Il coraggio di Blanche

di Suzanne Daumann

 

Il capolavoro di Francis Poulenc, nel cinquantesimo dalla scomparsa dell'autore, inaugura la stagione di Angers-Nantes con la regia di Mireille Delunsch, sensibile alle ragioni del canto e attenta alle atmosfere dell'opera.

Ottima la compagnia di canto, per una serata che turba e arricchisce profondamente.

ANGERS NANTES, ottobre 2013 - In un'epoca in cui i grandi lavori religiosi della musica occidentale sono divenuti dei divertissements musicali, non è davvero sorprendente che la grande esperienza spirituale, la riflessione sulla vita e la morte, sul senso della vita ci venga da un'opera. Nei Dialogues des Carmélites, né amori né gelosie, né glorie, né lotte patriottiche. La sua eroina è una giovane fanciulla timorosa, Blanche de la Force. Per sfuggire alla sua paura morbosa della vita e della gente, si ritira nel Carmelo di Compiègne. Quando, con la Rivoluzione, le sue consorelle carmelitane sono condannate alla ghigliottina, finisce per vincere i suoi timori e le raggiunge all'ultimo momento per seguirle nella morte. Per questa nuova coproduzione fra l'Angers Nantes Opéra e l’Opéra di Bordeaux, Mireille Delunsch firma l'allestimento. Colloca la vicenda nel suo preciso momento storico, con scene molto belle, attrezzeria e costumi (Rudy Sabounghi) classici ed eloquenti: grandi specchi un po' appannati e candelabri per la dimora dei De La Force, tavola del refettorio, ferri da stiro e strofinacci per il Carmelo, dove la tavolata diverrà anche letto di morte della Priora. Uno splendido gioco di luci (Dominique Borrini) completa e sottolinea intenzioni di regista e scenografo costumista. Quando i cantanti si occupano di regia, si è sicuri che i loro colleghi sulla scena saranno trattati con rispetto e non saranno sottoposti a situazioni pericolose per il canto. Esattamente come in questo caso, ed è stato un bene. La musica ricca, profonda e profondamente religiosa di Francis Poulenc è interpretata a meraviglia dall’Orchestre National des Pays de la Loire, sotto la bacchetta di Jacques Lacombe, tutta dettagli, sfumature e colori. Si seguono così facilmente questi complessi dialoghi.

Blanche de la Force è ammirevolmente interpretata dal soprano Anne-Catherine Gillet. La sua voce piena e leggera s'innalza senza sforzo in quegli acuti repentini e così rischiosi di cui l'opera abbonda, e trasmette tutta la profondità di sentimenti del suo personaggio. Egualmente ammirevole la Sœur Constance di Sophie Junker, soprano agile e ispirato. Stanislas de Barbeyrac, tenore, realizza uno Chevalier de la Force convincente, tra tenerezza fraterna e combattivo rigore. Doris Lamprecht, mezzosoprano, interpreta l'agonia di Madame de Croissy con tale abbandono che, a tratti, sembra lasciar la sua stessa voce; e Hedwig Fassbaender, calda voce di mezzosoprano, è una Mère Marie coinvolta e coinvolgente.

Per il gran finale, il martirio delle Carmelitane , Mireille Delunsch ha scelto di mostrare la ghigliottina per intero, prima di farla porre al lato della scena. Le donne scompaiono dietro le quinte, si sente il colpo della lama, e, ritmato, l'inesorabile approssimarsi della morte; la fila delle Carmelitane si avanza, il loro canto diviene sempre più sottile. Blanche appare, le segue fino al colpo finale. Qualche battuta orchestrale, ancora per smorzare lo choc, sipario, e gli applausi meritatissimi.

E si esce, un po' turbati e arricchiti da quest'esperienza.