Shakespeare, la Francia e il profumo d'Oriente

di Francesco Bertini

A Venezia, per la raffinata programmazione del Palazzetto Bru Zane propone un'altra rarità assoluta: l'opera Le Saphir (1865) di Félicien David, recuperata dai fratelli Alexandre e Benoît Dratwicki, e ispirata a Tutto è bene quel che finisce bene di Shakespeare.

VENEZIA, 5 aprile 2014 - Il palazzetto Bru Zane dedica il festival conclusivo della propria programmazione annuale a una figura di spicco nel panorama musicale ottocentesco: Félicien David. L’appena ventenne compositore francese intraprese un lungo viaggio in numerosi paesi orientali: visitò Costantinopoli, Smirne, Jaffa, Gerusalemme e infine l’Egitto dove rimase affascinato dalla cultura indigena traendo numerosi spunti per la propria attività musicale seguente.

L’ingente mole di lavoro affrontata per raccogliere ed elaborare le melodie locali si trasformò nel grande successo delle apprezzate Mélodies orientales dedicate al pianoforte. Molti lavori successivi subirono l’influsso della cultura orientale ottenendo spesso consensi e influenzando i gusti dei fruitori.

È parsa audace e particolarmente riuscita la scelta del Palazzetto Bru Zane di riesumare Le Saphir, ultima fatica operistica di David. Non essendo reperibile la partitura, i fratelli Alexandre e Benoît Dratwicki, rispettivamente direttore scientifico e consulente artistico della fondazione, basandosi sullo spartito per canto e piano hanno elaborato una trascrizione e adattamento dell’opera per ensemble di nove strumenti e sei voci. Rappresentata per la prima volta a Parigi nella Salle Favart l’8 marzo 1865, Le Saphir utilizza un libretto concepito da Adolphe de Leuven, Michel Carrè e Térence Hadot i quali hanno tratto spunto da Tutto è bene quel che finisce bene di William Shakespeare.

La vicenda cavalleresca è ricca di colpi di scena e si lega indissolubilmente agli intrighi amorosi tipici dell’opera romantica. L’esecuzione di alcune pagine scelte dall’opera ha risaltato l’effervescente inventiva dell’autore francese che non manca di far assaporare l’esotismo del proprio stile. Si sono apprezzati in particolare il couplet di Fiammetta “Quand Naples ouvrit sa porte” per il felice couleur locale, l’aria di Hermine “Je me livrais, pauvre insensée…” contenente svariati ardui passaggi, lo sviluppato sestetto “La nuit passe vite…” a conclusione del secondo atto e il dolce couplet di Gaston “Oui, c’est vous seule Hermine…” verso la conclusione del terzo atto.

Le peculiarità dei solisti di canto raggiungono una certa omogeneità: si apprezza l’impegno nell’affrontare una partitura inedita e la coesione d’intenti. Felici le prove di Gabrielle Philiponet, Hermine, Katia Velletaz, Fiammetta, Marie Lenormand, Olivier e Marie Kalinine, La Reine. Si apprezzano anche i ruoli maschili affidati a Cyrille Dubois, Gaston e Julien Véronèse, Parole. I nove solisti de Le Cercle de l’Harmonie, guidati dal violinista Julien Chauvin, offrono una lettura vibrante e pienamente convincente.

Il pubblico, abbastanza nutrito, ha accolto entusiasticamente questa riproposta, ascoltata con profondo interesse. Un plauso al lavoro indefesso della fondazione Bru Zane che da anni investe, con risultati sempre più felici, sulla cultura musicale francese desueta e misconosciuta.