Immersi nel mito

di Suzanne Daumann

Senza temere il confronto con i festival più blasonati, la cittadina di Erl offre un'immersione totale nella musica di Wagner all'insegna della passione, con la semplicità dei mezzi ad aguzzare l'ingegno per soluzioni intelligenti, poetiche ed efficaci. Il canto e la musica fanno il resto.

Erl, 30 e 31 luglio, 1 e 2 agosto - La cittadina di Erl, in Tirolo, sta diventando uno dei principali punti di riferimento per i wagneriani d'Europa. Creato nel 1998 dal direttore d'orchestra Gustav Kuhn, che ne assume anche la direzione artistica, il Tiroler Festspiele è l'aria meno auto celebrativa e più devota alla causa di grandi festival consacrati. E vi si offre una specialità: il Ring des Nibelungen in ventiquattro ore. Si comincia con il Rheingold il venerdì sera. Il sabato pomeriggio c'è Die Walküre, e a tarda sera, fino alla notte, Siegfried. Dopo qualche ora di riposo l'anello è chiuso con il Götterdämmerung. Così è possibile trascorrere un intero week end in totale immersione nella musica di Wagner. Cantanti eccellenti, un'orchestra e un direttore non da meno ne hanno fatto un evento memorabile.

Il teatro, essendo stato costruito nel 1959 per le rappresentazioni della Passione che vi si tengono ogni sei anni, non ha né golfo mistico né risorse tecniche particolari. Gustav Kuhn, che firma anche la regia, ha dovuto realizzare tutto in semplicità, ed è stato assai efficace. Trasporta l'azione in un presente immaginario, costumi contemporanei rafforzano il realismo psicologico dei personaggi. Un sistema ingegnoso di enormi travi, che sono fissate alle quinte e possono essere abbassate con angoli variabili, costituirà ambienti diversi, completati da luci e altri elementi. Diversi assortimenti di mobili sono gli interni. Ragazzini locali, in nero come servi di scena, giungono con torce per formare un muro di fuoco attorno al giaciglio di Brünnhilde oall'arrivo di Siegfried, con una navicella e un cavallo in stile origami. Tutti gli animali, siano essi il rospo di Alberich, l’orso di Siegfried, e lo stesso drago Fafner, sono creati in questa maniera, con un tocco di leggerezza, esattamente come le walkirie in bicicletta e certi costumi (Fasolt e Fafner arrivano vestiti da giocatori di rugby e hockey su ghiaccio, Fricka in cuoio rosso). In breve, i costumi di Lenka Radecky presentano i personaggi con un colpo d'occhio, la scenografia di Jan Hax Halama è semplice ed efficace. Il canto e la musica fanno il resto.

Gustav Kuhn dirige l’orchestra del festival con una verve e una cura del dettaglio che non conoscono cedimenti, e riscontrarlo ancora alla fine del Siegfried, alle tre del mattino, sempre preciso ed energico ha del miracoloso. Così il cast. Tutti i cantanti padroneggiano le rispettive parti con grazia e intelligenza, rendendo vivi i loro personaggi. Alcuni riprendono il medesimo ruolo in più opere o appaiono in parti differenti nel corso del weekend: il baritono Thomas Gazheli è un Alberich meraviglioso nel Rheingold, arrogante e sardonico, più tardi sarà un cupo Wanderer in Siegfried per tornare ancora quale Alberich per il Götterdämmerung, dove sarà sospeso a mezz'aria, senza perdere un grammo della sua sicurezza. Michael Kupfer dà vita e profondità a Wotan e Gunther. Il mezzosoprano austriaco Hermine Haselböck è Fricka, e trova nella sua voce soave la giusta nota d'isteria. Il basso italiano Andrea Silvestrelli, voce profonda e liscia come il velluto nero, è Fafner e Hagen. Siegfried invece è cantato da due tenori differenti: in Siegfried, Michael Baba, più sul modello heldentenor, in pratici abiti da cacciatore, lo mostra come un uomo poco sicuro di sé, un po' idiota. Quando, più tardi, apparirà alla corte di Gunther, sarà diventato (tra le braccia di Brünnhilde?) un po' dandy e Gianluca Zampieri canterà la parte con voce più leggera, non molto wagneriana, e che evidenzia l'innocenza profonda del personaggio. Il govane e assai talentuoso tenore neozelandese Andrew Sritheran realizza un notevole Siegmund, pieno d'ardore giovanile, e Marianna Szikova è anch'essa una Sieglinde degna d'essere ricordata. Tre meravigliosi soprani si dividono i panni di Brünnhilde: Bettina Kampp è LA Walkürie, assai emozionante nei dialoghi con Wotan. In Siegfried, l'eroe libera e conquista Nancy Weissenbach, e infine Mona Somm intona le ultime parole di Brünnhilde.

Cantanti magnifici, orchestra e direttore fantastici: no, Signori, i grandi festival e i maggiori teatri non hanno assolutamente il monopolio della qualità e della devozione.