Il ritorno di Tito

di Ramon Jacques

Per la seconda volta nella storia La clemenza di Tito di Mozart approda sul palcoscenico della Chicago Lyric Opera. L'attenzione si concentra sul Sesto di Joyce DiDonato, ma tutto il cast merita applausi, come l'allestimento, un po' statico ma di grande qualità, firmato da David McVicar. Più alterna la direzione di Andrew Davis.

CHICAGO, 23 marzo 2014 - Fra le opere maggiori di Mozart, La clemenza di Tito è fra quelle che hanno incontrato più difficoltà per trovare un proprio spazio stabile nel repertorio internazionale, per cui non deve stupirci se prima d'ora la Lyric Opera l'aveva allestita una sola volta nella storia, nel 1989 con un cast memorabile formato da Gösta Winbergh (Tito), Tatiana Troyanos (Sesto), Carol Vaness (Vitellia) e Susan Graham (Annio) sotto la bacchetta di Sir Andrew Davis, incaricato di assumere la direzione anche di questa nuova produzione nella stagione 2013-2014.

L'attuale direttore stabile ha realizzato una lettura discontinua di lentezza a tratti perfino letargica e non priva di sfasamenti con la scena; si è comunque rinfrancato nel corso della recita fino a cogliere brillantezza e un'ampia gamma di colori orchestrali, sostenuto da una solida sezione di ottoni e fiati.

La messa in scena era quella realizzata da Sir David McVicar per il festival di Aix en Provence in coproduzione con il Capitole de Toulouse e l'Opéra de Marseille. Le produzioni al 100% europee che si possono vedere sulle scene statunitensi si contano sulel dita di una mano, e benché questa sia apparsa piuttosto statica, ha comunque assolto al suo compito appagando il pubblico più conservatore. Un muro con porte e finestre sul fondo (riproduzione della parete autentica del palazzo arcivescovile di Aix-en Provence, dove la produzione era in origine collocata), scale che entravano e salivano sul lato destro, ringhiere e colonne che componevano il lato sinistro, un busto coperto dell'imperatore al centro: la sobria struttura scenica, servita da un eccellente disegno luci, ha offerto belle immagini ispirate alla pittura di Jacques-Louis David, cui chiaramente è ispirata la produzione. Gli eleganti costumi in bianco e nero si richiamavano al XIX secolo e McVicar ha puntato alla creazione di personaggi umani, esaltando le loro relazioni, la psicologia e i sentimenti.

Del tenore Matthew Polenzani, nel ruolo di Tito, si sono apprezzate la chiarezza del canto, la brillantezza del timbro e la musicalità, mentre è spiaciuta la caratterizzazione di un personaggio furioso, violento e privo d'autocontrollo. Il soprano Amanda Majeski ha interpretato con naturalezza e disinvoltura Vitellia, cui ha prestato voce omogenea, limpida e agile. L'attenzione era però focalizzata dal mezzosoprano Joyce DiDonato, che ha convinto per la sua partecipazione e per l'empatia con il personaggio di Sesto, commuovendo profondamente in ogni sua aria per il suo canto brillante, intenso e virtuosistico. Il basso Christian Van Horn è stato un Publio dal timbro scuro; Emily Birsan ha creato una fragile Servilia e il mezzosoprano Cecelia Hall ha mostrato entusiasmo e passione cantando e recitando nei panni di Annio.