Il debutto di Mao Fujita con l'Orchestra Rai

A soli 23 anni è considerato uno degli astri nascenti nel pianismo internazionale. È il giapponese Mao Fujita, che debutta con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai nel concerto in onda venerdì 19 maggio alle 20 in diretta su Radio 3 e in live streaming da Rai Cultura dall’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino. A tre anni Fujita ha vinto il suo primo premio internazionale al World Classic in Taiwan, e dopo è stato premiato in numerosi concorsi nazionali e internazionali: ha vinto il primo premio al prestigioso Concours International de Piano Clara Haskil in Svizzera, il Prix Modern Times e il Prix Coup de Coeur.
Con l’Orchestra Rai Fujita interpreta il Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore KV 488 di Wolfgang Amadeus Mozart, compositore particolarmente caro al giovane pianista. Il brano fu scritto nel 1786, in un periodo particolarmente felice per Mozart, che coincide anche con la stesura delle Nozze di Figaro
Sul podio sale Alessandro Bonato, che sostituisce il previsto Leonidas Kavakos, indisposto. Bonato, classe 1995, è direttore principale della Form - Orchestra Filarmonica Marchigiana: il più giovane musicista ad aver ricoperto la carica nelle istituzioni concertistico-orchestrali italiane. Pochi giorni fa ha diretto con successo l’Orchestra Rai nel concerto conclusivo del progetto “Professione orchestra”, realizzato con l’Accademia di Musica di Pinerolo. 
In apertura di concerto Bonato propone un altro brano di Mozart: l’Ouverture da La clemenza di Tito, opera seria su libretto metastasiano adattato da Caterino Mazzolà che il compositore scrisse nell’ultimo anno di vita, il 1791, per l’incoronazione a re di Boemia dell’imperatore Leopoldo II
Chiude il programma la Sinfonia n.1 in sol minore di Pëtr Il’ič Čajkovskij nota come “Sogni d’inverno”. La pagina, compiuta nel 1866, causò al compositore un grande sforzo e una sorta di esaurimento nervoso, oltre alle dure critiche di Anton Rubinstein. La prima esecuzione ebbe in realtà un notevole successo ma Čajkovskij, alcuni anni dopo, ne rimaneggiò ulteriormente la partitura, alla quale fu sempre affezionato. Di questa sua prima opera importante scrisse “ho un debole per questo peccato della mia cara gioventù”, e continuò sempre a pensare che fosse un lavoro “più ricco è migliore di molti altri, che pure sono più maturi”.