di Luis Gutierrez
Il talento, il fascino, l'intensità drammatica e l'incisività vocale di Elīna Garanča costituiscono la ragion d'essere di una proposta in forma di concerto della Favorite donizettiana e compensano la mancanza della realizzazione scenica. Juan Diego Florez, Ludovic Tézier e Carlo Colombara, con la direzione di Roberto Abbado, garantiscono al suo fianco una serata indimenticabile.
SALISBURGO, 22 agosto 2014 - Confesso che per me l'opera è un dramma in musica in cui un'opera letteraria scritta per la rappresentazione scenica si unisce alla musica come mezzo d'espressione. Questa forma sposa le mie due arti favorite, lettura e musica (benché a volte non nella qualità più alta), con altre come la pittura, l'architettura e oggigiorno il video. Potremmo definire l'opera come lo spettacolo senza limiti, la stessa definizione utilizzata dalla televisione messicana per le trasmissioni in diretta dal Palacio de Bellas Artes. Oggi, quindi, seguire un'esecuzione in forma oratoriale, comparabile a una sinfonia concertante, implica la perdita quasi totale dell'aspetto teatrale, per quanto, talora, la voce possa far sì che il dramma "si percepisca". Dichiaro umilmente che una delle poche ragioni per le quali sono andato a questa "rappresentazione in forma di concerto" consisteva nel fascino vocale, e non solo, di Elīna Garanča. Se poi dividevano con lei il palco Juan Diego Flórez, Ludovic Tézier e Carlo Colombara la tentazione si faceva irresistibile.
Non posso dilungarmi in una recensione ampia come per un allestimento scenico, tuttavia posso dire che la Léonor de Guzman della Garanča è stata impressionante. In particolare è stata drammaticamente convincente nel numero centrale dell'opera, che mi perdonino i tenori, “Ô mon Fernand!” – per fortuna inciso nel suo disco The best of Elīna Garanča. Indubbiamente anche Flórez ha brillato nella sua aria, “Ange si pur, que dans un songe”, il baritono Ludovic Tézier è stato un Alphonse XI virile e minaccioso e Carlo Colombara quale Balthazar ha dimostrato che pochi bassi verdiani possono rendere bene come lui le note sepolcrali della parte. Pochi teatri o festival si possono permettere di riunire questa pleiade di stelle, alla quale si sono affiancati cantanti del livello di Eva Liebau (Inès) e David Portillo (Don Gaspar).
Roberto Abbado ha diretto la Münchner Rundfunkorchester Orquesta e il Philarmonia Chor Wien mostrando perfetta affinità e attenzione verso i solisti. Alla fine, sono uscito dal Festpielhaus pieno di buon umore per aver assistito a un ottimo concerto e per aver visto e udito quella che ritengo essere la prima donna assoluta dei nostri tempi Elīna Garanča. Le mie scuse, Anna.
foto Marco Borrelli-Lelli