C'era una volta...

Programma d’opera

ONCE UPON A TIME

1–12 GIUGNO 2021

Direzione artistica: Matthias Lošek

Martedì, 01.06

Auditorium, Bolzano, ore 20.00

OPENING

Kurt Weill/Olga Neuwirth

Song-Suite, Hommage à Klaus Nomi

Dir. Timothy Redmond

Prima nazionale

Sabato, 05.06

 

Teatro Comunale, Bolzano, ore 20.00

Alice

di Matteo Franceschini

dir. Rossen Gergov

regia Caroline Leboutte

Domenica, 06.06

Teatro Comunale, Bolzano, ore 17.00

Introduzione all’opera Alice

con Matteo Franceschini

Previa prenotazione

 

Teatro Comunale, Bolzano, ore 18.00

Alice

di Matteo Franceschini

dir. Rossen Gergov

regia Caroline Leboutte

Venerdì, 11.06

Teatro Comunale (Studio), Bolzano, ore 20.00

Carlotas Zimmer

di Arturo Fuentes

dir. Peter Rundel

regia Arturo Fuentes

Prima italiana

 

Sabato, 12.06

Teatro Comunale (Studio), Bolzano, ore 20.00

Carlotas Zimmer

di Arturo Fuentes

dir. Peter Rundel

regia Arturo Fuentes


Kurt Weill e Klaus Nomi:

la strana coppia in concerto

Martedì 1 giugno – Auditorium di Bolzano

La stagione d’opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento prende avvio con un concerto che accosta uno dei maestri del Novecento a uno degli alfieri del pop elettronico.

Once Upon A Time è il titolo dato quest’anno da Direttore Artistico Matthias Lošek alla stagione d’opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento: un concerto e due opere che racconteranno storie che riflettono stati d’animo diversi, «che ci avvicinano al passato, al presente, ma anche al futuro, creano delle connessioni che alimentano le nostre credenze e le nostre speranze. Storie he ci permettono di sperimentare al di là del tempo e dello spazio, che spiegano la nostra esistenza, che ce la fanno comprendere», come osserva lo stesso Lošek.

Si comincia martedì 1 giugno all’ Auditorium di Bolzano (ore 20) con un concerto che accosta due figure musicali apparentemente diversissime tra loro, Kurt Weill, uno dei Maestri del Novecento, e Klaus Nomi, alfiere del pop elettronico a cavallo tra anni Settata e Ottanta. L’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Timothy Redmond eseguirà nella prima parte della serata la Song Suite del compositore tedesco, mentre nella seconda proporrà in prima nazionale Hommage à Klaus Nomi della compositrice austriaca Olga Neuwirth. Solisti: Marco Mandolini (violino in Song Suite), Andrew Watts (controtenore in Hommage à Klaus Nomi). A far da filo da conduttore al concerto è, dunque, l’idea di canzone come specchio di sentimenti contrastanti come amore, desiderio, gioia, dolore. Il che riconduce idealmente al mondo dell’opera.

La Song Suite raggruppa alcuni dei brani più famosi di Kurt Weill: da “Havanna Song” (dall’opera Rise and Fall of the City of Mahagonny) a “September Song” (dal musical Knickerbocker Holiday), da “Kanonen Song” (da The Threepenny Opera) a “My Ship” (dalla commedia musicale Lady In The Dark), da “Speak Low” (da One Touch of Venus) a ”Mack The Knife” (da The Threepenny Opera). In Song Suite si colgono quindi vari aspetti dell’arte di Kurt Weill, personalità tra le più versatili del secolo scorso.

Con Hommage à Klaus Nomi Olga Neuwirth riporta l’attenzione su uno degli esponenti di maggior spicco del pop elettronico europeo, la cui influenza è rilevabile anche in un David Bowie. Nato a Immerstadt nel 1944, e scomparso prematuramente a New York nel 1983, Klaus Nomi, nome d’arte di Klaus Sperber, gettò un ponte tra pop e musica lirica e nelle sue esibizioni dal vivo era circondato da scenografie che rimandavano alle avanguardie artistiche degli anni Venti, sfoggiando un look di ispirazione cubista, con il volto truccato di bianco e con le labbra nere rievocando il teatro giapponese kabuki. Nei suoi due album, Klaus Nomi del 1981 e Simple Man del 1982, riprese anche brani altrui, da Elvis Presley a Chubby Cheecker, ma anche arie di Henry Purcell, Camille Saint-Saens e di John Dowland. Nell’avvicinarsi al mondo di Klaus Nomi, Olga Neuwirth non si è limitata al semplice tributo ma, nel riunire sue songs composte tra il 1998 e il 2010, ha realizzato un lavoro di nuova musica in cui lo spirito dell’artista bavarese si combina con le fonti alle quali lo stesso Klaus Nomi si ispirò.

Olga Neuwirth si è avvicinata alla musica all’età di sette anni, iniziando a studiare la tromba per poi intraprendere studi di composizione a Vienna, completati al San Francisco Conservatory of Music. Ha anche studiato pittura e cinema al San Francisco Art College. All'inizio della sua carriera, ha avuto la possibilità di incontrare il compositore Luigi Nono, affermando poi che questi ha avuto una forte influenza sulla sua vita artistica. Nel 2000 è stata nominata Composer-in-Residence della Antwerp Symphony Orchestra ad Anversa e nel 2002 è stata nominata nello stesso ruolo al Festival di Lucerna insieme a Pierre Boulez. Ha composto numerosi lavori di musica da camera e per orchestra; nel 2003 ha messo in scena un adattamento teatrale del film Strade perdute di David Lynch, incorporando feed audio e video sia dal vivo che preregistrati, insieme ad altri effetti elettronici. Ha ricevuto vari riconismenti, tra i quali Heidelberger Künstlerinnenpreis, Großer Österreichischer Staatspreis, Robert Schumann Prize for Poetry and Music e Premio Wolf per le arti.

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Alice di Matteo Franceschini:

una fiaba per bambini e adulti

Sabato 5 e domenica 6 giugno

Teatro Comunale di Bolzano

La stagione d’opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento propone Alice del compositore trentino Matteo Franceschini: una favola per bambini e adulti che hanno paura di perdersi nei labirinti della vita.

Annunciata per il 2020 e poi annullata a causa della pandemia di COVID 19, Alice, opera del compositore trentino Matteo Franceschini, va in scena al Teatro Comunale di Bolzano sabato 5 giugno (ore 20) e domenica 6 (ore 18, preceduta alle ore 17 da un’introduzione da parte del suo autore), nell’ambito di Once Upon A Time, stagione d’opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento.

Scritta su libretto di Edouard Signolet, tratta dal romanzo “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, Alice è una coproduzione Teatro Regio di Parma e Fondazione Haydn. Direzione musicale di Rossen Gergov. Regia di Caroline Leboutte. Interpreti: Giulia Bolcato (Alice), Laura Catrani (La Sorella di Alice, Valletto pesce, il Bruco, il Cappellaio Matto, Narratore 1, Dodo), Cecilia Bernini (La Falsa Tartaruga, la Cuoca, la Lepre Marzolina, la Regina, Narratore 3, Dodo 2), Francesco Auriemma (La Duchessa, il Gatto, il Re, Narratore 4, Dodo 4), Ugo Tarquini (Il Coniglio Bianco, il Bambino/porcellino, il Ghiro, Valletto ranocchio, Narratore 2). Scene e costumi di Aurélie Borremans. Light design di Nicolas Olivier.

Alice nel Paese delle Meraviglie, favola per bambini e adulti, è senza dubbio un classico della letteratura e dalla sua pubblicazione per mano di Lewis Carroll nel 1865 ha conosciuto innumerevoli adattamenti per il teatro e per il cinema. Il compositore trentino Matteo Franceschini e il librettista Edouard Signolet hanno trovato una chiave di lettura molto personale per la loro Alice: il viaggio della protagonista porta infatti in uno spaventoso labirinto, dove incontra tutta una serie di figure che si trasformano in continuazione in nuovi folli personaggi.  Tutto si duplica e moltiplica in continuazione e viene messo in discussione. Ogni personaggio che Alice incontra prelude a una nuova azione. Il cambio di scena a sipario alzato rafforza il senso dell’assurdo e rappresenta un mondo instabile in cui tutto può cambiare da un momento all’altro. Alice, però, precipita non solo in uno strano mondo delle meraviglie, ma anche in un universo orchestrale in cui il canto sottolinea ancor più l’eccentricità dei personaggi.

Nato a Trento nel 1979, Matteo Franceschini, da ormai vent’anni trasferito a Parigi, è uno dei più interessanti compositori della sua generazione: ad attestarlo è anche il Leone d’Argento che la Biennale Musica i Venezia gli ha assegnato nel 2019. Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Milano e studiato all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ha frequentato il Cursus Annuel de Composition et d'Informatique Musicale presso l’IRCAM della capitale francese. Nelle sue peripezie fra teatri, città e suoni, Matteo Franceschini non ha mai reciso Il legame con la propria città natale: «Trento ha rappresentato una tappa fondamentale nel mio cammino di formazione, un percorso che mi ha permesso successivamente di affrontare altre importanti esperienze». Opere, lavori orchestrali e corali, musica da camera, colonne sonore per film e installazioni multimediali sono parte del suo carnet di autore, cui non dispiace mescolare le carte: per esempio, Songbook, la composizione commissionata dalla Biennale di Venezia, è stata scritta per quartetto rock, ensemble amplificato e live electronics per dar vita a quel sincretismo sonoro che è segno distintivo del lavoro del compositore trentino. Per la food operaForest, andata in scena a Bolzano nel 2015, ha persino gettato un ponte tra teatro musicale e arte culinaria Altre commissioni Franceschini le ha ricevute dall’Orchestra Filarmonica della Scala, dall’Ensemble Intercontemporain di Parigi, da Wigmore Hall, dal Festival Mito, dalla Philharmonie de Paris, dall’Orchestre National d’Île-de-France, dall’Orchestra Nazionale del Belgio, da Reims Opera, Saint-Étienne Opera e da altri importanti festival.

Associated artist per il 2020 e 2021 della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, Matteo Franceschini, oltre ad Alice e a una nuova opera in fase di gestazione, firmerà Requiem (Siá cará), progetto dal respiro globale nato per celebrare i 60 anni dell’Orchestra Haydn e frutto della collaborazione conil coreografo franco-tunisino Radhouane El Meddeb e la compagnia cubana MiCompañia guidata dalla spagnola Susan Pous Anadon. La prima rappresentazione di Requiem è prevista per la prossima edizione del festival Bolzano Danza.

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Carlotas Zimmer di Arturo Fuentes:

la tragica vita di una principessa

Sabato 11 e domenica 12 giugno

Teatro Comunale di Bolzano

La stagione d’opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento si conclude con Carlotas Zimmer, opera del messicano Arturo Fuentes dove si racconta la tragica vicenda della principessa Charlotte.

È Carlotas Zimmer il titolo conclusivo di Once Upon A Time, stagione d’opera della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. L’opera del compositore di origine messicana Arturo Fuentes andrà in scena sabato 11 e domenica 12 giugno al Teatro Studio del Teatro Comunale di Bolzano (ore 20). Allestimento della Fondazione Haydn. Direzione musicale di Peter Rundel. Regia, scene, video e luci di Arturo Fuentes. Costumi di Eva Praxmarer e Arturo Fuentes. Interpreti: Carlota Johanna Vargas (Carlota), Alice Crepaz-Fuentes (Carlota Bambina), Sandra Victoria Aguilar (Carlota nel deserto).

Carlotas Zimmer, il cui libretto è basato sul libro Noticias del Imperio del celebre autore messicano Fernando del Paso, è un’opera multimediale che riprende la storia dell'infelice principessa belga Charlotte, la cui vita venne gradualmente segnata dalla follia dopo la morte del marito, l'imperatore Massimiliano I del Messico, al quale continuò a scrivere per 60 anni lettere appassionate in cui lo immaginava prossimo a tornare a casa. Insediato da Napoleone III come monarca fantoccio in Messico nel 1864, Massimiliano I venne fucilato nel 1867: la sua esecuzione è raffigurata nel famoso dipinto di Édouard Manet. Carlota, che da quel momento in poi non lascerà più le sue stanze nel castello di Miramare, a Trieste, nell’opera di Fuentes guarda il mare e vede il passato come il luogo di un amore impossibile. Charlotte morì nel 1927, l'anno in cui Charles Lindbergh realizzò il primo volo transatlantico in solitaria: in una delle sue lettere al marito ripose la speranza di rivederlo presto grazie alla velocità e alla facilità di viaggio offerta dagli aerei. E il suono del motore di un aereo è il punto di partenza della composizione di Artuto Fuentes, dove i vari stati mentali di Carlota vengono espressi attraverso particolari tecniche vocali e "ombre elettroniche".

Nato in Messico nel 1975, naturalizzato austriaco, Arturo Fuentes ha iniziato a suonare la chitarra all'età di otto anni e poco dopo ha formato un gruppo rock e a quindici ha iniziato i suoi studi musicali formali presso il CIEM (Centro di ricerca e studi musicali), diretto da María Antonieta Lozano. Durante questo periodo, ha superato gli esami di teoria e chitarra conseguendo la laurea presso il Royal College of Music di Londra. Ha inoltre frequentato il laboratorio di composizione di Juan Trigos. Nel 1992, all'età di diciassette anni, conosce Franco Donatoni a Città del Messico; fino al suo arrivo a Milano nel 1997, Fuentes ha continuato sotto la guida di questo compositore. Nella città italiana, oltre a Donatoni, Fuentes ha frequentato il laboratorio di Luca Cori e ha iniziato a comporre le sue prime opere, tra cui Interludi Continui per chitarra, che ha vinto il premio di composizione organizzato dalle Edizioni Suvini Zerboni. Con quest'opera, all'età di ventidue anni, Fuentes ha ufficialmente inaugurato la sua carriera professionale. Un anno dopo, all'Università Paris 8, ha incontrato Horacio Vaggione, che lo ha introdotto a nuovi strumenti per la composizione utilizzando informatica, elettronica e filosofia. In questo periodo Fuentes ha anche partecipato a seminari di Antonia Soulez. Nel 2002 è stato selezionato per l'annuale IRCAM CURSUS per la creazione di un brano per tiorba, elettronica e video. Nel corso della sua carriera ha realizzato oltre cento lavori, commissionati e rappresentati in festival e istituzioni come la Filarmonica di Lussemburgo, la Filarmonica di Parigi e la Wiener Konzerthaus. La sua musica dialoga con arte, cinema, letteratura e filosofia. Quasi la metà del suo catalogo di composizioni è costituita da opere miste con elettronica e video, opere elettroacustiche e cortometraggi che egli stesso ha diretto e prodotto.

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