L'opera di Händel debutta a Reggio Emilia

Coprodotto da Fondazione I Teatri Reggio Emilia, con Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Piacenza e Fondazione Ravenna Manifestazioni, l'opera debutta venerdì 29 marzo 2019 (ore 20.00) con replica domenica 31 marzo (ore 15.30). In aprile sarà al Comunale Pavarotti di Modena e al Municipale di Piacenza.

Suona l'Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, regìa di Gabriele Vacis. Sul palco, con i cantanti, una trentina di ragazzi e ragazze coinvolti a partire da un percorso laboratoriale basato sulla tecnica della "Schiera"

Serse è una delle ultime opere scritte da Georg Friedrich Händel, ed è anche una delle meno rappresentate del panorama barocco, già di per sé molto raramente considerato, almeno in Italia: a Reggio Emilia, prima d'ora, non è mai andato in scena. La nuova produzione a firma Fondazione I Teatri, con Teatro Comunale di Modena e Fondazione I Teatri di Piacenza e Fondazione Ravenna Manifestazioni, debutta venerdì 29 marzo (ore 20.00) e domenica 31 marzo (ore 15.30) al Teatro Municipale Valli.

In buca troviamo l'Accademia Bizantina, ensemble specializzato nell'esecuzione del repertorio del XVII e XVIII secolo, diretta da Ottavio Dantone, considerato uno dei massimi protagonisti della riscoperta del repertorio barocco con criteri filologici. Regìa di Gabriele Vacis, le cui esperienze, oltre che nell’opera lirica, si sono spesso concentrate sul teatro di narrazione;scene, luci e costumi sono di Roberto Tarasco. Il cast è composto da interpreti specialisti del repertorio barocco:Arianna Vendittelli (Serse),Marina De Liso (Arsamene), nei ruoli en travesti, Delphine Galou (Amastre) Monica Piccinini (Romilda), Francesca Aspromonte (Atalanta), Luigi De Donato (Ariodate) e Biagio Pizzuti (Elviro).

Dopo il debutto di Reggio Emilia, dove l'opera nasce, andrà in scena al Teatro Comunale Pavarotti di Modena (4 e 7 aprile 2019) e al Teatro Municipale di Piacenza (12 e 14 aprile 2019).

Serse è un "un gioco a rimpiattino di amanti scornati, di anime dolenti, di farneticazioni amorose, di eccitazioni fugaci…" (Lorenzo Bianconi, musicologo) un movimento vorticoso e centrifugo, costellato di arie, più di 40, a partire da "Ombra mai fu" e intrisa di humor .

La storia che “si finge” è l’amore di Serse, imperatore di Persia, per Romilda, la figlia del suo generale più fedele. Solo che Romilda è innamorata di Arsamene, il fratello di Serse. E anche Romilda ha una sorella, Atalanta, anche lei innamorata di Arsamene, che però è pazzamente innamorato di Romilda… "Un gioco circolare di amori adolescenziali, che mette in secondo piano le questioni politiche, sociali, militari, di cui l’imperatore Serse dovrebbe farsi carico. Invece trionfa la natura dei sentimenti e dei corpi", spiega il regista, Gabriele Vacis.

"Il Serse è un’opera assai innovativa nella produzione Handeliana - così Ottavio Dantone presenta l'opera - I due principali aspetti che la caratterizzano rispetto ai precedenti lavori sono l’introduzione di elementi buffi all’interno di un’opera seria e una certa snellezza nella struttura drammaturgica, che si evidenzia nell’abbondanza di Arie senza da capo. L’azione si dipana attraverso arie di stupefacente bellezza e recitativi di notevole teatralità con situazioni al limite del grottesco. Queste caratteristiche rendono il Serse uno spettacolo particolarmente vicino e adatto al pubblico moderno, che viene sedotto e conquistato da un ritmo intrigante e da una musica coinvolgente, dalla prima all’ultima scena".

“Serse” è ambientato in Ellesponto, nello stretto dei Dardanelli, nel periodo della guerra dei Persiani contro gli Ateniesi. Al di là di alcuni riferimenti storici, Händel vuole rappresentare i grandi personaggi alle prese con vicissitudini molto meno solenni, quali gli intrighi amorosi.

Il nuovo allestimento, le cui prove sono in corso in questi giorni a Reggio Emilia, parte dalle immagini video di un antico platano, albero maestoso che sovrasta i sentimenti e li "ispira", cui allude l'aria iniziale di Serse "Ombra mai fu". Un platano - si tratta dell'albero più antico di Torino, datato 1738, anno in cui Händel compone Serse - ripreso nelle diverse stagioni, anche con l'utilizzo di un drone. Perché al di là della trama "Serse può essere visto come un percorso di comprensione dell'ambiente e del creato", spiega Gabriele Vacis

Il regista ha pensato alla messinscena del "Serse" articolata su tre piani: orchestra, sollevata dal piano platea e quindi maggiormente visibile, cantanti in proscenio e sul palcoscenico uno schermo su cui si proiettano immagini e una trentina di ragazzi e ragazze, che creano una una sorta di “scenografia vivente”: il loro coinvolgimento parte dalla partecipazione a un percorso laboratoriale basato sulla "Schiera", una tecnica di formazione e di allenamento dell'attore, fondata dallo stesso Vacis. Con l’aiuto ideale di Händel, i ragazzi esplorano i rapporti tra gli uomini e le donne, gli individui e la società, gli esseri umani e la natura.

"Negli esercizi della schiera, - spiega lo stesso Vacis - ci sono elementi che vengono dallo yoga, dalla meditazione, dalla bioenergetica di Alexander Lowen; c’è un po’ di tutto, inteso come distillazione di percorsi, che passano attraverso e soprattutto le pratiche dei maestri del Novecento da Stanislawskij a Grotowski, del cui lavoro, in qualche modo, siamo gli eredi. Quello che facciamo è far diventare spettacolo proprio questo. Questa non è preparazione allo spettacolo. I ragazzi non sanno esattamente quello che faranno quella sera, c’è un margine di improvvisazione molto ampio dentro alla schiera, che pone regole molto precise e rigorose a cui i ragazzi devono attenersi. E queste regole servono proprio a far scattare la loro creatività.La schiera è uno stormo di storni. Avete presente quelle nuvole animali che creano forme del cielo? Ecco, quello. È qualcosa di molto leggero e di molto esatto. È la traduzione in teatro delle “Lezioni americane” di Italo Calvino, almeno di quella sulla Leggerezza e di quella sull’Esattezza. Gli attori si muovono secondo gli stessi criteri di relazione interna con cui si muovono le nuvole di storni. Sono “natura” allo stato nascente, un po’ come i personaggi del Serse di Händel."

Per questa produzione, che nasce interamente a Reggio Emilia, alcuni oggetti di attrezzeria verranno realizzati dal laboratorio “Cucire per ricucire”/ Laboratorio tessile di inserimento lavorativo della Cooperativa di solidarietà sociale l’Ovile in collaborazione con K-lab.

SERSE

Dramma per musica in tre atti HWV 40
Libretto anonimo da Xerse di Nicolò Minato adattato da Silvio Stampiglia

Musica di Georg Friedrich Händel

Serse Arianna Vendittelli

Arsamene Marina De Liso
Amastre Delphine Galou

Romilda Monica Piccinini

Atalanta Francesca Aspromonte

Ariodate Luigi De Donato
Elviro Biagio Pizzuti

ACCADEMIA BIZANTINA

Direttore al clavicembalo Ottavio Dantone

Regia Gabriele Vacis

Scene, costumi e luci Roberto Tarasco

Nuovo allestimento
Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro  Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Ravenna Manifestazioni.


SERSE

In Zabriskie point, il film di Michelangelo Antonioni, una coppia di ragazzi, negli anni della contestazione provano a fuggire dal mondo. Cercano di proteggere l’autenticità della loro giovinezza in un mondo che sembra costringerli insopportabilmente. Il film di Antonioni è del 1970, due anni dopo il sessantotto. Periodo di grandi cambiamenti.

Nel film c’è la famosa scena della discesa a Zabriskie Point. I protagonisti, Daria e Mark, fanno l’amore in quel luogo desertico, ridonandogli la vita. Ma quello che mi ha fatto pensare ad una relazione con l’opera di Handel è un piccolo scambio di battute tra i due, mentre stanno scendendo nella valle della morte. Mark dice a Daria: - fai finta che le tue idee siano piante. – e lei risponde: - Sarebbe bello piantare i pensieri nelle teste. –

Il Serse comincia con la celebre aria “Ombra mai fu”. E’ una sorta di patto che il protagonista dell’opera stringe con la maestà della natura. Una congiunzione con l’autenticità del creato. Siamo nel settecento, periodo di grandissimi cambiamenti. Il momento in cui abbiamo cominciato a guardarci intorno, provando ad abbandonare magie e superstizioni, per comprendere la concretezza razionale dell’esistere. I personaggi di Handel, Serse, Romilda, Arsamene, Atalanta… Sono giovani alle prese con l’esplodere fisico dei loro sentimenti. E, fuori, le responsabilità di una mondo che li costringe insopportabilmente. Sarebbe bello se le idee fossero piante, se ci si potesse abbandonare ai desideri, alle emozioni. Se si potessero piantare i pensieri nelle teste, proteggendo l’autenticità della giovinezza da un mondo che ci imprigiona in convenzioni, doveri, promesse, impegni...

La messinscena del Serse si articola su tre piani:

orchestra / cantanti / palcoscenico.

L’orchestra è sollevata dal piano platea di circa 30 cm.

I cantanti sono in proscenio (collocazione acusticamente migliore in rapporto anche all’orchestra).

Sul palcoscenico, protetto da un sipario neutro, schermo su cui si proiettano immagini, agiscono una trentina di ragazzi e ragazze, una sorta di “scenografia vivente”.

Il proscenio, abitato dai cantanti, è un salotto senza tempo, arredato con petineuses e poltroncine, come camerini in cui i cantanti si preparano. Molte lampade (siamo nel secolo dei lumi, l’opera è del 1738… l’illuminismo sta arrivando: cantanti e orchestra sono la società aristocratica illuminata che tesse le proprie trame, che “ispira” i borghesi rampanti, il nuovo che avanza…)

Le relazioni tra i personaggi saranno appena accennate dai cantanti a cui si chiederà una presenza discreta. In altre parole: l’opera offre momenti straordinari, che vanno ascoltati (e cantati) con grande concentrazione. La drammaturgia si attorciglia in un vortice di intrighi amorosi complicati e fini a sé stessi: È così facile l'intreccio di questo dramma, che farebbe annoiare il lettore col presentargli un lungo argomento per fargliene la spiegazione. Qualche debolezza e temerità di Serse (come il suo amore appassionato per un platano, e la costruzione del ponte sopra il mare per unire l'Asia all'Europa) fanno il fondamento dell'istoria. Il resto si finge.

L’idea è di tenere vicini orchestra e cantanti per evidenziarne l’interazione: si potranno creare giochi comuni tra cantanti a musicisti: il gioco concreto della musica quando non c’è di mezzo l’interpretazione. Piuttosto che costringere i cantanti ad “interpretare” situazioni ordinarie, facciamo scaturire la gioia di questa musica dal rapporto reale tra le voci e gli strumenti, finchè la voce diventa uno strumento dell’orchestra. Senza distrazioni, senza compromessi.

L’interpretazione di ruoli maschili da parte di voci femminili moltiplica l’effetto ludico, senza bisogno di ricorrere ad enfatizzazioni interpretative: il semplice travestirsi fornirà spunti giocosi.

Per questo i costumi saranno indossati come un travestimento di bambini che giocano. Le cantanti proveranno e indosseranno gli abiti maschili come se dovessero scegliere il loro abito da sposa…

Il libretto suggerisce il gioco: Se cangio spoglia,

non cangio core,

ma nell'amore

son pur l'istessa.

La relazione tra i cantanti, durante i recitativi, sarà quella di un gruppo di amici che chiacchiera e spettegola in una serata che si protrae. Probabilmente è appena finita una festa, una serata danzante. Sono rimasti i fantasmi dell’allegria obbligata. E’ rimasto il gruppo dei tiratardi. Quei sette personaggi che hanno una frequentazione antica, che sanno tutto l’uno dell’altro. Quelli che non vedono l’ora che se ne vadano tutti perché cominci la festa vera. E la festa vera è l’intrattenimento delle passioni, i sentimenti come passatempo, l’amore come svago. Gl’intrecci dell’attrazione di SERSE anticipano i giochi crudeli delle Liaisons dangereuses di De Lacsos. Atalanta che corteggia spudoratamente Arsamente in presenza di Romilda è un gioco di società che da un momento all’altro può degenerare, ma che, invece, la musica di Handel riesce a tenere costantemente sul filo del divertimento, dell’ironia.

I testi spesso non richiamano l’azione e quando la richiamano (perché non accade mai che la producano, che la facciano scaturire), ne fanno un’illustrazione che poi si perde nella filigrana sonora di finissime decorazioni, che valgono proprio nella loro vanità, che se ne nutrono fino a denunciarla, ma sempre con infinita eleganza. Questo dilata tempi e spazi (per dire: Tu le dirai che l'ami, ma non ti ascolterà; quella beltà che brami solo di me sarà. Arsamene ci mette quasi due minuti…)

L’orchestra sarà in scena, quindi il pubblico, oltre che ascoltarla, la vedrà.

Sul palcoscenico un gruppo di danzatori/figuranti metteranno discretamente “in azione” la musica. Tutta l’opera racconta gli intrighi amorosi di personaggi che possono dedicarsi a coltivare le loro passioni aldilà di ogni obbligo, di ogni contingenza. Serse è un imperatore che si occupa delle sue pulsioni piuttosto che della Ragion di Stato. Un adolescente in preda agli istinti più “naturali”. Handel mette al centro dell’opera il platano, albero maestoso che sovrasta i sentimenti e li “ispira”. Serse e Romilda adorano questa pianta, si identificano con essa, ne fanno parte, come ogni molecola va a comporre l’universo della natura. La musica di Handel, è “illuminista” perché celebra la natura dei corpi, dei corpi fisici come elementi del gioco vitale. I ragazzi che si muoveranno nello spazio scenico saranno la celebrazione di questo “sentire”

Gabriele Vacis