Verdi apre il sipario
La Stagione d’Opera e di Balletto 2025 si apre con Il Corsaro di Giuseppe Verdi.
L’apertura della Stagione d’Opera e di Balletto 2025 della Fondazione Petruzzelli sarà venerdì 17 gennaio alle 20.30 con Il Corsaro di Giuseppe Verdi, coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova e Fondazione Teatro Regio di Parma, per la regia di Lamberto Puggelli.
Guiderà l’Orchestra il direttore stabile del Teatro Petruzzelli Stefano Montanari. A riprendere la regia Grazia Pulvirenti.
Le scene sono di Marco Capuana, i costumi di Vera Marzot, il disegno luci di Andrea Borelli, maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, maestro del Coro Marco Medved.
Daranno vita all’opera: Rame Lahaj (Corrado 17, 19, 21, 23 gennaio), Zizhao Guo (Corrado 18 gennaio), Guanqun Yu (Medora 17, 19, 21, 23 gennaio), Benedetta Torre (Medora 18 gennaio), Vladimir Stoyanov (Seid 17, 19, 21, 23 gennaio), Luca Galli (Seid 18 gennaio), Salome Jicia (Gulnara 17, 19, 21, 23 gennaio), Carmen Lopez (Gulnara 18 gennaio), Mauro Secci (Selimo), Emanuele Cordaro (Giovanni), Tommaso Nicolosi (Un eunuco, uno schiavo).
Il melodramma tragico di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, fu rappresentato per la prima volta al Teatro Grande di Trieste nel 1848. Il soggetto, l’omonimo poemetto di George Byron, aveva attirato l’attenzione di Verdi nel 1844, la storia ripercorre le avventure di un gruppo di corsari, tra cui il protagonista Corrado, della sua amata Medora, e ancora del pascià Seid con i suoi soldati musulmani, le odalische e la prediletta Gulnara. I personaggi vivono tra amori travolgenti, battaglie e intrepide avventure in mare, una vicenda in pieno spirito romantico che non mancherà di appassionare il pubblico del Teatro Petruzzelli.
Lo spettacolo sarà in replica al Teatro Petruzzelli: sabato 18 gennaio alle 18.00, domenica 19 gennaio alle 18.00, martedì 21 gennaio alle 20.30, giovedì 23 gennaio alle 18.00.
INFORMAZIONI BOTTEGHINO
Sono attualmente in vendita i biglietti per gli spettacoli previsti della Stagione d’Opera e di Balletto e per la Stagione Concertistica 2025.
I biglietti per il Concerto straordinario fuori Abbonamento diretto da Riccardo Muti che condurrà i Berliner Philharmoniker (in programma il 1° maggio alle 11.00) saranno in vendita: con acquisto riservato agli Abbonati della Stagione Concertistica 2025 e ai Donors 2025 dal 1° al 7 febbraio 2025 e dall’08 febbraio 2025 con possibilità di acquisto per tutti.
Il Botteghino è aperto il lunedì dalle 10.00 alle 14.00, dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00, la domenica dalle 10.00 alle 13.00. Informazioni: 080.9752810.
https://www.fondazionepetruzzelli.it/regolamento-di-sala-e-di-vendita/
UNA VELA, UN SIPARIO | a colloquio con Lamberto Puggelli
a cura di Alessandro Taverna
Quali sono stati i problemi che ha incontrato affrontando la messinscena del Corsaro?
Non che Il corsaro presenti in sé particolari difficoltà drammaturgiche. Semmai in casi come questi il vero problema consiste nell’individuare la tinta dell’opera, la famosa ‘tinta’ verdiana che caratterizza al fondo ogni titolo di questo musicista. Credo che il racconto sia tutto sommato ingenuo, semplice nella sua struttura. Il corsaro è un’opera estremamente romantica, non a caso il libretto è tratto da Lord Byron, uno dei poeti che ha saputo meglio di chiunque altro esprimere questo romanticismo avventuroso, portandolo a un piano quasi emblematico.
Allora qual è la tinta che ha individuato?
Il corsaro è un’opera che sa di mare, un’opera dove si sente il mare, come lo si avverte - e lì si avverte in maniera molto forte - nel Simon Boccanegra. Fatto curioso, se si pensa a Giuseppe Verdi, un uomo così padano, così terragno, eppure proprio lui ha saputo farci avvertire la presenza del mare come se questo elemento occupasse la sua mente. Mi sono mosso allora alla ricerca di quegli elementi che potevano dare conto della semplicità, dell’ingenuità di questo racconto. Per i riferimenti figurativi mi sono volto in molte direzioni, anche a esempi di pittura più tarda, come possono essere le opere del Doganiere Rousseau.
E poi?
Poi ho tenuto ben presenti alcune preziose osservazioni critiche che ci ha lasciato Gianandrea Gavazzeni a proposito del Corsaro, del suo romanticismo acceso. Ma ho trovato che c’è qualcosa d’altro, qualcosa da contrapporre a questa piena di romanticismo, qualcosa che si ravvisa nella drammaturgia stessa di quest’opera ed è suggerito da questa stessa semplicità, un qualcosa che potremmo definire una forma di straniamento epico. Così nello spettacolo ho cercato di tener conto di questo processo di semplificazione che considerasse a sua volta il sapore di mare di cui ho parlato. Ho scelto il partito di abolire le differenze più superficiali tra una scena e l’altra, per ambientare tutta l’opera su di una nave. Ma è una nave raffigurata in modo che possa rappresentare i due campi contrapposti. Sono i due colori, il rosso o il nero, a suggerire che ci troviamo sulla nave dei musulmani o su quella dei corsari: anche questo elemento cromatico così netto rientra nel discorso della semplificazione.
Ma cosa vedrà il pubblico sulla scena?
All’inizio il pubblico dovrà avere l’impressione di trovarsi su di una nave. Nel corso dell’opera la scena si semplificherà sempre più, rivelandosi alla fine per quello che materialmente è: un palcoscenico vuoto e allora gli attributi rappresentativi si riveleranno come elementi simbolici.
Che cosa intende dire?
È come se l’opera ritornasse a essere il luogo della rappresentazione dell’opera: è la tolda di una nave ma è anche un palcoscenico, tutte le vele altro non sono che sipari di teatro. Potrei citare dai miei appunti quel che individua di volta in volta questa giustapposizione. Una vela o forse un sipario. La tolda di una nave o forse il palcoscenico. Gomene, cime, funi, o forse tiri di una macchina scenica. Su questa giustapposizione si costruisce l’intero arco dello spettacolo, che procede verso questa semplificazione. È una maniera per dar conto dell’accelerazione impressa da Verdi alla sua opera: tutto precipita verso la fine con una rapidità e una forza di sintesi di cui lui resta un maestro ineguagliabile. Così, all’ultima scena c’è solo un palcoscenico nudo, solo una corda con cui il protagonista potrà sparire in alto, da dove l’avevamo visto calarsi all’inizio.
La velocità dell’azione lascia qualche spazio all’approfondimento psicologico? Chi sono davvero i personaggi che si muovono in scena nel Corsaro?
Byron pensava al Corsaro come a una vicenda dal carattere mediterraneo, solare, ma con la musica di Verdi il racconto prende una direzione diversa, sembra un’opera nordica, nebbiosa: nel Corsaro verdiano non si sa da dove vengano o dove vadano i personaggi, non si sa bene quali siano certe premesse e implicazioni psicologiche. Non si può negare che il teatro di Verdi abbia occupato uno spazio considerevole nella sua carriera teatrale. Contano anche le contingenze, ma quel che ne viene fuori è un vero e proprio percorso verdiano.
E il percorso è ancora più denso in questi ultimi anni...
Certo, esiste un margine di casualità nel mio percorso verdiano, perché non siamo noi a scegliere i titoli degli allestimenti. Ma infine si tratta pur sempre di tredici o quindici opere, dovrei fare il conto esatto. All’inizio c’è stato un Attila alla Scala nel 1975, fu la mia prima regia in quel teatro e fu uno spettacolo che provocò un certo rumore e raccolse anche forti consensi. Così negli anni seguenti ho potuto allestire quasi tutte le opere maggiori di Verdi, a Milano e altrove. Per tanto tempo non ho fatto nessun titolo degli anni giovanili ed ecco che, nel giro di appena un anno, mi sono ritrovato ad allestire per la prima volta I Lombardi alla prima crociata a Parma, Luisa Miller a Palermo e adesso Il corsaro di nuovo al Teatro Regio di Parma. È molto interessante riaccostarsi a queste prime opere, perché ci ritrovi tutto Verdi. Sono melodrammi che possono presentare dei difetti, non sono un blocco perfetto, ma sono pur sempre prodotti di una mente geniale.
In trent’anni è cambiata anche la generazione dei cantanti con cui ha lavorato. Dal punto di vista strettamente teatrale si possono dire migliori i cantanti di ieri o quelli di oggi?
Non è facile trovare un’unica risposta a questa domanda. Spezzerei tuttavia una lancia per i cantanti di un tempo che si dice non ‘sapessero stare in scena’, cantanti impegnati soltanto a cantare bene ma noncuranti della recitazione. Posso dire che non è affatto vero e non vale la pena fare qui un elenco di nomi. Certo, ieri come oggi è ancora diffusa l’opinione che fare opera significhi fare solo belcanto. Eppure, mai come con Verdi si tratta di un’opinione errata, poiché egli stesso lo ha affermato più volte: non faccio musica, ma teatro.
IL CORSARO| sinossi
ATTO PRIMO
Un’isola dell’Egeo e la città di Corone, al principio del secolo XIX.
Spiaggia di mare sull’isola.
È il tramonto su di un’isola circondata dal Mar Egeo: un gruppo di Corsari inneggia alla vita libera e spensierata mentre Corrado, il loro capo, ricorda i felici anni passati, poiché per colpa di un destino infelice è ora costretto ad una vita da esule di cui è stanco. Giovanni il suo luogotenente, gli reca la lettera di un confidente greco. Letto lo scritto, Corrado chiama i suoi uomini a raccolta e ordina di prepararsi a combattere per prevenire l’attacco dei turchi guidati da Seid, Pascià della città di Corone.
Stanze di Medora, nella vecchia torre dell’isola.
Medora, fidanzata di Corrado che vive al suo fianco, intona un triste canto accompagnandosi con l’arpa. In quel momento giunge Corrado che rassicurandola del suo amore, le annuncia però la loro prossima separazione. Medora sconcertata da quella notizia, ha un fosco presentimento: teme di morire di dolore prima che l’amato faccia ritorno. Corrado cerca invano di consolarla, ma uditi i colpi di cannone che avvertono della partenza, è costretto a fuggire via.
ATTO SECONDO
Stanza deliziosa nell’Harem del Pascià Seid.
Le odalische circondano e lusingano Gulnàra la favorita del Pascià, offrendole veli riccamente ricamati e gemme preziose, ma lei odia profondamente Seid e in cuor suo sogna la libertà. Un eunuco invita Gulnàra al banchetto che il Pascià ha organizzato per festeggiare la sicura vittoria sui Corsari. Lei accetta ma dichiara che non sarà sola a parteciparvi, l’accompagneranno le odalische.
Magnifico chiosco in riva al porto di Corone. Seid e i suoi uomini banchettano e lodano Allah, pregustando di vincere la battaglia fissata per il giorno dopo. Il luogotenente di Seid, Selimo, introduce un Derviscio che chiede ospitalità: divenuto prigioniero dei Corsari è però riuscito a fuggire. Seid lo interroga per carpirgli informazioni sui nemici, ma il Derviscio non ha molto da dire poiché in prigione non ha potuto veder nulla. Un pescatore lo ha poi salvato ed egli si trova lì per chiedere al potente Pascià di proteggerlo. Un improvviso bagliore interrompe il loro dialogo: è la flotta turca che arde. Tra lo scompiglio generale il Derviscio si rivela: è in realtà Corrado, che con il corno chiama a raccolta i suoi fidi. I turchi fuggono inseguiti dai nemici e anche l’harem è preda dell’incendio: Corrado, cavallerescamente, ordina di salvare le donne. I musulmani nel frattempo, ricomposte le file, riescono ad avere la meglio sui Corsari. Corrado viene imprigionato e Seid annuncia per lui orribili torture e una morte atroce. Gulnàra e le odalische, tuttavia implorano pietà per l’uomo che le ha tratte in salvo.
ATTO TERZO
Stanza di Seid.
Il Pascià è terribilmente geloso di Corrado, poiché teme che la sua favorita ne sia innamorata. Non resta che appurarlo: ordina a Selimo di convocare subito Gulnàra. La donna si congratula con lui per la vittoria ottenuta e cerca di convincerlo quanto il capo dei Corsari gli sia più utile da vivo che da morto: dato il suo ruolo, potrebbe fruttare un bel riscatto. A questo punto il Pascià dà libero sfogo alla sua gelosia: se la donna ama Corrado non sarà più la sua favorita e condividerà con il Corsaro un orribile destino. Gulnàra allora promette di vendicarsi a sua volta.
Interno d’una torre. Corrado in catene pensa all’amata Medora ma poi stremato si addormenta. Gulnàra, innamorata del Corsaro, lo raggiunge e gli propone di fuggire assieme dopo aver ucciso nel sonno Seid. Corrado però non intende essere complice d’una azione simile, ma Gulnàra è decisa e si allontana con un pugnale. Rimasto solo mentre fuori infuria una tempesta, il Corsaro prega che un fulmine si abbatta sulla torre mettendo così fine ai suoi tormenti. Gulnàra fa ritorno: ha assassinato il Pascià. Corrado allora per salvare la donna dalla vendetta dei turchi, accetta di fuggire con lei.
Spiaggia di mare come nell’atto primo. Nell’isola dei Corsari Medora, convinta che il suo Corrado sia morto, si suicida con una dose di veleno. Quando il Corsaro sbarca assieme a Gulnàra fa appena in tempo a narrare gli avvenimenti trascorsi alla sua amata, ma ella spira tra le sue braccia. Corrado, in preda ad una profonda disperazione, si lancia in mare da una rupe.