di Gustavo Gabriel Otero
Grande successo per la prima assoluta di Requiem, opera di Oscar Strasnoy tratta dal romanzo Requiem for a nun (Requiem per una monaca) di William Faulkner. L'eccellenza dell'esecuzione ha reso giustizia a una partitura riuscitissima sotto il profilo sia musicale sia teatrale.
BUENOS AIRES, 10/06/2014 - Il Teatro Colón di Buenos Aires ha presentato con tutti i crismi del debutto assoluto l'opera Requiem del compositore Oscar Strasnoy (1970) basata sul romanzo di William Faulkner Requiem for a nun (Requiem per una monaca), con l'adattamento, in inglese, per la scena lirica di Matthew Jocelyn (1958). Il risultato è stato uno spettacolo d'opera intenso, d'alto livello e notevole forza, grazie a una buona costruzione drammaturgica e musicale, oltre che a una interpretazione eccellente.
Sebbene il romanzo originale abbia un'azione lenta e lunghissimi paragrafi consacrati alle riflessioni dei diversi personaggi che a priori renderebbero difficile una traduzione teatrale, Jocelyn ha avuto il merito considerevole di proporre un adattamento efficace. Con questo non si vuole dire che l'opera abbia un impatto immediato sul pubblico. Gli elementi della tragedia si scoprono poco a poco con lo sviluppo dell'opera e solo a metà del secondo atto si arriva a delineare pienamente i contorni della vicenda.
Nel prologo, preceduto da un solo degli archi con armonica, si presenta il dialogo fra Temple e il suo amante Pete che meditano la fuga, e, quindi, l'ingresso di Nancy che stravolge i piani degli amanti. Strasnoy ricorre alla parola recitata per questa scena, con perfetto effetto di straniamento.
Il primo atto ha inizio con il canto introduttivo della Messa da Requiem intonato dal coro, che, ubicato ai lati della scena, sul fondo e sopraelevato, sortisce l'effetto di un coro greco. In ogni cambio scena il coro interverrà alla medesima maniera a mo' di interludio, sgranando il Requiem e altri testi in inglese.
Alla maniera di un flashback, la scena già vista del prologo apre il secondo atto, ma ora i personaggi cantano e l'azione è completa - infanticidio compreso - con un autentico coup de théâtre.
Oscar Strasnoy utilizza una orchestra relativamente ridotta, con pochi archi, ma l'inserimento di altri strumenti, come l'acordeón, l'armonica e la chitarra elettrica, per sviluppare una soggiogante trama orchestrale che asseconda, amplia e fa risaltare ogni aspetto della vicenda. La scrittura corale è magnifica e i solisti alternano il parlato con momenti di recitativo (o sprechgesang) e di cnato propriamente detto. NOn rifugge dalle arie propriamente dette - almeno una per ogni personaggio principale - ed evita intervalli estremi nelle linee vocali.
Un lavoro davvero eccellente del compositore argentino, che vanta un'interessante carriera europea, sancita dai debutti di Midea (Spoleto, 2000), Opérette (Reims, 2003), Geschichte (Stuttgart, 2004), Fabula (Buenos Aires, 2005), L'instant (Paris, 2008), Le Bal (Hamburg, 2010), Un Retour (Aix en Provence, 2010), Cachafaz (Paris, 2010) e Slutchaï (Bordeaux, 2012) nonché la capacità di scrivere in italiano, francese, spagnolo, tedesco, russo e ora, per la prima volta, in inglese.
La regia di Matthew Jocelyn risplende come un perfetto meccanismo a orologeria con un ritmo teatrale privo di cedimenti. La scenografia di Anick La Bissonière e Eric Oliver Lacroix è perfetta e funzionale, esaltata dalle luci di Enrique Bordolini. I costumi di Aníbal Lápiz sono pure impeccabili. L'affidare la guida dell'allestimento scenico dell'opera allo stesso librettista è risultato un vero punto di forza per questo debutto.
Altro elemento d'eccellenza è stato costituito dal cast vocale, che ha riunito artisti locali ad altri internazionali, tutti al massimo delle loro possibilità. Siphiwe McKenzie, la cameriera Mancy Mannigoe, ha realizzato un personaggio sobrio, perfetto nel canto di coloratura. Non hanno sfigurato James Johnson (Gavin Stevens) e Brett Polegato (Gowan Stevens),così come il resto della locandina, tutta d'alta qualità sia sotto il profilo vocale sia sotto quello attoriale.
Trionfatrice assoluta della serata risultava il mezzosoprano statunitense Jennifer Holloway nel ruolo di Temple Drake, forte di una totale immedesimazione vocale e scenica, di una linea di canto purissima, di un bel timbro e una magnifica presenza scenica.
Perfetto il Coro, puntuale e precisa - in una partitura assai complessa - l'Orchestra sotto la guida del giovane direttore Christian Baldini.
Buenos Aires. 10/06/2014. Teatro Colón. Oscar Strasnoy: Requiem. Opera in un prologo e due atti. Libretto di Matthew Jocelyn, da Requiem for a nun di William Faulkner. Prima esecuzione assoluta. Matthew Jocelyn, regia. Anick La Bissonière e Eric Oliver Lacroix, scene. Aníbal Lápiz, costumi. Enrique Bordolini, luci. Jennifer Holloway (Temple Drake), Siphiwe McKenzie (Nancy Mannigoe), James Johnson (Gavin Stevens), Brett Polegato (Gowan Stevens), Cristian De Marco (Governatore), Santiago Bürgi (Pete), Damián Ramírez (Carceriere), Mario De Salvo (Giudice). Orquesta e Coro Estables del Teatro Colón. Maestro del Coro: Miguel Martínez. Direttore d'orchestra e concertatore: Christian Baldini.