Passione elettrizzante senza stereotipi

di Joel Poblete

S'impone Julianna Di Giacomo, al suo debutto cileno, nel Trovatore allestito dal Teatro Municipal per onorare il bicentenario verdiano. Il successo, oltre che a un cast nel complesso ben assortito, è dovuto però soprattutto all'intelligenza di concertazione e regia, incisive e raffinate.

SANTIAGO DE CHILE, settembre 2013 - Unendosi ai festeggiamenti mondiali per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, il Teatro Municipal de Santiago ha scelto uno dei suoi titoli più celebri: Il trovatore, andato in scena nella seconda metà di settembre. Mentre la qualità sublime e irresistibile della partitura è fuori discussione, questo lavoro può essere stato oggetto di critiche per la trama e il libretto soprattutto, soprattutto pensando ai vertici di fusione fra testo e musica di alcuni lavori verdiani della maturità, come Don Carlos, Otello e Falstaff. Questa storia d'amore e di vendetta non aspira a queste altezze, ma se si avvicina nel modo giusto si può ben capire perché ancor oggi trovatore continui a incantare ed entusiasmare il pubblico di tutto il mondo . Come nel caso di queste recite al Teatro Municipal, capeggiate per la cura musicale e teatrale da due talentuosi artisti: in primo luogo il maestro russo Konstantin Chudovsky, direttore principale della Orchestra Filarmonica di Santiago, che dopo le sue precedenti prove in questo teatro - Boris Godunov nel 2011 e quest'anno Il barbiere di Siviglia - ha offerto qui una nuova dimostrazione della duttilità con la quale è in grado di adattarsi a diversi stili. Con la complicità dell'orchestra - e qui anche del solido coro diretto da Jorge Klastornik - ha offerto una visione intensa e a tratti elettrizzante, d'autentico colore verdiano, ha sottolineato sottigliezze e dettagli che spesso passano inosservati in questa partitura, oltre a ottenere un buon equilibrio musicale tra buca e palcoscenico. Da parte sua, l'apprezzato argentino Paolo Maritano, già assistente di registi come Marcelo Lombardero in diverse produzioni teatrali a Santiago, si presentava per prima volta come responsabile principale di un allestimento in questo teatro con una proposta senza dubbio interessante. Nella misura in cui le singole capacità teatrali dei cantanti l'hanno permesso, con intelligenza e buon uso dello spazio scenico (curato efficacemente, come pure le luci, da Enrico Bordolini, che ha fatto uso anche di proiezioni, mentre i costumi, appropriati, erano di Imme Möller) Maritano ha saputo umanizzare e rendere il dramma po' più credibile e meno stereotipato, allontanandosi il più possibile da quelle produzioni che sembrano, invece, ridurlo a piatta e quasi ridicola soap opera. La passione , l'intensità e l'emozione trasmesse dalla partitura di Verdi si sono concretizzate in molte occasioni sulla scena, e non è poco realizzare con tale rinnovata forza teatrale un titolo noto e abusato come questo. È ben noto che Il trovatore presenti enormi esigenze vocali ai cantanti, e per fortuna la produzione del Municipal ha riunito un buon cast, nel quale forse l'elemento che ha suscitato meno entusiasmo è stato il tenore russo Mikhail Gubsky, un Manrico a tratti un po' grezzo, dalla voce poco attraente e dalla recitazione rudimentale, ma che comunque viene a capo di un ruolo estremamente complesso e arduo. Non offre troppe sfumature nel canto e nella recitazione nemmeno il mezzosoprano Elena Manistina nel ruolo della vendicativa zingara Azucena, che tra l'altro quest'anno ha cantato a Monaco di Baviera con Jonas Kaufmann al suo debutto come Manrico, ma con la sua voce potente e alcune note medie e basse assai efficaci il personaggio, infine, ha saputo convincere ed entusiasmare il pubblico. L'ucraino Vitaliy Bilyy è un Conte di Luna meritatamente celebre, forse fra i protagonisti il più padrone dello stile verdiano, come ha dimostrato soprattutto nella sua ardente e ispirata interpretazione dell'aria "Il balen del suo sorriso". Questo cantante ha debuttato nel 2005 al Municipal e da allora è tornato in stagioni diverse, sempre più solido e convincente vocalmente, in quest'occasione molto ben accompagnato sul palco dal basso tedesco Andreas Bauer, che nel mese di agosto era stato qui il perfido Claggart in Billy Budd, come Ferrando, personaggio reso più evidente che in altri allestimenti.

Chi ha giustamente destato più entusiasmo nel pubblico è stata però proprio l'unica artista che debuttava in Cile con queste recite, l'americana Julianna Di Giacomo come Leonora , uno dei ruoli sopranili più difficili e impegnativi concepiti da Verdi: dotata di un materiale vocale imponente e ben proiettato, di un timbro caldo e piacevole, è riuscita a evitare tutte le insidie ​​della partitura (in particolare fra i suoi momenti solistici brilla l'aria "Tacea la notte placida"), e anche se in alcuni casi ha mostrato occasionali disomogeneità e la sua interpretazione potrà ulteriormente maturare e raffinarsi registrazione e interpretazione disallineamenti possono ancora in evoluzione, riesce già a trasmettere molto bene le emozioni e i sentimenti del suo personaggio attraverso il canto e la recitazione.

Il trovatore, di Giuseppe Verdi. Teatro Municipal de Santiago (Chile), recite dal 16 al 27 di settembre. Interpreti: Mikhail Gubsky (Manrico), Julianna Di Giacomo (Leonora), Elena Manistina (Azucena), Vitaliy Bilyy (Conde de Luna), Andreas Bauer (Ferrando), Claudio Fernández (Ruiz e messo), Carolina García-Valentín (Inés), Augusto de la Maza (un vecchio zingaro). Orquesta Filarmónica de Santiago; direttore e concertatore Konstantin Chudovsky. Coro del Teatro Municipal, diretto da Jorge Klastornik. Regia: Pablo Maritano. Scene e luci: Enrique Bordolini. Costumi: Imme Möller.