. O morire con essa. Un pendolo campeggerà sul fondo della scena a indicare la scelta imminente, definitiva. Quella che il narratore dovrà fare per salvarsi o dannarsi in eterno.

Euterpe, vero e proprio deus ex machina di tutta la cantata, organizza e dà vita a tutte le visioni per condurre il protagonista a ritrovare se stesso, la sua ispirazione, perché come scrive giustamente Faini “la musica, indipendentemente dal linguaggio con cui si esprime, può rimanere arte a condizione di non tradire la propria autonomia, di rispondere ad una coerenza interna”. La fine del viaggio corrisponde al momento in cui il protagonista ritrova la sua libertà: di espressione, innanzitutto; ma – soprattutto – una libertà interiore, più profonda: quella che lo svincola da se stesso, dalle proprie paure, idiosincrasie, dipendenze; che gli fa godere la musica così come la godeva da bambino, con l'innocenza di chi solo può avvicinarsi all'ineffabile con la purezza che è priva di ogni condizionamento esteriore e di ogni pregiudizio.


VITTORIO PARISI

Direttore

Nato a Milano ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi con i Maestri Piero Rattalino, Azio Corghi e Gianluigi Gelmetti, perfezionandosi in direzione d'orchestra con il direttore russo Kiril Kondrashin in Olanda. Ha iniziato a 22 anni una carriera che lo ha portato a dirigere in quattro continenti in importanti orchestre sinfoniche e Teatri Lirici. Da sempre vicino alla musica contemporanea, ha diretto un numero altissimo di prime esecuzioni assolute comprese alcune di autori come Petrassi, Castiglioni, Corghi e Lindberg e collaborando con Berio e Cage. Nominato a 27 anni Primo direttore dell'Orchestra dell'Angelicum, è stato, dal 2003 al 2005, Direttore Artistico e Stabile dei Solisti Aquilani e dal 1995 è Direttore Artistico e Stabile del dèdalo ensemble di Brescia. Ha diretto in Svizzera, Francia, Germania, Spagna, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania, Albania, Turchia, Kazakistan, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada collaborando con grandi solisti e registi. Di particolare importanza la collaborazione con l'Opera di Roma con otto nuove produzioni nello spazio di undici anni. Ha inciso per numerose case discografiche su diversi repertori e negli ultimi anni pur mantenendo l'impegno con la contemporanea è molto attivo in campo sinfonico e operistico. Dal 1997 insegna Direzione d'Orchestra al Conservatorio di Milano, molti suoi allievi stanno facendo una brillante carriera internazionale.

DANILO RUBECA

Regista

Danilo Rubeca si è diplomato in danza classica nel 1993 e nel 1999 in danza contemporanea sotto la guida di Roberto Castello. Dal 1997 al 2011 ha collaborato come mimo e danzatore presso il Teatro alla Scala di Milano, il Maggio Musicale Fiorentino, il Regio di Torino, il Rossini Opera Festival, l’Opera di Roma, la Fenice di Venezia con Ermanno Olmi, Luca Ronconi, Stefano Poda, Robert Carsen, Robert Lepage, Graham Vick, Liliana Cavani, Pier'Alli. Dal 2001 al 2006 ha fatto parte di diverse compagnie di teatro-danza fra cui l'Aldes di Roberto Castello e L'ensemble di Micha Van Hoecke. Dal 2006 è aiuto regista e coreografo. In questa veste ha collaborato con Elena Barbalich (Macbeth a Salerno nel 2006, a Lisbona nel 2007, a La Coruna nel 2009, a Valladolid nel 2010, a Palma de Mallorca nel 2017), Les mamelles de Tirésias/La Damoiselleelou (Sassari. 2007), Tosca (a Bari nel 2009, a Brescia nel 2012), Il cappello di paglia di Firenze (a Como nel 2011 e a Bari nel 2014), Le nozze di Figaro (nel 2015 a Torino), Juditha Triumphas (Venezia 2015), Rigoletto (Pavia 2017). Ha collaborato inoltre con Arnaud Bernard per L'elisir d'amore a Trento nel 2013 e per le coreografie de La Traviata al Korean National Opera nel 2014; con Maurizio Nichetti per Don Pasquale a Trento nel 2014); con Alice Rohrwacher per La Traviata a Reggio Emilia nel 2016; con Marie Lambert per Zaza all’Opera Holland Park di Londra nel 2017. Nel 2014 debutta come regista ne Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini per il Teatro Sociale di Como, produzione riadattata per il progetto OperaDomani nel 2017 e per il Liceu di Barcellona per la quale scrive anche la riduzione musicale.

DOMENICO FRANCHI

Scenografo

Si è diplomato in scenografia e costume all'Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Divide la sua attività tra teatro e arte visiva. Dal 1998 al 2008 è stato collaboratore dello scenografo Ezio Frigerio. In questo periodo ha realizzato circa 30 produzioni nei maggiori Teatri d’Opera internazionali tra cui: Otello, per la regia di Graham Vick al Teatro alla Scala di Milano; Der Ring des Nibelungen per la regia di Nicolas Joel al Theatre du Capitole di Tolosa, Un ballo in maschera per la regia di Andrej Konchalovskij al Teatro Regio di Parma; Fidelio per la regia di Werner Herzog al Teatro alla Scala di Milano, Madama Butterfly per la regia di Mario Gas al Teatro Real di Madrid; Hamlet per la regia di Nicolas Joel al Theatre du Chatelet di Parigi. Dal 1992 ad oggi ha firmato scene e costumi di oltre 60 produzioni d’opera, prosa e danza contemporanea, collaborando con importanti istituzioni culturali tra le quali: Olbe Abao di Bilbao, La Biennale Teatro di Venezia, Greek National Opera, Festival del Teatro di Sarajevo, Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, Teatro de la Zarzuela di Madrid, Teatro Verdi di Trieste, Fondazione Arena di Verona, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano, Palazzo Reale di Milano, Theater di Bonn, Opernhaus di Kiel, Grand Theater di Lodz. Tra i lavori recenti ricordiamo: Jérusalem di Verdi, per la regia di Francisco Negrin; Don Giovanni di Mozart, per la regia di Paco Azorin; Passio Hominis e Finis Terrae, per la regia di Antonio Calenda; Brimborium! di Mauro Montalbetti, nella prima versione regia di Robert Nemack e seconda versione regia di Barbara di Lieto; Aida di Verdi, Poliuto di Donizetti e La Celestina di Nin-Culmelle, Il Carro e i Canti di Solbiati, regie di Ignacio Garcia; Anfitrione di Kleist,

per la regia di Franco Ricordi; Le Intellettuali di Molière, Jackie di Jelinek e Coefore di Eschilo, regie di Monica Conti; Werther di Massenet, per la regia di Arnaud Bernard, Rigoletto di Verdi, per la regia di Fabio Ceresa, Il Re Cervo di Inglese, La Cenerentola di Rossini, Rigoletto di Verdi, Turandot di Puccini, regie di Paolo Bosisio; Il secondo figlio di Dio per la regia di Antonio Calenda; Poil de carotte per la regia di Silvia Costa. Nel 2009 gli viene assegnato il premio internazionale Cinearti “La chioma di Berenice” per i migliori costumi teatrali italiani, per Il Carro e i canti di Alessandro Solbiati allestito al Teatro Verdi Trieste. Come artista visivo ha realizzato numerose installazioni site specific in relazione tra vari linguaggi espressivi. Significativa la sua ricerca di “contaminazione” con la danza e la musica contemporanea sviluppato in intensi anni di lavoro con la coreografa e danzatrice Giulia Gussago e il compositore Mauro Montalbetti. Tra gli altri ricordiamo: TrasFormAzioni. Poesie senza Parole, Sfogliando Fogli, Antigravità, To be Soul. In questo ambito ha collaborato ad oltre 30 progetti d’arte e performance e ha presentato ed esposto il suo lavoro in numerose istituzioni italiane e straniere. Negli ultimi anni ha sviluppato una ricerca anche nell’ambito della digital art e video arte. Dal 2005 al 2016 è stato titolare della cattedra di scenografia e coordinatore d’indirizzo presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia, dal 2016 tiene conferenze e workshop intensivi.

FIAMMETTA BALDISERRI

Light Designer

Si laurea a Bologna in Geofisica. Frequenta un corso per illuminotecnici al Teatro Regio di Parma. Inizia l’attività di Lighting designer in La Traviata per la regia di Franco Zeffirelli al Teatro di Busseto e al Bolshoi di Mosca. Con Andrea Cigni cura L’Orfeo, Paride ed Elena all’Opera Royal Wallonie (Liegi) e La Medium e Gianni Schicchi, Ernani, Nabucco, La Traviata al Teatro di Pavia, Don Pasquale, per il Centre Lyrique de France, La cambiale di matrimonio, e L’occasione fa il ladro al Teatro Regio di Parma, Abay al Teatro Nazionale di Kazakistan, Fedra e La Straniera al Teatro Bellini di Catania, Tosca al Minnesota Opera House Pia De’ Tolomei al Verdi di Pisa e al Festival di Charleston. Al Maggio Musicale Fiorentino cura le luci per Madama Butterfly, regia di Fabio Ceresa e Il Barbiere di Siviglia, regia di Damiano Michieletto. Al San Carlo di Napoli Alice in wonderland con Gianluca Schiavone, con Aleksander Sokurov Go Go Go per il festival ConVersazioni a Vicenza. Con Stefano Simone Pintor segue Il flauto magico al Royal Opera House Muscat Oman e Ettore Majorana per il Circuito OperaLombardia. Con Jacopo Spirei Falstaff al Festival Verdi di Parma, Così fan tutte, e La Clemenza di Tito al Akzent Theatre di Vien. Con Pierfrancesco Maestrini lavora al Nabucco al Teatro Alighieri Ravenna, a I pescatori di perle al Teatro di Bilbao, a Otello per il Teatro San Carlo di Napoli. Con Mauro Carosi segue le luci per Manon Lescaut al Teatro Bellini Catania e per L’Italiana in Algeri al Teatro Opera di Maribor(Slovenia). Con Giorgio Ferrara cura Don Giovanni al Festival di Spoleto e al Festival di Cartagena in Colombia, e Il Minotauro di Silvia Colasanti. Con Cristina Mazzavillani Muti e Micha van Hoeke cura per il Ravenna Festival Il paradosso svelato e Don Pasquale diretto dal Maestro Muti al Teatro Stanislavski di Mosca. Collabora con Giorgio Albertazzi a Titania la rossa per il Teatro Municipale di Piacenza, con Lamberto Puggelli per Rigoletto al Teatro Municipale di Piacenza, con Nicola Berloffa per Le nozze di Figaro al Circuito OperaLombardia, con Carmelo Rifici per I Puritani al Teatro Ponchielli di Cremona. Cura l’illuminazione dei Musei di San Domenico di Forlì. Insegna illuminotecnica teatrale all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

MAURIZIO LEONI

Baritono, si è diplomato con lode nella classe cantanti all’Accademia Filarmonica Bolognese e al Conservatorio Giovanni Battista Martini della stessa città. Finalista al Concorso As.Li.Co., ottiene una Menzione Speciale alla finale del Concorso Internazionale di Adria ed è vincitore della VI edizione del Concorso Agostino Lazzari di Genova; riceve inoltre il primo premio assoluto alla rassegna di musica da camera D. Caravita. Ha debuttato in varie opere fra le quali Il campanello di Gaetano Donizetti alla Fondazione Walton di Ischia, Il Turco in Italia e Matilde di Shabran di Gioachino Rossini al Rossini Festival di Wildbad (Germania), La Bohème di Giacomo Puccini al Teatro Civico di Taegu in Corea del Sud, Carmen al Teatro Verdi di Pisa. Ha al suo attivo anche esperienze nell’operetta (La vedova allegra, Il paese del sorriso), di musica contemporanea (prima assoluta de La Victoire de Notre Dame di Angius, dell’Aterforum di Ferrara, prima italiana di Gesualdo considered as a murder di Luca Francesconi, 8 songs for a mad King di Peter Maxwell Davis al Teatro Regio di Torino e al Festival del Cervantino - Messico, Messer Lievesogno e la porta chiusa di Carlo Galante) e di prosa (L’impresario delle Smirne per il Teatro

Stabile di Torino) e regia (Don Giovanni di Vincenzo Righini al Belcanto Festival di Dordrecht). È componente stabile del Divertimento Ensemble di Milano, del Notschibikitschi Ensemble – formazione da camera composta da tre voci e tre clarinetti- e del Gruppo Erlebnis col quale ha eseguito Das Lied von der Erde di Gustav Mahler e ha inciso per la Radio Svizzera Italiana Serenade op.24 di Arnold Schönberg. Vari Artisti hanno contribuito alla sua formazione operistica e cameristica: Ulla Casalini, Dorothy Dorow, Claudio Desderi, William Matteuzzi. Nelle ultime stagioni è stato a Torino in Die Teufel von Loudon di Krzysztof Penderecki e in Wozzeck di Manfred Gurlitt, e al Teatro Comunale di Bologna in Salomé di Richard Strauss, con la direzione di Daniele Gatti, ne La scala di seta di Rossini, con la direzione di Claudio Desderi, all’Opéra Comique a Parigi e al Teatro Valli di Reggio Emilia, al Teatro dell’Opera di Roma in Romanza; è Leporello nel Don Giovanni con la direzione di Jean-Claude Malgoire. Tra gli impegni più recenti L’equivoco stravagante di Rossini al Festival di Strasburgo diretto da Alberto Zedda ed è Figaro ne Il Barbiere di Siviglia con la direzione di Giuliano Carella, è Marcello e Schaunard ne La Bohème a Catania e Tokyo diretto da Donato Renzetti e sempre a Catania per Il Prigioniero di Luigi Dallapiccola, con il Maestro Zoltan Pesko. Interpreta i ruoli di Guglielmo nel Così fan tutte, Scarpia in Tosca, con il Maestro Panni a Lecce, è Rigoletto con il Maestro Agiman. È stato docente di Canto nel 2006 alla Suwon University in Corea del Sud e dal 2007 presso diversi Conservatori italiani (Potenza, Ferrara, Cremona); è stato coach al Festival di Verbier e docente presso la North-West University in Ladjou in Cina.

DANIELA PINI

Laureata in lettere presso l’Università di Bologna con tesi in storia della musica, ha studiato canto con il Maestro Angelo Bertacchi. La duttilità vocale le permette di spaziare tra diversi stili che vanno dalla musica barocca alla musica contemporanea e ha in repertorio oltre 60 titoli. Tra i numerosi ruoli che l’hanno vista protagonista si segnalano Angelina ne La Cenerentola di Rossini (Opera Theatre di Seattle, Cartagena Colombia, Opera di Francoforte, Comunale di Bologna, Verdi di Trieste, Lirico di Cagliari, Teatro Regio di Torino); Cherubino ne Le nozze di Figaro (Suntory Hall Tokyo), Alcina ne L’Orlando furioso di Vivaldi (Opera di Francoforte, Champs Elisée, Budapest, Barbican Hall Londra), Romeo ne I Capuleti e Montecchi di Bellini (Filarmonico di Verona), Isabella ne L’Italiana in Algeri di Rossini (Comunale di Bologna, Regio di Torino, Verdi di Trieste), Dorabella nel Così fan tutte di Mozart (tra gli altri New National Theatre di Tokyo), Clarice ne La pietra del paragone di Rossini (Regio di Parma), Melibea ne Il viaggio a Reims di Rossini (La Monnaie di Bruxelles) e molti altri. Il suo repertorio sacro comprende lo Stabat Mater e il Salve Regina di Giovanni Battista Pergolesi, la Petite Messe Solennelle e lo Stabat Mater di Gioachino Rossini, il Requiem di Mozart e la Missa solemnis in re maggiore di Beethoven, il Messiah di Haendel, lo Stabat Mater e il Gloria di Antonio Vivaldi. Ha lavorato con direttori quali Roberto Abbado, Jurij Temirkanov, Daniel Oren, Evelino Pidò, Donato Renzetti, Riccardo Frizza, Paolo Arrivabeni, Jean-Claude Casadesus, Claudio Scimone, Andrea Battistoni, Nicola Luisotti, Jean-Christophe Spinosi, Andrea Marcon, Michele Mariotti, Daniele Callegari, Gianandrea Noseda, Paolo Carignani, Giacomo Sagripanti, Daniele Rustioni, Rinaldo Alessandrini, Tobias Ringborg, Speranza Scapucci. Ha lavorato con registi quali Graham Vick, Gabriele Lavia, Dario Fo, Lina Wertmüller, Ettore Scola, Pier Luigi Pizzi, Massimo Gasparon, David McVicar, Luca Ronconi, Hugo De Ana, Damiano Michieletto. Recentemente ha calcato i palcoscenici del Teatro Costanzi di Roma, del Bayerische Staatsoper di Monaco e ha rappresentato l’Italia nel concerto di apertura del 18° Festival delle Arti presso il National Centre For the Performing Arts di Pechino; è ospite fissa di numerosi Festival Internazionali.

CLAUDIO ROSOLINO CARDILE

Tenore, inizia giovanissimo i suoi studi di canto e, successivamente, collabora con tantissime Fondazioni ed enti lirici come artista del coro. Nel 2007 debutta alla 50° settimana di Musica Sacra di Monreale. Segue il suo debutto nella lirica nel marzo 2008 con Gianni Schicchi di Puccini, e Notte di un nevrastenico di Nino Rota a Malta. È vincitore del Concorso “Città di Sannazzaro de’ Burgundi” di Pavia nel 2008; riceve il “Premio La Scola” nel Concorso Simone Alaimo (2011), il 2° Premio Voci del Mediterraneo a Siracusa (2014); nel 2014 si aggiudica il Concorso Claudio Barberi di Reggio Emilia per il ruolo di Rodolfo ne La Bohème di Puccini e vince il Concorso Titta Ruffo di Pisa per i ruoli di Madama Butterfly. Ha studiato con il soprano Elisabeth Lombardini Smith e ha seguito diversi corsi di perfezionamento con il tenore Vittorio Terranova, il soprano Donata D’annunzio Lombardi e il Maestro Romolo Gazzani e il Maestro Vincenzo La Scola. Nel 2009 canta in Elektra di Strauss con la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana a Palermo; debutta nelle Convenienze ed Inconvenienze teatrali di Donizetti (Officina Sinfonica Siciliana 2011) nel ruolo di Guglielmo. Debutta ne Il Flauto Magico di Mozart, in tournée per il

progetto dell’ASLICO Operadomani, esibendosi a Brescia, Bolzano, Bologna, Novara, Cremona, Torino. Al Teatro Carlo Felice di Genova è cover del ruolo di Pinkerton lavorando con il celebre soprano Daniela Dessì. Nel 2014 debutta al Festival lirico di San Gimignano nella Madama Butterfly, nel ruolo di Pinkerton. Al Massimo di Palermo canta il ruolo “Il turista” nella produzione di Gisela! di Henze, con regia di Emma Dante. Nel 2015 debutta Rodolfo, ne La Bohème presso l’Opera Theatre di Ekaterinburg. Debutta il ruolo di Alfredo, ne La Traviata di Verdi a Padova, con la regia di Mara Zampieri. Nel 2016 è Carlo nei Masnadieri al Festival Verdi 2016 di Parma e Busseto. Ha cantato con l'Orchestra Sinfonica Siciliana lo Stabat Mater di Boccherini e il concerto celebrativo per Eliodoro Sollima insieme al Violoncellista Giovanni Sollima. Nel 2017 è Rinuccio nel Gianni Schicchi di Puccini con la Verdi di Milano, diretta da John Axelrod. Ha canto nel Rigoletto di Verdi, nel ruolo del Duca di Mantova, al Teatro Romano di Benevento. Nel 2018 è Rodolfo ne La Bohème di Puccini al Teatro Comunale di Bologna, con rappresentazioni in Asia, alla Daegu Opera House in Sud Korea, dove riveste i panni di Rodolfo ne La Bohème, pucciniana. Ha cantato nella produzione di Gianni Schicchi di Puccini, nel ruolo di Rinuccio, presso il Teatro Comunale di Bologna.

PAOLO MARCHINI

Basso, nato a Genova nel 1988, attualmente allievo alla Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna; si diploma in violino nel 2011 al Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, prosegue gli studi diplomandosi in canto nel 2015 presso il Conservatorio Giovanni Battista Martini di Bologna sotto la guida di Monica Bacelli; nel 2016 è artista residente presso la Queen Elisabeth Music Chapel di Bruxelles. Debutta come solista nel 2015 durante il Festival OperaBarga, interpretando Cesare nell’opera di Georg Friedrich Händel Catone in Utica; semifinalista al concorso Cesti Singing Competition, debutta nel 2017 il ruolo di Seneca nell’opera Octavia di Reinhard Keiser, allestita presso Innsbrucker Festwochen der Alten Musik. Come membro della Scuola dell’Opera ha interpretato diversi ruoli nelle produzioni del Teatro Comunale di Bologna tra cui: Colline (La Bohème), Betto (Gianni Schicchi), Deputato Fiammingo (Don Carlo), Fisherman (Peter Grimes). Ha collaborato con molti direttori tra i quali Juraj Valčuha, Michele Mariotti, Carlo Ipata e Giulio Prandi.

ROBERTO COVATTA

Ha studiato canto con il soprano genovese Rosetta Noli e si è perfezionato con Roberto Coviello, Luciana Serra e Ugo Benelli. Ha debuttato al Teatro Regio di Torino nella Turandot messa in scena da Zang Yimou nel 1999, cui

sono seguiti i debutti all’Opera Theatre of Dublin (Norma nel 2003, Tosca nel 2004), alla De Nederlandse Opera

Amsterdam (Rigoletto nel 2004) e alla Fenice di Venezia (Parsifal, 2005). Viene regolarmente invitato da alcuni dei più prestigiosi teatri e festival europei: La Monnaie de Bruxelles (Lucrezia Borgia, Il Trovatore, Guillaume Tell, Rigoletto), De Nederlandse Opera Amsterdam (Simon Boccanegra, Lucia di Lammermoor, Turandot), Festspielhaus Baden-Baden (Tosca), Opera Theatre of Dublin (Le nozze di Figaro, Madama Butterfly, Romeo et Juliette, Tosca), Konzert Theater Bern (Les Contes d'Hoffmann), Maggio Musicale Fiorentino (Gianni Schicchi, Orfeo all'inferno, Madama Butterfly), La Scala di Milano (Turandot), Arena di Verona (Carmen, Nabucco), San Carlo di Napoli (Il cappello di paglia di Firenze), Opera de Nice (Turandot), Aalto-Musiktheater Essen (Turandot). Il suo repertorio spazia dall'opera buffa settecentesca (L'impresario in angustie di Cimarosa, La finta semplice e Bastiano e Bastiana di Mozart, Il filosofo di campagna di Galuppi) all'operetta francese (Offenbach) fino al Novecento italiano (I quattro rusteghi di Wolf-Ferrari, Volo di notte di Dallapiccola) e straniero (A Midsummer Night's Dream di Benjamin Britten). È stato diretto da Riccardo Chailly, Zubin Metha, Yannick Nezet-Seguin, Carlo Rizzi, Evelino Pido, Jurai Valčuha, Daniele Callegari, Paolo Carignani, Francesco Cilluffo, Giampaolo Bisanti, Alexander Anissimov, Ingo Metzmacher, Julian Reynolds, Jordi Bernacer, Francesco Ivan Ciampa, Valerio Galli e da registi quali Nikolaus Lenhoff, Robert Carsen, Hugo de Ana, Arnaud Bernard, Denis Krief, Dieter Kaegi, Elena Barbalich, Guy Joosten, Federico Grazzini, Ferdinando Bruni ed Elio de Capitani. Per il Circuito OperaLombardia ha cantato ne Il cappello di paglia di Firenze (2011), nei Les Contes d’Hoffmann (2014), in Midsummer Night's Dream (2016) e Carmen (2017).

RAGAA ELDIN

Nasce a Il Cairo nel 1983 e compie i suoi studi musicali presso il Conservatorio della città, dove si laurea in canto lirico nella classe del tenore Sobhi Bidair. Nel 2007 partecipa alla Master Class del soprano Caroline Dumas presso l’École Normale de Musique a Parigi, seguita da numerosi concerti. Nel 2008 entra a far parte della compagnia del Teatro dell’Opera de Il Cairo, dove interpreta molteplici ruoli tra cui Nemorino ne L’elisir d’amore e Tamino ne Il flauto magico. Nel 2010 arriva alle semifinali nel concorso internazionale di canto lirico “Wilhelm Stenhammar” in Svezia. Dal 2008 al 2013 partecipa al “Ponte Musicale Egiziano-Finlandese” e viene invitato dall’Accademia di Savonlinna a partecipare alla Master Class con il celebre baritono Tom Krause e il direttore di scena Eija Tolbo. Dal 2014 al 2017, sotto la direzione del suo Maestro soprano Gabriella Ravazzi, partecipa ai laboratori organizzati da Spazio Musica in Italia e viene selezionato per molti ruoli, tra i quali Manrico in Il Trovatore, Pinkerton in Madama Butterfly, Turiddu in Cavalleria Rusticana, Rodolfo ne La Bohème, Alfredo ne La Traviata, presso il Teatro Mancinelli di Orvieto, sotto la direzione del Maestro Maurizio Arena e il Maestro Vittorio Parisi. Nel 2014 ottiene il diploma in arte lirica presso l’École Normale de Musique di Parigi. Nel 2015 vince una borsa di studio in Arti dello Spettacolo presso la Scuola dell’Opera di Bologna, in Italia. Negli anni 2015 e 2016 arriva in finale al concorso “Spazio Musica Italia” e vince il premio del pubblico e i premi elargiti dal Teatro Comunale di Bologna e dal Teatro São Carlos in Portogallo. Dal 2015 al 2016 perfeziona il suo diploma presso l’École Normale de Musique di Parigi e partecipa al corso di recitazione con la direttrice di scena Mireille Laroche, esibendosi in estratti delle opere Carmen e Werther. Nel 2016 canta con l’Orchestra Sinfonica de Il Cairo al Festival Stabat Mater di Dvořák, sotto la direzione di Yuri Yanko. Nello stesso anno si esibisce nella Messa di Gloria di Puccini sotto la direzione di Franck Chastrusse Colombier. Nel 2017 vince il premio come Miglior Tenore nel concorso Tenor Tournament Singing Opera, organizzato dall’Associazione dell’Opera e dell’Operetta in Polonia, e il primo premio nel concorso internazionale di canto organizzato da Spazio Musica. Viene scelto per sostituire Ramon Vargas nel ruolo di Gaston, sotto la direzione del Maestro Daniele Callegari e del direttore di scena Hugo de Ana in Jérusalem di Verdi, durante il Festival Verdi, al Teatro Regio di Parma. Nel 2018 viene invitato a partecipare alla Master Class con Rolando Villazion presso la Salle Cortot di Parigi. Si unisce all’Accademia di Puccini a Torre del Lago e interpreta Don José presso l’Opera House di Almaty in Kazakistan; viene invitato a partecipare al Festival Musicale presso Dinard, in Bretagna, e al Festival Musicale di Saint Foy a Bordeaux, in Francia. Partecipa al Festival Maria Bieşu al Teatro dell’Opera e del Balletto a Chisinau, in Moldavia, per interpretare il ruolo di Don José in Carmen, opera di Georges Bizet e per cantare nel concerto del Gala finale con Juan Diego Florez e Valentina Nafornita. Si esibisce come solista in numerosi concerti a Il Cairo e in Oman, Algeria, Finlandia, Francia e Italia.

ERIKA TANAKA

Nata a Tokyo, consegue la Laurea in Canto e il Diploma di specializzazione all’Università musicale di Tokyo. In Italia si diploma in canto al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, sotto la guida del Maestro Pasquetto, con il massimo dei voti e la lode. Nel 2013 viene ammessa all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano dove studia con i Maestri Renato Bruson, Luciana Serra, Luciana D’Intino, Vincenzo Scalera. Nel 2016 è ammessa nella Scuola dell'Opera del Teatro Comunale di Bologna. Nel 2012, in quanto vincitrice dell’audizione della “Scuola dell’Opera Italiana”, debutta nel ruolo di Aristea ne L’Olimpiade di Myslivecek presso il Teatro Comunale di Bologna. Nel 2013 è Rosina ne La finta semplice di Michele Varriale presso il Teatro Donizetti di Bergamo. Nel 2015 è Norina ne Don Pasquale al Teatro Comunale di Bologna, Musetta ne La Bohème al Teatro Francesco Stabile di Potenza, Daria Garbinati ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali al Teatro Mario Del Monaco di Treviso. Nel 2016 è Sivene ne Le cinesi di Gluck al Teatro Malibran di Venezia, Giulia nell’opera Aura di Luca Mosca al Teatro Mario Del Monaco di Treviso. Nel 2017 è Serpina ne La serva padrona di Pergolesi al Teatro comunale di Bologna, interpreta Nella di Gianni Schicchi all’auditorium La Verdi di Milano, Annina ne La Traviata al Teatro Comunale di Bologna, Violetta ne La Traviata a Kumamoto in Giappone, Adina ne L’elisir d’amore a Teatro Duse di Bologna e al Teatro Nuovo di Ferrara. Nel 2018 è Una voce dal cielo nel Don Carlo al Teatro comunale di Bologna, Lauretta nel Gianni Schicchi al Teatro Comunale di Bologna. Nel 2018 debutterà Zerlina nel Don Giovanni sotto la direzione di Michele Mariotti. È risultata vincitrice di numerosi concorsi lirici, tra cui nel 2011 ha vinto il concorso nazionale “Italian Opera Competition” in Giappone, nel 2013 è risultata finalista e ha vinto la borsa di studio al concorso internazionale “Toti Dal Monte” nel ruolo di Musetta ne La Bohème, nel 2015 ha vinto il concorso internazionale “OperaLive” a Potenza, nel 2016 ha vinto il terzo premio al Concorso internazionale di canto lirico Giovanni Battista Rubini.

ALOISA AISEMBERG

Discendente da una famiglia di musicisti, inizia a quattro anni lo studio del violino e nel 2008 consegue la laurea di primo livello presso il Conservatorio “Gioacchino Rossini” di Pesaro. Dal 2011 collabora con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, diretta dal Maestro Riccardo Muti e inizia a studiare canto lirico e viene ammessa all’Accademia lirica di Osimo. Nel 2012 debutta nella prima esecuzione moderna dell’opera Le due gemelle di Giuseppe Nicolini, nel ruolo della gemella Giulia al Teatro Municipale di Piacenza (esecuzione incisa in un CD edito dalla casa discografica Bongiovanni). In occasione dell’Opera Studio 2015 curata dal baritono Leo Nucci, finalizzata alla realizzazione dell’opera L’amico Fritz di Pietro Mascagni, debutta nel ruolo en travesti dello zingaro Beppe al Teatro Municipale di Piacenza e, nel 2016, nei Teatri di Ravenna e Modena. Partecipa all'opera Werther di Jules Massenet nel ruolo comprimario di Katchen, in cartellone al Teatro Comunale di Bologna nella stagione 2016 e diretta dal Maestro Michele Mariotti. Nel 2017 interpreta, in occasione del Baby Bologna Festival, il ruolo della protagonista Angiolina nell’opera La Cenerentola di Gioachino Rossini presso il Teatro Comunale di Bologna. Ha vinto il Primo premio assoluto al Concorso Aurelio Burzi di Pesaro, premiata dal baritono Nicola Alaimo. È stata ammessa come allieva effettiva presso la Scuola dell'Opera italiana presso il Teatro comunale di Bologna per l'anno accademico 2016/2017 e 2017/2018. Nel 2017 interpreta il ruolo di Flora Bervoix ne La Traviata in stagione presso il Teatro Comunale di Bologna, sotto la direzione del Maestro Hirofumi Yoshida e la regia di Alfonso Antoniozzi. Nel 2017 è stata scelta dal Teatro comunale di Bologna per partecipare al Festival dei giovani ambasciatori della lirica svoltosi a Montreal (Canada). Nel 2018 interpreta il ruolo dell’ancella di Amelia nell’opera Simon Boccanegra in stagione al Teatro comunale di Bologna a fianco di artisti come Michele Pertusi, Yolanda Auyanet, Dario Solari e Stefan Pop. Ha debuttato il ruolo di Zita nell’opera Gianni Schicchi presso il Teatro comunale di Bologna. Tra i prossimi impegni, sarà la contessa di Ceprano nel Rigoletto e la cover di Rosina ne Il Barbiere di Siviglia in programma nella prossima stagione del Teatro Comunale di Bologna, sarà in tournée in Giappone a giugno 2019.

GIUSEPPE NITTI

Attore di prosa, diplomato nel triennio 2006-2009 presso la Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, diretta da Mauro Avogadro, è stato seguito dai docenti Franca Nuti, Claudia Giannotti, Nikolay Karpov, Maria Consagra e Michela Lucenti. Ha lavorato come perfomer e danzatore presso il Castello di Rivoli, la Compagnia di danza Campo (Marsiglia), il Teatro Regio di Torino, e come attore di prosa presso importanti Enti italiani e prestigiose Compagnie di prosa (Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, Compagnia Mauri Sturno, Fondazione Toscana Spettacoli, Fondazione Teatro Piemonte Europa, Festival Armunia, Festival di Ventotene), recitando al fianco di Mauro Avogadro, Milena Vukotic, Paolo Bonacelli, Glauco Mauri, Marion d’Amburgo e altri. Tra le esperienze cinematografiche, da segnalare l’incontro presso Venaria Reale con Peter Greenaway e lo shooting in Veneto del film Blind Maze, per la regia di Heather Parisi. Da sempre appassionato di musica, ha studiato pianoforte, tecnica vocale e successivamente canto con Emanuele de Checchi, Davide Livermore, Iskra Menarini, Maria Grazia Fontana, Ute Lemper; attualmente, studia canto lirico con il soprano Francesca Paola Geretto.

ERMELINDA PANSINI

Nata a Modena, si diploma alla Scuola di Alta Formazione per attori di ERT, Teatro Stabile Pubblico dell’Emilia Romagna. Studia, si perfeziona e lavora in spettacoli e performance con Cesare Lievi, Romeo Castellucci, Stefano Vercelli, Roberta Valerio, Motus Serena Sinigaglia, Chiara Guidi, Alessandro Carboni, Valerio Massimo Manfredi, Italo Zuffi, Graham Vick, Leo Muscato, Marina Bianchi, Francesco Micheli, Henning Brockhaus, Davide Livermore, Rosetta Cucchi, Alice Rohrwacher. Da tre anni lavora come performer e modella vivente presso l’Accademia di Belle Art di Bologna.

ALESSANDRO PEZZALI

Alessandro Pezzali è attore teatrale e cinematografico. Ha recitato nei film “Il mestiere delle armi” e “Centochiodi” di Ermanno Olmi. Lavora dal 2001 in qualità di attore per Agidi e Medusa-Roma. Nel 2016 ha partecipato al film “Riccardo va all’inferno” di Roberta Torre. A seguire ricopre il ruolo del fratello di Michelangelo nel film “Il Peccato” di Andrej Končalovskij. Nel 2017 partecipa allo spettacolo “Peer Gynt: un preludio” con la regia di Luca Micheletti, produzione del Teatro Franco Parenti. Entra a far parte del cast del Teatro Stabile Umbro nella messa in scena de “Il Maestro e Margherita” per la regia di Andrea Baracco, con Michele Riondino. È attore e socio fondatore di Teatro Magro, compagnia mantovana di teatro di ricerca.

GIUSEPPINA TURRA

Atleta della squadra nazionale di Eptathlon negli anni ’80, frequenta, negli anni 1988/89, gli Itinerari Teatrali del C.U.T. (Centro Universitario Teatrale) presso l'Università Cattolica di Brescia. Nel 1991 inizia lo studio della danza contemporanea. Da lì in avanti prosegue gli studi in ambito teatrale, da autodidatta. Fondamentale per la sua formazione artistica l’incontro con Mina Mezzadri, Monica Conti, Cesare Lievi e Giacomo Andrico. Il debutto come attrice professionista avviene nel 1993. Nel tempo ha lavorato con artisti come Mina Mezzadri, Sandro Sequi, Monica Conti, Mario Morini, Cesare Lievi, Silvia Costa in produzioni con il CTB Centro Teatrale Bresciano, il Teatro Franco Parenti di Milano, con il CSS (Udine)Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia. Dal 2001 il suo lavoro di interprete si intreccia con una intensa attività di laboratorio teatrale in ambito psichiatrico presso i Dipartimenti di Salute Mentale delle Aziende Ospedaliere di Brescia, del Garda e IRCCS di Brescia.