Mozart secondo De Simone e Muti

“Nell'avvicinarmi al Flauto Magico ho tenuto presente il modello formale e teatrale che sta alla base dell'opera. L'impianto è quello dello Zauberstück, un genere popolare viennese che si presume derivato dall'opera barocca, successivamente manipolata dal teatro gesuitico e quindi contaminata da elementi della commedia dell'arte e da riferimenti a generi musicali diversi. La prima connotazione del Flauto magico è quindi fortemente segnata dall'eredità del teatro barocco, del teatro del meraviglioso”. Così, nelle note di sala, il grande regista Roberto De Simone – recentemente scomparso – descriveva “Il Flauto Magico” di Mozart da lui diretto alla Scala con Riccardo Muti sul podio per l’apertura della stagione scaligera del 1995-1996. Un’opera che – per rendere omaggio a De Simone – Rai Cultura ripropone venerdì 11 aprile alle 21.15 su Rai 5. Protagonisti sul palco il soprano Victoria Loukianetz, il tenore Paul Groves, il basso Matthias Hoelle, il soprano Andrea Rost, il soprano Lisa Larsson, il baritono Simon Keenlyside, il baritono Anthony Michaels-Moore.
“Nel realizzare l'impianto scenografico – aggiungeva De Simone - ho tenuto presente soprattutto l'arte dei giardini, a partire dal Rinascimento italiano, che era riferita a una sapienza architettonica sacrale, dove natura e mistero convivono. Questo punto di vista arriva direttamente a Mozart e Schikaneder, per i quali la simbologia architettonica egizia non poteva essere ovviamente connotata nel senso delle scoperte archeologiche del secolo successivo e che nel teatro musicale avrebbero ispirato ad esempio Aida. Il Giardini di Boboli, la Villa di Adriano e soprattutto la Villa Bomarzo mi hanno fornito modelli di riferimento e luoghi deputati alla rappresentazione sacra”.